L’ULTIMA ORA
Toc, toc.
Sì, dico a te, proprio a te.
Toc, toc.
E dai, piantala, non ti sto rovinando lo schermo. Due buffettini e t’inalberi come un armadillo con la scarlattina. Permaloso.
Ah, non mi sono ancora presentato, hai ragione. Come mi chiamo?
Piacere, Alvise, Alvise Zorzi Gradenigo. E anche se il mio fisico scultoreo può ingannare, ho appena tagliato il traguardo dei cinquanta.
Sono nato e cresciuto nel cuore delle calli lagunari e ci tengo a rimarcarlo, sono un veneziano doc con tanto di pedigree. Sì, nonostante tutti i miei difetti, sono una specie di tenero panda da tutelare e amare.
Be’, ecco… forse mi sono soffermato un po’ troppo sulla seconda parte del concetto e nel trascorrere degli anni mi sono lasciato amare da innumerevoli donne. E naturalmente odiare da altrettanti uomini, finché qualcuno non ha perso la pazienza e zac.
Ebbene sì, alla dicitura segni particolari posso scrivere a tutti gli effetti “morto”. Esatto, ora come ora arricchisco le nutrite fila dei cari estinti e ho bisogno del tuo aiuto per passare oltre, sempre che esista un oltre dopo la morte.
Accidenti, che fai ancora lì? Sembri uno di quei citrulli moderni sempre impalati davanti allo schermo. Su, su, forza. Non c’è più tempo!
Qualcuno deve ritrovare ciò che rimane di me al più presto, ancora un mese e mi trasformerò in un mucchietto di gelatina putrefatta.
Come dici? Chi è stato a ridurmi così? Ahimè, lo ignoro… ma di una cosa sono certo, è stata una donna. Mannaggia, lo so che è assurdo, ma non scorderò mai il suo dolce profumo, lo riconoscerei tra mille. Naturalmente se avessi ancora un naso.
E va bene, cercherò di far chiarezza sulla questione, partendo dall’inizio. Quel giorno le cose sono andate pressappoco così…
*
Erano le quattro di una mattina davvero fredda, e il fatto che ci trovassimo a un tiro di schioppo dall’anno nuovo, be’… di certo non aiutava. Io ero immobile al limitare di Fondamente Nove, una statua di ghiaccio con vista suggestiva su Sacca della Misericordia.
Tirava un vento frizzantino da scorticarti la pelle… e pure il cervello. Durante la notte, in effetti, la temperatura era scesa sotto lo zero, ma nulla di strano.
Io lo stavo aspettando da diversi minuti, ma del mio informatore misterioso nessuna traccia. Ero nervoso, eccitato, infiammato dalla meravigliosa sensazione di stringere il mondo tra le dita. E lei sarebbe stata finalmente fiera di me, perché…
Grazie a quel gran figlio di puttana che tardava ad arrivare, avrei squarciato il velo sulla più grande truffa del secolo, dando un senso alla mia vita e all’intera carriera di giornalista.
Per non morire congelato, a un certo punto avevo cominciato a camminare avanti e indietro per la riva, in poche parole? Un leone in gabbia.
Intorno a me il buio e il silenzio, di fronte la sagoma scura del cimitero, e a pelo d’acqua una nebbiolina spettrale. Uno strato d’ovatta fredda e lattiginosa che sarebbe diventata troppo presto la mia compagna di vita, ma questo ancora non potevo saperlo. In quel momento, per me, era solo la solita coreografia malinconia di fine dicembre.
Sorpreso da un rumore impercettibile, mi ero bloccato pensieroso, guardandomi intorno furtivo. Nulla, non c’era nulla di cui preoccuparsi. Così mi lasciai andare e ammirai per un attimo il panorama, stupendomi ancora una volta dell’amore che provavo per la mia città, l’unica donna che non mi avesse mai abbandonato.
In quel preciso istante l’orizzonte fu solcato da una prima striscia di luce aranciata. Era l’avanguardia dell’alba o vista l’ora antidiluviana, solo il riflesso delle luci abbacinanti del Marco Polo?
