Testamento di un nerd

Escrementi letterari

Arianno era sull’orlo dell’esaurimento nervoso. Non sopportava davvero più il suo lavoro in libreria e si stupiva di come gli altri non comprendessero il perché.

“Beato te. Tutti quei libri da leggere!”

Ma come si fa a credere che un libraio abbia tanta voglia di leggere?

Chi non lo prova quotidianamente sulla sua pelle non può capire la frustrazione, lo stress… i libri, una volta letti, non ne vogliono sapere di archiviarsi nella memoria a lungo termine e continuano a svolazzare nella testa alla ricerca di un trespolo dove appollaiarsi e, come tutti i volatili, espletare i loro frequentissimi bisogni fisiologici!

È molto diverso dal difendersi dai bombardamenti di piccioni e affini perché i libri, come spesso Arianno ripeteva, “ti cagano direttamente sulle sinapsi cerebrali”.

È un po’ come versare acqua sui circuiti elettrici, non si sa mai cosa aspettarsi: potrebbe esplodere tutto oppure potrebbero verificarsi comportamenti anomali.

Ad esempio, lui era ossessionato dai libri aperti: ovunque ne trovasse uno lo richiudeva convulsamente, oppure ci metteva su qualcosa di pesante e in tinta unita che coprisse quelle parole lasciate pericolosamente a contatto con l’atmosfera.

Agli effetti di questa continua tortura psicologica, che si manifestavano con movimenti convulsi di braccia, gambe e muscoli sopraccigliari, lui tentava di opporsi con l’astinenza dalla lettura portata avanti in maniera stoica, eroica, con grandi gesti teatrali: quando gli chiedevano cosa avesse letto ultimamente rispondeva con sospiri profondi, un sorriso stanco ed una voce malinconica: “Sto cercando di smettere”.

La sua salvezza era la musica: spesso lo si poteva vedere in un angolo del bancone, in piedi e con un paio di enormi cuffie in testa, il capo e le spalle chine sul suo portatile, che nel silenzio della libreria portava con tutto il corpo uno sparatissimo ritmo ‘house’ ad occhi chiusi, si lasciava prendere dal flusso e dava certi colpi in avanti, con la testa ed il collo, peggio di un piccione che cammina.

Proprio nel bel mezzo di un intenso ‘progressive house’, in un pomeriggio del tutto ordinario, una bella ragazza dai lunghi capelli castani e gli occhi a mandorla frappose il suo indice fra gli occhi di Arianno e lo schermo del computer. La sua faccia carina fu abbastanza da indurlo a premere “Pause”.

-”Hanno detto di chiedere al ragazzo del computer.”

-”Dimmi tutto.”

-”Cerco un romanzo.”

-”Quale?”

-”Non uno in particolare…”

Arianno stette zitto e si strinse nelle spalle. La tipa non rideva, segno che evidentemente non si trattava di uno scherzo. E allora?

Lei poggiò gli avambracci sul bancone e si sporse in avanti, come per cercare maggiore confidenza. Lui istintivamente abbassò lo schermo del portatile.

-”Mi serve un romanzo di spessore.”

-”Un romanzo di spessore.” ripeté Arianno, compitando le sillabe lentamente per dare l’impressione che si stesse sforzando di capire. La batteria ancora gli rullava nelle orecchie.

-”Sì, qualcosa… qualcosa di…” e mise l’indice e il pollice della mano sinistra a forma di grossa C.

-”Ah. Aaaah!” esclamò lui, quasi risvegliandosi. “Ho capito. Quanti centimetri?”

-”Beh… che so… sette o otto? Minimo.”

-”Fammici pensare.” il ragazzo sorrise. Una volta tanto, una cliente con il cervello non intasato dalla cacca alfabetica. “Quindi qualcosa sul genere mattone, per intenderci… io direi di orientare la nostra scelta sui grandi classici.”

Lei annuì convinta:

-”Sì, quelli non deludono mai.”

Arianno poggiò le cuffie sul bancone e, determinato, sparì nella porta sul retro. Tornò quasi subito con tre proposte.

-”Tolstoj, Guerra e pace.”

La ragazza fissò il tomo con occhi torvi ma non si azzardò neppure a toccarlo. Chissà quale orrenda relazione si era consumata in passato fra questi due.

-”Oppure…” continuò Arianno “… che ne dici di questo? Emingway, opera omnia.”

Ancora una volta non sembrava convinta.

-”No… senti… magari qualcosa con la copertina rigida?”

Lui aveva gli occhi luccicanti. Quella ragazza era fenomenale. Doveva avere il suo numero di telefono.

-”E allora direi che la risposta alla tua esigenza è questa: Ulisse di Joyce, edizione 1970, INTEGRALE.” e sollevò per aria, con la solennità di chi espone la Bibbia ai fedeli, un librone tutto impolverato, con la copertina in pelle marrone a tinta unita, come piaceva a lui. Senza aspettare una risposta, afferrò dal portapenne lì vicino un righello e misurò: “Nove centimetri e mezzo. Non è roba per tutti.”

La ragazza prese il tomo fra le mani e cominciò a saggiare la solidità della presa, poi lo sollevò con una mano sola per soppesarlo. Infine puntò i suoi occhi a mandorla, davvero belli e lucenti, su di lui.

-”Questo è perfetto.”

-”Ottimo. Se già nostra cliente? Nel caso posso registrarti subito. Per quanti giorni vorresti noleggiarlo?”

-”Giorni? Un minuto… forse due.”

Glielo lasciò prendere senza far storie: ormai era talmente curioso di scoprire cosa avrebbe voluto farci che si limitò a seguirla per assistere in diretta alla scena che si prospettava.

Cosa farà la ragazza col grosso libro?

  • Tenterà di leggerlo. (0%)
    0
  • Lo userà come oggetto contundente verso... qualcuno che non le va a genio. (86%)
    86
  • Lo userà come ombrello per ripararsi da un violento acquazzone. (14%)
    14
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7 Commenti

  • Ciao, Raw Material. Hai scritto un buon incipit, divertente. Mi permetto di darti un piccolo consiglio: invece di scrivere -“….” prova a togliere il trattino e a usare solo le virgolette per i dialoghi. Non che sia un errore, però è un po’ brutto a vedersi. Detto questo, ti auguro una buona giornata e ti saluto
    p.s. se ti va, gradirei dessi un’occhiata alla mia storia e commentassi, giusto per farmi sapere che cosa ne pensi

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