La rocca degli spiriti

Fino alla fine

Quella mattina la nebbia abbracciava Rocca del cardo con malinconia. Il sole non era ancora sorto e nell’aria umida si poteva percepire l’odore del cambiamento. Il Capitano uscì dalla torre in silenzio, lasciando che tutti, chi nella propria branda, chi tra i tavoli della sala comune, restassero nei propri sogni. Chissà quando avrebbero potuto avere nuovamente un simile lusso. I passi dell’uomo superarono velocemente il cortile, aggirarono la stalla ed affrontarono l’ultimo tratto di collina. Lì l’aria si fece ancora più pungente ma l’apprezzò, rendeva più facile pensare.
   La tomba di Yari era piccola e se ne sorprese. Alla resa dei conti, ogni mortale, spogliato di tutto, si rivela essere ingenuamente esile e ridicolmente insignificante.
   Una figura alta ed ammantata, con la cappa che veniva sollecitata dal vento e il volto in ombra, osservava il cumulo di terra in silenzio. Il mantello bagnato dalla gelida rugiada suggerì al Capitano che era da molto, se non da tutta la notte, che aveva vegliato sulla tomba. Forse uno degli uomini di Orkhan che gli era sfuggito?
– Avvicinati giovane Capitano. – Disse la figura e lo spirito comprese chi fosse, perché egli poteva rivelarsi a lui in molte forme, ma quella voce non sarebbe mai mutata. E per quanto sfuggente e leggermente intimorente, il Capitano aveva sempre apprezzato la sua compagnia.
– Perché vieni a rimuginare nel passato? – Chiese il demone e lo guardò, nell’oscurità di quel cappuccio i grandi occhi gialli brillavano come astri. Poi scomparse e alla cintola del Capitano apparve un kriss nero e intarsiato d’oro. Io sarò con te, fino alla fine.

   Intuendo che qualcuno gli avesse rivolto la parola, Ikrhim alzò il capo verso la carovana. I cavalcasabbia, carichi di provviste e abbastanza armi per un buon assedio, si muovevano lentamente verso nord. Verso la lontana Azha.
– Sembra complesso. – Commentò uno dei guerrieri accanto al principe della tribù indicando il libro trattenuto nelle mani. Un libro piccolo, sciupato e ridicolmente anonimo.
– È scritto nel dialetto azhano di Castelbianco, una loro regione più a nord. – Spiegò il ragazzo girando una pagina spiegazzata.
– Dove lo avete trovato? – Chiese il guerriero sempre più incuriosito. Tra i Brhamas tutto veniva ancora ricordato oralmente.
– Uno dei mercanti settentrionali me lo ha venduto… per il valore che ha chiesto, doveva ben sapere quanto apprezzi tali tesori. – Commentò Ikrhim mentre passava il dito su una parola, Signore della rocca.
– Un tesoro quello? Sembra un diario. – Fece notare il guerriero.
– E da quando l’annotazione di un ricordo non equivale ad un estimabile tesoro? Cosa saremmo noi senza le persone che ci ricordano? – Lo pungolò il principe. – Questo umile orco… Barghur, chiamato Dom… – Disse e assaporò bene quel nome, quel nome che aveva già udito in un altro racconto antecedente di cinquecento anni. – Ha riportato fedelmente gli eventi successi nella rocca in cui ha servito. –
– Un orco istruito… curioso… – Notò il guerriero. – E chi è stato il suo padrone? Magari proprio la Regina Rossa? – Chiese, perché se fosse stato così forse in quel diario ci sarebbe stata la chiave per vincere il massacro che stavano per andare a compiere.
– Oh no… – Disse dolcemente Ikrhim nascondendo il diario tra le vesti come avrebbe fatto con un bene inestimabile. – Qualcuno straordinariamente più prezioso. Qualcuno che stavo cercando da una vita intera. – Xharo, ultimo discendente del Eterno Azhay, demone di Rocca del cardo, finalmente ti ho trovato!

RINGRAZIAMENTI
Ragazzi, grazie mille! Siete fantastici, perché come sempre: senza di voi, tutto questo non sarebbe stato possibile. Tutto questo sarebbe rimasto in un piccolo computer, non avrebbe mai avuto un’anima. E solo grazie a voi tutto ciò si è compiuto in questo modo. È un mondo assai piccolo, eppure m’appaga tantissimo. E senza voi, questo mondo non avrebbe voce.

Come sempre, grazie: anna genna, ePP, fenderman, Minollo, Ottaviano, Red Dragon, ViolaLongo