Caffè con panna

Paura del buio

Quando Marta arrivò da me, scompigliata e arruffata come se fosse scappata da un omicida finendo dentro un cespuglio di rovi, me ne stavo sul portico dietro casa a sorseggiare un caffè corretto con una spruzzata di panna: erano le 10 del mattino e nonostante mentissi a me stesso, non avevo un cazzo da fare.
Il lavoro al supermercato lo avevo perso un paio di mesi prima, avevo messo su l’aria da scrittore snob che sfrutta il tempo libero per sfornare idee letterarie a cui nessun editore avrebbe saputo resistere e mi appellavo alla clemenza di una banca che probabilmente in quel momento stava valutando se concedermi un altro prestito o lasciarmi completamente al verde.

Ad ogni modo, me ne stavo sul portico dietro casa in pantaloncini corti e una maglietta sgualcita di Springsteen nella speranza che un pò di sole primaverile e quella caffeina dessero un calcio alla mia fantasia per cercare di scrivere qualcosa di decente: nonostante tutti i miei sforzi non avevo ancora pubblicato un accidente di niente. Stavo guardando un asse di legno del pavimento che si era imbarcata come una virgola quando dal fondo del giardino vidi sbucare Marta. Correva a perdifiato, sgraziata e goffa e i riccioli biondi che mi facevano sempre impazzire, adesso apparivano come un informe gomitolo di stoppa che sobbalzava ad ogni passo. Cadde scivolando sull’erba ancora umida del mattino e finì lunga e distesa a faccia in giù sul prato verde. Rimase ferma senza muoversi con le braccia allargate ed il vestitino colorato salito lungo le gambe a lasciare scoperta una generosa porzione di cosce. Sembrava Cristo caduto dalla croce e mi venne da ridere. Comunque corsi veloce verso di lei, saltando i tre gradini del portico e lasciando perdere il caffè.
Quando arrivai, era ancora ferma in quella posizione poco elegante e la prima cosa che notai fu che quel vestitino non le aveva lasciato scoperto solo le cosce ma anche buona parte del fondoschiena. Anche il suo fondoschiena mi faceva sempre impazzire.
Quando si accorse di me, si sollevò sui gomiti e nascose il viso fra le mani come se bastasse a non farmi accorgere che stava piangendo.
“Marta, ma che diavolo hai?” le chiesi con meno tatto di quanto pensassi perché lei aprì per un momento le mani e cacciò un urlo di rabbia che mi fece indietreggiare. Poi tornò a coprirsi il viso e a sbattere le gambe sul prato. Pareva una ragazzina a cui si era proibito di giocare con la bambola preferita.
“Non mi sgridareee!!” mi urlò senza togliere le mani dal volto.
“Ma porca merda, non ti sto…”
“E non dire parolacce!” mi interruppe sempre urlando come una matta.
“Ok. Ferma la guerra” le dissi accovacciandomi piano accanto a lei; aveva smesso di piangere ma non di coprirsi il viso, “cos’è successo?” Le chiesi con molta delicatezza.
Solo a quel punto iniziò a calmarsi, tirò su un paio di volte col naso e fece scivolare di qualche centimetro le mani dal volto, quel tanto che bastava per intravederle gli occhi.
“Mi sa che mi sono fatta male alla caviglia” disse soltanto.
“Beh, quella la aggiustiamo dopo. Dimmi come mai stavi correndo come una pazza?”

