Symbol – Libro primo – Il regno degli umani

Figlio di nessuno

“…verrà il tempo del terrore,

il Monarca coi suoi figli dominerà su tutta Symbol,

dal segreto nascerà la sua sesta progenie

ed essa porrà termine al regno…”

                                                                                          Vegians, profezie perdute.

La tempesta si abbatteva feroce da quasi due giorni, sopra la città di Dahmar, capitale del regno degli umani. Per molti, era il segno della sventura, che presto si sarebbe abbattuta sopra di loro.

Nella sala del trono, Re Borden, sovrano assoluto del regno, sedeva sul suo trono, spazientito e nervoso.

Dalla cima della torre più alta, le urla di dolore di una donna riempivano l’intero castello e ad ogni suo urlo, seguiva la caduta di un fulmine.

Oltre al Re, nella sala altre 4 figure si potevano vedere semi nascoste dal buio della notte, una di queste si fece avanti, un ragazzo di circa 30 anni, il volto simile a quello del re, ma molto più alto e possente, i pochi abiti che portava, lasciavano ampio spazio alla vista dei suoi muscoli.

«Padre, calmate il vostro animo o finirete per distruggere la città.»

Il re alzò lo sguardo sul figlio, quasi come se volesse fulminarlo.

«Osi dare degli ordini al tuo sovrano?» gridò ferocemente.

Un fulmine entrò della finestra colpendo il pavimento ai piedi del ragazzo, l’esplosione lo fece volare all’indietro di qualche metro, mentre il buco nel pavimento, iniziò a ricomporsi fino a tornare in’alterato.

Bormur, così si chiamava il principe, primogenito del re, si rialzò da terra, poi inginocchiandosi chiede perdono al padre per l’offesa appena recatagli, nel frattempo, le urla della donna erano scomparse.

Un’altra figura si fece vedere, Legon, quinto figlio del re, totalmente diverso dal fratello, vestiva un armatura bianca, come i suoi capelli; il fisico esile ed i lineamenti delicati, potevano ingannare gli altri, facendolo sembrare quasi una ragazza.

«Padre, col vostro permesso, andrei a controllare il motivo di questo silenzio»

Con uno sguardo di disprezzo, lui acconsentì.

Nel frattempo, alle spalle di Legon, una quinta figura, come un ombra, si intravedeva ora nascosta nel buio, una ragazza, il viso identico al fratello, ma per il resto, il suo esatto opposto, armatura e capelli neri come il buio stesso.

«Brava principessina, renditi utile ogni tanto» disse, in tono divertito, schernendo il fratello gemello, più

 Piccolo di lei solo di qualche istante.

Legon fece finta di non sentirla, uscì dalla sala e si diresse verso la torre; dopo circa 15 minuti, irapparve davanti al re, accompagnando un vecchio uomo che teneva tra le braccia una piccola culla di legno con dentro un bimbo appena nato, stranamente silenzioso.

«Padre, la donna è…»

«Che sia pure crepata, voglio sapere del bambino, è marchiato?»

Il vecchio scosse la testa.

«Mio sire, purtroppo vostro figlio è nato senza il marchio, è solo un bimbo normale, mi dispiace.»

Un tuono, forse il più forte che mai si fosse sentito, squarciò il silenzio su tutte le terre di Symbol.

«QUELLO NON E’ MIO FIGLIO! SBARAZZATENE SUBITO!»

Un secondo rombo, forse più potente del precedente, assordò tutti ed illuminò quasi a giorno; il Monarca si alzò dal trono ed attraversò la stanza senza degnare nessuno di uno sguardo ed uscì; i cinque principi, come in un corteo, andarono via, senza salutarsi e guardando il bimbo con disprezzo, come se fosse letame, tutti tranne Legon, il quale si scambiò uno sguardo complice col vecchio.

La tremenda tempesta andò sciamando fin o a far risplendere una candida Luna su nel cielo.

