L’ultimo respiro prima di morire

Dove eravamo rimasti?

Dove riprende la narrazione? Dal momento del matrimonio. (57%)

Montagne russe

Le dita di Vera erano gelide quando Max le strinse tra le sue al tavolo della sala consiliare del comune. L’espressione tesa sul volto del futuro marito la fece avvicinare fino a sfiorarlo; l’odore aspro e familiare che lui aveva addosso le accelerò il respiro, la spinse ad assaporare le sue labbra nonostante fosse consapevole che tutti li stessero guardando.

«Stai bene?» gli sussurrò a fior di labbra.

Lui annuì e provò a soppiantare la tensione con un sorriso incerto. «Ora sì.»

«Hem, Hem». La Sindaca De Rosa si schiarì la gola per richiamare l’attenzione dei promessi sposi. Ufficiò il rito civile del matrimonio sotto lo sguardo pesante di Vera, con un disagio che raramente le era capitato di provare. Avrebbe voluto parlare loro dell’importanza di costruire una famiglia, del rispetto da portare a quella d’origine, dei doveri che l’uno deve riservare all’altra coniuge, ma nulla di tutto ciò trovò la strada per uscire dalla sua bocca. La stima che la legava a Gianna le fece decidere di condurre un rito breve, che venne applaudito con poco contegno da Nello.

Il ragazzo circondò le spalle della zia con un abbraccio e le stampò un bacio sulla guancia, ma quell’entusiasmo non riuscì a contagiare Gianna. Il suo labbro inferiore tremò quando il figlio le rivolse un sorriso, e inequivocabili lacrime di tristezza le bagnarono il viso.

Max strinse la mascella, contrariato da quella reazione esagerata e priva di tatto, ma il profumo di Vera gli stuzzicò le narici e lo indusse a voltare la testa verso di lei, che lo prese per mano e lo condusse fuori.

Immersi nella foschia grigia e umida, ad aspettarli c’erano meno persone del previsto. Max avvertì tutto il peso di quegli sguardi e captò più di un mormorio che riportava il nome di Giuseppe Pastore. Per un attimo il ragazzo ripiombò nel baratro di terrore in cui era stato risucchiato un’ora prima, minaccioso e sinistro come quella… profezia. Sua madre aveva passato la vita a convincerlo che il telefilm ispirato alla storia del padre Vittorio fosse basato su stupide falsità, ma la morte di Pastore non era una stupidaggine, e le parole che l’uomo gli aveva rivolto erano vere, reali.

Il tocco fresco della mano di Vera sulla nuca lo riportò di nuovo al presente. Max si voltò verso di lei e i loro occhi si fusero, luce contro oscurità. Gli bastò che lei incurvasse quelle labbra piene per ribaltare il suo stato d’animo, da paura a gioia selvaggia. La testa della moglie si adagiò nell’incavo della sua spalla, mentre piccoli proiettili bianchi piovvero su di loro. Uno scroscio di applausi li accolse tra la folla, e auguri starnazzati a mezza voce, pacche sulle spalle e sguardi invadenti li accompagnarono verso l’auto di Nello.

Il tragitto che li separava dal ristorante fu una piacevole parentesi di felicità per Max e Vera. Nello li osservava scambiarsi occhiate languide dallo specchietto retrovisore con un nodo in gola che gli impediva di essere davvero felice per il cugino. Più li guardava e più le radici di un sentimento sbagliato avviluppavano il suo cuore. Solo una come Vera avrebbe potuto staccare il cugino dal mondo di fumetti giapponesi e computer in cui si era rifugiato prima di conoscerla. D’altra parte una donna come lei avrebbe indotto chiunque a fare qualsiasi cosa…

Il ragazzo scosse la testa e strinse le dita attorno al volante per accostare, con una manovra brusca, nel parcheggio del ristorante, che era avvolto da una strana foschia lattiginosa.

Max aprì lo sportello col sorriso ancora sulle labbra quando si ritrovò di fronte Gianna. L’espressione sgomenta sul suo volto indusse Massimo a parlare prima che lo facesse lei. «Mamma, ti prego, non è il momento», esordì, voltandole le spalle.

Lei, però, non aveva intenzione di mollare. Lo afferrò per un braccio e lo costrinse a fermarsi. «Raccontano che Peppe Pastore è morto e che tu eri con lui», sibilò in dialetto. La donna si abbandonava a quella lingua solo quando era turbata, e lo fu ancora di più quando si accorse che la risposta di Max tardava ad arrivare. «È vero?» insisté.

«Sì.»

L’aria crepitò fuori dalla bocca di Gianna più e più volte. «Ti ha… Ti ha detto qualcosa?»

«Che t’importa?» urlò Max. Si passò la mano libera sul viso e premette il pugno sulle labbra, la felicità vissuta fino a pochi attimi prima sfumata in rancore. «Per te sono solo bugie, no? Me lo ripeti da quando sono nato». Strattonò il braccio dalla presa di Gianna e si voltò a guardarla.

La luce del sole aveva diradato la nebbia e illuminava sua madre da dietro, facendola apparire come un’ombra. Anche la sagoma di Vera si stagliava, fiera, attraverso quella luce inattesa, e Max stava per rivolgersi a lei quando lo vide. Uno sfarfallio blu colpì i suoi occhi chiari, uno sfarfallio che proveniva dal fermaglio sulla tempia di Gianna.

