Indagine di un sogno

Chi sono?

Ok, sto sognando.

Ci è voluto un indefinibile lasso di tempo per averne la certezza, perché la mia visione al momento è inspiegabilmente troppo nitida se paragonata allo standard dei sogni. Ma un momento fa ho incrociato sulla sinistra di una via solitaria un cucciolo di daino blu, il che mi ha tolto ogni dubbio.

Avverto un’inquietudine crescente che all’inizio non so spiegare, ma che col passare dei secondi sale di intensità, fino a lasciare spazio all’ansia.

Chi sono?  

Sì, hai capito bene. Non riesco a ricordare chi possa essere nella vita reale; non ricordo neanche se sono maschio o femmina; neppure se sono una persona o un animale o chissà che cosa!

Vorrei osservare il mio corpo ma, evidentemente, il mio sogno non me lo permette.

Se avete invece domande su ciò che mi circonda, non ho  difficoltà alcuna a soddisfarvi perché è tutto definito: una stretta via lastricata che sale pigramente e si perde in un dosso all’orizzonte; poche case ai due lati, piccole e modeste; un cielo parzialmente sereno ma intervallato qua e là da cumuli monocolori, bianchi oppure grigi.

Basta. Devo risolvere il dilemma.

Un’idea mi affiora subitanea e risoluta.

Mi dirigo verso la prima casa sulla destra: abbasso la maniglia di una vetusta porta di legno. Si apre!  Entro.

E’ una dimora umile, niente lusso, nessun accenno di modernità. Un focolare acceso suggerirebbe la presenza di un abitante ma per adesso non avvisto nessuno.

Salgo furtivo due rampe di scale e mi ritrovo in uno stretto corridoio, con solo una flebile luce diurna che proviene da un’alta finestra.

Provo ad aprire la prima porta ma è chiusa. Faccio un secondo tentativo con la successiva ed entro in un angusto ma ordinato bagno. 

 Con il battito sensibilmente in aumento, mi dirigo verso lo specchio e, dopo aver alzato lo sguardo,  i miei tratti somatici si rivelano, dissolvendo ogni dubbio.

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