La festa

Il bacio

Nadia si bloccò improvvisamente e si staccò leggermente da Simon. “Lo sapevo che avresti rovinato tutto!”, la sua vocina interiore andò immediatamente all’attacco. Simon fu preso dal panico e non sapeva cosa fare: doveva lasciarla andare? Oppure continuare a baciarla? Oppure chiederle se qualcosa non andava? I dubbi erano talmente tanti che alla fine rimase fermo, bloccato dalla sua stessa insicurezza. «Ehm…», iniziò Nadia, visibilmente a disagio. “Fai qualcosa!!!”, stava gridando il suo cervello. «Scusa», disse quindi Simon, «mi sono lasciato trasportare dal momento. Non avrei dovuto…». Nadia gli si avvicinò di nuovo e gli mise un dito sulle labbra. «Simon, parli troppo», gli disse, «tranquillo. Non è successo nulla». Simon sorrise e la baciò di nuovo.

Non sapeva esattamente come interpretare quella risposta. Era un no? Aveva fatto male a farle quella domanda? Lui la desiderava così tanto… E per come lo baciava e lo teneva stretto, aveva pensato che anche lei lo desiderasse allo stesso modo. Ma forse si sbagliava, quindi decise di godersi il momento e non pensare ad altro. Come aveva detto Nadia, parlava troppo e pensava ancora di più.

Le mani di Simon sui fianchi davano un brivido di piacere a Nadia che non aveva mai sperimentato prima, e quando lui le aveva proposto di andare nel suo appartamento, fu presa alla sprovvista. Avrebbe voluto continuare la loro conoscenza in un ambiente più intimo, ma non voleva mostrarsi troppo disponibile fin da subito. Le piaceva lasciare un alone di mistero, per cui decise di non rispondergli subito. Al contrario, continuò a baciarlo e ad accarezzargli dolcemente il collo, lasciandosi guidare dalle sue sensazioni. Era curiosa di vedere se Simon si fosse spinto un po’ più in là, se la voleva veramente oppure se si sarebbe lasciato guidare dalla sua insicurezza.

Più passavano il tempo a baciarsi, più Simon voleva tenere Nadia tra le sue braccia e sentirla veramente vicina a lui. Decise quindi di provare qualcosa che non si sarebbe mai sognato di fare al primo appuntamento. Lentamente, mentre la abbracciava dai fianchi e continuava a baciarla, la sua mano sinistra si intrufolò sotto la maglietta leggera che indossava. Quando le toccò la pelle nuda ebbe quasi un sussulto; era morbida, tiepida al tatto e perfettamente liscia.

Il cuore di Nadia sobbalzò quando sentì la mano di Simon sulla sua pelle. A quanto pareva, Simon non la deluse: aveva messo da parte la sua costante paura e si era spinto oltre la sua zona di comfort. Forse era arrivato il momento che lo facesse anche lei; decise di non fermarlo e lasciarlo continuare, facendogli capire con il suo corpo quanto lo desiderava.

Simon arrivò fino all’attacco del suo reggiseno, quindi si fermò e si staccò da Nadia. «Va tutto bene?», le chiese guardandola negli occhi. Lei lo guardò dritto nel profondo e sussurrò un semplice: «Sì». A quel punto Simon tolse la mano da sotto la sua maglietta e prese quella di Nadia tra la sua, e la guidò verso la sua auto. Lei non fece nessuna resistenza; il tragitto in macchina fu breve e silenzioso, ma nessuno dei due si sentiva a disagio. Nadia ogni tanto gli accarezzava la mano che teneva poggiata sul cambio e lui la guardava sorridendole.

«Quindi questo è il tuo appartamento, eh?», disse Nadia quando entrarono. Casa di Simon era piccola ma accogliente: uno spazio aperto dove c’erano la cucina, un tavolo e un divano con il televisore di fronte era separato dalla camera da letto e un piccolo bagno. Simon posò le chiavi sul tavolo e la abbracciò da dietro, mentre lei si guardava intorno. Iniziò a baciarle il collo, poi la girò verso di sé e la portò con gentilezza verso la camera da letto.

Nadia si lasciava guidare senza timore, forse anche più impaziente di lui. Improvvisamente però un rumore li fece sobbalzare entrambi e la magia si spezzò.

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