the change

3.elzioni,vittorie e fondazioni: un vero politico

Ottobre era già alle porte, con uno sguardo minaccioso come il gigante colossale nel primo episodio di Attack on Titan, o come il re della notte che ti fissa da oltre la barriera aspettando che “l’inverno” arrivi (spero di non dover spiegare questa citazione).

Con la mia candidatura improvvisata dell’ultimo minuto, ero un po’ pressato dalle idee e dai discorsi da fare per convincere i miei nuovi compagni a votarmi.

Avevo un alleato, Nick, che si era candidato dopo di me e avemmo uno scambio di battute alla Red Dead Redemption, qualcosa del tipo “Sei con me amico?”. “sempre Dutch”. Si mi pare disse proprio così, dopo tutto quel gioco glielo avevo regalato io.

L’unico ostacolo al mio trionfo era Sarah, una ragazza non troppo simpatica e nemmeno troppo carina; era. purtroppo, abbastanza persuasiva e l’unica donna candidata, il che per una classe di 19 ragazze non era un punto a nostro favore.

Comunque sia nel mezzo della mia “vita politica” trovavo lo stesso il tempo per divertirmi e poi fermi tutti! La fratellanza non si lascia. Parlo della campagna di Dungeons and Dragons, il famoso gioco di ruolo fantasy, ci giocavo insieme a Jules, Christian e un mio amico: David. Eravamo al capitolo finale, era stata una campagna dura, avevamo perso Nick, il nostro alchimista, e Mark, il cacciatore più letale del regno, entrambi caduti in battaglia. Io interpretavo la parte di Ventruss, uno stregone un tempo potente e ora in preda di follia, credendo di essere guidato da un dio: Rick, che altro non era che il boss finale.

12 punti vita per me, 15 per Rick, tutti gli altri ridotti allo stremo, in teoria bastava colpirlo con l’incantesimo per stordirlo e finirlo con lo spadone curvo. Cosciente del peso che portavo, tirai il dado, lo vidi rotolare fino alla fine del tavolo, e nella mia testa pensavo “20 naturale più bonus ,20 naturale più bonus, ti prego”, finché non si fermò dritto sulla faccia da 20.

“Hippiahey figlio di puttana” dissi citando John Mclane e poi rispedii quel falso dio nella pila dei boss sconfitti.

Un’altra grande vittoria la trovai a Basket, fu molto veloce: tre minuti rimasti, sotto di tre punti, difesa andata a parte me, ultimo cambio con cui entrò Damien (e menomale). Grazie a lui raggiungemmo la parità, dieci secondi rimasti, corsa sfrenata in area, passaggio lungo, azione perfetta ma poi il difensore alto due metri mi venne addosso. Ringraziando il cielo il mio piede era in area: mi diedero un tiro libero con il timer fermo a due secondi. L’arbitro mi passò la palla, io chiusi gli occhi e mi ripetei parole simili a quelli per conquistare la pace interiore di Kung fu Panda, poi, misi il piede destro avanti, pollici messi a “T” sulla palla, perfetto angolo di 90 gradi formato con il braccio, che lasciai subito dopo. Tenni gli occhi chiusi, finché non sentii la sirena, ci eravamo portati a casa la partita.

Passarono due giorni e ci furono le elezioni dei rappresentanti.

Per fortuna non ci fecero fare i discorsi perché, ripensandoci, il mio non era granché. Passarono alle votazioni: ognuno scrisse il suo candidato e firmò, io votai per Nick e lui votò per me. Fu un’attesa snervante, lì in piedi davanti alla cattedra mentre la professoressa contava. Alla fine si alzò e ci annunciò “con rispettivamente undici e nove voti, Owens e Morales vincono queste elezioni dei rappresentanti di classe, mi dispiace Sarah sarà per un altro anno”.

Festeggiammo fieramente con il resto del gruppo.

Il giorno dopo ricevetti una notizia inaspettata, una che cambiò le carte in tavola.   

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