Racconti da New Pretoria: l’operaio e il poeta morto

Dove eravamo rimasti?

Cosa troveranno all'interno del giardino botanico? La verità (67%)

Sono stato sempre impacciato nel prendere congedo

Gabe inspirò a pieni polmoni: sentori erbacei, note agrumate e accenti di miele riempirono le sue narici. Profumi così intensi da poterli assaporare. L’aria era fresca, non quella stanca che permeava New Pretoria.

Insieme a Zoe aveva seguito l’automa e l’uomo delle pulizie fino a raggiungere l’ampia sala circolare con al tre centro tre file di vasi, traboccanti di fiori variopinti e arbusti. La luce fredda proveniente dalle lampade a soffitto ne ravvivava i colori.

-Avete quaranta minuti di tempo- disse l’uomo delle pulizie dopo aver guardato l’orologio al polso e se ne andò, lasciandoli soli.

Il robot si addentrò nella sala fino a raggiungere uno dei vasi e toccò un punto sul lato. Il silenzio fu interrotto da un rumore di ingranaggi in movimento e il vaso iniziò a scivolare a sinistra rivelando sotto di esso una capsula in vetro, che salì e ne prese il posto. All’interno giaceva un uomo sulla trentina, capelli rasati, indossava un tuta con la scritta “N7”.

-Finalmente il mio corpo!- gridò l’automa che credeva di essere John Keats e aprì la teca. -Ho bisogno del tuo aiuto adesso, cara divinità, non posso scollegarmi da solo e inserire il mio cervello sintetico all’interno della testa- continuò rivolto a Zoe.

-Cosa?

-Niente di così complicato per le tue scaltre abilità, o divina- disse l’automa ed eseguì un inchino. -Dovete solo appoggiare il cubo sulla fronte del mio vero corpo e fare una leggera pressione.

Zoe cercò con gli occhi l’approvazione di Gabe, poi il suo sguardo tornò di nuovo sul robot: – Ti devo staccare da Dot e metterti in quel corpo, ricevuto- disse e si avvicinò a lui.

Mentre la donna armeggiava col retro di quello che era una volta il suo maggiordomo robotico Dot, Gabe rimase in silenzio come aveva fatto da quando erano entrati, i suoi pensieri seguivano il ritmo delle ventole d’areazione la cui brezza solleticava la pelle. Sentiva che niente sarebbe stato più come prima dopo quel momento, il cuore accelerò. Ripensò per un istante alla sua vecchia vita, erano passati solo due giorni eppure quella quotidianità che odiava sembrava ormai distante eoni e lui si trovava senza un’ancora ad affrontare l’ignoto.

-Fatto- l’esclamazione di Zoe lo riportò alla realtà.

-Allora faccio come mi ha detto?- chiese la donna con il cubo stretto nella mano destra, il corpo dell’automa era accanto a lei con la testa china, disattivato.

-Non abbiamo altre opzioni o sbaglio?

-Certo, è solo che, hai notato John come mi ha dato istruzioni precise? Non sembrava essere il solito poeta con la testa tra le nuvole.

-Sono sicuro che lui e quel suo amico Severn non ci hanno detto tutto, anzi,- disse Gabe e si mise difronte a lei, le tolse gentilmente il cubo dalla mano, – voglio farlo io- terminò.

Raggiunse la teca aperta, pose il cubo sulla fronte del corpo sdraiato e spinse verso il basso con decisione. Ritrasse la mano di scatto appena vide la pelle intorno al cubo muoversi come un fluido e avvolgersi intorno a esso. L’oggetto scendeva piano all’interno della fronte e saette blu lo attraversarono durante la discesa finché non fu inglobato nella testa, che tornò subito intonsa.

-John mi senti?- chiese Zoe.

Il corpo nella teca aprì le palpebre e si mise seduto.

-Sei John Keats il poeta?- domandò Gabe.

L’uomo nella teca si mise a ridere mentre si alzava.

-Chiamatemi pure John,- disse, – ci sono affezionato a quel nome, il progetto Keats e quella stralunata personalità da poeta romantico erano solo una copertura creata dal professor Severn per nascondere le sue vere ricerche alla Shadowcorp.

-Intendi che non lavorava alla riproduzione di personalità del passato?

-No, anzi gli sembrava un’idea abominevole, ci voleva liberi.

-Mi sembra tutto un po’ confuso.

-Il professor Severn voleva creare la prima forma di vita sintetica autocosciente, voleva creare me. Quando la Shadowcorp lo ha scoperto, l’unica opzione è stata scappare, per fortuna sono arrivato a voi due.

-Quindi tutta la storia di John Keats era una farsa.

-Di tutto quello che ha detto è questo che ti preoccupa? Ti rendi conto delle implicazioni, di cosa è lui- disse Zoe e alzò le braccia la cielo.

-Dico solo che poteva risparmiaci tutta la manfrina su Roma e la poesia e portarci subito qui- tentò di difendersi Gabe.

