C’è qualcuno lì fuori

C’è qualcuno lì fuori

La finestra si spalancò all’improvviso. Nina si precipitò a richiuderla. La spinse con forza e con un gesto deciso serrò la maniglia. Si sentì attraversare da un senso di angoscia. C’era un tanfo malato, quasi terminale in quella penombra. L’aria gelida mordeva le guance, ma il tempo era sereno: non c’era vento. Il vetro rispecchiava la sua faccia smunta, che ristagnava su quelle orbite infossate e livide; poi a poco a poco le sue sembianze si dissolsero e le pupille misero a fuoco l’esterno. Indietreggiò istintivamente, mossa dallo spavento, come se qualcosa di non familiare l’avesse violata nel profondo. Un istante dopo si riavvicinò al suo riflesso, protese il collo e sgranò gli occhi. Il buio era denso, ma non a tal punto da camuffare ciò che per lei non aveva segreti. In fin dei conti, conosceva ogni geometria occulta di quel luogo, e avrebbe potuto giurare che la sua morfologia fosse alterata. C’era qualcuno lì fuori.

«Perché te ne stai lì imbambolata?»

Nina si sentì turbata da quella voce. Strinse forte i pugni e sussurrò «c’è qualcuno lì fuori!»

«Sempre la solita storia Nina, sempre la solita storia. Dovresti essere a letto già da un pezzo!»

«Mi sono alzata per chiudere la finestra.»

La voce divenne sarcastica.

«Non mi dire? Per chiudere la finestra?»

«Sì!»

«Bè, adesso l’hai chiusa, rimettiti a dormire!»

Nina s’infilò nel letto, dopodiché, come se stesse esplorando una terra ignota, strisciò lentamente sotto le coperte. Riusciva sempre a trovare degli arnesi utili lì in fondo. L’ultima volta aveva scovato una roncola proprio nel punto in cui la patella si rigira e si infila sotto il materasso. È vero, una roncola è un’arma di tutto rispetto, ma adesso sperava di trovare qualcosa di più letale. Un fucile a canne mozze magari, ma anche un revolver sarebbe andato bene. Era consapevole che quell’essere lì fuori, prima o poi, avrebbe valicato le mura della sua stanza, con la pretesa di un tributo di sangue.

Serpeggiò per molto tempo in quell’abisso di cotone oscuro, ma non riuscì a ricavarne nulla. Non c’era niente, nemmeno una stupida frombola. Braccata e senza difese, si sentì assalire da un vuoto putrefatto; dal suo stomaco risalirono rigurgiti di morte acida, che infiammavano le zone più sensibili del suo naso. Sapeva che il tempo stava per scadere.

Nel corridoio c’era una luce fioca, di tanto in tanto la lampadina al centro tossiva, aveva degli attimi di mancamento, poi tornava in sé. L’ultima porta a sinistra si aprì lentamente, sotto l’azione tremenda di un cigolio appena sospirato. Un’ombra esile e alta più di due metri si palesò. Avanzava lentamente, con passi fluttuanti, che spiccavano a qualche centimetro da terra, come se la forza di gravità fosse soltanto un’usanza per poveri illusi. I suoi occhi erano sproporzionati e spenti. Profondi e senza vita: un elogio alla fine dei tempi.

Due mani informi afferrarono le caviglie nude di Nina. La scaraventarono a terra. Un urlo disperato esplose in quel silenzio tombale.

«Nina, ti avevo detto di metterti a dormire!»

«L’ho fatto!»

La voce si fece cattiva.

«E allora che ci fai lì a terra?»

«Qualcuno…»

«Qualcuno cosa?»

Nina si rannicchiò in un angolo della camera.

«C’è qualcuno qui dentro!»

«Sempre la solita storia, sempre la solita storia!»

«Te lo giuro, mi ha afferrato per i piedi e mi ha tirato giù dal letto!» frignò Nina.

La voce divenne minacciosa.

«Questa è l’ultima volta, per stasera ne ho abbastanza, se mi fai tornare qui, sai cosa ti aspetta!»