Sospirando infreddolito, mi strinsi nel cappotto, inveendo contro l’informatore che tardava ad arrivare. Poi inspirai a fondo e zac, qualcuno tolse la luce dai miei occhi.
Non ricordo altro di quell’attimo maledetto o dei minuti successivi, tranne quel delizioso profumo di gelsomino.
Chi è stato ad accopparmi, e come c’è riuscita? Non lo so.
Un colpo di pistola?
Una coltellata?
Una botta in testa?
Boh, so solo che a un certo punto qualcuno ha rinchiuso il mio cadavere in un baule e plop, giù in acqua. Dove mi hanno inabissato? In Sacca della Misericordia, nel Canale della Giudecca, al Tronchetto o in un punto sperduto della laguna?
Qui dentro è tutto buio, però riesco ancora a intravvedere una cosa attraverso il buco della serratura… sì, il cielo. A volte è così azzurro e abbacinante da lasciarmi senza fiato. Altre volte, invece, è grigio e minaccioso, carico di rabbia e imbronciato come un’amante insoddisfatta.
E dai, fermati per un attimo. Alza gli occhi, guarda fuori dalla finestra, goditi lo spettacolo del tuo cielo. Lui è sempre lì, per te. Solcato da soffici nuvole di panna, squassato dal temporale, punteggiato da meravigliose stelle.
E ora pensa a me, vorrei solo una cosa dalla vita, raggiungere quel cielo. Aiutami, aiutami a trovare il mio omicida, è l’unica persona a conoscere la verità.
Ho dei sospetti in proposito? Sì, più di uno, cominciando da…
Da quale donna?
- La stalker solitaria (60%)
- L’ape regina (20%)
- L’agente che indaga sulla mia scomparsa (20%)

02/04/2022 at 11:21
Complimenti, bella navigazione. Un racconto dal tono solare e spigliato che coinvolge e regala begli scorci del vivere Venezia (una città protagonista più che scenario adesivo). Il dialetto – che in effetti è lingua – poi aggiunge sapore e sonorità tipiche. La categoria del giallo alla fine ci sta, visto che si tratta comunque di un’indagine benché sui generis. Spero Alvise ritorni, magari seguendo altre piste tra calli e ricordi.
02/04/2022 at 12:14
Ciao, grazie!!! Nella prossima storia Alvise non ci sarà, ma per il futuro potrà riservare qualche sorpresa. Per il nuovo racconto, però, ci sarà un po’ da attendere, devo prima risolvere una piccola seccatura nella vita reale.
Ci vediamo da te, buon fine settimana!!!
27/02/2022 at 11:03
Ciao Isabella!
Evviva tutti, compreso chi non sembrava lo fosse! Episodio che non dimentica nulla e nessuno, tutti sul palcoscenico a prendersi l’applauso, per ultimo il Casanova redivivo. Bello, bello, in rima sbaciucchiata, leggero e non superficiale, pieno di proverbi che se li sottovaluti, poi non capisci come vanno le cose tra gli umani. Mi segno, tra le altre cose “anca se se storsa (prende una brutta piega), val sempre na bea borsa”; una divertente immersione in un dialetto che certo non è tra i più cinematografati. Bravissima!
Colgo l’occasione per dire che, pur capendo la necessità di chiarire certi punti a beneficio del lettore, la lettura fila ancora meglio senza le piccole traduzioni: secondo me dovrebbe essere il lettore a cercarsi la soluzione, che spesso comunque si può capire.
Che dire? Viva viva l’amore, quello vero, che trionfa a Venezia quando tutto sembrava perduto.
Bellissimo dalla prima alla decima, complimenti e allora alla prossima.
Ciao buona domenica!
27/02/2022 at 12:39
Ciao, grazie!!! Lo so, non sai quanto ci ho riflettuto sul dialetto. Se si fosse trattato di un libro non avrei avuto dubbi e non avrei messo traduzioni, magari la prossima volta metto le traduzioni a fine pagina, scegliendo una via di mezzo!!!
