All’improvviso, un sospetto

Dove eravamo rimasti?

Come risponderà Paolo "Ma tu vai al supermercato, vestita così? Con le cosce di fuori?" (50%)

Confessioni

“Ma tu vai al supermercato, vestita così? Con le cosce di fuori?”

“Perché? Ti sembrano brutte, così inguardabili da non essere mostrate? Ognuno mostra quello che è, le virtù vanno esibite. Capisco il disappunto se io fossi andata in giro vestita come una donnetta di basso lignaggio erotico, tutta smaniosa nel compiacere un occhio malizioso e libertino, ma – per la miseria! – è una gonna un po’ più corta, come questa, forse era proprio questa e non mi pare che un vestiario così normale possa procurare scandalo o possa diventare oggetto di giudizio”.

“Io non giudico, ma credo che una donna debba misurarsi, perché quando si raggiunge un’età, si deve raggiungere anche un equilibrio. Il grado di maturità si misura dal tipo di buon senso, di equilibrio raggiunto, se lo si è trovato, come e in che modo si può quantificarlo. E tu mi sembri così immatura, patetica fino all’inverosimile…”

“Io non ti permetto…”

“Io, invece, me lo permetto. E lo so perché non dovrei dirtelo, perché sono tuo figlio e quindi ho il dovere di rispettare l’autorità materna, ma quando smette di essere autorevole e si immola all’autolesionismo, io non la rispetto più. Cosa cerchi il flirt? Con un uomo in giro, o magari una donna, o un giovane ragazzo, o il tuo stesso figlio. E perché no? E cosa c’è di male? E questo che vuoi, no? Tu cadi nel gorgo della disperazione e vuoi che io cada con te, ricadi nel tuo linguaggio da bohémien e non ricordi i tuoi fallimenti come scrittrice, non ricordi le copie vendute, le porte in faccia degli editori, i soldi investiti per il nulla…”

“Sei una merda, mi fai schifo”, e Antonella molla un ceffone a Paolo. Così crollano le illusioni, poveretta si aspettava un sussulto, che qualcuno (non importa chi) la riportasse in vita. Ma qui non si vedono santi nei paraggi e Antonella non è così mal messa da fare l’aspirante moribonda che spera nella prossima resurrezione. Paolo non ha vocazioni messianiche, non è il salvatore annunciato dai profeti: non la salverà dal torpore sessuale. Eppure lei… come si vedeva generosa lei, con l’animo così benevolo, da donna votata all’automartirio, era già pronta a darsi completamente, lo avrebbe compiaciuto se lui avesse voluto, gli avrebbe donato la sua carne, la sua vagina, il suo seno, la bocca si sarebbe prestata ai baci anche più indecenti, e invece nulla (povera donna!), ora gli occhi le si inumidisco: è già pianto? Si piange per così poco, per un castello di illusioni assurde così clamorosamente crollato. E adesso vorrebbe dire tutto, Antonella, vuole sputare il rospo, dire delle porcherie che ha visto fare al figlio e ai suoi amici, che lei sapeva e ha taciuto, per amore di madre. E, invece, il silenzio dà forma al pranzo al sacco abortito. Mamma e figlio preferiscono guardare la televisione e non parlare. Paolo non sloggia, resta lì muto, come in una sorta di progressione infantile, incassa il colpo con dignità. Poi, come in una fulminea conversione, Paolo guarda la madre e la parla con una sincerità imbarazzante: “Scusami mamma, io ti ho sempre voluto bene, sempre, sei la cosa che mi è più cara. Sei il centro della mia vita, lo sei sempre stata, in maniera totale, assoluta. Amo Giada, sono felice con lei, ma il suo amore vale un ventesimo rispetto a quello che provo per te. Da adolescente, ho sognato tante volte di dormire con te, nello stesso letto, abbracciati, uniti… e la rabbia di vederti con altri uomini, portarli a casa, vederli come possibili tuoi mariti. La tua solitudine per me è dispiacere e sollievo. Sapere che non sei più di nessuno, mi conforta e mi dispera, perché un figlio non dovrebbe dire certe cose”.

“No, un figlio non dovrebbe dirle. Ma noi siamo stati sempre così insieme, abbiamo affrontato la vita in due, in fondo sei l’unico marito che ho avuto. E io so, ho sempre saputo, chi sei, il sentimento che provi per me, e saperlo detto così, mi fa felice. Non dovrei dirtelo, ma te lo dico. Sono felice, commossa, mi sento amata. Noi certe cose non le possiamo fare e mi scuso se mi trovi così, se è tutto così scombinato, io non so cosa mi abbia preso…”

“Hai delle gambe bellissime e non voglio che nessuno te le guardi”.

“Hai una bocca bellissima e non voglio che nessuna donna te la baci”.

“Noi certe cose non le possiamo fare”.

“Non le faremo”.

“Però, di fatto, mi stai chiedendo di lasciare Giada”.

