Racconti da New Pretoria: l’operaio e il poeta morto

Dove eravamo rimasti?

Dove si trova il corpo di John? I giardini sospesi (67%)

Nè contento è di restare così presto solo.

Gabe alzò lo sguardo verso l’alto. Lo stretto vicolo guidò i suoi occhi come un tunnell verso i riflessi sulla cupola: le sfavillanti luci del Fun District. Era ormai notte.

Aveva seguito Zoe e l’automa per la città senza accorgersene, con ancora nella testa le immagini dell’Asian Sound distrutto, le fiamme, ma un altro pensiero lo turbava più di tutti: gli uomini in tenuta antisommossa rimasti a terra. Di certo un gruppo di mercenari, il genere di persone che solo una compagnia come la ShadowCorp poteva permettersi.

Fissò l’automa con il suo incedere lento, come aveva potuto quell’ammasso di ferraglia uccidere quei soldati armati e addestrati? Forse Zoe non gli aveva raccontato tutto.

-Li hai uccisi tu quelli?- chiese rivolto all’automa che credeva di essere John Keats.

-Se ti riferisci agli sgherri di Ade, non avevo altra scelta. Persino nella violenza vi è bellezza se ammantata di giustizia.

-Come è possibile, Zoe, che il tuo claudicante robot abbia messo fuori gioco cinque soldati armati fino ai denti?

-Non lo so- rispose la donna- si teneva la testa mentre, seduta con le spalle appoggiata alla parete, si massaggiava le tempie.

-E che fine ha fatto Severn?- chiese Gabe, rivolto nuovamente all’automa.

-Purtroppo ho perso le sue tracce dopo l’esplosione, ma sono sicuro che io e il mio amico ci rincontreremo, qui o nell’aldilà- disse il robot. Stese il braccio e puntò il dito difronte a lui: -Forza,- esclamò, -i giardini sospesi ci attendono!

-I cosa?

-Ma come, non conoscete la città che trabocca di rigogliosa vegetazione, sospesa a mezz’aria per volere di un antico desiderio divino.

-Credo si riferisca al giardino botanico- disse Zoe, -questo è il Green Leaf, l’unico quartiere di New Pretoria che conserva della vera vegetazione.- Tentò di alzarsi ma la fretta le diede le vertigini, appoggiò una mano sul cemento freddo.

-Non siamo obbligati a seguirlo, voglio dire, metti che riusciamo a fare quello che dice questo robot pazzo, poi che succede?- domandò Gabe e accorse a sorreggerla.

-Avremo l’opportunità di conoscere John Keats- rispose la donna e abbozzò un sorriso.

-Un poeta del diciannovesimo secolo che fino a ieri non conoscevamo, non proprio quello che ci serve in questo momento.

Zoe si staccò da lui, sempre tenendo una mano contro la parete per non perdere l’equilibrio. Lo fissò negli occhi: -Senti, non lo so, ok, è questo che vuoi sentirti dire- sbottò. -Pensi che una volta consegnato il cubo ci lascerebbero tornare alle nostre vite come se niente fosse?

-Ci deve essere un’altra soluzione- provò a controbattere senza riuscire a sostenere lo sguardo di lei.

-Hanno fatto esplodere un locale con delle persone dentro, non mi sembra gente che voglia trattare- continuò Zoe. -Guardami negli occhi e dimmi che credi veramente ci sia un’alternativa a seguire John.

-Cerco solo un modo di salvarci.

La donna sollevò il mento di Gabe in modo da costringerlo a guardarla e disse: -Nessuno dei due sa cosa fare, lui invece sì.

Gabe annuì e insieme raggiunsero il robot fermo alla fine del vicolo.

*

-Eccoli!- disse l’automa e indicò l’edificio dalla forma bislunga alto una decina di piani.

-Il giardino botanico è chiuso a quest’ora.

-Severn mi ha parlato di un passaggio segreto per raggiungere i giardini, seguitemi- disse John e attraversò la strada.

I tre seguirono un lato del palazzo dal quale non proveniva nessuna luce, finché non raggiunsero una porta metallica con un adesivo che recitava: “Solo personale autorizzato”.

L’automa che credeva di essere John Keats si avvicinò alla porta rossa e declamò: – D’oro una penna datemi e lasciate che in limpidi e lontane regioni sopra mucchi di fiori, io mi distenda.

Il silenzio calò dopo le parole, assoluto e irreale. Gabe non percepiva più il brusio tipico della città, quel rumore bianco, di fondo che accompagnava tutte le strade di New Pretoria.

