HOTEL INVERNO

L’OSTELLO

L’ostello è un edificio austero e imponente. La facciata, divisa in tre parti da due contrafforti, è grigia di smog e le finestre, tutte spente, sembrano gli occhi di un essere mostruoso pronto a inghiottirmi. Resto ferma, la borsa con le mie poche cose dentro, appesa alle mani che tengo distese davanti a me.

Restò ferma sul marciapiede a guardare la facciata, questo posto non mi piace, non mi piacciono gli angoli bui che lo circondano e gli alberi spogli e cinerei che si alternano ai pali della luce lungo il viale, ma in tasca ho solo centoventi euro e qui ci pago due settimane di permanenza. Il tempo di trovare un lavoro e me ne vado.

Si alza un vento gelido, che mi fa svolazzare la frangia e, come una mano possente e gigantesca, pare spingermi verso l’entrata. Qualcosa si muove al limitare del mio campo visivo. Sento un frusciare furioso, mi volto. Il bordo di un volantino si è staccato da uno dei pali e ora svolazza libero nel vento. Aguzzo la vista, sembra uno di quegli avvisi per la ricerca delle persone scomparse; è così, infatti. Nel rettangolo sopra la scritta, una ragazza, che deve avere più o meno la mia età, ride all’obiettivo. Chiara Romani, scomparsa. Recita l’avviso. Chiunque avesse sue notizie chiami il 112 e aggiunge anche un numero di cellulare. L’ultima volta è stata vista nei pressi dell’Ostello per la Gioventù, ex Hotel Inverno.

Mi si gela il sangue. Una ragazza è scomparsa da questo posto. Il vento si fa più freddo e soffia con più forza, piccoli mulinelli nascono dal marciapiede e si alzano inghiottendo cartacce e polvere che presto mi raggiungono. Chiudo gli occhi d’istinto, un pulviscolo feroce mi colpisce le palpebre, le socchiudo e raggiungo l’entrata quasi alla cieca.

Sono dentro. L’interno non migliora il mio umore, il tappeto arancio spento, che mi accoglie all’entrata, è macchiato e quasi si appiccica alle scarpe. Questo posto non viene pulito con regolarità. Altro punto a sfavore. Mi trema lo stomaco, vorrei scappare, ma l’alternativa è dormire in stazione e non posso più farlo, non dopo l’avventura dell’altra notte. Rabbrividisco mentre mi vedo distesa su una delle sedute di marmo chiaro. Ignara. Mentre una mano si muove tra i miei capelli e l’odore acre dell’uomo… mi serve di una doccia.

«Ciao», la voce della ragazza dietro il bancone mi strappa alle mani luride che mi artigliano i pensieri.

«Ciao», le rispondo. Sorride, ricambio.

«Ci hai trovato con il passaparola?» mi chiede.

«No, in realtà ho visto la pubblicità in stazione.»

Sorride di nuovo, perplessa. «C’è ancora? Credevo l’avessero tolta da un pezzo.»

«A quanto pare siete sempre lì.»

«Qui le stanze si affittano a settimane. Tu quanto ti fermi?»

«Pensavo a un paio, per ora. Conto di trovare un lavoro e trasferirmi in un appartamento appena possibile.»

Le si stropiccia la faccia, sembra perplessa. È un attimo, torna a sorridere, ma sono certa che la mia risposta non le sia piaciuta.

«Ti troverai bene, qui è tranquillo. Non siete in molti in questo periodo.»

Annuisco, vorrei che si sbrigasse. Ora ho proprio voglia di fare una doccia.

«Possiamo andare avanti con l’accettazione, ho bisogno del bagno.»

«Certo, figurati» mi risponde piccata. «Documento, prego» il suo tono ora è distaccato.

Le passo la carta d’identità, lei scarabocchia qualcosa su un registro e me la restituisce.

«Che strano,» le dico per allentare la morsa di gelo che si è creata. «Non credevo che esistessero ancora i registri…»

«Non abbiamo computer qui e non c’è il WIFI.»

Ora capisco il perché dei quindici euro a notte.

«Questa è la chiave della tua stanza. Sei al settimo, nella 237.»

«Ci sono così tante stanze?»

«Le stanze sono novantasei. L’ultimo piano è riservato.»

Non capisco, ma annuisco e prendo con me la chiave che la tizia mi porge. Solo in questo momento mi accorgo delle cuticole mancanti e delle unghie mangiate fino alla carne. Ha il viso spento e le labbra screpolate. Dietro le lenti tonde degli occhiali, i suoi occhi sono acquosi, come quelli di una vecchia.

