Sciamano

Dentro la tana del bianconiglio, dove vive il Kraken!

Son dentro il mio libro: un intero Universo che mi parla di me.
Piacevolmente immerso in un oceano di stimolazioni sensoriale.
Osservo le immagini: si muovono vorticosamente ed ogni cosa prende posto come un tassello di un puzzle infinito. Le mie vite corrono veloci. Distinte si mescolano e separano. Con poco sforzo posso metterne a fuoco una. Accarezzarla. Riviverla in un solo istante.
Sento il sapore di ogni piatto già gustato. Di ogni bacio dato. Il dolore esaltante delle vesciche di quando suonando mi spaccavo le dita pestandole sulle corde. Sento l’amaro e il tormento delle lacrime per gli amici persi. Sento le sue coccole tra i capelli.
C’è tutto. Tutto tranne ‘lei’.
I suoni sono ovattati, lontani, come quando hai la testa sott’acqua. Sibilano e scivolano su una musica strana, distorta, sfuggente. Sinistra. Vorrei fuggire ma so che devo ascoltarla. Seguirla.
Allora mi tuffo di testa cercando una crepa sul fondo dell’oceano. Sembra un enorme salto. Come seguire il bianconiglio in un pozzo sul cui fondo, so già, troverò la parte più dolorosa del mio ‘essere’. Del mio ‘essere stato’. Del mio ‘sarò’?
Al buio, ora, distinguo meglio le parti dei brani che si mescolano in una cacofonia di sensazioni e sentimenti. C’è qualcosa di primordiale. Di catartico ed inebriante. Inquietante.
Riconosco Wishlist. Una porta mi si svela davanti sottolineata da una lama di luce sotto l’uscio. Non devo aprirla: si dissolve e mi investono tutti i temi che ci hanno legato, legano e legheranno.
Un dolore immenso mi trascina in ginocchio. Sconfitto. Sono i ricordi di lei e di quanto l’ho amata e l’amo ancora. Di quanto l’amerò. Di una vera promessa che ho fatto senza nemmeno saperlo, morendo,  mentre lei, incinta di Cloe, lavorava a pochi Km.
Una mano mi aiuta alzarmi. Cloe è lì davanti a me. Ha 3 anni. Ma sembra averne molti di più. Saprebbe far ben altro che contare fino a 10 saltellando maldestramente attorno al nostro cane. Sorrido. Sorride ed inizia a parlare. Lei è una. Le sue tre voci sono un coro!
La prima è un ‘C’ontralto: “Ciao Babbu! Ogni volta che viaggi è la stessa storia. Son sicura che te l’ha detto anche Marvin! Per quanto sappiamo entrambi che questo sia l’unico modo efficace per ritrovare Mamma, non puoi continuare a saltare dentro ogni nucleo di stella che trovi. Proviamo altri metodi, più lenti ma anche più sicuri?! Mi fa male vederti così ogni volta!”
Si aggiunge un ‘S’oprano: “Il tuo essere uno Sciamano e lavorare per la biblioteca permette alla tua coscienza di resistere ma se continui così distruggerai tutto quello che sei. Aiutare l’universo per aiutare te stesso è il motto di ogni Sciamano. Non puoi stressare la tua melodia così!”
E poi ancora un’ultima voce, ‘M’ezzoSoprano:“Dovrai danzare nel sole nero e trovare Mercurio. Sbrigati. Il reietto con i suoi occhiali da sole insanguinati non è troppo lontano. Non si è mai fatto scrupoli, esattamente come nelle tue sessioni di Cthulhu. Lui sa come fermarti. Tu ancora non sai come fermarlo.”
Stordito so che ha perfettamente ragione.
C: “Si beh comunque sappiamo già che è l’unico modo in cui puoi trovarla e mantenere la tua promessa senza troppe conseguenza. Le prossime coordinate le dovrebbe trovare Marvin digli solo che stavolta ti serve un po’ di pece sull’archetto e tu vedi di non sbagliare il vibrato sul ‘FA bemolle’.”
M: “Abbiamo salvato e ristrutturato già buona parte della biblioteca stessa. Tra poco potremo viaggiare come un tempo. Purtroppo però stai per scoprire un dolore assurdo. ”
S: “Salvare il tuo universo è l’unica cosa che vedi davanti. Le cose si complicano. Leo è già pronto a condannare l’universo. Mi ha già uccisa.”
Piango.
C: “Adesso lo sai: hai anche me e Leo da salvare”
M: “Mi dispiace per Nicola di lui ci si poteva fidare”
S: “Se va bene questa volta non dovrai morire molte altre ancora.”
Un dolore sottile mi stringe, mi toglie il respiro.
M:“Posso solo dirti  di continuare. E che farà male.”
C:“Secondo i miei calcoli non manca ancora molto.”
Ma S, stona, piena di terrore: “ASPETTA QUESTO E’ IL FUTURO DOVE LEO E’ UN MEZZ’ELFO OSCURO!?”
C,M,S in un unisono potente cancellano per un ultimo istante il dolore straziante: “Il mio segreto è al sicuro. Lo sarà anche il tuo. Ciao! Ti amo mo’”
Un sapore metallico del sangue in bocca mi riporta alla biblioteca di Alessandria.
Una nebbiolina si dirada mentre metto a fuoco, ricurvo su Nicola in terra esanime, la figura di un uomo vestito da prete: capelli rossi, occhi verdi coperti da un paio di occhiali insanguinati: Padre Desmond “Shades” Waterford.
Il mio libro svanisce.
Leo mi tortura con la sua coda che trafigge la mia spalla e di botto salta nel vuoto, trascinandomi in orbita ad un buco nero. Mi fa un occhiolino. Mi mette in mano la pece per archetto con sopra scritto “Vibra bene quel FAb! N.”. 
La sua coda mi soffoca  e stritola il collo. Mi sputa in faccia un “Le cose importanti son quelle senza senso. Ho perso Cloe per colpa tua. Se torni senza di lei ti ammazzo!”
Mi lascia cadere nel pozzo di gravità.

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