Se non saranno rose, andranno bene girasoli.

Dove eravamo rimasti?

Infine torneranno i girasoli, dove? Tra le sue braccia. (50%)

Primo ri-appuntamento

La cassa è collegata al bluetooth del mio cellulare e sta riproducendo la mia playlist giornaliera. Mentre mi sto asciugando i capelli con il phon prendo in mano un pennello per il trucco e lo uso come microfono mimando con le labbra il testo in sottofondo. Mi arriccio i capelli con il ferro, metto il rossetto rosso nuovo  che è rapidamente diventato il mio preferito e mi spruzzo una quantità industriale di profumo. Sa un po’ di agrumi e un po di fiori ed è giovane e frizzante, proprio come me!
Sempre saltellando a ritmo della musica apro l’armadio per estrarre il look adatto. È una serata importante. Un primo appuntamento non si scorda (anche se non si tratta proprio del primo).
Stacco la musica e digito il numero del romano. ” Allora, devi solo dirmi jeans o nero?”. Dall’altro lato risponde una voce un po’ scocciata e rauca con inconfondibile accento della Capitale. “Mortacci…che ti serve ora?” In sordina si sentono i mormori di una ragazza che gli chiede di tornare da lei.
“Dai rispondi in fretta così ti lascio tornare alle tue faccende. Nero o jeans?”
“Dammi il tempo di mettermi almeno le mutande, ormai mi hai disturbato…mi faccio un caffè. Allora ho bisogno più informazioni”. Lo sento armeggiare e accendere il fornello.
Per me trova sempre il tempo rinunciando a davvero tutto.
Gli descrivo i due vestiti nei dettagli più minuziosi con tanto di proposta di scarpe e giacchetta abbinate; mi lascia finire con calma ascoltando attentamente e alla fine si pronuncia: “Jeans”. È deciso. Se lo dice lui è la scelta giusta.
“Oh mi raccomando goditi la serata e poi fammi sapere tutto”. Mi saluta con un bacio stampato probabilmente sullo schermo e io ricambio.
Nonostante il suo parere indiscutibile mi provo anche l’altro outfit. Il tubino nero mi stringe in tutte le mie forme. È poco più lungo delle ginocchia ed ha un profondo scollo sulla schiena che avrei lasciato libera mostrando la poca abbronzatura che mi rimane ancora. Gioielli oro abbinati ai dettagli del blazer e décolleté a punta nere lucide. Mi sento davvero sexy e mi rimiro allo specchio più volte, girandomi in ogni angolazione. Come dice lui non mi rappresenta a fondo. Lascio scivolare il vestito a terra dopo aver slacciato la zip e passo al secondo. È altrettanto stretto, ma questo mi arriva quasi alle caviglie e la lunghezza è compensata e resa meno austera da un profondo spacco dietro le gambe che raggiunge le cosce. È di tessuto jeans con spalline sottili e scollo a cuore sul davanti. Indosso i tacchi più alti che ho color bianco crema con plateau di metallo e mi posiziono sulle spalle un giacchino corto stile bomber. Aggiungo i miei orecchini a forma di farfalle. Ora è perfetto. Questo sa di me. Mi sento pronta.
Guardo l’orologio. Cazzo è tardissimo. Inizio a correre per arrivare alla macchina.
Dopo appena 10 minuti di guida parcheggio un po’ lontano dal luogo dell’appuntamento per consentirmi di fare due passi scaccia ansia.

Entrando nel locale avverto una certa aria chic. Le pareti sono decorate con bottiglie di vino e delle candele accese fanno la loro comparsa sui ripiani in mezzo a queste. Si vede che è stato scelto con cura e per un’occasione importante.
Mi avvicino al cameriere con il quadernone in mano ripetendogli il nome della mia prenotazione. “È da sola signorina?”
“Si”.
Sul tavolo apparecchiato mi aspetta un mazzo di margherite come da disposizioni e mentre mi servono un calice di aperitivo mi scappa un sorriso ripensando a come sono arrivata a questo punto. Al coraggio e alle scelte che mi hanno portata in questo ristorante ora. Brindo a me.
Quella volta ho preso il telefono e ho scritto a lui: ho un’idea, dovremmo parlare.
Ci siamo incontrati in un bar e davanti a un caffè lungo, gli ho proposto di giocare. Giocare ad essere sinceri come non lo siamo mai stati. Abbiamo iniziato a dirci cose di cui l’altro non sospettava nemmeno il pensiero. O forse semplicemente non volevamo ammettere l’uno all’altro di esserne già a conoscenza. Fine conversazione mi sono sentita libera e leggera. Lui anche. Solo una nota di tristezza gli velava lo sguardo poiché sapeva che il momento era arrivato. Ci siamo abbracciati e ci siamo augurati buona vita e poi ognuno ha proseguito per una strada differente.
Ci siamo ritrovati in un storia che proseguiva per inerzia, per abitudine e nessuno dei due ha mai avuto la forza di stopparla. Ora ho scelto a me. Questo è il mio primo ri-appuntamento con me stessa, per promettermi per sempre di non mettermi mai in ombra per nessun altro.
Finita la cena prendo tra le braccia il mazzo di margherite e mi dirigo all’uscita. Accendo una sigaretta e tiro un sospiro verso il cielo. Al primo cestino abbandono i fiori e togliendomi i tacchi cammino senza meta sotto un fine pioggerellina che ha iniziato a scendere. Rido fragorosamente.
Nonostante fossero i miei fiori preferiti, mi sono sempre accontentata delle margherite quando mi sarei meritata delle bellissime rose rosse. 
D’ora in poi la mia vita ne sarà piena.

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41 Commenti

  • Capitolo 9)

    Ehi! Anche se non ho commentato, ti seguo ancora! 😛

    Siamo arrivati al finale, anche se è passato un po’ di tempo. Durante la lettura sono riaffiorati i ricordi dei precedenti capitoli. Ho trovato interessante il discorso relativo alla facilità nel comunicare con gli sconosciuti, e ti ringrazio per avermi fornito un dettaglio importante che stavo trascurando all’interno di una mia storia (riguarda il taglio dei capelli! Per uno che li taglia quando capita, è sempre un po’ difficile calarsi in certe dinamiche!) 😉
    Leggere serve anche a questo!

    Aspetto il finale!
    Continua così! 😉

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