Come direbbe Alise: «Per il resto viva la vita e viva l’amore, che tanto ci penserà la Quaresima a rendermi migliore.» Buona domenica, alla prossima
27/02/2022 at 08:55
Ciao, Isabella.
E chi se lo aspettava… ci hai gabbati tutti 😉
Davvero divertente e sicuramente molto spumeggiante! A parte gli scherzi (meglio che lasci perdere perché ignorante come sono, con le rime, rischio figuracce), davvero originale, mi ha divertito e lasciato con una sensazione di leggerezza che ora serve proprio! La chiusa con il saluto di tutti i personaggi, tutti vivi per fortuna, compresa la pantegana, è una gran trovata… ma tutto nel tuo racconto è interessante e spero tanto di poter leggere presto un’altra tua storia.
Buona domenica e alla prossima!
27/02/2022 at 12:39
Ciao, grazie!!! Ti devo confessare una cosa: all’inizio non pensavo di finire così, ma poi una sera, passeggiando, mi è venuta la folgorazione. In fin dei conti l’Alvise è uno fuori dagli schemi, perché imbrigliarlo nel finale? Buona domenica anche a te, alla prossima
27/02/2022 at 00:03
Brava Isabella, coriandoli e maschere come è giusto che sia, il carnevale di Venezia va a incominciare e la rima è la festa, è la risata, la bevuta, e una folle corsa a testa bassa in mezzo alla folla. Finale inaspettato ma appropiato e gradito, questo sicuro.. Ciao Grazie per la tua bella storia.
27/02/2022 at 12:38
Ciao, grazie!!! Con il finale ho cercato di rispecchiare ed essere fedele il più possibile alla figura dell’Alvise. Non credo riuscirò a uguagliare questa storia, perché non credo riuscirò a divertirmi così tanto a scriverne un’altra, mii sono proprio lasciata andare!!! Buona domenica, alla prossima
26/02/2022 at 21:07
Capitolo 10)
Non è stato semplice starti dietro 😀
Mi hai piacevolmente sorpreso con questo ultimo capitolo tutto in rima. Divertente, spensierato ma mai banale. Ci sono delle belle frasi e degli ottimi spunti di riflessione, in tutta la storia. Complimenti per averla portata a termine!
Ho distrutto, come al solito, il dialetto. So che hanno appeso una mia foto un po’ ovunque per la città, e ora sono considerato “nemico giurato”! 😛
Trovi la lettura dell’ultimo capitolo sempre su Youtube:
https://youtu.be/mhHfLAyGGu8
Alla prossima storia!
27/02/2022 at 12:37
Ciao, grazie!!! Be’, finché non finisce il carnevale, puoi girare per le calli in maschera e poi con la mascherina, così nessuno ti riconosce!!! Altrimenti ti posso consigliare qualche “calle sconta”. Buona domenica, alla prossima
26/02/2022 at 18:49
Non mi sarei mai aspettata un finale in versi.
Nè che per tutto questo tempo avessimo pianto un vivo.
Bravissima, ultrastrafantastica. Si può dire? Ma sì te lo meriti.
Alla prossima storia. Ciao, Isabella.
27/02/2022 at 12:37
Ciao, grazie!!! Non voglio dirlo, ma è tutta “colpa” dell’Alvise. Più si andava avanti, più strampalato diventava, e così ho pensato: perché non finire nell’assurdo? Mi sono davvero divertita!!! Buona domenica, alla prossima
26/02/2022 at 14:21
Bel finale, inaspettato, da vero giallo, anche se surreale. Piaciuto questo capitolo, danzato su rime ed assonanze. Brava…
27/02/2022 at 12:37
Ciao, grazie!!! In fin dei conti la storia è stata surreale fin dall’inizio, così ho deciso di concluderla con il botto, in fin dei conti viva la follia!!! Buona domenica, alla prossima
15/02/2022 at 09:54
Fantastico, Isabella.
spettacolo da applausi a scena aperta! Mi piace molto come stai concludendo la storia, la baruffa con morsi, urla, copulanti canini e gatti parrucchini è da Oscar 😀 Mi sono divertita tantissimo sia nel leggere che nell’ascoltare.
