A quelli che (alosque)

Dove eravamo rimasti?

Di chi sarà questo messaggio? Lui. (33%)

Salvataggi

Avevamo organizzato come sempre una delle serate in sede, ero con il collettivo con cui al tempo scattavo e avevamo pensato di fare un aperitivo con musica. Al tempo ero io che gestivo praticamente tutto, il ragazzo che solitamente si metteva davanti al PC armato di cuffie e pazienza quella volta l’aveva lasciata a casa, la pazienza, e mi aveva detto che per una volta voleva godersi la serata. E le nostre foto. E una bellissima ragazza che voleva conquistare.

Mi ero ritrovata quindi a gestire anche la parte della musica, ricordo che ero negata e che soprattutto ero costretta a fare le fatidiche telefonate che odiavo.

Avevamo discusso di cache e generi musicali che neanche conoscevamo, avevamo scelto avevamo i nomi.

Avevamo tutto.

Era l’inizio di una stupenda settimana, era un mezzogiorno soleggiato e io stavo andando in facoltà a passi veloci per programmare le ultime cose e soprattutto le uscite sui social, le stampe dei volantini da affiggere nelle facoltà. Guardavo la locandina dal mio telefono e pensavo che era davvero stupenda, tutto perfetto e in tempo.

Notifica: Ciao! scusa ma io in quella data non ci sono.

Fu praticamente buio d’improvviso. Panico.

Era il ragazzo che avrebbe dovuto suonare, le tempistiche erano ormai troppo strette per cercare altri e il “solito” ragazzo mi aveva comunicato che neanche quella serata si sarebbe goduto perché non sarebbe stato in città, altro che bella serata con bellissima ragazza.

-raga mi ha appena detto che non c’è- camminavo veloce e avevo le mani che tremavano -ma quello della musica? E adesso? Ma altri?- feci mente locale e ricordai -Eh raga l’altro è sparito, penso che non gli vada bene il cache. Non si è fatto sentire e aveva detto che nel caso mi avrebbe detto qualcosa, se era disponibile insomma- avevo ancora la testa e il passo a mille. Notifica.

-Ciao guarda scusa se ‘sto weekend non ho risposto ma ero impicciato. Comunque, va bene, se ti serve qualcosa scrivimi altrimenti ci si vede lì-

Era la prima volta che arrivava quando gli altri non arrivavano mai.

-No, raga siamo salvi, mi ha risposto l’altro- ero davanti al portone della facoltà felice come una pasqua -cioè io lo avevo praticamente snobbato già invece era solo impegnato. Comunque sono arrivata ci vediamo nell’aula studio per organizzare le ultime cose.-

Avevo sempre sorriso pensando a quell’episodio e sorridevo anche questa sera mentre leggevo le sue parole. Era una risposta a qualcosa che avevo pubblicato in mattinata, risi più forte quando finii di leggere. Avevamo da sempre un senso dell’umorismo comune e strano.

Non risposi subito e mi misi a cercare le chiavi nella borsa al buio mentre mi si rovesciava la macchinetta sul fianco, aprii attenta a non farla cadere e salii le scale verso casa. Poggiai tutto in cucina sapendo che la casa era ancora vuota, nessuno degli altri era ancora tornato.

Buttai il telefono sul letto mentre pensavo ancora a che risposta dare. A cosa scrivere.

A chi scrivere.

In realtà avevo sempre pensato a lui e non solo adesso che mi domandavo quando avrebbe richiamato o che senso aveva davvero chiedermi di vederci e di andare a letto. Lui era stato il perno attorno al quale avevano girato tutti i miei paesaggi, un perno piccolissimo ma sempre presente e capace di far vorticare tutto in un solo attimo. Era come se quella chiamata io l’avessi attesa da un tempo immemore, come se quella nuova possibilità di andare a letto con lui l’avessi rivista nei letti in cui ero andata con altre persone.

Non ero mai stata brava a descrivere questa cosa ai limiti del morboso, anche perché sembrava anche poco credibile. Paola e Linda mi ripetevano spesso che non era possibile che avesse lasciato un tale solco, ero io che drammatizzavo come sempre.

