Dove eravamo rimasti?
Foto
Sollevo tra le dita la prima di una pila di fotografie mentre sono sdraiata sul divano. Sto cercando di scaldarmi i piedi che ho sempre ghiacciati immaginandoli ancora sommersi dalla sabbia scura e appiccicosa di salsedine. Raffigura me, un bikini fucsia e la bandana legata in testa da vera turista. Sono della nostra vacanza a Tenerife di qualche mese fa durante le ferie.
Nella seconda si vede lui che indica con la mano la scritta “Playa el duque” dipinta sugli scalini che portavano alla spiaggia. E’ stata l’esperienza più bella per me fino a questo momento anche se è stata la prima volta che ho preso l’aereo. Dopo 6 ore di volo infernali accompagnate da nausea e capogiri per cui ancora adesso mio padre mi prende in giro ripetendomi “ma chi può mai stare male in aereo?”, siamo atterrati in quella terra calda e soleggiata.
Siamo corsi subito in spiaggia abbandonando il maglione e la giacca invernale e sostituendoli con ciabatte e pantaloncini.
Quando mi sento sopraffatta dalle responsabilità e dai mille impegni penso a quei giorni felici. Lui era tutto mio. Il lavoro non è riuscito a raggiungerlo fino là permettendomi di avere tutte le sue attenzioni. Mi piace ripensarci perché quei momenti mi hanno riportato ai primi tempi della nostra relazione ricordandomi quanto mi ero innamorata
Mi soffermo sulla foto che raffigura un nostro selfie con indosso i caschi e i guanti durante la motorata per le strade immerse nel bosco che portavano alla cima del vulcano. Aveva fatto guidare me la prima tratta. Eravamo partiti dalla spiaggia in cui il sole cocente e la “calima” che c’era in quei giorni ti invogliavano a stare sdraiati sul lettino tutto il giorno, per arrivare sulla cresta delle montagne con 15 gradi in meno e qualche fiocco di neve. Davvero, neve! Ne eravamo rimasti talmente estasiati da non accorgerci di essere completamenti zuppi e infreddoliti a fine corsa. Ci hanno spiegato che l’isola si compone di dodici microclimi differenti quindi è molto facile spostandosi di pochi chilometri, di osservare paesaggi totalmente opposti. Mi sento ancora adesso molto affascinata dalle stranezze di quel posto.
Arrivati in hotel avevamo subito riempito la vasca da bagno, che a differenza di quella a casa mia, sembrava una piscina e ci eravamo tuffati dentro cercando di calmare i brividi. Ero rimasta abbracciata a lui molto tempo fino a quando entrambi non eravamo tornati alla temperatura ideale. Mi aveva sciolto i capelli e mi aveva baciata intensamente mentre i vetri della doccia e lo specchio si coprivano di condensa. Ci eravamo poi preparati per la cena. Lui aveva indosso una camicia di lino con dei fiori colorati sbottonata sul petto. Pure ora mi ricordo il calore che ho sentito in quel momento dentro me.
Un giorno siamo andati a vedere i delfini con la barca nell’acqua alta e abbiamo passato ore e ore parlando, approfittando di quella sensazione di leggerezza e dell’atmosfera rilassata che ci ha accompagnati tutta la settimana.
Complice con una signora del posto una sera mi ha fatto trovare a tavola un paio di orecchini fatti con la lava nera raccolta sulle appendici del “Teide”. Li conservo al sicuro nel mio portagioie.
La spensieratezza e il sole brillante di quel luogo mi hanno lasciato nel cuore una pace incredibile, tanto che mi sono convinta a studiare lo spagnolo per trasferirmi lì qualche anno in futuro.
Guardo un’altra foto che mi ricorda una serata nella quale ci siamo persi vagando per le spiagge che si susseguivano una dietro l’altra lungo tutto il perimetro della costa. Con la cena, al villaggio, avevano abitudine di offrire a tutti una caraffona della tipica sangria che perciò non mancava mai dal nostro tavolo. Con addosso un’allegria più marcata del solito, quindi, quella sera avevamo avuto la “pazza idea” di sfidare le onde a riva come fanno i bambini correndo per non farsi prendere. Mi ero tolta le scarpe e alla sola luce del lampione che illuminava la stradina sopra di noi, saltavamo evitando di bagnarci i piedi. Avevo urtato a un certo punto un sasso mentre mi dimenavo nella mia folle ritirata verso l’asciutto ed ero finita a schiena in giù, dritta sulla sabbia.
“Ti sei fatta male?” non era riuscito a trattenere le risate.
Per risposta gli ho lanciato addosso una manciata di conchiglie trovate per terra.
“Mi sembri una sirena, così sdraiata. Sei proprio bella…”
Quella notte l’oceano ha avuto compagnia dei nostri vestiti che sono stati lanciati per tutta la spiaggia mentre ci baciavamo avidi di averci ancora e ancora un po’. Ho ballato per lui inseguendo le note di qualche locale notturno lontano e lui mi ha fatta danzare seguendo il ritmo del suo respiro. Siamo rimasti fino all’alba, quando la luce dorata appena percettibile ha incominciato ad illuminare i nostri corpi rigati da qualche scottatura rossastra. Mi ha disegnato con la terra bagnata un cuore sul petto mentre mi ha chiesto all’orecchio :“rimaniamo per sempre così, io e te?”
Nel prossimo episodio riaffioreranno emozioni passate, saranno accompagnate da:
- Tristezza (20%)
- Malinconia (40%)
- Rabbia (40%)

05/07/2023 at 15:13
Capitolo 9)
Ehi! Anche se non ho commentato, ti seguo ancora! 😛
Siamo arrivati al finale, anche se è passato un po’ di tempo. Durante la lettura sono riaffiorati i ricordi dei precedenti capitoli. Ho trovato interessante il discorso relativo alla facilità nel comunicare con gli sconosciuti, e ti ringrazio per avermi fornito un dettaglio importante che stavo trascurando all’interno di una mia storia (riguarda il taglio dei capelli! Per uno che li taglia quando capita, è sempre un po’ difficile calarsi in certe dinamiche!) 😉
Leggere serve anche a questo!
Aspetto il finale!
Continua così! 😉
05/10/2023 at 00:40
Ciao Pintore. Ho incontrato diverse difficoltà nell’ultimo periodo a terminare la storia, ma ora ce l’ho fatta e ne vado molto fiera. Ti ringrazio del sostengo costante. A presto 🙂