Siamo di Rodi

Dove eravamo rimasti?

é possibile scrivere cos a caso,í senza seguire un'ordine ? si (100%)

Poi un giorno..

Lo shangai sparpagliato delle nostre anime si era trasformato in una serie di bastoncini; colorati si, e anche vivaci, ma messi in fila, divisi in gruppi secondo il colore e la forma. D’un tratto ognuno di loro si trovó ad avere un valore, c’era chi si sentiva importante e chi meno, un paio furono definiti estravaganti e altri dovettero accettare di essere svalutati. Ci si chiedeva il perché, con quale diritto, in nome di chi, di cosa, ma poi senza averne capito il perché, ci si adattava, si guardava verso gli stecchini di valore con un certo rispetto, suscitato da cosa? comparso all’improvviso da dove? e solo a volte ci si chiedeva ancora il perché.

Quella porta, quella soglia che mai era stata vista, e che noi avevamo oltrepassato pensando di poterla ritrovare facilmente per il ritorno, quella porta non era mai esistita se non in noi, e non poteva essere trovata nel nuovo mondo, dove l’anima non riusciva a nutrirsi, a saziarsi, e quindi si consumava.

A volte il risultato dell sforzo sorprende per la sua diversitá, ció nonostante lo si considera, lo si soppesa, lo si accetta e ci si allontana nella certezza che é solo per un momento.

Se solo potessi, non posso

Se solo avessi, non ho.

Allora farei, non faccio.

Tutto in me vuole tornare indietro, vado avanti.

Eccoci alberi che vogliono a tutti i costi crescere nel giardino sbagliato. La casa, quella della cittá vecchia, come ritrovarla? Oggi ne abbiamo un’altra; ci si deve difendere, mancano le mura e il nastro rosso. Compro un’automobile piú grande, con lei si potrá scappare lontano. Ma il nostro cortile sprofondato, lí si era al sicuro; abbiamo un giardino enorme, c’é un laghetto pieno di pesci colorati dove nuota la fantasia, e il mare, quello che allungava e allargava le sue onde per facilitare l’atterraggio del treno, perché non lo si vede piú?

E lei? La guardo, cerco l’angelo, trovo la donna, cerco il conforto delle sue labbra, il palcoscenico delle mie fantasie, trovo occhi che mi osservano senza complicitá, senza spazio per i miei giochi, e le labbra non assomigliano piú al cuscino dove la mia anima confusa poteva riposare.

Eccoci foglie in cima al ramo, in primo piano, attori con razioni ridotte di acqua e di cibo, ma con tanto sole con cui confrontarsi.

Le strade che giornalmente si percorrono, sono cambiate, la pioggia stessa ha suoni diversi, non é piú uscire ogni tanto per stuzzicare il mondo, é scappare dal mondo e riposare in paradisi concessi.

Cosí si vive, qui, insieme ai grandi, le leggi non sono piú fatte su misura per noi, siamo noi a crescere e mutare a misura loro.

Siamo allegri, abbiamo raccolto e messo in ordine tanti bastoncini di valore, eravamo felici, avevamo la nostra piccola confusa immensa felicitá

come compensare l'impossibile ritorno

  • trasmormando il ritrono in qualcosa di nuovo ma altrettanto importante (50%)
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  • trovando finalmente la porta (50%)
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  • dimenticandolo (0%)
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16 Commenti

  • Ciao
    Questo capitolo sembra uscito da un quadro del surrealista Magritte.
    Scale che finiscono nel nulla, elementi che ci sono e poi scompaiono, apparentemente sconnessi tra loro… forse un sogno ma anche no…
    il protagonista mi ha fatto venire in mente il quadro. “La riproduzione vietata”…
    Mondo parallelo

  • Ciao Francesco
    Alcune frasi di questo episodio confermano, mia opinione personalissima, il senso di estraneità del narratore/protagonista, lungo i sei capitoli. Ad esempio:
    “Eccoci alberi che vogliono a tutti i costi crescere nel giardino sbagliato”
    “Le strade che giornalmente si percorrono, sono cambiate, la pioggia stessa ha suoni diversi, non é piú uscire ogni tanto per stuzzicare il mondo, é scappare dal mondo e riposare in paradisi concessi.”
    Se permetti, ai tuoi scritti manca organicità. Per usare una metafora culinaria: dovresti mantecare la pasta, prima di servirla ai lettori. Vale a dire, gli ingredienti sono buoni ma, alla fine, non li leghi in modo uniforme, in modo da dare consistenza a quello che scrivi.
    …qualcosa di nuovo ma importante.

  • …Certo come no, però non aspettarti che qualcuno legga. Provocazione va bene ma non è sufficiente buttare dei mattoni a caso in una buca per costruire una casa. Chiediti perché e per chi scrivi. Hai potenzialità inespresse o forse spinte troppo avanti… chissà? Auguri

  • Ciao Francesco
    mi chiedo perché il tuo racconto, che è interessante, non venga letto.
    Se credi, prova a leggere e commentare anche i racconti degli altri, se non altro ti faresti conoscere. Qui funziona così.
    Bella l’immagine: “sulla cresta di un’onda che per far loro piacere si allungava e allargava un po’ in modo da favorire l’atterraggio.”
    Questo treno è davvero molto speciale, l’idea dei diversi vagoni mi è piaciuta.
    Marvin e Victor sono due persone diverse.

  • Ciao, Beh, simpatico il tipo, vediamo che FINE farà.
    Il racconto è piacevole, la storia scorre via bene; c’è solo una cosa che devi controllare con attenzione: l’uso degli accenti e dell’apostrofo: sembra che ce ne siano di giusti solo una sparuta minoranza… A dopo la “fine” ciao.

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