Nina si rinfilò nel letto. La lampadina si spense. La porta si richiuse, portandosi via quell’ultima lacrima di luce proveniente dal corridoio. Sentì la chiave girare nella toppa; era la punizione per la sua intemperanza. Di nuovo il precipizio davanti a lei, un altro incubo prima dell’arrivo dell’alba. Tirò su le coperte fino a coprirsi il viso. Respirava con affanno, il terrore pervadeva ogni parte del suo animo; la morte sarebbe stata una punizione più dolce, misericordiosa. Ma in quel posto non si facevano sconti di pena, si era condannati all’esistenza; a vivere aggrappati all’orrore perenne, che consumava ogni lembo di carne, giorno dopo giorno.

Decise di riprovarci, si calò ancora in quell’oscurità sericea, alla ricerca di un’arma, o di una via di fuga. Arrivò fino all’estremità del letto palpando con ossessione le lenzuola, non c’era niente. Poi si ricordò di non aver ispezionato a dovere gli angoli, affondò in profondità le mani e avvertì qualcosa. Con il dito medio riusciva a lambire la punta di un oggetto metallico, di dimensioni ridotte. Si sforzò ancora e afferrò quella che, al tatto, le sembrò essere una chiave. Sì, era una chiave.

Che cosa apre la chiave?

  • Apparentemente niente. (33%)
    33
  • Un cofanetto sotto le lenzuola. (33%)
    33
  • La porta della stanza. (33%)
    33
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53 Commenti

    • Ciao grandissimo, è sempre un piacere ascoltarti. Ti dirò, ci hai visto lungo sui dialoghi stereotipati, ma non sono il risultato di uno smottamento narrativo, tutt’altro, mi piaceva l’idea di dare a questo finale un taglio cinematografico stile anni ottanta. Il fatto è… che l’intero impianto è venuto fuori mutilato, perché ha sofferto delle restrizioni dei cinquemila caratteri; figurati che la stesura originaria superava gli ottomila. Purtroppo l’eccessiva espunzionatura (mi si passi il termine) ha ridotto il tutto al discorso diretto, anche se alla fine il concetto è venuto fuori lo stesso.
      Non è mai stata mia intenzione spingere il dott. Bellanima a compiere un gesto eroico, anzi, volevo lasciare lo spettatore (lettore) con addosso quella sensazione di horror vacui, anche perché Nina è un’arma biologica creata dall’uomo che distruggerà l’uomo; una sorta di legge del contrappasso.
      Nota a latere: nella tua interpretazione dei dialoghi, il dott. Bellanima appare un po’ troppo remissivo e sottomesso; in realtà dovrebbe essere incazzato, pur mantenendo un certo timore reverenziale. Forse perché ti è sfuggito questo: “Il viso del dottore divenne paonazzo.”
      Il prossimo vorrei scriverlo sulla falsa riga del “tema a piacere” di fender; racconti autoconclusivi ma in salsa horror.
      Grazie di tutto carissimo… alla prossima (credo) 🙂

  • Ciao, Art.
    Ottimo finale, non avevo pensato a un esperimento. In realtà, a qualcosa di simile, ma non a questo e in questo modo. Bene, degno finale per un buon racconto horror. Alla fine, Nina (o N.I.N.A.) ha preso il sopravvento, giustamente; in fondo, l’hanno creata per farla soffrire con i loro esperimenti, ben gli sta. Bella anche la chiusa con i Pink Floyd, lasciano proprio la giusta sensazione di sconcerto.
    Bravo, sono contenta di aver ripreso la lettura e di aver completato la storia. Mi auguro che ci sia presto un nuovo racconto che sarò lieta di seguire. Per il momento ti saluto e ti auguro una buona giornata.
    Alla prossima!

    • Ciao Kezi, grazie per essere passata. Contentissimo che il finale ti sia piaciuto, e soprattutto che non sia stato scontato. Sì, diciamo che in ogni esperimento c’è sempre qualcuno che soffre e qualcun altro che crede di essere Dio, e che inciampa inevitabilmente contro un tanica di benzina durante un cerimonia del fuoco.
      Il prossimo sarà mutuato da fender, ma a tinte rosso sangue. Molto probabilmente il titolo sarà “Dieci macchie d’inchiostro rosso”… vedremo.
      Alla prossima carissima (adoro questa rima) 🙂

  • Ciao, Art il Clown.
    Letto anche questo e ancora la nebbia dell’incertezza non si dipana… cosa è Nina o chi? Chi la tiene davvero prigioniera? Forse la sua stessa mente, per impedirle di impazzire? Non lo so, spero di scoprirlo nel finale.
    Il capitolo è ben scritto, come sempre. Ti faccio notare una ripetizione nella frase che segue: “tu per loro sei soltanto un GIOCATTOLO, si libereranno di te non appena avranno tra le mani un nuovo GIOCATTOLO.»” Nulla di grave, la ritengo una svista, io sono un’esperta… di sviste 😉
    Bene, siamo quasi alla fine, sono curiosa di sapere cosa è successo davvero… visto? Mi ripeto 🙂

    Alla prossima!