Il fatto è che, come Minollo (e altri che si cimentano nello humor – genere tutt’altro che semplice-), per scrivere e far ridere bisogna avere una certa cultura, saperne insomma. Brava, ancora una volta hai fatto centro. Aspetto il finale pronta per un po’ di ambiguità.
Alla prossima!
15/02/2022 at 13:19
Ciao, grazie di cuore!!! In effetti, diciamo che per far almeno sorridere, bisogna “contaminare” un po’ la cultura. E quando si tratta del mix Alvise-animali, mi viene da pensare a Willy il coyote, al maestro Goldoni e alla leggerezza di un’operetta… Alla prossima
14/02/2022 at 16:18
Capitolo 9)
Capitolo super spassoso e pieno di dettagli, intrecci e casini vari. Mi ha divertito sino a stendermi! 😀
Come di consueto, ho creato un nuovo dialetto; andrò in giro a insegnarlo alla gente, creando un movimento che, dopo anni di persecuzioni, riuscirà infine ad affermarsi come lingua in tutta l’Italia. Ok, basta con le cavolate.
A questo punto aspetto l’ultimo capitolo per scoprire l’assassino!
Oppure indovinarlo? 😛
Vediamo se si tratta del mio sospettato!
Trovi il capitolo sempre su Youtube;
https://youtu.be/VouMMqkNUCU
Alla prossima!
15/02/2022 at 13:19
Ciao!!! Visto che sotto sotto sono una guerrafondaia, sarò la prima iscritta al corso di neo-veneziano!!! Per l’ultimo capitolo sto pensando su come finirlo all’alvisiana… spero di sorprendere tutti, in un modo o nell’altro!!!
12/02/2022 at 18:54
Ciao Isabella!
La dignità che riesce ad esprimere Back nei suoi ripetuti balzi da una parte all’altra della scena ne fa il protagonista più serio in questa baruffa piena di saltimbanchi indifferenti al senso del ridicolo. La tetta esplosa doveva essere una ottava per agire da propellente in quel modo ?.
Bravissima, una scena da commedia all’italiana, con omaggio ovviamente a Goldoni, l’Alvise pesce in barile potrebbe essere un Ugo Tognazzi morto ma sorridente sotto i baffi.
“L’aria era diventata spessa, carica di anticipazione” bella frase, con il riferimento al tuono poco dopo. Scelgo l’ambiguità, mi chiedo cosa possa esserci dietro.
Ciao a presto!
13/02/2022 at 12:17
Ciao, grazie!!! Mettiamola così: finché si tratta di fantasia, esageriamo, un sorriso non lo si nega mai a nessuno. Alla prossima e buona domenica.
12/02/2022 at 09:52
Follia, all’unanimità!
Tanto ci siamo già alla follia. Bravissima, una scena da film, più che leggerla me la sono vista. con gran divertimento. Aspetto il gran finale. A presto, Isabella, e buon fine settimana.
12/02/2022 at 13:10
Ciao, grazie, si fa quello che si può!!! Spero solo di non inciampare sul finale, non vorrei fare la fine dell’angelica Brooke!!! Ti auguro un sereno e assolato weekend.
11/02/2022 at 15:57
…follia, ovviamente.
Una follia già cominciata con questo cap. A tutta birra davvero ma più frizzante ancora (tipo prosecco).
Congratulazioni per la carica che ti ritrovi, una iniezione di fresco buonumore. Ciao carissima, stammi bene!??
12/02/2022 at 13:10
Ciao, un briciolo di follia nella vita fa sempre bene, altrimenti sai che noia!!! Ti auguro di passare un magnifico weekend con sole e tanta allegria!!!
11/02/2022 at 14:27
bel capitolo, molto godibile…punto anch’io sulla follia. Ciaociao
12/02/2022 at 13:11
Ciao, grazie. Credo che ormai sarà difficile sorprendervi, ma ci proverò con un pizzico di Alviso-follia. Buon fine settimana