-Hai presente una vigna? Con quei tralci che si arrampicano e stringono?- ero ubriachissima, piangevo ed ero sul mio vecchio letto a parlare con il mio amico Damiano che era prontamente venuto a “salvarmi”

-Quando è arrivato lui io avevo il cuore che era un campo arato, con zolle scomposte e solchi dovuti a non so neanche bene cosa- avevo la voce che tremava -e poi lui ci è caduto lì, dentro, come un seme. E i semi crescono sai?- aveva davvero pazienza lui ad ascoltare me che stavo ridotta così -e adesso quei semi sono come tralci che mi si sono stretti addosso, come le braccia sue quando mi abbracciava in quelle notti solitarie mentre cercavamo di fare l’amore. Mi ha piantato una vigna nel cuore.-

Non sapevo minimamente come districare quel groviglio di “rami”, ero incapace di far seccare tutto e puntualmente mi ubriacavo dei frutti, delle promesse.

-So bene che non chiamerai mai-

Avevo premuto invio e avevo capito già che mi stavo nuovamente aggrappando a una flebile speranza, a un teatrino già visto.

Aprii una bottiglia di rosso nel disordine della cucina, la stappai e comincia a versare il liquido nel bicchiere. Annegavo ancora pensieri e dubbi. Tornavo sempre sola alla mia vigna.

Di quale personaggio vuoi sapere di più...magari anche il nome?

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32 Commenti

  • Ciao, scusa se non ho commentato prima, ma quando si scrive l’ultimo episodio si è messi in una specie di limbo…
    La storia mi è piaciuta e anche se a tratti è stata un po’ caotica. In fin dei conti rappresenta bene i tempi d’oggi così caotici e fluidi nonostante la pandemia o magari proprio per colpa della pandemia. La protagonista sembra averne tratto un buon insegnamento per il futuro. E mi piace la tua scrittura.
    Ieri ho cominciato una nuova storia, se vuoi puoi passare e darmi qualche dritta sei la benvenuta (ho già fatto un errore sul titolo dell’episodio: filibustieri!!!). Ah, sempre che ti piacciano le storie di pirati. Alla tua prossima!!!

  • Buongiorno Fra
    Racconto introspettivo, dove le tue parole si muovono in uno sfondo di autenticità.
    Forse è mancata organicità, ma, dedicandoci un po’ di attenzione, potrai perfezionare questo punto nella prossima storia.
    Mi è piaciuta, in particolare,la frase:
    Perché alla fine avrei dato il cuore anche a gente così, anche se non lo ammettevo, a quelli che compaiono un giorno, che sanno incastrarsi in quei momenti della vita in una maniera inspiegabile.
    Al prossimo.

  • Riesci sempre a rendere bene le immagini e i sentimenti, in un modo a dir poco poetico. Ma poi cadi in qualche errorino che intoppa la lettura, tipo la prima riga (come fenderman ha ben detto): “non riuscivano che non” (ti suggerisco di sostituire “che” con un “a”). Se non ci fossero il testo scorrerebbe con la dolcezza di una bella canzone.
    A conti fatti, però, complimenti. Voto per il numero sconosciuto per darti più possibilità di scelta.

  • …miei pensieri non riuscivano che non andare a Manuel. Ciao, mi pare che in questa frase ci sia un che di troppo, sbaglio?
    Il resto è tutto un volo in una foresta di sensazioni dolci/amare quelle che sempre accompagnano gli amori difficili. Spero che a chiamare sia lui, almeno stavolta. Brava, ciao, buon fine settimana??

  • Ciao Fra_S, ho letto questa lettera e mi sono riconosciuto, giovane diciottenne, o giù di lì, quando come il tuo eroe scrivevo, scrivevo e spesso non spedivo dandomi dell’idiota prima per aver scritto e subito dopo per non aver, appunto, spedito. Chissà quante di quelle lettere giacciono ancora in qualche cassetto dimenticato e tu me le hai ricordate. Mi sembra un motivo sufficiente per ringraziarti e augurarmi che almeno la tua lettera arrivi a destinazione, perché in amore non si deve aver paura di sembrare stupidi. Se succede vuol dire che la persona destinataria della lettera e del sentimento non era quella giusta. Quindi grazie e buon lavoro. ciao 🙂

  • Ciao, molto romantico, bello, un poco difficile per me capire cosa veramente ci sia stato fra i due. Sono stati insieme mi pare ma poi questa frase: ” Mesi dopo, quando le incognite avevano sostituito molte lettere di quella storia a… ” vuol dire che è finita?
    Un’ultima piccola cosa quando dici del professore e delle fratture forse intendevi le “peggiori” e non le “migliori.”
    Alla prossima. Ciao??

