Il Crocevia

Capitolo Uno

Clint arriva alla locanda sporco e affamato. Sa che ha la tunica stracciata e sporca di sangue. Il sacco che ha in spalla gocciola per terra. Per quello non lo sorprendono gli sguardi curiosi e spaventati dei pochi avventori nella locanda. L’ultimo lavoro è stato veloce ma non pulito. 

“Andata bene vedo” dice porgendogli un boccale di birra. 

Clint si siede e sbatte il sacco sul bancone.

“Dai cazzo, così mi sporchi tutto!”

L’uomo apre il sacco e trattiene a stento il vomito. 

“Ti chiamano il Macellaio per un motivo vedo”

L’oste gli passa un sacchetto di stoffa nero pieno di monete. Clint fa per alzarsi ma l’uomo lo ferma, prendendolo per un braccio. Lo sguardo che Clint gli lancia è abbastanza per farlo desistere.

“Io… è arrivata un’altra commissione se te la senti” dice tirando fuori dalla camicia una lettera. 

Clint la prende e la apre. Il foglio all’interno contiene solo il ritratto di una giovane donna e un nome: Astrid.

“Mi hanno detto che si tratta di una delle concubine di Re Foster. Deve avergli rubato qualcosa e ora la stanno cercando” dice l’oste, sbirciando il foglio.

“Pfiu! Gran bella topa, sicuramente il disegno non rende giustizia, eh?” dice ridendo

Clint si mette il foglio nella tunica prende il boccale e si alza. Lo sguardo vaga per la sala fino a che non trova un tavolo libero, lontano dalla porta. 

“Quindi, che gli dico?” chiede l’oste

Clint alza il boccale in segno di assenso mentre si dirige al tavolo. Una volta seduto apre il sacco che gli ha dato l’oste e conta le monete. Ci sono tutte. Un altro paio di lavori così e potrà finalmente ritirarsi. Magari comprare un pezzo di terra ai confini del regno e sistemarsi. Si siede, appoggiando la spada al muro di mattoni.

Passa uno sguardo veloce sulla sala. Un paio di uomini sono seduti vicino alla porta. Uno dei due è riverso sul tavolo, un boccale rovesciato. Una vecchia è sistemata vicino al camino. In fondo al locale c’è una donna. Il volto coperto dal cappuccio. Il mantello seppur logoro è pregiato. Legge dei fogli.

Clint tira fuori la lettera che gli ha dato l’oste e la osserva attentamente. Il disegno è quello di una giovane donna. I capelli biondi raccolti in una treccia che gli ricade sulla spalla sinistra. Astrid – Roccapietra.

Clint conosce la città, è quasi al confine del regno. Un’imponente cittadella di pietra. Ultimo capolavoro dei nani prima dell’esodo da quelle terre. Un paio di giorni di cavallo.

Clint non pensa a chi è quella ragazza. Non lo fa mai. Sa solo che qualcuno la vuole morta per qualcosa che ha fatto o – delle volte – semplicemente detto. Clint non si fa domande perché lui è solamente il mezzo, la spada che taglia la vita. Le domande aprirebbero porte a demoni che lui non sa se è capace di controllare. 

La donna avvolta nel mantello si alza e fa per andarsene. Quando gli passa vicino l’odore del profumo di lei riempie le narici di Clint. Il profumo soffice di violette lo porta indietro nel tempo quando aveva ancora la possibilità di ridere.

Anche i due uomini vicino la porta si accorgono della donna che ha lasciato la locanda. Quello sveglio da una gomitata al compagno indicando l’uscita. L’altro uomo si tira su e insieme escono.

Clint nota la scena. Sa che la cosa più facile e intelligente da fare sarebbe finire la birra e farsi gli affari suoi. Ha sempre fatto così e ha sempre funzionato. Sopratutto nella sua linea di lavoro. 

Ma quel profumo, quel maledetto profumo. Gli ha dato una delle poche belle sensazioni degli ultimi tempi. Risente la risata nella sua testa e, anche solo per quello, decide che vale la pena intervenire. Solo per questa volta. 