Il vecchio Toma, con in braccio la culla, uscì nella notte, camminò nel fango fino a raggiungere il fiume Louren, poco fuori dalla città; di fermò sulla riva e osservò il neonato che nel silenzio del suo sonno, allungò una mano verso il cielo, mostrando un marchio sul palmo a forma di stella.

Cosa farà il vecchio Toma con il neonato?

  • Lascerà che il fiume consegni il bambino al suo destino, pregando per la sua buona sorte. (47%)
    47
  • Lo darà in affidamento a dei suoi amici affinché lo crescano come se fosse loro figlio. (20%)
    20
  • Scapperà portandolo con se per proteggerlo e crescerlo. (33%)
    33
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42 Commenti

  • Rieccomi, Pietro. Ho votato per l’incontro sfortunato, ci deve essere un incontro sfortunato in questo tipo di storie 😉
    Molto tenero il rapporto tra i due e ben dosato il tono scanzonato del capitolo. Mi è piaciuta molto la previsione mancata, a indicare che il ragazzo è ormai artefice del proprio destino. Ho notato qualche refusino evitabile, ma la lettura è scorrevole e piacevole.
    Ciao, ti auguro un’ottima giornata

  • Ciao Pietro,
    mi aggiungo agli altri lettori di questa storia solo oggi.
    Ho votato per un incontro fortunato.
    Mi piace molto l’idea di introdurre i capitolo con delle citazioni legate al mondo narrato. Belli e interessanti i personaggi introdotti, sia quelli del primo capitolo, che del secondo. interessante anche la magia legata all’acqua e all’uso “naturale” che ne fa Elduin, quasi fosse una estensione del suo corpo. Aspetto il prossimo capitolo.
    Ciao,
    ePP.

  • Ciao Sergio!
    Finalmente sono riuscito a seguirti, e non me ne pento.
    Hai un invidiabile stile narrativo e la sensazione è che tu sia padrone del genere.
    Se mi permetti un consiglio: rileggi una volta in più il tuo scritto per editarlo alla perfezione; in altre parole, non avere fretta di pubblicare, non ci insegue nessuno.
    Per il resto, spero in un incontro fortunato! A presto ?

  • La storia prosegue! 😉
    Ho una confessione da farti: il capitolo è interessante, ma credo sia successo qualcosa durante la fase di scrittura. Ho avuto come l’impressione che non sia stato scritto da te, paragonandolo al capitolo precedente. Questo potrebbe derivare dalla scelta dello stile, ma parlo proprio dell’impostazione che hai dato ad alcune scene.
    Credo ci sia stata troppa formalità nelle descrizioni, che mi hanno presentato il luogo un po’ alla National Geographic. Con questo non intendo dire che siano brutte, solo troppo formali, ma magari è solo una mia impressione!
    C’è il sentimento in quello che volevi raccontare, ma per qualche motivo forse è rimasto intrappolato da una punteggiatura troppo folta (senti chi parla, eh!).

    Voglio farti un esempio di emozione che c’è, ma per qualche motivo sfugge, e vorrei lo paragonassi con quello che c’è nel testo originale:

    [ «Figliolo, prendi anche questo, potrebbe servirti» Mohan gli stava porgendo il suo coltello, compreso del fodero. Era la prima volta che lo staccava dalla sua cintura.

    «Ma…»
    Elduin alzò lo sguardo, Mohan stava sorridendo.

    «Promettimi che un giorno tornerai a trovarmi. Ora vai, corri verso il tuo futuro»

    Elduin conosceva quel sorriso, era forse l’unica persona al mondo ad averlo conosciuto, sapeva che era falso, i suoi occhi erano chiaramente tristi. ]

    (Non ho modificato niente nel testo, se non aggiunto il nome del personaggio. Legando dialoghi e azioni, si può creare più emozione nel lettore. Le pause tendono a distanziare, far riprendere fiato, oppure far pesare determinate frasi dette.)

