Alla sprovvista

Diciannove anni

– Salve, vorrei prendere in prestito il Rosso e il Nero, Stendhal.

– Tessera.

– Quindi lei si chiama Alessandro Marinucci.

– Nono, è di un mio amico, lo prendo a nome suo.

– Spero per il suo amico che non se lo perda, sa che c’è una multa se non si rispettano i tempi di riconsegna e che sono guai se non si riconsegna?

– Lo so, lo so. Ho visto l’avviso all’entrata.

– Mi dia un attimo.

– Eccolo. È tutto suo. Spero di rivederla tra un mese.

La supponenza della bibliotecaria non mi era piaciuta molto, pensai fossero state le mie scarpe il problema, mia madre mi diceva da una vita dell’importanza per nulla trascurabile delle scarpe. Mi sentivo sempre giudicata per le mie scarpe. Da sempre. Quel giorno avevo delle Superga bianche, probabilmente erano state quelle ad indispettirla.

Presi il libro e raggiunsi velocemente l’uscita, aprii il portone facendo scivolare il libro a terra, guardai verso la scrivania della bibliotecaria terrorizzata, mi aspettavo un ammonimento neanche troppo posato che ovviamente arrivò puntuale.

– L’ho vista signorina.

Ottimo mi dissi sottovoce controllando che non ci fosse nessun segno sulla copertina rigida PANTONE 287 C. Sorrisi colpevole e sparii veloce con il rumore del portone di ciliegio che si chiudeva dietro di me.

Per un attimo mi sentii teletrasportata all’asilo quando avevo deciso di disegnare su un muro dell’atrio un grande sole con il pennarello blu, avevo fatto due errori: il primo era la scelta della tela, il secondo era il colore, non esistono soli blu aveva sottolineato la maestra per ben due volte.

Attraversai il parco calpestando più rilassata il selciato del vialetto, mi sentivo nella copertina di Lon Gisland dei Beirut: sfondo bosco, barchetta sulla sinistra con donna pensierosa, un ragazzo che suonava la chitarra che poteva essere decisamente evitato, un tizio con i baffi proprio dietro di lei, ottocentesco pure lui, poi qualcuno che suonava la fisarmonica a destra, dentro il laghetto.

La donna che guardava fisso l’osservatore ero io, inutile dirlo.

Alessandro mi aspettava all’ingresso del parco con bici al seguito.

– Eccoti, sei stata veloce.

– Si, quella bibliotecaria mette un po’ di ansia – dissi spalancando gli occhi.

– è vero – disse sorridendo.

– Facciamo due passi ai Viali? – Continuò guardandomi stavolta.

– Si…e grazie per la tessera, prometto di non perderla e prometto che riconsegnerò questo libricino con una precisione inquietante.

– Ottimo. Ma puoi tenerla finché vuoi, non prendo molte cose in quella biblioteca.

– Grazie.

I Viali erano frequentati per lo più nel tardo pomeriggio, alle 19.00 si faceva fatica quasi a camminare ma a mezzogiorno erano semideserti.

Quel giorno c’eravamo solo noi due, dopo il mio esame di maturità.

– Sei stato carino a venire.

– Figurati. Sono libero ormai e volevo venire a dare un’occhiata. Comunque non è andata per niente male, secondo me esci con un buon voto. E Rossi è stato uno stronzo come sempre, ha confermato quello che abbiamo pensato per cinque anni, anzi, forse ci ha fornito ulteriori dettagli eheh.

– Si, direi di si…ma ne ero sicura, in qualche modo me l’avrebbe fatta pagare. Come cavolo mi è venuto in mente di saltare la scuola quel giorno? Ho avuto anche l’ansia per tutto il tempo – Continuai scuotendo le testa.

– Senti…e che fai quest’estate? – disse risistemando le mani sul manubrio della bici.

– Non lo so ancora, credo che andrò dai miei nonni in Puglia per un po’ e poi respirerò a fondo quest’aria fresca che sa di libertà…e tu, invece?

– Vado in Sardegna, come sempre… e quindi hai deciso per Roma? È ufficiale? -Continuò prolungando la e.

– Si, è abbastanza ufficiale, prendo casa con Marina della G, spero che tutto fili liscio. Sono molto eccitata e un po’ spaventata.

– Ci sta dai. Io ho scelto Bologna, con Luca e Tommaso.

– Ah ecco, mantenete la formazione.

– Certo, squadra che vince non si cambia.

Sorrisi.

Parlammo fitto fitto di mille altre cose mentre il sole di luglio disegnava sulla strada forme di foglie e di rami.

Sapevamo entrambi che probabilmente quella sarebbe stata l’ultima volta che ci saremmo visti e che quella tessera l’avrei tenuta io per parecchi anni a seguire.

Ricordo perfettamente quell’aria, mi ricordo perfettamente di lui.

Chi o cosa ci sarà nel prossimo capitolo?

  • un libro (50%)
    50
  • un viaggio (33%)
    33
  • un amico (17%)
    17
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8 Commenti

  • Ciao! A parte qualche imprecisione con le virgole e il sì affermativo che vuole l’accento, questo primo capitolo mi è piaciuto. Ho gradito l’espediente della tessera della biblioteca e la descrizione del momento in cui si dice probabilmente addio a una persona, ma non lo si ammette.
    Ho votato il viaggio, che potrebbe essere un’esperienza che fa crescere.

  • Ciao, in questo incipit ho letto tutta la grazia incerta di chi pur avendo appena superato il suo esame che certifica il contrario, in realtà cerca la maturità e la vede ancora lontana. C’è anche una sorta di “voglia” nervosa di vivere, che fa sottolineare alla protagonista certi errori fatti in passato mentre progetta il futuro.
    “Ricordo perfettamente quell’aria, mi ricordo perfettamente di lui.” Questa la frase che mi è piaciuta di più, un’ottima conclusione per un ottimo incipit. ciao

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