Anime che si conoscono da sempre anche se non si conoscono e quando si conoscono per davvero si riconoscono. (Fabrizio Caramagna)
Al secondo giorno di tranquilla navigazione, sotto un cielo taciturno di grige nuvole arruffate intorno al sole ormai sbiadito che va triste verso un assente orizzonte, scorgo la cima della montagna della prima isola greca.
Quando si accendono le prime luci delle case decido di attendere il filo bianco dell’aurora che separa la notte per entrare sicuro in quel porto sconosciuto.
Avanzo lentamente controllando la profondità del fondale per rimanere abbastanza lontano dal faro verde che indica l’ingresso e getto l’ancora fra gabbiani che si fanno cullare dalle onde sotto i raggi di madreperla di una falce di luna.
Perso nei miei gradevoli ricordi addormentati nelle maglie del tempo resto a guardare per ore i fasci di luce del faro accendersi e spegnersi rimanendo ipnotizzato da quel bagliore intermittente nel buio tenebroso di una notte inumidirsi sempre più.
Quando chiudo gli occhi, con la mente confusa dalla stanchezza, la memoria ripesca immagini una dopo l’altra senza poterle scegliere. Poi, una pioggerellina fastidiosa mi spinge a scendere sottocoperta. Ascolto con diletto il canto delle onde insieme al fastidioso mormorio che sgorga di notte dai fari che illuminano la banchina quando le pesanti palpebre si chiudono nell’agognato riposo.
Nella penombra dell’alba mi sveglia il rumore di un peschereccio che passa vicino. Nello schiarirsi del cielo distinguo a malapena il paese che sovrasta il porticciolo ancora addormentato e, prima che il sole si faccia avanti a rallegrare il giorno, ormeggio alla banchina pubblica.
Osservo dei negozi in fondo al pontile con gabbiani appollaiati sui tetti. Alcuni pescatori sono attenti ai loro galleggianti luccicare ai primi raggi di sole ancora delicati per non destare il paese addormentato. Di fronte, antichi gradini di pietra attraversano una collina aspra con fichi selvatici e cespugli spinosi che portano ad una chiesa bizantina consumata dal tempo.
Mi sdraio attanagliato dal sonno nonostante un profumo di pane e ciambelle appena uscite dal forno. Osservo le lame di cielo azzurro fare capolino dal boccaporto e mi addormento esausto in un sonno indisturbato.
Apro gli occhi con la frescura del pomeriggio quando la luce diviene più lieve ed il cielo, scaricato il temporale, rende piacevole quel poco di giornata che resta.
Dopo il caffè mi sento ancora stanco e mi sdraio nel pozzetto a leggere l’Utopia tenendo il libro appoggiato sulle ginocchia. La lettura mi procura inaspettati sogni ad occhi aperti ed il desiderio di terminarlo velocemente per conoscerne la fine.
Quando alzo lo sguardo al cielo, per riflettere su quello che ho letto, i miei occhi incrociano la graziosa vista di una giovane ragazza seduta sul basamento del faro con la schiena appoggiata sull’acciaio verde. Indossa dei jeans aderenti, un’ampia camicetta rosa pallido, molto pallido e delle scarpe da tennis, semplici, come quelle di una volta. Un ampio cappello la ripara dal sole mentre legge un libro posato sulle cosce. Mi affascina quel modo di vestire semplice e non appariscente. Tutto in lei è mite e intonato.
Quando alza gli occhi verso di lei mi sento uno strano tremolio attraversare tutto il corpo. Indugio con lo sguardo ancora per un istante e quel tremolio, istintivo, senza motivo, forse provocato da quella stanza dell’anima ove abita l’amore che ammalia e nello stesso tempo inquieta, cresce e mi turba.
Lei avverte d’essere osservata, ma sicuramente le capita spesso.
Torno sul mio libro, ma quel tremolio che la natura ci ha donato per avvisarci del richiamo magnetico di un’anima gemella mi impedisce di concentrarmi sulla pagina.
Non riesco ad individuare i lineamenti del viso ma noto la sua concentrazione nella lettura quando volta la pagina con l’indice.
Ora il tremolio è divenuto una euforia che fa germogliare il desiderio di un’avventura amorosa, desiderio che avevo affondato nel fiume dell’oblio quando, lasciando mia figlia con la madre ed il suo compagno, mi dissi mai più storie d’amore.
Ogni volta che ritorno ad osservarla, fra una riflessione e l’altra, sono preso anche da un forte senso di familiarità e frugo nella memoria per spiegarmelo.
È possibile che la sola visione di una ragazza possa occupare un assoluto predominio sul cuore in una inquietudine che affascina e nello stesso tempo intimorisce tra speranza e illusione?
Si, risponde il mio cuore. L’amore non viene da una lunga amicizia o da un lungo corteggiamento, ma dall’affinità spirituale e se questa affinità non si crea in un solo istante, non si creerà mai.
Credi anche tu che un grande amore si crea dall'affinità spirituale in un solo istante o non si creerà mai?
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18/04/2022 at 16:24
io sono minorenne ma non mi sembra una storia per adulti. comunque non ho capito la domanda, forse è perché sono minorenne??
Però credo che le ragazze sono uguali ai ragazzi e che hanno gli stessi diritti di quest’ultimi. Ogni persona è diversa quindi magari una pensa solo all’amore e un’altra no quindi non credo che tutte pensino all’amore.
18/04/2022 at 16:33
Cara Francesca non è una questione di minorenne o meno, la risposta la troverai leggendo tutto il manoscritto ma non è facile riuscirci, solo allora potremo scambiarci pensieri e sarà un immenso piacere per entrambi. Ti auguro una gioiosa giornata Sergio
18/04/2022 at 16:34
Dimenticavo di dirti di iniziare dal numero 0