Perverso, squisito male

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Mentre guido verso l’Asl più vicina a casa mia, prego che non ci sia già la fila. Mi sono svegliato presto proprio per evitare questo, presentandomi lì dieci minuti prima che apra.
Ieri ho iniziato un nuovo lavoro in un grande magazzino e la sera stessa vengo contattato dal responsabile che mi dice che avrei dovuto fare il tampone la mattina successiva, prima di recarmi a lavoro, poiché uno degli operai è risultato positivo al Covid.
La mia solita fortuna.
Saturo di ansia, lavato, profumato, ben vestito, parcheggio l’auto, scendo e mi dirigo verso la struttura.
Davanti al portone ci sono una signora anziana e una donna bionda, sulla quarantina.
– Buongiorno – esordisco – ancora non apre?- 
La signora anziana nemmeno mi considera, mentre la bionda mi guarda dritto negli occhi e mi risponde: – No, apre tra cinque minuti -.
– Grazie – le rispondo, con un sorriso celato sotto la mascherina rossa.
– Di niente – mi risponde lei, ricambiando il sorriso ( anche lei sotto la mascherina ) e scrutando i miei occhi per qualche secondo.
E’ una donna estremamente avvenente, e sebbene non possa vedere il suo vis0 nella sua interezza, data la mascherina, vengo rapito per una frazione di secondo dai suoi occhi blu scintillanti, prima di distogliere lo sguardo e quindi di spezzare l’incantesimo.
Un pensiero vago e distratto attraversa la mia mente, fulmineo come una stella cadente:- può essere che questa bonazza qui mi trovi sexy-.
Beh, non è improbabile: sono un gran bel giovanotto di venticinque anni, alto, moro, fisico da palestrato forgiato con anni di piscina e palestra.
E’ assolutamente probabile, sì.

Mi accendo una heets e mi metto a fumare vicino al posacenere a piedistallo posto di fianco al portone di entrata, notando con la coda dell’occhio gli sguardi fulminei che la donna bionda mi lancia.
Incredibilmente non faccio caso né a com’è vestita, né al fatto che stringe una busta in mano, e questo fino a che l’infermiera dell’asl provinciale di Terni non apre il portone.
La prima a prendere il biglietto col numero è la signora anziana, poi la bionda e poi io.
Mi siedo in sala d’attesa.
L’anziana ci mette un attimo, deve solo ritirare delle analisi, poi è il turno della bionda.
E’ in piedi davanti a me, ed è qui che mi rendo conto che ha un culo spaventosamente arrapante, sodo, di media grandezza, chiuso strettissimo in un paio di jeans molto attillati.
– Queste di quando sono? – le chiede l’infermiera, mentre lei le porge la busta che stringeva in mano.
– Di stamattina – le risponde lei.
Rimango con lo sguardo inchiodato su quel culo, immaginando di aprirglielo e di infilarci la lingua dentro, mentre vengo travolto da un’ondata di calore in tutto il corpo.
– Allora… – prosegue l’infermiera fissando il monitor del computer – Marica Micheli, nata ad Avigliano Umbro, provincia di Terni, giusto? –
– Sì, sì – risponde lei, e nel mentre si accarezza la natica destra, dandole anche una piccola strizzata e gettandomi l’ennesimo, fugace sguardo.
A quel punto sono tutto un bollore. Mi accordo anche di avere il pene eretto e questo è un gran bel problema, poiché indosso la tuta e la mia erezione è palese.
– I risultati sono pronti domani, signora, glieli inviamo sull’e-mail che ci ha dato oppure telefonicamente al recapito indicato sulla cartella… come preferisce lei – prosegue l’infermiera.
– Uhm, meglio se mi chiamate al telefono – risponde lei, accarezzandosi di nuovo il sedere.
– Questa la riempio di sborra calda, stamattina mi trova in giornata – penso,  accecato dai bollori.
E’ il mio turno.
Mi alzo e mi dirigo verso l’infermiera, le mani infilate nelle tasche della tuta, cercando di gonfiarla un po’ per confondere la spaventosa erezione che ho nelle mutande.
Ho il cazzo talmente tanto in tiro che mi fa quasi male.
– Sì, salve, devo fare il tampone –
– Per il tampone deve rivolgersi alla finestrella li dietro – mi risponde lei leggermente stizzita, indicandomi una finestra di accettazione in fondo al corridoio, finestra che non avevo notato per niente.
Mi dirigo lì senza nemmeno salutare.
 
Venti minuti dopo esco dalla struttura con l’esito del tampone ( negativo ) e con quindici euro di meno in tasca.
Lei è lì fuori che fuma una sigaretta.
– Ciao – le dico sorridendo, mentre le passo davanti.
– Ti eri sbagliato? – mi risponde lei, con gli occhi luccicanti. Ora che è senza mascherina posso vedere il suo viso ed è bellissimo, arrapante. In quella bocca ci metterei il cazzo, ed è quello che a breve farò.
Sì, perché dopo pochi convenevoli, chiacchiere spicciole e prive di senso, capisco quali sono le sua intenzioni, e mezz’ora dopo sono a casa sua a prendere un caffè…

cosa faremo dopo il caffè?

  • io le faccio un cunnilingus (40%)
    40
  • io le faccio un anilingus (20%)
    20
  • lei mi fa un fellatio (40%)
    40
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4 Commenti

  • Ehi!
    Considerata la descrizione, ho voluto dare una possibilità alla storia. Ero curioso di vedere in che modo avresti trattato l’argomento.
    Ho letto il tuo primo capitolo su Youtube, se la cosa può farti piacere, e ho lasciato lì delle considerazioni in merito alla scelta stilistica.
    Trovi il primo capitolo qui:
    https://youtu.be/Q6YRiyea1xY

    Mi hai incuriosito, più per vedere dove vuoi esattamente andare a parare con questa storia.
    Alla prossima!

  • Nonostante non sia fan di un certo linguaggio nei racconti erotici (non amo leggere spesso la parola cazzo o altre espressioni abbastanza spinte), mi ha molto incuriosito. Da una parte direi che va subito troppo al sodo ma dall’altra lascia abbastanza spazio all’immaginazione.
    Aspetto di sapere cosa faranno…

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