Mi allontano, la borsa è pesante e mi sbilancia. Raggiungo l’ascensore.

«Non funziona» mi urla, poi aggiunge: «le scale sono lì, dietro la porta rossa. Poi ci si abitua» conclude con un ghigno.

Annuisco. Sette piani a piedi, con la mia vita dentro una borsa… Sospiro, spingo il battente rosso e incontro le scale, con alzate di venti centimetri e pestate d’ardesia. Mi sembra di essere finita in un racconto gotico.

Quando arrivo al mio piano ho il cuore in gola, letteralmente. La stanza la trovo subito, è quella vicina all’ascensore. Fortunatamente non funziona, così eviterò di essere svegliata in piena notte dal saliscendi della cabina.

Infilo la chiave nella toppa, una mandata. La porta si apre e vengo investita da una nuvola gonfia di odore stantio e deodorante economico. A tentoni cerco l’interruttore, la luce si accende su una stanza enorme, dai soffitti alti e affrescati. Le due finestre di fronte a me lasciano filtrare il grigio pomeriggio invernale. Devo davvero fare una doccia.

SILLA SI SISTEMA NELLA SUA STANZA E DOPO...

  • ESCE ALLA RICERCA DI UN LAVORO (14%)
    14
  • FA UNA DOCCIA, MA VIENE INTERROTTA (86%)
    86
  • ESPLORA L'OSTELLO (0%)
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159 Commenti

  • Capitolo 10)

    Ciao Kez!

    Finalmente il finale, e siamo contenti che tu sia riuscita a completare la storia, al fine di poter guardare oltre, prima di ritornare sul testo per dargli la forma che vorresti. Secondo me hai tanto materiale su questa vicenda, anche solo unendo tutte le parti presenti qui su The Incipit 🙂
    Sono certo che riuscirai a realizzarne qualcosa di bello.
    Come sempre, noi siamo qui anche per dare consigli e supportarti, anche all’esterno del sito 🙂

    Trovo che tu sia stato in grado di concludere il capitolo in modo efficace e coinvolgente.
    C’è qualche refuso, ma sono piccolezze che non tolgono niente al capitolo!

    Trovi il capitolo sempre su Youtube:

    https://youtu.be/X5mlROIx79U

    Alla prossima!

    • Ciao, GG
      Ho ascoltato il capitolo e ti rinnovo i miei complimenti, mi hai fatto venire i brividi, in senso buono!
      Le parole che ho usato, e che nella mia testa avevano un senso, perdevano molto se solo lette con la mente. La voce è riuscita, a parer mio, a tirare fuori qualcosina in più da questo finale precipitato.
      Per esempio nella frase: “un ricordo inutile conservato proprio lì. Proprio… lì.” quel “lì” finale, apparentemente inutile, voleva rimarcare il fatto che Silla, nel tentativo di prevalere sul mostro, mette l’accento su quel luogo, come a dire: “c’è un aeroporto ed è proprio lì, vicino, siamo qui!”
      Chissà quando riprenderò questa storia, ma quando sarà queste cose vorrei renderle più comprensibili. Con la scrittura occorre mestiere per poter far giungere il messaggio al lettore, non è facile. A piccoli passi, piano piano…
      Grazie ancora per la costanza, la lettura e le belle parole.

      Alla prossima!

  • Ciao Keziarica, un finale così, un po’ me lo aspettavo. Il viaggio introspettivo, il cambio di personalità, il vero e il sogno, tutto così terribilmente ansiogeno e senza scampo. “Non sarai mai più la stessa”, una promessa, una minaccia, tanto gelo dentro e un sorriso (amaro? Di scherno? Oppure una conciliazione?)
    È difficile commentare se non lo si fa per mestiere.
    L’importante è dirti grazie per non aver smesso di trasmettere emozioni, non sia mai che Keziarica si arrende!
    Grazie, a presto, spero!??

    • Ciao, Fenderman.
      Il sorriso è di compiacimento, Silla sorride perché qualcosa in lei è cambiato. Non sono riuscita a trasmettere questa sensazione, avrei dovuto gettare qualche semino in più.
      Sono felice di essere riuscita a terminare il racconto, in questo periodo avrei dovuto evitare di cominciarlo, ma ogni cosa ha un suo perché e, forse, anche questa storia chissà come doveva avere un suo posto nel mondo… ?‍♀️
      Ti ringrazio per la fiducia, per l’incoraggiamento e per aver aspettato con pazienza che terminassi l’avventura.