“Non te lo sto chiedendo, però se ami una persona non stai con un’altra”.

“Ma, io e te non ci possiamo amare in quella maniera…”

“E non ci ameremo, il nostro amore è più forte delle pulsioni che hanno tutte le coppie, noi possiamo amarci anche con lo sguardo”.

“Alla mia età non ci si accontenta dello sguardo…”

“Nemmeno alla mia, ma noi ci dobbiamo accontentare e…”, lo sguardo di Antonella è distratto dalla strana altura formatasi nella patta dei pantaloni del figlio: è un segno di evidente erezione. “Comunque adesso è meglio che tu vada in bagno” e la mamma scoppia a ridere fragorosamente.

Imbarazzato Paolo corre via, ma Antonella lo rincuora: “E’ colpa mia, ti ho provocato io.” 

Cosa farà adesso Antonella?

  • Altro, proposto da voi (la proposta più fantasiosa verrà presa in considerazione) (25%)
    25
  • Chiederà al figlio di lasciare la fidanzata (75%)
    75
  • Farà finta di nulla e smorzerà la cosa (0%)
    0
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54 Commenti

  • Ciao Pateippo.
    l’atteggiamento del figlio è a metà tra il patologico e il patetico…mi è diventato antipatico. La parte finale del colloquio tra i due è la più intrigante del capitolo…l’inizio con quel mezzo cazziatone aveva smorzato parecchio la carica dei precedenti capitoli.
    Antonella alla fine a ripreso in mano la situazione, è lei che deve decidere come proseguire questa storia….quindi propongo una “attacco frontale”, proverà a sedurre il figlio e farlo crollare o esplodere, si metterà in gioco per testimoniare a se stessa che è ancora una femme-fatale e lui solo un bocconcino.
    Aspetto il prossimo,
    ePP

  • Capitolo 5)

    Ti ho visto un po’ arrugginito, mi consenti di dirtelo?
    Dall’ultimo aggiornamento sono trascorsi quasi due mesi, e io ci ho visto un po’ di rassegnazione per alcune parti della storia. Un punto si trasforma proprio in un blocco unico, ma abbiamo visto di peggio. 😀

    L’idea è intrigante, però ti ho visto molto indeciso rispetto ai precedenti. Ti sei trovato in difficolta nell’affrontare questa parte?
    La scelta che poni tra i due, la distanza forzata e, infine, il riavvicinarsi pericolosamente al “peccato”, è un gioco che dovrebbe funzionare, ma mi sono trovato un po’ distante.
    Sono certo che il prossimo andrà meglio, sotto questo punto di vista. Riprendere in mano una storia dopo tanto tempo può essere complicato 😉

    Trovi la lettura sempre su Youtube:
    https://youtu.be/x3Yxqd2_jaY

    In attesa del prossimo, e di scoprire cosa accadrà, ti saluto!

  • Ciao Pateippo!
    Ben ritrovato; ritroviamo i due in una situazione oltre i limiti. Il rapporto entra nel patologico, il figlio sembra il più equilibrato, ma poi ha una regressione (credo tu volessi dire questo) e si mette sul livello della madre. Come se ne esce? Secondo me chiederà al figlio di lasciare la fidanzata, sembra la cosa più logica a questo punto. Vedremo. Dramma triste.
    Bene, alla prossima allora, ciao!

  • In questo capitolo mi sarebbe piaciuto leggere di più del pranzo tra Antonella e il figlio, dei loro sguardi, delle loro parole, mentre ho trovato un eccesso di ricordi e di informazioni sui personaggi, che distolgono un po’ l’attenzione. Inoltre i comportamenti passati di Paolo mi sembrano ai limiti del patologico. Non che siano di per sé inverosimili, però nei capitoli precedenti si è solo accennato in minima parte a questo interesse del figlio nei confronti della madre e mi è sembrato un po’ brusco esplicitare che invece Paolo facesse anche ben altro.
    Tuttavia la situazione si fa sempre più spinosa e mi piace la piega che sta prendendo. I personaggi sono sempre più confusi, sempre più a disagio e la situazione potrebbe degenerare. Voto per la terza opzione: Paolo mi sembra abbastanza geloso e suppongo che chiederebbe per quale motivo lei si sia messa a flirtare con uno sconosciuto. A presto!

  • Io riesco a leggerci un bel po’ di gelosia nelle espressioni del figlio, dici che sono volute?
    No, non dirmelo, altrimenti mi rovini il gioco!
    Comunque mi gioco la prima opzione, perché mi sembra decisamente in linea con la situazione attuale, e vorrei arrivare più facilmente al confronto 😉

    Qualche svista, ma perdonabile.
    Io trovo che, in questa situazione, certi errori, sempre che non siano delle sviste epocali, non richiedano l’intervento dell’amministrazione. Sono errori figli del corso narrativo: sono lì per segnare (in positivo o negativo) il percorso fatto. Quindi non tormentarti troppo 🙂
    Trovi la storia sempre su Youtube:
    https://youtu.be/KMZT6Eu3DIE

    Alla prossima!

