Il futuro è delle donne 6

Dove eravamo rimasti?

Credi anche tu che non ci siano prove storiche dell'esistenza di Gesù Cristo? non lo so (100%)

Non esiste una strada verso la felicità. La felicità è la strada (Confucio)

Quando appare una luna così luminosa e tanto grande da gareggiare col sole restiamo in una silenziosa ammirazione.

«Quindi voi auspicate l’uomo planetario post cristiano?» chiede Alain e loro rispondono coralmente con forza «Post religioso.»

Riflettendo su questa sentenza penso che l’intendo di Gesù non era di aggiungere una nuova religione a quelle esistenti, ma, al contrario, abbattere tutte le barriere che ci impediscono di essere un’amorevole unica famiglia planetaria considerandoci tutti sorelle e fratelli.

Dagmar mi osserva a lungo cercando di capire dagli occhi quello che le parole non sanno dire.

«Andiamo a bere il caffè.» dicono i ragazzi alzandosi in piedi.

«Lasciateci vestire, facciamo in un attimo.»

Resto incantato ad ammirare i gesti agili e precisi con cui le ragazze si rimettono i vestiti.

Camminando in quella seducente notte lunare ci prendono le mani invitandoci a battere allegramente il passo militaresco mentre il gran disco piove la magnifica luce argentata sulle lastre rocciose del selciato.

Dopo il caffè in piazza i fratelli ci invitano ad una birra nel bar sulla banchina del porto.

Passando davanti ad una vecchia goletta in legno vediamo scendere un topo dalla cima d’ormeggio e Dagmar dice «Brutto segno, i topi hanno la capacità di presagire naufragi.»

«Vorresti dire che quella goletta farà una brutta fine?»

«Io non ci navigherei neppure a pagamento.»

«Ho letto una storia sui topi che sono in grado di comunicarsi a distanza.» dice Alain.

Giunti al bar e bevuto d’un sorso uno stivale ciascuno di birra le ragazze chiedono in coro «Racconta la storia dei topi.»

«Sapete che la professione di derattizzazione è una delle più retribuite.» inizia a raccontare guardando tutti i visi rossi e alticci.

«Lo immagino visto la prolificità dei topi.» chiedono allegramente le ragazze.

«Non solo. I topi hanno una caratteristica indispensabile alla loro sopravvivenza. Quando si inventa un nuovo veleno muoiono solo poche centinaia di topi, gli altri capiscono il pericolo e pare che quel veleno in tutto il resto del mondo cessi di funzionare.»

«Vuoi dire che i topi fanno circolare le informazioni sul veleno in tutto il mondo e nessun topo lo mangia più?»

«Esatto, è strano ma è così.»

«Significa che hanno inventato internet ed il WiFi prima di noi.»

«Ma come fanno a trasmettere il profumo del veleno?»

«Per rispondere a questa domanda ci vuole un altro giro di birra.»

«Cameriere, un altro giro di mezzo stivale di birra.»

In attesa della birra restiamo tutti pensierosi e quando le due ragazze l’hanno bevuto in un sol colpo Alain dice «Comunque i topi sono molto simili a noi, sono mammiferi con le mammelle per allattare, hanno un piede con cinque dita e il loro DNA è quasi uguale al nostro.»

«Forse hanno utilizzano al massimo il loro piccolo cervello per creare una comunità globale coesa che gli umani non sono ancora riusciti neppure ad immaginare.»»

«Una umanità coesa e felice, sarebbe bello.» mormoro portandomi lo stivale alle labbra per sorseggiare l’ultima sorsata con lo sguardo al cielo perdersi tra schegge di stelle non ancora spente.

«È impossibile una umanità felice.» ribattono i giovani continuando a fissare le ragazze.

«Perché impossibile?»

«Perché la felicità è confinata in un passato perduto per sempre o proiettata in un futuro che non si realizzerà mai.»

«Solo il buddismo, che come ho già detto non è una religione e non ha nessun Dio, annuncia di poter essere felici anche su questo pianeta.» si intromette Elisabeth stringendosi nelle spalle.

«Quindi il buddismo dissente dall’umano destino della sofferenza umana causata dal peccato originale di Adamo ed Eva?» domanda Alain.

«Dimmi prima se Adamo ed Eva erano ebrei, cristiani o mussulmani.»

«Nessuna delle tre dato che non c’erano ancora le religioni.» mi intrometto scuotendo il capo.

«Siamo quindi figli della maledizione dei libri sacri?» domanda Alain con tono beffardo.

«Il buddismo è differente dalle altre religioni per porre la felicità al centro del suo messaggio rivelando che non vi è vita felice che sia anche saggia, onesta e altruista, virtù inseparabili dalla felicità.» decreta Dagmar e l’amica aggiunge «Non si può essere felici se si pensa solo a se stessi e dimenticando la fame e le privazioni di cui gran parte del mondo è costretta a soffrire.»

«Tu credi che l’attuale vorace modello di benessere occidentale possa essere ostacolato dalla miseria nel mondo?» le chiedo preoccupato ma anche speranzoso.

«Come può non pesare sul ricco occidente il dolore della fame e la mancanza di dignità riservata alla maggioranza del genere umano?»

«A me sembra che a pochi importa.» si intromette Alain con un’espressione avvilita.

«Non si può essere felici in mezzo ai disperati e senza ricercare la felicità degli altri.» sostiene convinta Dagmar.

«Ricercare la felicità degli altri?» ripete molto sorpreso Alain con uno sguardo affettuoso verso Dagmar.

«Certamente, non si deve essere mai soli nel ricercare la felicità che deve essere collettiva prima che individuale.» sancisce Elisabeth.

Credi anche tu che la felicità deve essere collettiva prima che individuale?

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6 Commenti

    • Forse ci vuole un poco di tempo. Però, quasi duemila donne hanno ricevuto il manoscritto ed alcune trovatolo entusiasmante hanno suggerito di darvi una visione femminile per coinvolgere non migliaia ma miliardi di donne in tutto il mondo, prima di costituire il movimento polito mondiale e trovare la prima donna da candidare sindaco in un un micro comune. Se ti senti così audace inizia a riscriverlo qui in incipit. Ti auguro una gioiosa giornata. Sergio.

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