      Ciao e alla prossima!

  • Uò! Ottimo finale! Non c’è che dire! Sufficientemente conclusivo, pauroso, gratificante ed abbastanza opaco da non far capire cos’è successo esattamente. È difficile creare finali così e ci sei riuscita, quindi di nuovo complimenti!
    Se un giorno vorrai dirimere la questione di cosa è accaduto, starò qui ad aspettarti. Come ti aspetto al varco per la prossima storia 🙂

    Ciao 🙂

    • Ciao, Red.
      Hai ragione, qualcosa è rimasto in sospeso: chi è l’assassino (anche se non è un giallo, sarebbe stato carino saperlo), che fine hanno fatto le altre, dove sono i corpi, l’ostello esiste davvero… e tante altre cose. Forse lo racconterò in un’altra storia, per ora passo e magari mi viene in mente altro. Vediamo cosa.
      Intanto, ti ringrazio tantissimo per la pazienza e spero di raccontarti presto qualcos’altro.
      Alla prossima!

  • Ciao Keziarica!
    Un finale catartico; la parola che chiude la storia è il raggio di sole che cercavamo. L’intervento di Kauffmann e del gruppo intorno a lui è la mano che desideriamo ci sollevi dalle tempeste.
    Questo riconoscersi in un altro corpo mi ha fatto ricordare un vecchio giallo che lessi da ragazzo: “l’uomo dai due corpi”, di Edgar Wallace.
    La torre di controllo di un aeroporto è immagine forte; mi hai emozionato cercando di descrivere le sensazioni dell’assassino, con eleganza sei scesa nei suoi pensieri immondi.
    Bravissima; il fatto che un racconto prenda una piega che non ci aspettavamo non credo sia un difetto di chi scrive. il fatto è che scrivere non è mai un atto neutro; mettere la storia per iscritto significa esprimersi cercando le parole giuste, e queste ci richiamano altre parole, che ci distraggono. Oppure ci portano nuove idee.
    O forse capita solo a me?
    A parte questo, un’altra delle tue splendide storie entra in archivio, e mi suggerisce la tua preferenza per il paranormale rispetto all’horror puro.
    A presto, e complimenti vivissimi ?

    • Ciao, Minollo.
      Purtroppo, il finale non ha suscitato l’emozione che speravo: quel sorrido avrebbe dovuto farvi rabbrividire e invece rincuora… ?.
      Kauffman ha fatto il suo, alla fine, nonostante il malessere e l’età avanzata. Chissà se esiste davvero, là fuori, qualcuno in grado di sollevarci, voglio credere di sì.
      Hai ragione, prediligo il paranormale all’horror puro, se è anche gotico tanto meglio. Questa storia è stata abbandonata, ripresa e rivoltata, scombussolata, senza pietà. Magari, un giorno, la riprenderò per darle le attenzioni che, secondo me, merita.
      Grazie per essere arrivato fin qui e per le belle parole. Sei gentile, sempre.

      Alla prossima!

  • Vorrei dirvi grazie. Grazie per avermi aspettato, per aver chiuso un occhio sugli errori e sui lunghissimi periodi morti. Non sono certa che questo racconto abbia preso la strada voluta all’inizio; anzi, sono quasi certa che abbia fatto l’opposto. Tutto però è esperienza, tutto serve, anche un racconto strano, che avrebbe potuto essere altro e sicuramente avrebbe potuto essere meglio.
    Grazie, credo che ci rivedremo presto, forse.

    Alla prossima!

  • Ciao Keziarika.

    In pausa pranzo ho recuperato tutto il pregresso, leggendo tutte in un colpo le parti che mi mancavano.
    Mi è piaciuta molto l’idea che il mondo macabro e “horrorifico” del tuo racconto non sia il “solito” mondo inventato (ma vero per i personaggi che ci vivono dentro), bensì il variegato, sfaccettato universo della mente umana. La seduta di ipnosi mi ha colto piacevolmente alla sprovvista, e il punto di vista in prima persona dell’assassino mi ha suscitato disgusto. Nel corso della lettura mi sono trovato a tratti spaesato, altre volte un po’ in ansia; in ogni caso la tua narrazione mi ha sempre condotto verso la conclusione: la voglia di vedere come continua non manca mai.