    • Ciao carissima. Sai? Non credevo che quella ripetizione potesse disturbare, in fondo l’ho inserita di proposito per rimarcare la funzione. Però rileggendo il passaggio potresti avere ragione, starò più attento la prossima volta 🙂
      Ho intenzione di pubblicare il finale entro stasera. Niente di originale, spero solo che non sia banale.
      Grazie e alla prossima.

  • Ciao, Art.
    Devo ammettere che ero rimasta un po’ indietro con i capitoli, ma ho recuperato. 😉
    Non so cosa pensare, il racconto racchiude tanti archetipi dell’ horror: il licantropo, il vampiro, il maniaco sessuale, gli alieni.., credo che il tutto faccia parte del mondo interiore di Nina (che è una persona? Non ne sono così sicura) e di come percepisce ciò che la circonda. Ho trovato qualche refuso durante la lettura e anche ho storto il naso
    In qualche occasione, tipo il Propofol somministrato a mi’ di tranquillante. Forse meglio il Diazepam o simili. Comunque, nel l’insieme è un horror accattivante. Un po’ pieno forse, ma se si tratta di emozioni e sensazioni di una vittima, ci sta. Chissà cosa c’è davvero dietro tutto… una vaga idea me la sono fatta, ma aspetto il finale per scoprire se sono sulla buona strada.
    Voto Sì, proprio in virtù di quel che pensi possa essere.

    Alla prossima!

    • Ciao carissima, grazie per essere passata. Maledetti refusi, sono come le erbacce, più li tiri via, più rispuntano. Capisco il tuo disappunto ma anche il propofol non è stato usato a caso, è un piccolo semino della discordia gettato lì per confondere.
      Sì, Nina è una persona, o sarebbe meglio definirla cavia :-), tuttavia le tue intuizioni sono corrette. L’ultimo episodio svelerà il mistero.
      Alla prossima.

  • Capitolo 8)

    Mi è piaciuto molto il cambio di punto di vista, il passaggio attraverso un ambiente pulito e felice a uno più scuro e macabro. Ci fornisci di qualche dettaglio e molte riflessioni in merito, svelando l’arcano su alcune delle questioni presenti nei primi capitoli. Ogni tanto, come si è percepito per tutto il racconto – e credo qualcuno lo abbia già detto, e tu hai chiarito in merito – c’è qualche termine che stona un po’ con la scelta narrativa, ma è una tua preferenza, e la capisco 🙂

    Mi pare che il capitolo fili abbastanza liscio. Aspetto di scoprire cosa accadrà in seguito!

    Trovi la lettura sempre su Youtube:
    https://youtu.be/eBo_7kDQECo

    Alla prossima!

  • Ciao, ho appena letto l’ottavo capitolo del tuo racconto. Non conosco il resto della storia, quindi l’ho iniziata così, dalla sua fine. Ho molto apprezzato l’intento di creare un contrasto di luci e ombre, fra ciò che è finto ma visibile (il parco) e ciò che è vero però nascosto (i Laboratori). Si nota anche un graduale spostamento sia sul piano spaziale (dalla superficie al sottosuolo, da un ambiente aperto e naturale ad un luogo chiuso e artificiale) che su quello emotivo. Difatti si passa da un’atmosfera di serenità e spensieratezza (la prima impressione che ho avuto leggendo la seconda sequenza descrittiva è stata quella di trovarmi di fronte a “Una domenica pomeriggio alla Grande Jatte” di Seurat) ad una più cupa caratterizzata da un ritmo veloce e serrato. D’altra parte però, per quelli che sono i miei personalissimi gusti, si poteva evitare di indugiare in alcune scelte e preferirne piuttosto delle altre. Tre quarti del capitolo è occupato da almeno due o tre sequenze descrittive che : 1. ritardano lo sviluppo dell’azione; 2. rallentano il ritmo del racconto. Tieni conto di avere a disposizione un tempo limitato e un numero ancora più ristretto di parole per catturare subito il lettore. Sebbene questi siano tempi accettabili in un romanzo, in un racconto breve devono essere ancora più concisi e rapidi. Immagina (o almeno così faccio io) di avere in mano una macchina da presa e di dover scegliere per lo spettatore poche immagini ma che siano quanto più esplicative possibili dell’atmosfera che stai cercando di costruire. Ad esempio le due sequenze iniziali (Da: Il sole era alto…A: dall’attrattiva principale.) si potrebbero ripresentare in questo modo senza però rimuovere i concetti alla base: “Il sole era alto e, nonostante le temperature elevate, il parco era stato preso letteralmente d’assalto. La flora, i laghetti e i corsi d’acqua offrivano sollievo alle famiglie così come la loro gioia e indifferenza erano un riparo sicuro per le effettive ragioni del suo insediamento: i “Laboratori Pyramis.” Questi sono i consigli che mi sento di suggerire secondo il mio punto di vista. Attenzione: non abbiate il timore di criticarmi e correggermi qual’ora si rivelassero sbagliati e inadeguati. Detto questo, aspetto con gran piacere il tuo prossimo capitolo !
    Alla prossima.