“… apparirà diradando la nebbia con qualcosa di blu tra i capelli…

Il ragazzo aspettò che Vera lo raggiungesse prima di riprendere a respirare, prima di fare pace con l’idea che la profezia si era appena avverata.

È il momento di approfondire:

  • Entrambi. (33%)
    33
  • Il rapporto tra Max e Gianna. (33%)
    33
  • Il rapporto tra Max e Vera. (33%)
    33
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21 Commenti

  • Approfondiamo sia il rapporto tra Gianna e Max che quello tra quest’ultimo e Vera (in realtà “temevo” che avessimo dovuto scegliere solo una delle due opzioni, e stavo già litigando con me stessa per capire quale fosse la decisione migliore ?)
    Ti aspetto allora, al prossimo Episodio!
    -Rossella✨-

  • Ciao, Trix.
    Senza volere ti ho mandato le opzioni in parità, perdonami.
    Il capitolo lavora molto sui sentimenti e sui cambi di questi, si passa dalla passione allo sgomento, fino ad arrivare al gancio finale che ci riporta alla profezia. Brava.
    Aspetto il prossimo, so che sono l’ultima persona che dovrebbe dirlo, ma spero di non aspettare troppo.

    Alla prossima!

  • Un nuovo episodio finalmente.
    Interessante qui l’andare a cercare, a cogliere i particolari fisici, labbra, mani eccetera maniera insistita come muovendo una indiscreta camera a mano. Lo trovo davvero giusto in un racconto del genere e, anche se non sempre perfetto, (chi lo è?) Merita di essere ripreso.
    Sperando di leggerti ancora presto ti auguro buona domenica, ciaooo??

  • Ciao, Trix.
    Bentornata! Mi sono persa questo tuo interessante incipit e l’ho trovato solo girovagando tra i racconti esordienti… ora ti seguo, così non mi perdo più nulla 😉
    Molto bene, un inizio angosciante, incupito dalla nebbia pressante. Mi piace molto l’ambientazione e anche i personaggi, nonostante le poche pennellate a disposizione, mi paiono già ben caratterizzati. Dal poco che hai svelato si capiscono già molte cose. Avrei evitato la spiegazione sulla vicinanza della postazione di soccorso, magari mostrandola con il movimento di Erica, ma qui i caratteri sono pochi e si fa quel che si può.
    Complimenti, dunque, ci aspetta una bella storia di paura… bello anche il gancio finale.
    Ho notato che è passato un mese e più dalla pubblicazione, spero che tornerai a completarlo.
    Voto dal momento del matrimonio e aspetto speranzosa 🙂

    Alla prossima!

    • Ciao Kezi,
      come al solito sono in un ritardo imbarazzante. Mi ero ripromessa di pubblicare un capitolo a settimana, ma – visto com’è andata – direi che è una missione pressoché impossibile.
      Grazie per il suggerimento che mi hai lasciato, in effetti è inutile perdersi in chiacchiere in quel momento della narrazione. Ha tolto attenzione alla scena protagonista del capitolo e non si fa ahaha
      Non sono più abituata a scrivere con i caratteri contati. Spero di non incappare in scivoloni stavolta.
      Alla (spero presto) prossima!

  • Ciao. Adoro questo esordio! Davvero complimenti, hai scritto molto bene. Forse mi sarei soffermata un po’ di più sul momento del malore dell’uomo.
    Voto che il racconto riprende dal matrimonio: adoro i salti temporali. Magari lo sposo sarà tormentato dai pensieri e noi non sappiamo proprio tutto.
    Aspetto il secondo capitolo 🙂

  • Faccio scelte sbagliate.
    Sempre.
    D’improvviso una giusta, riprendere su TI.
    Ben ritrovata! E con che partenza. Un horror che rilascia presagi di supernatural, un protagonista bello e forse dannato, Quasi quasi ti seguo. Hai ripreso il progetto di scrivere un racconto per genere?
    Sia come sia, voto per dopo il matrimonio.
    Ciao alla prossima!

    • Ben ritrovato, Minollo.
      Tu sei molto più costante (e proficuo) di me, ma io non mollo il progetto, anche se lo porto avanti con lentezza disumana.
      Mi sono lanciata in questo horror (più paranormale, in realtà, ma ci accontentiamo) per fare una sorta di esperimento. Vorrei portare a conclusione una storia con due o tre cosine che metteranno alla prova il mio modo di scrivere. Sarà una sfida uscire dalla zona di comfort e mi farebbe piacere se tu volessi seguirla. Io ho un conto in sospeso con te che coinvolge sherpa e robe nepalesi. Passo quanto prima anche dalle tue parti!
      A prestissimo

  • Ciao, benvenuto.
    Interessante, ben scritto, promette bene. Voto la scena del matrimonio (con Max fuori di testa!).
    L’unico mio dubbio è l’aggettivo serioso, che forse si poteva sostituire con serio, a meno che Max veramente ostentasse una serietà marcata, di facciata, e non reale…
    P.s.: Lo vedi che fumo… Uccide??
    Al prossimo, ti seguo.?

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