    Spero di non averti smaronato troppo con questa super pergamena, di esserti stato vagamente utile… e qualche volta sarebbe interessante discuterne di persona! 😉
    Magari organizziamo un incontro con la band di the Incipit 😀

    Alla prossima!

    • Ciao Giuseppe!
      Prima di tutto, si, è tutta farine del mio sacco, non suo ghostwriters, anzi, al massimo l’ho fatto XD ma per altre cose.
      In effetti la descrizione iniziale è molto formale, ma l’ho voluta così di proposito.
      Lo stile è diverso rispetto al primo capitolo anche perché questo l’ho trovato migliore, per questo capitolo, magari il cambio di stile è un errore, può darsi, però ho trovato più semplice scriverlo così.
      I consigli e le correzioni, come ho sempre detto, sono ben accetti, mi aiutano a migliorare, difatti se dai un occhiata ai primi capitoli di Jonathan Burx, credo di aver fatto molti passi in avanti, ed tutto merito dei consigli che ricevo qua dentro da tutti, quindi, grazie mille.
      Discuterne di persona la vedo difficile anche perché sto per partire per Roma; ma se organizzasse una riunione con la gang, parteciperò in videoconferenza molto volentieri 😀

      Grazie ancora ed alla prossima!

  • Ciao Pietro!
    Episodio molto bello, con rivelazione finale! Il rapporto tra “padre“ e “figlio“ è reso con tenerezza e senso dell’ineluttabile, con il giovane che “deve“ affrontare il suo viaggio. Complimenti per tutto. Ti segnalo una espressione che vedo più adatta per il parlato che per lo scritto: quando alludi all’età dei Mohan e scrivi che dimostrava massimo 50 anni. Sulla pagina vedrei meglio “non più di“. In realtà bazzecole.
    Ciao e bravo!

  • Ciao Pietro, progressi e qualche piccolo inciampo (accenti e refusi tutti correggibili con una rilettura attenta che vedrai col tempo diverrà sempre più agevole).
    Invece io vorrei accennare a quel sorriso “falso” che sembra un’accezione negativa ma invece non lo è, potevi forse dire “forzato” anziché “falso”.
    Ho votato “arriverà a D…” Bravo, ciao ?

  • Ciao, Pietro.
    Noto un certo miglioramento nella scrittura, stai facendo pratica? Bravo. Mi è piaciuto l’ambiente intorno alla storia, hai descritto bene e senza elencare, segno che i consigli li ascolti e li metti pratica, molto intelligente.
    Ti segnalo, giusto per non perdere l’abitudine, qualche refuso:
    corse VERO il laghetto,
    compreso DI IL fodero. (Mi ricorda la parlata Toscana, ma non credo sia corretto in italiano, ma potrei sbagliare).

    Poi una cosa che fai spesso e che spesso faccio anche io senza rendermene conto:
    “Come per chiamarli a sé” COME si può anche omettere, di fatto li sta chiamando a sé (sé con l’accento).

    L’ultima cosa, che a me pare strana, ma magari è normale nel mondo degli elfi: la cascata piccola, ma alta 30 metri. Trenta metri non sono pochi… ?

    Basta, non ti tedio più. Ancora complimenti e alla prossima!

    • Non ce la posso fare ?
      L’ho anche riletto 2 volte a voce alta, ma niente, qualcosa mi sfugge sempre.
      La “pratica” la sto facendo qua, se vedi miglioramenti è solo grazie a te e tutti gli altri utenti che mi fanno notare gli errori e mi danno consigli.
      Una cascata alta 30 metri, non è poi tanto alta; poi sai come sono gli elfi, fragili e leggeri, potrebbero lanciarsi da altezze ben piu alte tranquillamente, no? 😀
      Grazi come sempre di tutto e al prossimo capitolo!

