La rocca degli spiriti

Osservare il futuro

   Mentre Nemsess teneva a terra la coda ribelle, guardava con occhi intransigenti il Capitano. Ci fu silenzio, un assenza di suono in cui entrambi si osservarono nel profondo. Vieni con me, spirito del vento. Le ordinò la pantera e lui capì, e ubbidì.
   Staccarsi dal proprio corpo fisico era qualcosa che non apprezzava fare. In quel modo solo poche persone dotate di una vista eccezionale avrebbero potuto percepirlo, ma in compenso egli avvertiva il mondo come una forza magnetica. Non era facile muoversi nel piano etereo perché per quanto si era privi dei dogmi fisici, ogni cosa diventava incommensurabilmente attraente. Se non avesse fatto attenzione, avrebbe finito nel perdersi tra le raffinate finiture di bronzo di una cassapanca, o peggio. Avrebbe potuto possedere indesideratamente il corpo di qualcuno. In oltre anche il proprio corpo, quello che aveva appena lasciato, non sarebbe sopravvissuto a lungo senza di lui. Era facile perdersi nel mondo etereo, e lo spirito del vento lo sapeva più di chiunque altro.
   Nemsess lo guidò fuori dalla stanza come una calda presenza sempre costante. Averla davanti a se, così ingenuamente indifesa, gli suscitò per un secondo il pensiero che divorarla sarebbe stato estremamente facile. Nel piano etereo non si era guidati dalla mente, ma dall’istinto, e solo entità ben allenate potevano salvarsi dai propri impulsi. Evidentemente Nemsess usava quotidianamente tale piano. Tuttavia, se lo spirito del vento riuscì a contenersi non fu grazie all’amicizia che nutriva nei suoi confronti. Nel piano etereo simili invenzioni mortali non avevano alcun valore. No, se tutto ciò poteva succedere in armonia, era solo grazie all’incontenibile curiosità che da sempre aveva dominato i suoi più bassi istinti. E rendendosene conto, comprese anche che Nemsess lo aveva appena messo alla prova, e lui l’aveva superata.
   Venne guidato fino agli alloggi delle guardie, e lì Nemsess gli mostrò come un gruppo di naga si stesse intrattenendo. Una lunga pipa da cui usciva un fumo dal sapore di cannella, veniva passata di mano in mano, di bocca in bocca. Tra loro c’era anche un umano, che già inebriato dall’oppiaceo, stava lentamente scivolando in un sonno pieno di visioni. Lasciarono la stanza e si ritrovarono nei sotterranei, in un’unta cucina. Il mezzo spirito si stava premendo un dito sulle labbra mentre, con fare furbo, porgeva al figlio di Orkhan, e a due giovani naga apprendisti, qualcosa di succulento da sgranocchiare. Passarono oltre e nella sala comune trovarono un naga maturo, dalle squame nere e rosse, un meticcio, intento a medicare il moncherino rimasto della coda di uno dei suoi compagni. Il guerriero non riusciva a smettere di esprimersi con rabbia in una lingua straniera, e davanti a quella scena, Nemsess si soffermò più a lungo del dovuto. Quando lasciarono la sala si ritrovarono nel granaio sopra la stalla, dimora di Grhom, figlio di Dom. E tra la paglia l’orco stava esprimendo tutta la sua passione nella bocca della sacerdotessa Khyanna. E davanti a quella scena, fu lo spirito del vento a soffermarsi più a lungo del dovuto.
   Raggiunsero l’esterno poco più tardi, attirati da quel rumore che per tutto il viaggio li aveva accompagnati. Rumore di percosse, di urla d’incoraggiamento, di bestemmie, di corpi che si rovesciavano nel fango. Perché nel cortile di Rocca del cardo, privati dell’armatura e ricoperti di melma, Yin Hjali e Orkhan, figlio di Sarkhan, si stavano affrontando con poderosi manrovesci. In palio la nomina a sergente dei Cacciatori di spiriti della valle, di sottoufficiale del Capitano. Il suo braccio destro.
   Rapidi come uno schiocco di dita, sia Nemsess che il Capitano si ritrovarono nuovamente nei loro corpi. Tornare a respirare era una sensazione straziante e allo stesso tempo inebriante.
   Hai visto? Chiese Nemsess con voce dura. L’uomo annuì pensieroso. Ti stai impantanando con un branco di rozzi e volgari blasfemi. Questo non si addice a ciò che potresti ambire, a ciò che potresti diventare! Disse avvicinandosi. Insieme… pensa cosa potremmo essere… pensa a cosa potremmo raggiungere! La Regina rossa verrebbe schiacciata dal nostro potere, non importa quanto sangue divino lei abbia bevuto, non importa quanti spiriti lei abbia divorato! Insieme… potremmo diventare i nuovi Dei di Azha!

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