“Avevo paura e sono scappata.” Le mani erano scese un altro pò, le intravedevo il naso e qualche lentiggine ma la bocca rimaneva coperta.
“Di cosa avevi paura?”
“Del buio, possibile che tu non capisca?”
“Ma come del buio?” le chiesi, “sono le 10 di mattina, di che cazzo di buio hai paura?”
“Ecco che mi sgridi di nuovo” fece lei tornando a coprirsi gli occhi.
Presi un bel respiro e nonostante quella vista mi stuzzicasse non poco, con una mano le abbassai il vestito per coprirle il fondoschiena e le cosce.
“Non ti sto sgridando, voglio solo capire come mai sei così terrorizzata.”
Non rispose subito però si voltò sulla schiena e allargò le braccia sull’erba, come se d’un tratto volesse solo prendere un pò di sole e la stessi disturbando. A parte gli occhi un leggermente gonfi dal pianto, aveva il viso pulito e a guardarla così, senza trucco e senza rossetto rosso a darle quell’aria da pin up che tanto le piaceva, sembrava proprio una ragazzina e poco ma sicuro 35 anni non glieli davi.
Visto che si era calmata le chiesi se riusciva ad alzarsi.
“Certo che ci riesco, sono solo scivolata sull’erba mica mi sono rotta l’osso del collo.”
“E la caviglia? Sicura di riuscire a stare in piedi?”
“La caviglia è passata, guarda” e si tirò su in piedi facendo anche un piccolo salto come fosse una ginnasta. Quel dannato vestitino si gonfiò come un palloncino ed eccolo lì, di nuovo in bella vista il suo culo.
“Vieni” le dissi alzandomi anche io ma senza salto, “ti va un caffè? Così magari mi racconti che ti è successo”.
“Ok” mi rispose Marta e lo disse con nonchalance, come se ci fossimo incontrati per strada e le chiedessi di prendere qualcosa al bar.
Invece di camminare, si mise a correre tranquilla verso casa mia e solo allora mi accorsi che non aveva le scarpe e correva a piedi nudi nell’erba fresca di inizio primavera.
Guardandola pensai che in fondo, anche i suoi piedi mi facevano impazzire.

Marta berrà un caffè con il protagonista sul portico di casa sua?

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12 Commenti

  • Terzo episodio.

    Ho come l’impressione che tu stia cercando di trovare l’equilibrio giusto per la narrazione: alterni alcuni passaggi più scanzonati ad altri decisamente più elaborati, che riescono a mettere in evidenza le tue doti narrative. Credo che ti stia avvicinando al risultato finale, per far rendere il tutto più “legato”. Se non si è capito, è un complimento! 😛

    La storia prosegue sulla sua linea abbastanza divertente, quindi sono curioso cosa comporterà l’aver finito i biscotti. 😉

    Trovi la lettura del terzo capitolo sempre su Youtube:
    https://youtu.be/Q6YRiyea1xY

    Alla prossima!

  • Dalle mie parti si dice “chi s’alza prima si veste…” Il nostro B. Ha sperimentato che se ti alzi tardi trovi sicuro qualcuno che ti fa pentire…
    Adesso ci manca pure la banca che dopo l’agenzia delle entrate è il peggior mandante di messaggi scritti e bollati…
    Vediamo come se la cava, Raphael, e complimenti a te!? Ciao

  • Ciao Raphael, confermo tutto quello detto la volta precedente, carina la scenetta che sa di preludio chissà a che cosa e poi si sgonfia senza tuttavia cancellare l’emozione che si coglie in lui ( e anche in lei). Ci saranno sviluppi certamente!
    Voto il marito che sveglia Bellandi…
    Ciao, alla prossima. 🙂

  • Ciao Raphael!
    L’etichetta humor mi incuriosisce sempre, e quindi eccomi a leggere di questo collega scrittore (?) alle prese con le distrazioni dell’amore che interferiscono con l’ispirazione. Nonostante questo prenderanno il caffè, a condizione che sia accompagnato. E vediamo cosa capita loro…
    Bravo, alla prossima!

  • Ciao Raphael, benvenuto. Fa sempre piacere avere un autore in più (che sa scrivere) col quale scambiare impressioni e consigli.
    Il tuo amico sfigato non lo è poi tanto mi pare: ha una casa e un prato e una ragazza divertente e carina di cui innamorarsi; la banca e le sue fisime sono una minaccia lontana, è tempo di vivere ( ripeto: mi pare). Lei arriva che sembra quasi una bambina e poi ti accorgi che ha 35 anni! Quindi è una donna che mantiene lo spirito di una ragazzina… Fa simpatia. In quanto al seguito il caffè lo prenderanno, sicuro! Alla prossima, ciao!?

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