    • Ciao DB Jordan, scusa ma non mi era stato notificato il tuo commento. Innanzitutto ti ringrazio per aver dedicato del tempo alla lettura e all’analisi del mio racconto. Per quanto riguarda le tue sacrosante osservazioni, posso dirti che non era mia intenzione essere sintetico (anche se a volte mi riesce difficile, ma non è questo il caso), in quanto volevo evitare quell’effetto “avvertenze e precauzioni” da foglietto illustrativo, e dare più corda alla narrazione, proprio per creare un brusco contraccolpo sia con la seconda parte, ma principalmente con gli episodi precedenti, dove l’ambientazione è esclusivamente notturna. Insomma non volevo che l’atmosfera scivolasse via come una pillola accompagnata da un bicchiere d’acqua. Non so se mi sono spiegato, è stata una prolissità cercata e voluta; mi rendo conto che tutto ciò possa far storcere il naso, ma in alcune circostanze la cifra stilistica prende il sopravvento e magari si finisce per esagerare. Ad ogni modo grazie per i consigli che terrò sicuramente in considerazione per il futuro… e anche per la segnalazione di quel dipinto che non conoscevo 🙂
      Alla prossima.

  • Capitolo 7)

    Mi hai piacevolmente sorpreso con la scelta finale: hai scelto di sfruttare al massimo il potenziale del sito, offrendo ai lettori l’opportunità di stravolgere l’avventura sotto ogni aspetto! Bel lavoro.
    Il capitolo è stato super scorrevole, spero di essere riuscito a trasmettere le sensazioni delineate dalla tua scrittura. Sono curioso di come avrà inizio il finale di questa storia! 🙂

    Trovi la lettura sempre su Youtube:
    https://youtu.be/XZNseAU7SrU
    Alla prossima!

  • Ciao Art il Clown,
    Bella la salita in ascensore come se i piani in fosse un inferno dantesco.
    Due piccoli appunti:
    Il primo, le ruote che stridono sulla ghiaia no, soprattutto a passo d’uomo. È un dettaglio ma rovina l’atmosfera che hai creato.
    Secondo. Nel finale sembra che ad aggredire l’infermiera sia la ragazza… Ma è così, o forse è il lupo?
    Nel complesso mi pare un ottimo lavoro. Complimenti e alla prossima!?

  • Capitolo 6)

    Ho puntato tutto sulla mazzetta, l’idea può mettere in gioco tante idee molto agghiaccianti!
    Mi è piaciuto parecchio questo capitolo, e l’utilizzo di termini “esterni” al significato proprio, contribuiscono a conferire quel senso di disorientamento. Ben fatto! 😉
    Anche il passaggio tra reale e altamente irreale è piacevolmente, con gustosa sorpresa del lettore.
    Adesso vogliamo scoprire cosa accadrà, e perché tutto ciò è accaduto!

    Trovi il capitolo sempre su Youtube:
    https://youtu.be/TUawia8wlfQ
    Alla prossima!