    • Diciamo che la storia ha avuto un po’ di ricorsi.
      Per il discorso rotture, non é sbagliato. In generale per molti materiali e in modo particolare quelli da costruzione si evitano rotture “fragili” dei materiali perché non hanno un margine cautelativo rispetto quelle duttili. Quindi si può dire che “le rotture migliori che possiamo avere non sono sicuramente quelle fragili”

    • Sono contenta sia piaciuto il passaggio sulla fotografia. In realtà mi sta molto a cuore perchè non vengo propriamente da un mondo di parole ma più di immagini quindi vorrei riportare quelle sensazioni e modi di fare tipici di cose più legate alla sfera visiva (foto, disegni ecc…) in un racconto.

  • Ciao. Toglimi una curiosità, ma vai così a mille anche nella vita?
    Sai cosa mi piacerebbe per la tua protagonista? Che le capitasse un qualcosa di rivoluzionario, che magari naufragasse in un’isola deserta (anche immaginaria) e per qualche ora dovesse confrontarsi solo con se stessa.
    Pensaci… voto per la telefonata.

  • Ciao, ti dico subito che questa non l’ho capita : ”
    -Dai ali sicuramente lo ricordi tu, quello con cui mi ci sono viste poche settimane ma mi è riuscito comunque a spezzare il cuore.- …….
    Per il resto sono, devo dire affascinato, mi tramortisci con un ritmo inusuale da commedia leggera fatto di strane immagini di persone che non stanno mai ferme e parole che volano di qua e di là….
    Insomma mi piace molto, c’è solo un po’ di confusione ma non ti preoccupare, ci abitueremo. Ciao Buona Pasqua

    • Ancora non faccio pace con il fatto che non posso editare dopo. Penso che sia perché c’è un errore (viste al posto di vista) …poi sono davvero terribile quando rileggo e correggo quello che scrivo. La confusione é anche un po’ voluta, come quando chiacchieri tra amici e capisci metà di quello che si dice.

  • Ciao.
    Leggendo ho avuto la sensazione… di trovarmi dentro una canzone, almeno per il ritmo, o forse per il testo. Ho letto due episodi insieme e devo ammettere che mi è mancato un po’ il fiato, per il prossimo ti posso dare un consiglio? Fa respirare la protagonista con un imprevisto che le scombini i pensieri ossessivi, un po’ di pepe alla giornata serve sempre!!!

  • ho riletto due volte l’episodio. Direi che “Solite frasi criptiche” descriva bene quello che percepito. C’è un che di complicato, implicito che non riesco a dipanare. Tutto questo, comunque non inficia il senso generale del discorso e il tuo scritto mi sembra un modo elegantemente complicato per rendere concetti semplici. Allora adesso devi scegliere se schiarire i concetti o restare sul concettuale-astratto. In tutti e due i casi te e sarò grato; nel primo caso perché la lettura mi sarà più semplice e nel secondo perché comunque rimarrai davvero originale.

    • Ammetto che sono piacevolmente colpita dai commenti. So bene che ho un modo di scrivere complicato, infatti è stato sempre un vero trauma scrivere documenti e discorsi ufficiali. Ho notato anche alcuni errori che penso rendano ancora più complesse le cose ma cercherò ovviamente di migliorare.

  • Ciao Fra
    Ho letto il tuo incipit e penso che ci siano gli elementi buoni per una storia nel genere “rosa”.
    A mio avviso, il testo andrebbe un po’ alleggerito, ci hai messo dentro troppo. C’ è anche qualche refuso e ripetizione di termini.
    Questa frase, che da un” idea del personaggio, mi è piaciuta:
    Quali ciabatte? Saranno in camera, (i tuoi) le tue erano soluzioni semplici che però richiedevano complicate ricerche.

    • Ciao Louise e grazie in anticipo per il commento. La storia è effettivamente acerba e soprattutto è un vero esperimento, non scrivo questo genere di storie e soprattutto spesso non scrivo neanche prosa. Quindi prenderò ogni opinione per migliorare un pò.

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