La parèa dei racconti incompiuti. Delitto a Teheran.

Dove eravamo rimasti?

Entriamo al Ristorante Armeno? No, restiamo ancora per le strade di Teheran. (33%)

Gli armeni a Teheran (e Despina sbuffa).

Entrando a quei tempi al Ristorante Armeno, qualcuno avrebbe potuto avere un’impressione di decadenza, di lusso offuscato dalla povertà. Niente di più sbagliato. Certo, il vino che veniva versato nei calici non era più il rosso della Beqa’a o il nostro Aglianico, ma quello era pur sempre l’unico locale in tutta la città, probabilmente in tutto l’Iran, in cui il vino si poteva bere. E allora, avevano sicuramente pensato gli accorti armeni, perché irritare i fondamentalisti con esibizioni di ricchezza?

Le donne che entravano sapevano che, anche se il bianco delle giacche dei camerieri non splendeva più come un tempo, a quei camerieri potevano consegnare “rupush” e “russari”, fazzoletto e spolverino, perché dagli armeni si poteva cenare senza copertura islamica.

Questo era il vero lusso e il segno della potenza di quella comunità, tra le più antiche e benestanti di Teheran, che anche dopo la rivoluzione aveva mantenuto i molti privilegi di cui godeva. Ho letto proprio da poco in un articolo che gli armeni sono diventati praticamente intoccabili dal 1815: a seguito di un periodo di siccità, lo Shaykh al-Islām di Teheran aveva convinto un gruppo di circa duecento persone che la causa della calamità naturale era da imputare all’ira di Dio contro i musulmani che frequentavano le taverne a conduzione armena. Ciò aveva comportato la distruzione di alcune di esse, delle case dei loro proprietari e anche della chiesa armena. Lo Shāh, però, rispose con fermezza a questo attacco, chiedendo che lo Shaykh e i suoi uomini fossero arrestati.

Lo Shaykh trovò rifugio presso il santuario dello Shāh ‘Abd al-‘Aẓim di Rey, mentre alcuni dei suoi furono arrestati, puniti e obbligati a pagare una tassa di risarcimento.

Lo Shāh s’interessò inoltre di rinnovare personalmente la propria protezione alla comunità armena e richiese che la chiesa fosse riparata a spese dello stato.

Suppongo che anche allora il vino degli armeni fosse ottimo e che lui ne fosse un estimatore!

In ogni caso, dai mastri scalpellini che lasciarono Isfahan e si stabilirono a Teheran, sotto il regno di Karim Xān Zand, fino ai vetrai trasferiti in periodo Qajar…

 – Vassili carissimo, stai vaneggiando? – La voce di Despina è morbida e carezzevole come carta vetrata – Tu mi hai promesso una storia, cos’è adesso questa lagna sugli armeni?

Ci ha promesso, Despina, non ti ha promesso – precisa Stella, acidula.

– Re, pedià! E va bene, basta che Vassilis vada avanti a raccontare!

Maria si concesse un risolino divertito osservando suo fratello che guardava Despina con uno sguardo da agnellino che lei conosceva bene. Sembrava dicesse: – Cosa ho fatto di male? Perché mi guardi come se volessi fare di me un arrosto?

In realtà Vassilis era perfettamente in grado di difendersi.

– Ti ho sempre detto che non sai guardare al di là del tuo naso, Despina! – Si guardò intorno per raccogliere consensi. – Pensi solo alla storia che vuoi ascoltare da me e non hai capito che tu, che noi siamo una storia. E come non sappiamo nulla del racconto che noi siamo, cosa ci accadrà domani o tra dieci minuti, così nessuno sa, e nemmeno io so, come evolverà la vicenda che vi sto raccontando.

– Te lo ricordi, vero Vassilis, che sei un musicista e non un filosofo? – Panaghiotis era divertito vedendo che il suo amico non aveva più la sua solita aria svagata ma inalberava un atteggiamento battagliero – Io propongo di lasciar perdere tutti i discorsi e di andare avanti. E se sarà necessario – si rivolse a Despina con un inchino a metà tra dileggio e cortesia – ci ascolteremo anche un po’ di storia armena!

– Oh, finalmente! – esclamò Vassilis, e riprese a raccontare.