  • Capitolo 5)

    Fenderman ti ha già fatto notar alcune cose, ma capisco la tua spiegazione. A ognuno il proprio stile!
    Devo dirti che in questo capitolo ho avuto un po’ troppo l’impressione del cliché, ma questo dipende sempre dalle conoscenze: varia da lettore a lettore. Ogni genere è stato saturato, quindi è sempre difficile trovare qualcosa di nuovo. Qualche volta, però, basta cambiare la prospettiva di quel che si racconta. Per dirti, buttandola così: avresti potuto descrivere la scena attraverso gli occhi dell’infermiera, dando l’impressione che la testa potesse muoversi all’improvviso. Non sei costretto a stare sempre sul personaggio, puoi divertiti a giocare con il lettore 😉

    La scena finale mi ha incuriosito, così come la scelta del brano 😉

    Spero di esserti tornato utile in qualche modo con la mia opinione!
    Continua così!

    Trovi la lettura sempre su Youtube:
    https://youtu.be/AsPKSXjKhyI
    Alla prossima!

  • Ciao AiC.
    Lasciami subito chiedere ma perché ‘sta ragazza si avvicina così incautamente all’uomo di ghiaccio, non poteva essere più cauta?
    Per il resto alta tensione e macelleria mostruosa palpabile, immagine efficace, da vero film horror.
    Nella tua prosa che trovo evoluta, a volta colgo delle piccole crepe là dove sembri un po’ esagerare con le immagini evocative.
    “Quell’animale aveva una forza sovrumana”, mi suona un poco strano forse per la contrapposizione ovvia dei due termini animale e umana.
    E poi “pizzicò il cuore”, “increspare la pelle alla base…” Procedeva a braccio” sono queste espressioni che sicuramente cercano l’effetto ma non trovando una corrispondenza nell’esperienza umana, non rafforzano l’emozione, e indeboliscono il racconto.
    Detto questo tieni presente che le mie sono osservazioni del tutto personali che devi prendere per quello che sono, la storia è tua e dunque scrivi la come vuoi.
    Alla prossima.?

    • Ciao carissimo, le tue osservazioni non fanno una piega, ne sono consapevole, il fatto è che mi diverto moltissimo a disseminare qua e là elementi estemporanei che demoliscono la struttura narrativa del racconto. Lo faccio per ricordare a me stesso di non prendere troppo seriamente le cose. È un po’ come mettere l’ananas sulla pizza, inserire un ingrediente che provoca sofferenza su un piatto estremamente delizioso… per chi ama la pizza, è ovvio.
      In merito alla tua domanda, credo che la ragazza si senta molto attratta dall’uomo di ghiaccio, per cui l’istinto animale prende il sopravvento sulla razionalità; e quando questo avviene non si può più tornare indietro. Secondo me la cautela è un difetto di fabbrica dell’essere umano, un elemento di discordia che impedisce di vivere appieno l’esistenza.
      Il tuo commento mi ha fatto molto piacere. Grazie.

  • Capitolo 4)

    Qui passi dall’orrore alla fantascienza onirica in un colpo solo, molto interessante! 🙂
    Il capitolo si presenta sempre con la stessa inquietante violenza, non solo fisica ma anche visiva. Il mistero continua a infittirsi, e la cosa mi piace. Punto per seguire il lupo, e vediamo che succede.

    Trovi la lettura del capitolo sempre su Youtube, a partire dalle 9:00 di sabato:
    https://youtu.be/Xp5G4GNXsfw

    Alla prossima!

  • Ciao, quella chiave così importante le aprirà qualche porta, mi sembra un elemento troppo importante.
    «Quella chiave apre una parte di te stessa Nina!»
    Questo capitolo mi ha coinvolto più degli altri perché c’è la tentazione e c’è la minaccia (che per ora rimane tale). Anche a me certi sbudellamenti splatter fanno un po’ ridere, mentre la paura certo no!
    La scrittura mi pare figlia di mano sicura e quindi complimenti a te! Ciao.?

  • Ciao, quella chiave così importante le aprirà qualche porta, mi sembra un elemento troppo importante.
    «Quella chiave apre una parte di te stessa Nina!»
    Questo capitolo mi ha coinvolto più degli altri perché il sesso è solo una tentazione e la minaccia per ora rimane tale. Anche a me certi sbudellamenti splatter fanno un po’ ridere, mentre la paura certo no!
    La scrittura mi pare figlia di mano sicura e quindi complimenti a te! Ciao.?

