Siamo di Rodi

Dove eravamo rimasti?

chi sono Marvin e Victor due persone distinte (100%)

noi due

Siamo anche noi cosí, siamo fiori, siamo sensibili e quindi deboli. Essere vulnerabili é la nostra forza, viviamo grandi gioie e grandi paure, il nostro piccolo mondo é ricco di sentimenti nobili, i nostri giocattoli: la nostra fantasia.

Lascia che io parli di te quindi come di un fiore, del tuo mondo fatto di colori, profumi e vibrazioni, destinato a dar gioia a chi sfiorandolo lo riconosce, e quasi mai direttamente a se stesso. 

“Sei fragile” ho detto, ma come puó non essere fragile un fiore ?

Puó forse la bellezza essere in grado di difendersi senza l’aiuto di chi la riconosce, senza uno specchio che riflettendola le presenta la forza che sta in lei ?

Puó un fiore essere felice di se stesso pur restando un fiore, puó la bellezza sentirsi bella pur restando tale ?

La sua paura; non vivere abbastanza a lungo per essere visto e riconosciuto in tutto il suo splendore.

Vorrebbe gridare : ” guardami ” , ma come puó gridare un fiore ?

E poi accade, qualcuno lo vede, lo riconosce in mezzo al tutto e lo raccoglie.

Il fiore muore, lo fa per te.

La tua gioia di un momento, il suo scopo.

La sua vita, un tuo momento.

——————————————-

Non l’ho visto arrivare il futuro,

Un giorno si é presentato,

e con gentilezza ci ha rubato tutto.

Prima il mio, e poco dopo anche quello che c’era di suo.

Ti ricordi?

Ti ricordi?

Ti ricordi?

Si.

Si.

Si.

E poi, quando siamo stati,

abbiamo fatto,

visto,

sentito.

Ti ricordi?

Io si. Io si.

Che piacere mi danno questi ricordi.

Quando gli angeli sognano

trovano te, 

e si sforzano di capirti,

seguirti,

imitarti,

di poter un giorno essere come te insomma.

Certamente un privilegio essere l’ultima foglia del ramo,

La prima a sentire il calore del sole,

la prima q godere della sua luce,

la prima ad essere notata dai passanti curiosi.

Sono in primo piano mamma, is my show !

Ho sete e fame e mi sento sola mamma.

Ci vuole cosí tanto tempo per ricevere la mia porzione d’acqua e di vita, 

prima ci sono tutte le mie sorelle grasse e stupide,

quelle che nessuno nota, loro mangiano bevono e mangiano senza ritegno,

e mi lasciano aspettare.

Aspetto, devo, nonostante il sole.

Adesso vado a casa e la trovo,

in lei é tutto ció che adoro.

Mi aspetto amore, 

lo troveró.

Strada facendo immagino l’incontro,

strada facendo immagino il suo sorriso,

ma poi,

che ci sia o non ci sia,

che differenza puó fare

se di lei so sognare.

Germania,

come un’albero

che vuole a tutti i costi

crescere nel giardino sbagliato.

Le finestre degli altri

di notte,

quando sono illuminate,

son lí per aiutarti a ritrovare

i tuoi sogni perduti.

Dove sono i tuoi sogni?

Sono lí, al di lá dei vetri

delle finestre illuminate degli altri.

L’inizio, prego, raccontami dell’inizio,

come é cominciato tutto questo?

E il nostro primo momento?

Lascia che io vada a ritroso nel tempo,

lasciami oggi un po’ di quanto é stato mio ieri.

Concedimi di far mio il dolore di non averti piú,

é pur sempre una sensazione il dolore,

e non é forse un piacere

sentire?

L’idea di poter essere per te un motivo di dolore

mi fa stare in vita il piú a lungo possibile.

Non mi interessa vivere a lungo,

ma morire,

come posso morire senza farti del male?

Vivo..per te

é possibile scrivere cos a caso,í senza seguire un'ordine ?

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16 Commenti

  • Ciao
    Questo capitolo sembra uscito da un quadro del surrealista Magritte.
    Scale che finiscono nel nulla, elementi che ci sono e poi scompaiono, apparentemente sconnessi tra loro… forse un sogno ma anche no…
    il protagonista mi ha fatto venire in mente il quadro. “La riproduzione vietata”…
    Mondo parallelo

  • Ciao Francesco
    Alcune frasi di questo episodio confermano, mia opinione personalissima, il senso di estraneità del narratore/protagonista, lungo i sei capitoli. Ad esempio:
    “Eccoci alberi che vogliono a tutti i costi crescere nel giardino sbagliato”
    “Le strade che giornalmente si percorrono, sono cambiate, la pioggia stessa ha suoni diversi, non é piú uscire ogni tanto per stuzzicare il mondo, é scappare dal mondo e riposare in paradisi concessi.”
    Se permetti, ai tuoi scritti manca organicità. Per usare una metafora culinaria: dovresti mantecare la pasta, prima di servirla ai lettori. Vale a dire, gli ingredienti sono buoni ma, alla fine, non li leghi in modo uniforme, in modo da dare consistenza a quello che scrivi.
    …qualcosa di nuovo ma importante.

  • …Certo come no, però non aspettarti che qualcuno legga. Provocazione va bene ma non è sufficiente buttare dei mattoni a caso in una buca per costruire una casa. Chiediti perché e per chi scrivi. Hai potenzialità inespresse o forse spinte troppo avanti… chissà? Auguri

  • Ciao Francesco
    mi chiedo perché il tuo racconto, che è interessante, non venga letto.
    Se credi, prova a leggere e commentare anche i racconti degli altri, se non altro ti faresti conoscere. Qui funziona così.
    Bella l’immagine: “sulla cresta di un’onda che per far loro piacere si allungava e allargava un po’ in modo da favorire l’atterraggio.”
    Questo treno è davvero molto speciale, l’idea dei diversi vagoni mi è piaciuta.
    Marvin e Victor sono due persone diverse.

  • Ciao, Beh, simpatico il tipo, vediamo che FINE farà.
    Il racconto è piacevole, la storia scorre via bene; c’è solo una cosa che devi controllare con attenzione: l’uso degli accenti e dell’apostrofo: sembra che ce ne siano di giusti solo una sparuta minoranza… A dopo la “fine” ciao.

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