  • Ciao Pietro!
    Ben rientrato con una storia torva e minacciosa come la tempesta dell’episodio. Tinte cupe, come cupo appare il capostipite della famiglia: interessante e da seguire. Su alcuni refusi vedo che Keziarica ha già detto tutto. Vai così!
    Ciao!
    PS voto per il fiume che si coccola il bimbo

  • Tri-eccomi, Pietro. Io penso che lo lascerà al fiume, in fondo il vecchio è un fedele servitore di un re piuttosto sanguinario, no?
    Un incipit con tutti gli elementi classici del fantasy: magia, poteri assoluti, il Male manifesto e il Bene che per il momento si può solo intravvedere.
    Quando scrivo, cerco sempre di pormi nella condizione di “testimone” della scena che sto scrivendo. Questo implica che scrivo ciò che io, o i protagonisti della scena, possiamo vedere, o sentire, o annusare 😀
    E’ una declinazione del famoso “show don’t tell”, e sorvoliamo sul fatto che una regola di scrittura creativa venga riportata in una lingua non nostra 😀
    Perché ti scrivo una cosa che certamente già sai? Per questa frase, soprattutto:
    “Bormur, così si chiamava il principe, primogenito del re”
    Ora, è del tutto pacifico che qualche volta occorra “raccontare”, piuttosto che “mostrare”, soprattutto in un racconto relativamente breve come questi su TI. Però, nello specifico, ho trovato la frase un po’ maldestra, perché appunto “racconta” anche quando non è necessario o forse controproducente (almeno in termini di caratteri spesi 😀 ). Ad esempio così:
    “Osi dare degli ordini al tuo sovrano, Bomur?”
    […]
    Bomur era il primogenito del re…
    Poi, inutile sottolinearlo, sono anche opinioni e gusti personali, quindi prendi il mio (prolisso) commento per quello che è: la condivisione di una riflessione 😉
    Ciao, ti auguro ottimi giorni

    • Abbiamo un grosso problema, dobbiamo smetterla di commentarci sempre con questi post oblunghi, va bene? Scherzo, ovviamente.
      In effetti, come l’hai scritta tu da un aria piu elegante, meno, insaccato diciamo.
      D’altra parte, come dico sempre, sono qua per migliorare, quindi, questi consigli sono piu che ben venuti (nella speranza di non rifarli come un pirla), quindi, grazie mille!
      A sto punto, al prossimo capitolo!

  • Ciao, il vecchio lo lascerà andare? Non credo, i miracoli come quello di Mosè o dei gemelli Romolo e Remo non accadono spesso. Comunque vada bentornato, hai fatto un salto temporale e spaziale notevole, vediamo cosa scoprirai. Buon lavoro.?

  • Ciao Pietro, ben tornato sulla Terra. Spero che il viaggio a ritroso ne tempo ti porti fortuna. Non dico niente dei refusi, tanto già lo sai. Dico che ogni volta che nasce una nuova storia si deve festeggiare: auguri dunque alla neonata e in quanto al neonato vorrei che lo affidasse agli amici, almeno potrà rivederlo. ? ciao

  • Ciao, Pietro.
    Eccoti con un nuovo racconto. Molto interessante l’inizio, con questo monarca dispotico e crudele. Hai reso bene l’idea e sono riuscita a “vedere” quel che leggevo. Mi pare che tu abbia avuto un po’ troppa fretta di pubblicare: ci sono diversi refusi nel testo, errori di battitura, che si sarebbero potuti evitare con una rilettura 🙂 il più evidente:” in’alterato”, quello più sfuggevole: “di fermò”…
    Il mio consiglio è sempre quello di leggere ad alta voce (e non viene da me questa cosa, lo consigliano tutti) quel che si è scritto, se vuoi puoi farlo leggere al pc, se hai un Mac tanto meglio, l’assistente vocale è migliore. Io lo faccio sempre, mi aiuta a scovare gli errori, non tutti, ma qualcosa sì.
    Voto l’abbandono al fiume, come accadde a Mosè e chissà che, come lui, non venga trovato e strappato alla morte.

    Alla prossima!

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