    Ho intravisto qualche refuso (per esempio preposizioni sicuramente figlie di diverse costruzioni della frase, che sono rimaste), e mi erano balzati agli occhi alcuni dialoghi in cui ho sentito la mancanza della punteggiatura, ma forse ero io che mi facevo trascinare troppo dall’ansia, perché ora non li ritrovo più. E poi, la punteggiatura è molto soggettiva.
    L’unica cosa che ti segnalo è che, mi pare nel capitolo otto, a un certo punto l’assassino chiede se “Laila può venire a giocare” ma immagino intendessi Silla. O era voluto?

    Ho votato “finisce, ma non tutto”, perché mi piacciono le cose che hanno una conclusione e, soprattutto, alla fine la sfida del sito consiste proprio nel raccontare una storia in dieci episodi. Ti concedo quindi un finale aperto, ma mi piacerebbe vederti chiudere 😉

    Alla prossima!

    • Ciao, Raniero.
      Intanto, davvero grazie per avermi dedicato del tempo; anche io, a volte, leggo gli episodi in pausa pranzo, non riesco a leggere tanto perché le mie pause durano massimo un quarto d’ora…
      Purtroppo, quello che mi segnali non è voluto, ma un errore (chiederò allo staff di correggerlo), le virgole, sicuramente, saranno al posto sbagliato o non saranno al posto giusto… probabile, vista la mia travagliata storia con la punteggiatura.
      Sono contenta che, comunque, il racconto ti sia in qualche modo piaciuto. Cercherò di terminare, ma non tutto, perché, magari chissà quando, mi verrà in mente di riprendere in mano il racconto.
      Grazie, davvero, di tutto.
      Alla prossima!

  • Ciao Keziarica!
    Stai spingendo sempre più sul ritmo. L’uomo che racconta in prima persona come vede la vittima, poi Silla, il piano doppio reale/ipnotico. Inoltre le sofferenze di Kauffmann; la vicenda è come un prisma dalle molteplici facce. Ho scelto che finisca, ma non tutto; la storia offre moltissimi spunti, e la figura dell’assassino merita spazio.
    Angosciante, e credo che le pause che ti sei concessa siano state funzionali alla oggettiva difficoltà di esprimere determinate immagini, e di farle vedere a noi. Non so davvero come avrei affrontato il compito; tu lo stai facendo assai bene e con il solito coraggio.
    Aspetto l’ultima, buon fine settimana!

    • Ciao, Minollo.
      Questo assassino è vittima (non so se è il termine corretto, forse meglio preda, ma forse no) dei suoi istinti, non può farne a meno. Non può combattere l’impulso perché non ha i mezzi per farlo. Non è una difesa per gli psicopatici, ma molti di loro sono nati privi di empatia, con parti del cervello non sviluppate (magari sono nati sani e poi, dopo traumi gravi, si sono trasformati in mostri); altri sono passati attraverso infanzie da brivido. Non si può provare nulla di buono nei confronti di un essere umano che trova piacere nel farne soffrire un altro, però si può cercare di comprenderne le ragioni. Credo che sia un po’ quello che fanno i profiler.
      I tempi lunghi di pubblicazione nascono dal fatto che, come ho scritto altre volte, mi sono trovata in un periodo un po’ complicato, ma nulla di grave, solo fastidi che, per una che non è scrittrice assidua, sono stati in grado di creare vuoti creativi.
      Grazie, buon fine settimana anche a te.

      Alla prossima!

  • Capitolo 9)

    Mi sarebbe piaciuto tanto leggerla in video, ma non riesco a organizzare bene il tempo in questi giorni.
    Hai fatto un radicale cambio di scrittura, in questo capitolo. Trovo che sia utile per conferire quel senso di panico. Ci sono molti punti, le frasi tirano dritte, senza prendersi pause, come se mancasse il fiato – e non per carenza di punteggitura!
    Hai strutturato tutto con la giusta sensazione di agonia e smarrimento, e trovo che sia funzionale al passaggio che avresti voluto raccontare. Ma tu come ti senti a riguardo?
    Trovo sia necessaria una seconda parte, proprio per chiudere il cerchio senza troppa fretta. Sono convinto che non sia tanto la storia in sé ad averti bloccato, ma un momento che stai passando. Credo sia del tutto normale mettere in discussione le proprie opere e le proprie capacità. Poi, lo ripeterò, io sono dell’idea che alcune storie si prendano il proprio tempo per essere raccontate 🙂
    Aspetto l’ultimo di questo giro per ora.