Si alza, guarda la spada ma la lascia li. Non gli serve per quei due ubriaconi. Esce dalla locanda, l’aria fredda della sera che gli bacia il viso. Sente delle voci in lontananza. Inizia a camminare. Più si avvicina a quelle voci più riesce a sentire il profumo della donna.

Poi li vede, avvolti nel buio. La donna è appoggiata al muro, il cappuccio calato. I due uomini davanti a lei a tagliargli ogni via di fuga. Il viso della donna è calmo, una ciocca di capelli rossi che gli cade sul viso. In un istante Clint capisce che a lei le vie di fuga non servono.

“Signori, vi invito nuovamente a pensare bene alla vostra prossima mossa. Non è successo nulla e non deve succedere. Possiamo dare la colpa di questo… Incidente alla birra. Anzi, perché no, torniamo dentro e vi offro il prossimo giro” la voce è cristallina. Senza un filo di paura, anzi ferma. Un tono di chi, nella vita, è abituata a dare ordini.

I due uomini ridono.

“Perché – invece – il giro non ce lo offri tra le tue gambe da puttana?”

Continuano a ridere. Uno dei due inizia a slacciarsi la cinta mentre l’altro si fa più vicino. Clint fa un altro paio di passi avanzando nell’ombra. Si avvicina al gruppo, il profumo sempre più intenso. Uno degli uomini mette mano al pugnale nella cintura, l’altro si tira giù le brache. 

“Diciamo che inizio io e se fai la brava il mio amico non ti sfregia quel faccino”

Clint incrocia lo sguardo dalla donna.

Cosa succede ora?

  • I due uomini si accorgono di Clint e la situazione si risolve in maniera "diplomatica" (9%)
    9
  • La donna esce da questa scomoda situazione da sola (82%)
    82
  • Clint entra in azione e fa un massacro (9%)
    9
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7 Commenti

  • Ciao, incipit molto interessante e non molto duro da leggere 🙂
    lo descriverei per ora un fantasy misto a un bel Western ( non so infatti se hai scelto il nome
    Clint a caso oppure e’ voluto 😉 )
    comunque voglio vedere dove l’incontro tra i due gli portera’ in questa avventura.
    Sebbene Clint viene introdotto come un osso duro e non credo abbia molti problemi ad eliminare
    i due ubriaconi ho scelto che la Ragazza riesce a salvarsi da sola in quanto sono curioso
    di vedere la forza anche della nostra protagonista
    bellissimo capitolo
    buon proseguimento e a presto 🙂

  • Ciaooo ThatBelmont! 😊
    Il tuo stile di scrivere mi è piaciuto tantissimo, è molto diretto e provoca un po’ ansia. Perchè no? In fondo è un’avventura e già inizia con un “canto” avvincente. Fantastico! 😄
    A me piacciono anche le imprecazioni, sono come parole magiche che fanno vibrare tutto… ma se tutto trema fin dall’inizio poi ci si abitua e quando devono crollare davvero le pareti, non ci si accorge più di nulla. Che il personaggio sia rozzo va benissimo, è bastata la scena della testa mozzata sulla tavola per capirlo. Quindi usa pure il linguaggio scurrile, incanta molto, ma ti consiglio di usarlo con saggezza: è un’arma a doppio taglio.
    Mi è piaciuto il contrasto di questo uomo reso insensibile dal suo lavoro, però con un genuino desiderio di una pacifica pensione. Secondo me questo contrasto può essere un buon carburante per l’intera storia. Troverà la pace alla fine? Oppure si sacrificherà per la pace di qualcun’altro? Oppure la pace agoniata sarà tanto desiderata da compiere gli atti più efferati per raggiungerla? Forte! 😄
    Dai non mi dilungo oltre 😂 comunque buon lavoro! 😊👍