  • Ciao Pateippo!
    Diamine, non avevo capito che effettivamente il figlio avesse avuto in passato degli interessi sulla madre, credevo fossero dubbi di Antonella. Paolo sembra aver superato il momento, mentre lei è preda di un dramma personale di difficile soluzione, che con l’età non può che peggiorare.
    Ti segnalo “guardava con angoscia l’idea che, nel buio della sua stanzetta, Paolo possa aver potuto fare pensieri impuri sulla madre” io avrei scritto “… Paolo potesse fare” con l’imperfetto. Ho votato per la reazione più tranquilla, forse quella meno desiderata da Antonella. Storia secondo me difficile, tema sottilmente in equilibrio tra dramma e ridicolo, trattato con coraggio da te.
    Ciao alla prossima!

  • Ciao Pateippo
    Da quello che leggo e anche dai commenti nasce in me la sensazione che non si sappia esattamente da che parte andare, e questo vale sia per la protagonista che per te. Non è certo un male, ma certi passaggi “drammatici” per esempio sulle abitudini sessuali del figlio, il pianto nel vicolo eccetera, insinuano un che di drammatico che non collima ( bada bene sempre secondo me) con l’andamento quasi discorsivo che mantieni raccontando della donna e della sua vita. Insomma: una donna che “sonda” la disponibilità sessuale del figlio o è preda di un dramma, o autoironica al punto da provocare direi “giocare” senza fare veramente sul serio.
    Vorrei segnalarti una frase: …Parliamoci chiaro, certi indumenti te li devi (poter) permettere e Antonella ormai è… Quel “poter” che, però, manca capovolge il senso della frase. A meno che io non abbia frainteso il senso. Buona domenica, e al prossimo!
    P.s.: Voto “Perché hai attaccato…”. Ciao?

    • Carissimo, grazie per questa attenzione meticolosa e puntigliosa. Ahimé, debbo risponderti con la stessa attenzione. E la cosa mi addolora, perché temo di annoiare te e i gentili lettori, che hanno la pazienza di curiosare tra i commenti. Antonella è una donna ancora piacente, ma ha 58 anni e presumibilmente rischia di rendersi ridicola, ad agghindarsi così. La mia è una narrazione critica, entro nel racconto e commento: è un’autovettura critica. La disperazione di Antonella è tale da spingerla a rileggere il suo passato in maniera drastica: le perversioni del figlio diventano una paradossale forma di riguardo verso di lei. Antonella piangeva per il figlio, ora ci ride: è questo viene ribadito nella prima parte dell’episodio. La disperazione la spinge a diventare civettuola, per sondare la propria sensualità. La disperazione, ma questa è solo un’altra mia lettura critica, la spinge a diventare cretina.

    • Carissimo, grazie per questa attenzione meticolosa e puntigliosa. Ahimé, debbo risponderti con la stessa attenzione. E la cosa mi addolora, perché temo di annoiare te e i gentili lettori, che hanno la pazienza di curiosare tra i commenti. Antonella è una donna ancora piacente, ma ha 58 anni e presumibilmente rischia di rendersi ridicola, ad agghindarsi così. La mia è una narrazione critica, entro nel racconto e commento: è un’autolettura critica. La disperazione di Antonella è tale da spingerla a rileggere il suo passato in maniera drastica: le perversioni del figlio diventano una paradossale forma di riguardo verso di lei. Antonella piangeva per il figlio, ora ci ride: è questo viene ribadito nella prima parte dell’episodio. La disperazione la spinge a diventare civettuola, per sondare la propria sensualità. La disperazione, ma questa è solo un’altra mia lettura critica, la spinge a diventare cretina.

  • Purtroppo ho notato anch’io delle incongruenze con il capitolo precedente, in particolare sull’aspetto di Gina (nel 2 si dice che non è bella né brutta, nel 3 che è bruttissima). Inoltre il 2 finisce con la conversazione tra Antonella e Gina, però il 3 inizia con Antonella che va da Gina (e non ho capito se è sempre la stessa conversazione o se sono due occasioni separate). Infine, come ti ha fatto notare anche G.G. Pintore, non è stato rispettato il voto dei lettori, visto che doveva essere in questo capitolo che Antonella parla con il figlio (o che perlomeno inizia a farlo).
    Tuttavia ho trovato coinvolgente la conversazione tra le due amiche, che si mantiene sui livelli dei capitoli precedenti, e mi continuano a piacere molto le tematiche affrontate, scottanti e molto realistiche al tempo stesso, e ho trovato realistici e interessanti anche i dettagli sulla contemporaneità.
    Voto per il vestito sexy, magari servirà per spingere il figlio alla conversazione. A presto!

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