Siamo di Rodi

Dove eravamo rimasti?

come compensare l'impossibile ritorno trovando finalmente la porta (50%)

Una festa a sorpresa

Come dire ? Sono un po’ ubriaco, ma ci provo lo stesso, ascolta:

L’invito diceva: „ È una festa a sorpresa! Non puoi mancare.“ L’indirizzo era quello di una casa in centro, un grosso cubo di tre o quattro piani, forse piú alto che largo, non so bene.

Si diceva che fossero state invitate le donne piú belle della zona, ci sono andato per loro.

Entrando ci si trovava in un atrio alto quanto tutta la casa e quasi altrettanto ampio, scale in mogano salivano verso balconate interne che a loro volta davano il via alle scale dirette al prossimo piano e ai suoi balconi, cosa strana su quei balconi non si vedeva nessuna porta, nessuna, a parte quella all’ultimo piano.

Mi ricordo di bellissime gambe di donna che si intravedevano guardando in alto, cosí sono salito anch’io, naturalmente, per avvicinarmi a quelle visioni spettacolari.

Subito mi sono trovato con alcune di loro, e insieme, ridendo, bevendo, giocando, siamo saliti sempre piú su, fino all’ultimo balcone, fino all’unica porta in casa, a parte quella da cui si era entrati. Era il punto piú alto, era certamente l’uscita verso quello che noi tutti immaginavamo essere una grande terrazza piena di sole e musica, il cuore della festa che ci aspettava.

Cosí, senza altre attenzioni, ho oltrepassato per primo la porta: davanti a me una terrazza vuota, un grande spazio senza musica senza persone, senza un suono.

Da non credere! Mi sono girato per condividere la mia sorpresa, la delusione, e non ho trovato nessuno, non c’erano piú! Le meravigliose gambe non mi avevano seguito, e anche le scale non c’erano piú, e neanche la porta, forse nemmeno la casa.

C’era solo la terrazza con tutto il suo spazio, ma solo lei, tutt’intorno una ringhiera segnava per fortuna un contorno che aiutava a non perdersi del tutto in quella visione quasi innaturale, mi ci sono avvicinato, sotto di me la strada che porta alla piazza del paese, cosí come me lo aspettavo, un po’ tranquillizzato ritorno sui miei passi, verso una porta che non vedo piú, sono confuso, ho bisogno di capire, torno alla ringhiera, la strada é ancora lí, e ci sono anche due signore un po’ anziane che vanno a passeggio, le chiamo, non sentono, alzo la voce ma non sentono, stanno per svoltare l’angolo verso la piazza, grido piú forte che posso, e finalmente alzano la testa verso di me, e come dire? Mi guardano senza vedermi, lo leggo dalle loro labbra, lo vedo nei loro occhi, lo capisco dalle oscillazioni delle loro teste. Non mi vedono, possono solo intuire la mia presenza, ma non vedermi. „Povera anima“ mi dicono, „ non sei piú dei nostri, non te la prendere, succede a ognuno di noi, non cercare di tornare, rilassati, sei morto.“

cosa sará di lui?

  • é sotto l'effetto di una droga (0%)
    0
  • é entrato in un mondo parallelo (50%)
    50
  • si risveglia, é solo un sogno (50%)
    50
Loading ... Loading ...
Categorie

Lascia un commento

16 Commenti

  • Ciao
    Questo capitolo sembra uscito da un quadro del surrealista Magritte.
    Scale che finiscono nel nulla, elementi che ci sono e poi scompaiono, apparentemente sconnessi tra loro… forse un sogno ma anche no…
    il protagonista mi ha fatto venire in mente il quadro. “La riproduzione vietata”…
    Mondo parallelo

  • Ciao Francesco
    Alcune frasi di questo episodio confermano, mia opinione personalissima, il senso di estraneità del narratore/protagonista, lungo i sei capitoli. Ad esempio:
    “Eccoci alberi che vogliono a tutti i costi crescere nel giardino sbagliato”
    “Le strade che giornalmente si percorrono, sono cambiate, la pioggia stessa ha suoni diversi, non é piú uscire ogni tanto per stuzzicare il mondo, é scappare dal mondo e riposare in paradisi concessi.”
    Se permetti, ai tuoi scritti manca organicità. Per usare una metafora culinaria: dovresti mantecare la pasta, prima di servirla ai lettori. Vale a dire, gli ingredienti sono buoni ma, alla fine, non li leghi in modo uniforme, in modo da dare consistenza a quello che scrivi.
    …qualcosa di nuovo ma importante.

  • …Certo come no, però non aspettarti che qualcuno legga. Provocazione va bene ma non è sufficiente buttare dei mattoni a caso in una buca per costruire una casa. Chiediti perché e per chi scrivi. Hai potenzialità inespresse o forse spinte troppo avanti… chissà? Auguri

  • Ciao Francesco
    mi chiedo perché il tuo racconto, che è interessante, non venga letto.
    Se credi, prova a leggere e commentare anche i racconti degli altri, se non altro ti faresti conoscere. Qui funziona così.
    Bella l’immagine: “sulla cresta di un’onda che per far loro piacere si allungava e allargava un po’ in modo da favorire l’atterraggio.”
    Questo treno è davvero molto speciale, l’idea dei diversi vagoni mi è piaciuta.
    Marvin e Victor sono due persone diverse.

  • Ciao, Beh, simpatico il tipo, vediamo che FINE farà.
    Il racconto è piacevole, la storia scorre via bene; c’è solo una cosa che devi controllare con attenzione: l’uso degli accenti e dell’apostrofo: sembra che ce ne siano di giusti solo una sparuta minoranza… A dopo la “fine” ciao.

  • Questo sito usa i cookies per migliorare l'esperienza utente. Cliccando su Accetto acconsenti all'utilizzo di cookie tecnici e obbligatori e all'invio di statistiche anonime sull'uso del sito maggiori informazioni

    Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

    Chiudi