  • Ciao! Mi piace molto quest’inizio. Forse mi sarei soffermata di più sulla descrizione dell’ambiente, della situazione. Non si capisce bene dove si è e in che punto storico. Le descrizioni possono essere noiose, a volte, ma sono necessarie. Riguardo alla donna hai parlato solo dei capelli e del profumo. Non c’è nient’altro da dire? Così facendo sembra che tu abbia inserito questi elementi solo perchè ti serviranno in seguito e rende tutto prevedibile e poco avvincente. Anche per la donna del disegno hai descritto soltanto la treccia bionda. So che 5000 battute sono poche, ma prova a dire qualcosa in più, aggiungendo qualche elemento aggiuntivo.
    Per il resto anche io, come Ottaviano, ti consiglio di aspettare qualche giorno prima di pubblicare per avere un riscontro il più distaccato possibile dalla visione soggettiva dello scrittore.
    Voto che la donna risolve la situazione da sè, vediamo che sa fare! Aspetto il secondo capitolo 🙂

  • Capitolo 1)

    Abbiamo un inizio interessante, anche se l’impostazione del capitolo può risultare un po’ macchinosa, anche per alcune scelte ripetitive nei dialoghi. L’idea c’è, ma forse occorre un pizzico di revisione in più.
    Poi, sono cavolate, eh, ma mi sono subito posto delle domande sul disegno nella missiva. Il fatto che sia colorato mi ha un po’ spiazzato. Non hai ancora descritto il tuo mondo, ma è una cosa singolare: qualche spiegazione in merito sarebbe stata utile anche darci qualche indizio in più sul mondo.

    Spero di esserti stato un minimo utile 🙂

    Ps: ho letto la tua storia su Youtube, insieme a quelle di altri autori. Se la cosa può farti piacere, continuerò anche con i prossimi 😉

    Trovi la lettura qui:
    https://youtu.be/EEpJKUwDuv0

    Alla prossima!

    • Ciao GGP!

      La formattazione per fare entrare tutto in 5000 caratteri mi ha messo a dura prova, cercherò di fare attenzione nei prossimi capitoli, grazie!
      Diciamo che è un mondo dove esiste già l’arte rinascimentale italiana. Dipinti, statue, ecc… I capelli sono colorati perché hanno a disposizione i colori. Un modo in più per essere precisi nel fare identificare il bersaglio a Clint.
      Proverò magari a descrivere il mondo un po’ di più, grazie per la dritta.

      Grazie mille, certo che puoi continuare. Grazie 🙂

  • Ciao, benvenuto, voto la donna.
    La storia comincia in modo direi classico nel genere, e l’idea di un Killer prezzolato d’epoca è figa.
    Peccato che la lettura risulti un po’ faticosa per delle cose che dovresti correggere . Ti faccio due esempi: “Andata bene vedo” dice porgendogli…” Qui manca il soggetto.
    Poco dopo: “Risente la risata nella sua testa e…”
    Che risata?
    Insomma forse hai pubblicato in fretta, oppure come capita hai fatto molte modifiche e ti sei perso qualcosa per strada.
    Consiglio (se vuoi) una volta terminato aspetta un giorno e rileggi, vedrai che qualcosa che non va, se c’è, lo trovi.
    Scusa la rottura di scatole ma siamo tutti qui per darci una mano a migliorare. Ciaoooo?

    • Ciao Ottaviano,
      Grazie per aver letto! Sopratutto non c’è bisogno dì scusarti, anzi grazie anche per il feedback costruttivo. L’ho modificato per i caratteri. L’inizio l’ho cambiato cercando dì far intendere a chi legge che è l’oste a parlare (il boccale dì birra, il bancone) anche perché il nostro Clint è muto.
      Per quanto riguarda la risata si, hai ragione. Volevo rifarmi alla “possibilità dì ridere” di un paio di paragrafi prima. Purtroppo ci sta che con le modifiche da apportare per pubblicarla ho lasciato per strada qualcosa!

      Grazie di nuovo 🙂

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