-Quando mi avete collegato a Dot, non avevo pieno accesso alle mie funzioni e riuscivo ad interagire solamente attraverso la personalità di copertura. Mi dispiace avervi creato così tanti problemi, ho fatto del mio meglio con i mezzi che avevo, ma era di vitale importanza arrivare qui- disse John.

-Spero non per iniziare la rivolta delle macchine sul genero umano.

John sorrise, -Capisco le tu perplessità, Zoe,- disse, -ma ci tengo a precisare che sono stato costruito in modo che i miei ricordi, i miei pensieri, tutto ciò che forma la mia identità risiede nel cubo e non può essere trasferita o duplicata, da quello dipende la mia esistenza. Sono molto più simile agli esseri umani di quanto credi.

Per il gran finale...

  • Qualcuno irrompe nella sala (0%)
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  • John ha una confessione (0%)
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  • John ha un piano (100%)
    100
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64 Commenti

  • Loro stessi! Mi sembra l’opzione più fica!

    Due capitoli alla fine: siamo alla girandola finale (a meno che non vuoi fare un seguito) e qui abbiamo bisogno di qualcosa che smuova le acque! 😀

    Sei sempre brillante; peccato che la lenta pubblicazione mi faccia dimenticare alcuni dettagli.

    Ciao 🙂

  • Dunque scelgo il bistrot, vediamo chi lo popola.
    Ciao Gabriele!
    A proposito del fatto che prediligi ambienti dimessi, Gabe è davvero un antieroe, considerando quello che deve fare nella sinossi; a tratti sembra un Harrison Ford, ma senza espressione sul volto ?.Vediamo dove si va, buona domenica!

  • …il movimento protezione lumache (MPL) non sarà contento di quanto rivelato qui ma a parte questo la prosa è bella e scorrevole, piacevole lettura. Anche io ho problemi a seguire la storia… Però l’episodio seppur staccato dal contesto mi è piaciuto. Voto il bistrot,(naturalmente acattolico! ). Ciao??

  • Ciao, Gabriele.
    Come forse ti ho già scritto, fatico a tenere a mente gli avvenimenti e i personaggi perché passa troppo tempo tra un episodio e l’altro; quindi, valuto per quel che leggo al momento, un po’ fuori dal contesto della storia.
    Il capitolo mi è piaciuto: scrivere, sai scrivere, i personaggi e le atmosfere prendono vita tra le righe, mi è piaciuta la (non) descrizione dell’ambiente circostante e il gancio finale che invoglia a proseguire la storia. Chi è questo Emmet (che se avesse due “t” mi farebbe venire in mente un certo Emmett Brown), tipo strambo, in debito con Zoe?
    Io voto “non gli basta un favore come ricompensa” che, tra l’altro, il favore lo deve lui a lei quindi la ricompensa sarebbe mettersi a pari 🙂

    Spero di rileggerti presto. Ciao e alla prossima!

  • Ciao e bentornato! Sono passati mesi e non mi ricordo un granché di quello che è successo ma voto “Una fonte anonima è disposta a rivelare l’ubicazione del prototipo N7, ma solo dietro un lauto compenso” perché mi sembra adatto a New Pretoria 😉

    Ciao 🙂

  • Ciao, Gabriele.
    È passato del tempo e non ricordo esattamente i fatti precedenti a questo capitolo, appena ho un po’ di tempi vado a rileggere i primi due capitoli.
    Le capacità non mancano e la storia è verosimile e ben raccontata.
    Voto il tizio del Black Market, siamo ancora agli inizi, non serve ancora una svolta secca.
    Buona giornata e alla prossima!

  • Ciao Gabriele,
    avevo cominciato a leggerti qualche giorno fa ma mi ero malauguratamente interrotto a metà del capitolo.
    Eccoci, finalmente.
    Ti segnalo subito in modo molto antipatico e da nazi-grammar il refuso “nessun’altro” del primo capitolo.
    Come sono cattivo.
    Scherzi a parte, ho un debole per le storie distopiche e questa tua città rinchiusa sotto una gigantesca cupola… Poi mi sono innamorato dei personaggi, tutti e cinque (contando anche Keats) interagiscono tra di loro in modo così naturale. Che tenerezza la piccola Principessa.
    Porti avanti di pari passo la trama con la descrizione del mondo che hai immaginato creando un tutt’uno tra sequenze descrittive, narrative e dialogate. Dopo mi spieghi dove hai nascosto la tua bacchetta magica.
    Ciao,
    a presto.

  • Ciao Gabriele!
    Scelgo il tentativo di fuga dell’automa che credeva di essere John Keats (bellissima frase). Gabe e Zoe sono personaggi con cui è facile empatizzare, sembrano ai margini di una realtà fantascientifica, con mezzi e abitazioni dimesse. Ti seguo, bella lettura.
    Ciao!

