La rocca degli spiriti

Colei che segue lo spirito

   Come in ogni inizio, c’era solo caos e spiriti elementali. Poi una sacerdotessa sigillò gli spiriti e portò ordine e pace. Ma la Grande valle pullulava ancora di barbariche tribù di orchi, goblin ed umani. Quand’ecco che sul Sacro altare nacque l’Eterno Azhay e divenne la divinità degli umani del fiume. Costruì le fondamenta di Azha e la governò per vent’anni. Lasciò il trono ai suoi consiglieri, e i suoi consiglieri elessero la sua sposa, la ninfa N’kae come nuova regina e Signora del fiume. La Sposa del cielo sacrificò a se stessa i quarantanove figli divini lasciati sulla terra dal suo celeste sposo, e conquistò il titolo di Regina Rossa e la maledizione dell’Eternità. Ma assetata di potere, o come alcuni osano sussurrare, terrorizzata da un’ombra, la Signora del fiume volle di più. Con magie antiche strappò il sigillo e gli Spiriti elementali tornarono a vagare sulla terra.
   La sacerdotessa Khyanna sorrise dolcemente all’orco.
– Ti ringrazio Grhom per questa storia. – Disse mentre sistemava meglio la trapunta sul ventre gonfio e gravido. – Anche il piccolo è sempre contento di ascoltare la tua voce. Ma dimmi, come fai a sapere queste cose? – Chiese curiosa. Gli piaceva la presenza calma e calda di quel possente orco ventenne. Le piaceva come quelle grandi e calde mani, create per frantumare crani, si posavano dolcemente sulla sua pancia. E quella voce tipica degli orchi, bassa e vibrante, riusciva ogni volta a scacciare qualsiasi paura.
– Capitano Yari racconta storie a Dhom bambino. Dhom racconta a Grhom e fratelli. Ora Grhom racconta a bella sacerdotessa. Bella sacerdotessa racconta a suo bambino, si? E bambino racconta storia che bella sacerdotessa, che Grhom, che Dhom, che capitano Yari sanno. –
   Kyhanna sorrise e lo sguardo gli cadde sulla stanza a lei assegnata, il disordinato ufficio del capitano. Da quando era giunta a Rocca del cardo insieme allo spirito del fuoco Nemsess, aveva passato il tempo lì dentro. Un tempo che era trascorso relativamente veloce grazie alla compagnia della sua amica pantera e di quel curioso orco, per quanto Nemsess le avesse proibito più volte di farlo entrare. Tieniti lontana da ogni mortale. Perché da te vogliono solo una cosa, e se glielo permetterai l’otterranno, anche con la forza se sarà necessario. Aveva spesso tentato di metterla in guardia. Ma la donna, con l’illusione di avere tutto sotto controllo, non aveva badato a quelle parole. Quando tuttavia Grhom si occupava del giovane cavallo del capitano, e lo spirito del fuoco alimentava la nuova fucina, il tempo pareva non passare mai. Per occuparlo aveva tentato più volte di riordinare il caos che la circondava, per quanto essendo analfabeta come tutti gli abitanti della valle, non avesse idea di come disporre quella montagna di libri, pergamene e mappe tra gli scaffali. Allora aveva tentato di occuparsi dell’altra ingombrante presenza in quella stanza, il più grande e disorganizzato assortimento di oggetti quotidiani che la sacerdotessa avesse mai visto. Forchette, vasellame, stoffe, pigmenti, dadi, chiavi, tappi di bottiglie, cinghie, candele, rasoi, pipe, bambole di stoffa e molto altro ancora era distribuito alla rinfusa su ogni mensola, su ogni asse del pavimento, sotto il tavolo e perfino attorno al suo giaciglio. Ma anche in quel caso, a parte perdersi in lontani ricordi se trovava un oggetto che gli suscitava vecchie sensazioni, non sapeva in che modo dominare quel caos. Se non conoscessi il capitano Yari, direi che questa è la tipica tana di uno spirito elementale. Aveva commentato Nemsess qualche giorno dopo il loro arrivo alla rocca. Ci contraddistinguono il caos e una notevole curiosità verso la vita umana.
   Ascoltando i suoni dei guerrieri intenti ad allenarsi nel nuovo campo d’addestramento, ripensò a quelle parole ed in quel momento la porta si aprì. Il capitano Yari era l’unico che non bussava per entrare nel proprio ufficio, ma oltre agli orchi domestici, era anche l’unico mortale che osava oltrepassare quella soglia. Tutti gli altri guerrieri invece, erano stati abbastanza intimiditi dallo spirito del fuoco da starne alla larga. Come ogni volta, anche in quell’occasione parve sorpreso di vedere la sacerdotessa nel suo studio. Come se la percezione dello scorrere del tempo gli fosse completamente estranea, ed avvenimenti lontani e recenti si amalgamassero in un grigiore indefinito.
   È ancora qui? Si chiese mentre posava sopra una pila di libri la sua ultima conquista, un usurato bracciale da preghiera. Mi chiedo se il padre di quel bambino… sia un orco. Pensò osservando come lasciasse che Grhom le stesse tanto vicino. Perfino i suoi guerrieri non apprezzavano la presenza dei domestici. Ma no, non poteva essere. Nemsess non si sarebbe mai portata con se una zavorra simile. Aveva anche un’altra risposta al riguardo, ma la trovava così assurda che se la teneva per sé.
   – Accademia chiama al dovere? – Chiese Grhom notando la missiva nella mano del capitano.

 Loading ...