Il cigolio della porta che ruotava sui cardini lo riportò alla realtà. Dietro di essa comparve un uomo tarchiato, dall’incarnato olivastro. Indossava un’uniforme blu, usata di solito dagli adetti alle pulizie: -Forza, sbrigatevi a entrare- li esortò.

Cosa troveranno all'interno del giardino botanico?

  • Loro stessi (33%)
    33
  • La verità (67%)
    67
  • Una trappola (0%)
    0
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64 Commenti

  • Loro stessi! Mi sembra l’opzione più fica!

    Due capitoli alla fine: siamo alla girandola finale (a meno che non vuoi fare un seguito) e qui abbiamo bisogno di qualcosa che smuova le acque! 😀

    Sei sempre brillante; peccato che la lenta pubblicazione mi faccia dimenticare alcuni dettagli.

    Ciao 🙂

  • Dunque scelgo il bistrot, vediamo chi lo popola.
    Ciao Gabriele!
    A proposito del fatto che prediligi ambienti dimessi, Gabe è davvero un antieroe, considerando quello che deve fare nella sinossi; a tratti sembra un Harrison Ford, ma senza espressione sul volto ?.Vediamo dove si va, buona domenica!

  • …il movimento protezione lumache (MPL) non sarà contento di quanto rivelato qui ma a parte questo la prosa è bella e scorrevole, piacevole lettura. Anche io ho problemi a seguire la storia… Però l’episodio seppur staccato dal contesto mi è piaciuto. Voto il bistrot,(naturalmente acattolico! ). Ciao??

  • Ciao, Gabriele.
    Come forse ti ho già scritto, fatico a tenere a mente gli avvenimenti e i personaggi perché passa troppo tempo tra un episodio e l’altro; quindi, valuto per quel che leggo al momento, un po’ fuori dal contesto della storia.
    Il capitolo mi è piaciuto: scrivere, sai scrivere, i personaggi e le atmosfere prendono vita tra le righe, mi è piaciuta la (non) descrizione dell’ambiente circostante e il gancio finale che invoglia a proseguire la storia. Chi è questo Emmet (che se avesse due “t” mi farebbe venire in mente un certo Emmett Brown), tipo strambo, in debito con Zoe?
    Io voto “non gli basta un favore come ricompensa” che, tra l’altro, il favore lo deve lui a lei quindi la ricompensa sarebbe mettersi a pari 🙂

    Spero di rileggerti presto. Ciao e alla prossima!

  • Ciao, Gabriele.
    È passato del tempo e non ricordo esattamente i fatti precedenti a questo capitolo, appena ho un po’ di tempi vado a rileggere i primi due capitoli.
    Le capacità non mancano e la storia è verosimile e ben raccontata.
    Voto il tizio del Black Market, siamo ancora agli inizi, non serve ancora una svolta secca.
    Buona giornata e alla prossima!

  • Ciao Gabriele,
    avevo cominciato a leggerti qualche giorno fa ma mi ero malauguratamente interrotto a metà del capitolo.
    Eccoci, finalmente.
    Ti segnalo subito in modo molto antipatico e da nazi-grammar il refuso “nessun’altro” del primo capitolo.
    Come sono cattivo.
    Scherzi a parte, ho un debole per le storie distopiche e questa tua città rinchiusa sotto una gigantesca cupola… Poi mi sono innamorato dei personaggi, tutti e cinque (contando anche Keats) interagiscono tra di loro in modo così naturale. Che tenerezza la piccola Principessa.
    Porti avanti di pari passo la trama con la descrizione del mondo che hai immaginato creando un tutt’uno tra sequenze descrittive, narrative e dialogate. Dopo mi spieghi dove hai nascosto la tua bacchetta magica.
    Ciao,
    a presto.

  • Ciao Gabriele!
    Scelgo il tentativo di fuga dell’automa che credeva di essere John Keats (bellissima frase). Gabe e Zoe sono personaggi con cui è facile empatizzare, sembrano ai margini di una realtà fantascientifica, con mezzi e abitazioni dimesse. Ti seguo, bella lettura.
    Ciao!

  • Rieccomi, Gabriele. Ho votato per il tentativo di fuga.
    Ehi, John Keats è un colpo basso 😀
    Una delle cose che apprezzo di più nelle storie di fantascienza è la naturalezza della narrazione, vale a dire la capacità dell’autore di raccontarci mondi e società diverse dalla nostra senza essere didascalici, facendo fluire naturalmente le informazioni necessarie. Questo capitolo ne è un grande esempio!
    Poi, se ci rimane qualche dubbio, c’è sempre san Google, che – ohibò! – ci fa scoprire che il PLA, come l’ichnusaite, esiste davvero! 😀
    Bravissimo, fai venir voglia anche a un me di scrivere “vera” fantascienza.