  • Rieccomi, Gabriele. Ho votato per il tentativo di fuga.
    Ehi, John Keats è un colpo basso 😀
    Una delle cose che apprezzo di più nelle storie di fantascienza è la naturalezza della narrazione, vale a dire la capacità dell’autore di raccontarci mondi e società diverse dalla nostra senza essere didascalici, facendo fluire naturalmente le informazioni necessarie. Questo capitolo ne è un grande esempio!
    Poi, se ci rimane qualche dubbio, c’è sempre san Google, che – ohibò! – ci fa scoprire che il PLA, come l’ichnusaite, esiste davvero! 😀
    Bravissimo, fai venir voglia anche a un me di scrivere “vera” fantascienza.

    Ciao, ti auguro un’ottima settimana

    • Ciao Erri, ero sicuro che la citazione l’avresti colta, come poteva essere diversamente 😉
      Ah, il mitico PLA, ne sono venuto a conoscenza quando ho comprato la stampante 3D, mi sembrava abbastanza natural-futuristico e l’avevo già usato in un vecchio racconto di New Pretoria. Piccolo consiglio, se mai ti capiterà di usarlo, non lasciarlo troppo al sole 😀
      Cerco sempre di evitare le infodump e sono felice di esserci riuscito.
      Sai già come la penso su un tuo eventuale racconto di “vera” fantascienza, se trovassi del tempo… grazie per i complimenti, auguro un’ottima settimana anche a te.

  • Ciao, Gabriele.
    Questo capitolo mi ha fatto venire in mente una serie Netflix: Altered Carbon, dove a contaminare l’atmosfera cyberpunk è un’intelligenza artificiale che si crede Poe e che gestisce un hotel virtuale che si chiama Corvo hotel. L’hai mai vista? È molto carina, ho preferito la prima serie, perché il protagonista, Joel Kinnaman, aggiunge una nota struggente alla trama, ma sto divagando. 🙂
    Il capitolo è scorrevole, ben scritto e ben articolato. Mi piace molto. Ti segnalo un “di” che immagino sia imperativo, senza apostrofo nella frase: “di loro N7 e loro capiranno”.
    Non ho altro da aggiungere; perciò, ti saluto e ti auguro una buona domenica.

    Alla prossima!

  • L’automa è davvero simpatico e devono trattenerlo.
    Ciao anche io non sono uno avvezzo a questo genere di racconto ma il tuo l’ho letto con piacere perché è ben confezionato e mi ha fatto venire in mente che la tecnologia potrà essere potenziata quanto si vuole ma così facendo si corre il rischio di ritrovarsi un Giacomo Leopardi con la forma di un automa, cubico o meno. Interessante. Simpatici i protagonisti, proverò a seguirti ancora sperando di non perdermi in un mondo oscuro per me tanto complicato…. ciao 🙂

  • Ciao Gabriele,
    seguo volentieri la tua storia di fantascienza che inizia trascinandomi dentro un mondo di androidi. Mi è piaciuto perché mi ha fatto venire in mente il mitico film di Blade Runner.
    Zoe mi sembra una donna intelligente e di sicuro noterà un particolare sfuggito, invece, a Gabe.
    Curiosa sul cosa possa esser il cubo.
    Un buon Incipit.
    Ilaria

  • Dot!
    Lo so che suona finto e ruffiano, ma ti assicuro che solo pochi giorni fa pensavo a quanto mi dispiacesse non poter leggere nuove storie di New Pretoria, che per me restano una delle cose più belle mai lette sul sito (e anche altri siti, ma non allarghiamoci troppo). Triplo wow! Questo 2021 inizia a migliorare 🙂
    Mi gusta tutto, nulla da ridire.
    Ben ritrovato, Gabe
    Bef.

  • Ciao, Gabriele.
    Che bello ritrovarti con una nuova storia, qualcosa si muove su TI 🙂
    Allora, veniamo al racconto: mi piace sempre leggere di mondi futuri o dispotici, mi piace immaginare come potrebbe essere la mia realtà in un altro universo (anche se non c’entra con la tua storia) o come potrebbe cambiare la vita degli esseri umani nel futuro, ma non so scriverne o forse sono solo pigra, perciò ammiro coloro che (come con il fantasy) immaginano mondi diversi e li raccontano così bene da renderli visibili agli occhi del lettore. Sono curiosa di conoscere altro sull’edificio J, su Zoe e i suoi amici sgangherati, sul protagonista e, ovviamente, sul cubo.
    Ho votato per il particolare che potrebbe essere d’aiuto, avrei potuto scegliere che la rivelazione arrivasse dal robot, ma mi va di sapere di più sulle conoscenze dell’amica; ho scartato l’intervento di un altro personaggio perché, se si contano Dot e Principessa e i “caporali” che immagino abbiano un ruolo nella storia (e li avrei inseriti con la maiuscola), ci sono già molti personaggi da ricordare 😉
    Ciò detto, sono felice che tu sia tornato, di certo la piattaforma ne gioverà.

    Alla prossima!

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