  • Ciao, Art il Clown.
    Senza volere ti ho mandato in parità le opzioni, ma arriveranno altri lettori a sbloccare la situazione.
    Questo episodio, se devo essere sincera, mi è piaciuto meno del primo: l’ho trovato un po’ forzato, a volte indugiare troppo su particolari truculenti può risultare controproducente, anche in un horror. Per carità, la scrittura è buona e coinvolge ma, forse, andrebbero dosati gli elementi.
    Ho trovato quasi comico questo passaggio:
    “Cadaveri accatastati in ogni dove. Organi e altri pezzi di corpi umani che pendevano dal soffitto come prosciutti stagionati. Sotto i suoi piedi poteva sentire la consistenza molle e viscida dei cervelli sparsi ovunque, che si disfacevano per mezzo della pressione del suo peso e si insinuavano ed esplodevano tra le dita, come pasticcio di carne per le polpette.” Per l’utilizzo di prosciutti (che mi ha fatto tornare alla mente The Silence of the Hams) e del pasticcio di carne per le polpette.
    Poi ci sono spunti geniali, come il morso al muscolo della mano e ciò che ne deriva.
    Perdonami se sono franca, trovo che sia sempre un bene raccontare ciò che piace e ciò che non piace per permettere all’autore di ragionare sulla propria storia 🙂 spero lo prenderai come critica che vuol essere assolutamente costruttiva.

    Alla prossima!

    • Ma ci mancherebbe. Già solo il fatto che qualcuno, non solo legga, ma addirittura critichi i miei scritti, mi manda in solluchero e merita decisamente tutta la mia ammirazione. Spero di poter fare la stessa cosa con le vostre storie, ma ho così poco tempo e così tante cose da fare.
      Grazie anche a te carissima.

  • Capitolo 2)

    Non tutti lasciano un commento quando votano, ed è possibile che il voto non venga preso in considerazione. Io, ormai, mi ritrovo a votare almeno 2 -3 volte per ogni storia, e anche quando credo di aver votato, mi ritrovo a scoprire che il voto è nullo. Quindi mi tocca votare ancora una volta.

    Però, se trovi la parità, la prossima volta, vai sicuro che di certo ci sia il voto di qualcuno che ha votato senza commentare 😀

    Capitolo abbastanza sanguinolento, almeno visivamente. Il caos è un susseguirsi di piccoli dettagli che forse ci daranno una spiegazione di questo grande incubo a occhi aperti! 😛

    Unico consiglio che posso darti, lasciare qualche spazio in più (come dico in video) anche se forse era nel tuo intento. L’unico blocco può spompare il lettore, anche se l’intento è quello di far capire che le cose si susseguono, ogni tanto è importante lasciare un attimo di respiro 😉
    La cosa va sempre a gusto personale.

    Trovi la lettura sempre su Youtube:
    https://youtu.be/1O1fgVXyeNY

    Alla prossima!

  • Capitolo 1)

    Salve!

    Che dire? Mi hai colpito con questo inizio: e mi hai super incuriosito!
    Mi piace il modo che utilizzi di descrivere certe situazioni e il “caos” in cui lasci lo spettatore.
    Dove si trova davvero la protagonista?
    Immagino proprio lo scopriremo nel prossimo capitolo!

    Nel frattempo, se può farti piacere, ho letto la tua storia su Youtube, insieme a quelle di tutti gli altri!
    La trovi qui:
    https://youtu.be/WHuTjsVzzDI

    Nel caso la cosa possa farti piacere, continuerò sino alla conclusione 😉

    Alla prossima!

  • Ciao, Art il Clown.
    Ottimo inizio, davvero. Mi è piaciuto molto. Ogni parola induce a un sentimento di raccapriccio e terrore che non può mancare un horror. Bravo!
    L’uomo alto mi ha fatto pensare al tizio con la bombetta ne: “The Haunting of Hill House” la serie Netflix, non so se hai preso spunto… anche l’umanizzare in qualche modo gli oggetti, la luce che tossisce e ha attimi di mancamento, ha un che di familiare, ma è tutto molto utile allo scopo e non esistono novità, ormai, le radici di ogni storia sono già radicate in millenni di racconti, a noi non resta che raccontare con la nostra voce cose che, da qualche parte, chissà in quale epoca, sono già state raccontate.
    Voto la chiave della stanza, sono curiosa di sapere cosa c’è al di là… o aldilà… 😉

    Alla prossima!

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