Come stavo dicendo prima di essere interrotto, gli armeni si stabilirono a Teheran in ondate successive: dai mastri scalpellini che lasciarono Isfahan e si stabilirono a Teheran, sotto il regno di Karim Xān Zand, fino ai ricchi borghesi e funzionari dell’impero Qajar che elessero a loro dimora il quartiere centrale di Ḥasan Ābād e qui costruirono alcuni degli edifici che sono ancora oggi tra i più interessanti della città. Vi assicuro che ci sono palazzi in stile rinascimentale che riprendono elementi caratteristici dello stile di Palladio. Io sono stato fortunato perché, quando li ho visti, piazza Hasan Ābād era ancora un luogo pieno di vita. Non un carosello di automobili, com’è diventata da quando hanno aperto una stazione della metropolitana.

Questo credo sia stato il destino di molte parti della città, che ai miei tempi invece mantenevano ancora il loro carattere originario. Come il quartiere di Tajrish, per esempio, con il suo bazar e i ristorantini di Dar Band, la piazza dove ho visto giustiziare trafficanti di droga e lo spazio in cui venivano messe in scena le tazieh, le sacre rappresentazioni della morte di  Āli.                                 

Non dobbiamo accontentare solo Despina.

  • Vassilis parla di Teheran, com'è dopo la guerra, insieme al direttore di sala del ristorante. (25%)
    25
  • Poiché un convitato sarà un addetto culturale, lasciamo che sia lui a parlare di Teheran. (0%)
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  • Parliamo di Teheran seguendo i convitati nel loro percorso per arrivare al Ristorante. (75%)
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18 Commenti

  • Ciao Francesca,
    ho letto adesso tutti e tre i capitoli del tuo racconto. Mi è piaciuto molto il tuo stile di scrittura scorrevole e chiaro. Bella, la fila di personaggi che hai saputo descrivere con pochi tratti sapienti per renderli interessanti. Ho votato la conversazione col proprietario del ristorante. Seguo il racconto e per ora ti auguro una piacevole serata. alla prossima.

  • Ciao, Francesca.
    Sono passata a rendere la cortesia.
    Sei partita in quarta con un racconto ricco di descrizioni, eventi e personaggi ben caratterizzati. Mi piace lo stile fluido che dà informazioni , senza risultare pesante. Dato che si tratta di un giallo, e siamo al terzo capitolo, forse sarebbe utile inserire qualcosa di più sul fatto criminoso. Almeno, io farei così.
    Per il resto che dire? Seguo e direi di seguire gli invitati verso il ristorante.

    Alla prossima!

  • Buongiorno, sono riuscito a cavarmela tra tutti quei termini sconosciuti; grazie a te è come andare a scuola dove se hai voglia puoi imparare da chi ne sa più.
    Anche se quello che racconti fosse inventato, come parlassi, tu, di Marte, o della Luna sarebbe comunque un assaggio di un mondo tanto diverso dal nostro. Ha ragione Vassilis: quale storia migliore da raccontare?
    Grazie, brava, a presto.?

  • Il tuo modo di scrivere e descrivere è fantastico, mi piace molto e da questo punto di vista questo secondo capitolo non è da meno del primo! Aspettando il terzo capitolo io voto per entrare nel ristorante Armeno!

  • Ciao, meno male che qualcuno ci racconta un poco l’Oriente! Io che scrivo prevalentemente di Roma e addirittura del mio quartiere con te scopro atmosfere inconsuete e stimolanti. Bene così, brava ti seguo.?
    Ho votato Teheran, dignitosa e nobile città.

  • Ciao! Ottimo inizio e come ti è stato già detto strizza l’occhio a Boccaccio e la cosa mi piace molto! Sono proprio curioso di sentire le storie di questi “giovanotti con parecchie decadi alle spalle”! Io voto per Vassilis!

  • Ciao, bevenuta. Ho l privilegio di poterti dire per primo: ecco un nuovo Decamerone, altri lo faranno, lo so. Immagino che stai raccontando di gente vera che conosci. Bene. Bene le storie e il contesto, le figure vive che hai descritte. Buon viaggio, ti seguo. Stai attenta ai piccoli inciampi che capitano a tutti, tipo questo: … …dove fondarono Ermoupoli. Che a fine ‘800 era…
    Ti è scappato il punto, sicuramente in sede di revisione. Ciao alla prossima! ??

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