    Ciao, ti auguro un’ottima settimana

    • Ciao Erri, ero sicuro che la citazione l’avresti colta, come poteva essere diversamente 😉
      Ah, il mitico PLA, ne sono venuto a conoscenza quando ho comprato la stampante 3D, mi sembrava abbastanza natural-futuristico e l’avevo già usato in un vecchio racconto di New Pretoria. Piccolo consiglio, se mai ti capiterà di usarlo, non lasciarlo troppo al sole 😀
      Cerco sempre di evitare le infodump e sono felice di esserci riuscito.
      Sai già come la penso su un tuo eventuale racconto di “vera” fantascienza, se trovassi del tempo… grazie per i complimenti, auguro un’ottima settimana anche a te.

  • Ciao, Gabriele.
    Questo capitolo mi ha fatto venire in mente una serie Netflix: Altered Carbon, dove a contaminare l’atmosfera cyberpunk è un’intelligenza artificiale che si crede Poe e che gestisce un hotel virtuale che si chiama Corvo hotel. L’hai mai vista? È molto carina, ho preferito la prima serie, perché il protagonista, Joel Kinnaman, aggiunge una nota struggente alla trama, ma sto divagando. 🙂
    Il capitolo è scorrevole, ben scritto e ben articolato. Mi piace molto. Ti segnalo un “di” che immagino sia imperativo, senza apostrofo nella frase: “di loro N7 e loro capiranno”.
    Non ho altro da aggiungere; perciò, ti saluto e ti auguro una buona domenica.

    Alla prossima!

  • L’automa è davvero simpatico e devono trattenerlo.
    Ciao anche io non sono uno avvezzo a questo genere di racconto ma il tuo l’ho letto con piacere perché è ben confezionato e mi ha fatto venire in mente che la tecnologia potrà essere potenziata quanto si vuole ma così facendo si corre il rischio di ritrovarsi un Giacomo Leopardi con la forma di un automa, cubico o meno. Interessante. Simpatici i protagonisti, proverò a seguirti ancora sperando di non perdermi in un mondo oscuro per me tanto complicato…. ciao 🙂

  • Ciao Gabriele,
    seguo volentieri la tua storia di fantascienza che inizia trascinandomi dentro un mondo di androidi. Mi è piaciuto perché mi ha fatto venire in mente il mitico film di Blade Runner.
    Zoe mi sembra una donna intelligente e di sicuro noterà un particolare sfuggito, invece, a Gabe.
    Curiosa sul cosa possa esser il cubo.
    Un buon Incipit.
    Ilaria

  • Dot!
    Lo so che suona finto e ruffiano, ma ti assicuro che solo pochi giorni fa pensavo a quanto mi dispiacesse non poter leggere nuove storie di New Pretoria, che per me restano una delle cose più belle mai lette sul sito (e anche altri siti, ma non allarghiamoci troppo). Triplo wow! Questo 2021 inizia a migliorare 🙂
    Mi gusta tutto, nulla da ridire.
    Ben ritrovato, Gabe
    Bef.

  • Ciao, Gabriele.
    Che bello ritrovarti con una nuova storia, qualcosa si muove su TI 🙂
    Allora, veniamo al racconto: mi piace sempre leggere di mondi futuri o dispotici, mi piace immaginare come potrebbe essere la mia realtà in un altro universo (anche se non c’entra con la tua storia) o come potrebbe cambiare la vita degli esseri umani nel futuro, ma non so scriverne o forse sono solo pigra, perciò ammiro coloro che (come con il fantasy) immaginano mondi diversi e li raccontano così bene da renderli visibili agli occhi del lettore. Sono curiosa di conoscere altro sull’edificio J, su Zoe e i suoi amici sgangherati, sul protagonista e, ovviamente, sul cubo.
    Ho votato per il particolare che potrebbe essere d’aiuto, avrei potuto scegliere che la rivelazione arrivasse dal robot, ma mi va di sapere di più sulle conoscenze dell’amica; ho scartato l’intervento di un altro personaggio perché, se si contano Dot e Principessa e i “caporali” che immagino abbiano un ruolo nella storia (e li avrei inseriti con la maiuscola), ci sono già molti personaggi da ricordare 😉
    Ciò detto, sono felice che tu sia tornato, di certo la piattaforma ne gioverà.

    Alla prossima!

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