    Continua così! 😉

    • Ciao, GG.
      In altre occasioni, ti avrei detto che la cosa non era voluta. Questa volta, invece, l’ho proprio fatto di proposito: il killer agogna il momento in cui la poverina sarà finalmente nelle sue mani, questo gli crea ansia ed eccitazione insieme. I pensieri si limitano a brevi intervalli che si infilano a forza nel momento estasiante della caccia. Tutto in questo racconto ha preso la via del tormento, perché, probabilmente, è quello che provano le vittime una volta consce di essere nel pieno potere di un pazzo. Vediamo quale opzione avrà la meglio.
      Per ora, ti saluto e ti ringrazio. Non preoccuparti se non riesci a leggere il capitolo sul Canale, mi basta che tu lo legga qui.
      Buon fine settimana.

      Alla prossima!

  • Ciao Keziarica.
    Mi riconosco perfettamente nel commento di Isabella.
    Voterò, però, una opzione più radicale, perché so come questa storia difficile ti ha chiusa in una morsa. Vorrei liberarti e liberare Silla per vederti veleggiare verso nuovi orizzonti. Mi dispiace che l’auspicata ansia che trasmetti a noi con la narrazione finisca per attanagliare te e frenare la tua creatività.
    Mi sbaglio? Perderò? Forse, ma vorrei leggerti di più e più spesso.
    Auguri e buone vacanze!??

    • Ciao, Fenderman.
      Questa storia è sfortunata, perché è venuta fuori in un periodo non felice; nulla di grave, ma, piccole cose moleste che hanno, in qualche modo, ostacolato la sua crescita. Da questo si evince che non sono una scrittrice modello; gli scrittori, quelli veri, scrivono sempre, in qualsiasi situazione si trovino, ma io sono una dilettante che si diletta, appunto, su un sito di scrittura e, pertanto, non mi sono fatta gli scrupoli necessari e ho abbandonato la mia “creatura” per settimane, facendola crescere sola e orfana di una trama solida che potesse farle da madre e da casa allo stesso tempo. Sto divagando, o forse vaneggiando… ??non lo so…
      Comunque, l’ansia forse arriva dal voler completare e da non avere una idea chiara di come farlo. Tuttavia, sono contenta che il capitolo trasmetta ansia, perché è un horror e gli horror questo dovrebbero fare.
      Grazie, per la pazienza di essere arrivato fin qui, cercherò di terminare il prima possibile per liberare anche voi ?

      Alla prossima!

  • Ciao, davvero bello l’effetto dell’… “arrivo a un passo dalla verità e mi rifiuto all’ultimo di vederla”!!! Ti crea un’ansia e una frustrazione indescrivibile, quasi claustrofobica. Vedo che il weekend di relax che ti ho suggerito ti ha fatto bene, anche solo l’idea!!!
    Ho votato per una seconda parte, perché non credo che si possa svelare proprio tutto in una sola puntata!!! Al gran finale, magari del solo primo tempo.

    • Ciao, Isabella.
      L’intento è proprio quello: creare ansia e frustrazione nel lettore, altrimenti, che horror sarebbe? ??
      Il week end (lungo) mi ha fatto bene, sì. Sono in ferie questa settimana e ho pensato di dare sfogo alla fantasia scrivendo, l’ho fatto di getto, ma in due sessioni. So che non c’è spazio per finire davvero questa storia con il prossimo capitolo… vediamo cosa decideranno i lettori, mi rimetto alla loro volontà.
      Per ora, ti ringrazio davvero molto per la fiducia e per la pazienza, è snervante seguire un racconto che stenta a proseguire, lo so perché io non lo sopporto; ora capisco chi impiega mesi a finire una storia. 🙂

      Alla prossima!

  • Questa volta il voto l’ha conteggiato.
    Ciao Keziarica!
    Leggere le ultime avventure nell’hotel mi fa pensare al meglio, che qualcuno fa la guardia e tende una rete per raccogliere e salvare chi cade. La presenza carismatica di Kaufmann è la speranza, e in fondo quando leggo o scrivo, tanto per scrivere paroloni, cerco sempre di capire se ci sia o no (bah, ognuno scrive per un motivo ?). Confermo che questa storia incalzante nei verbi alla prima singolare sa essere angosciante ma al tempo stesso lascia percepire pienamente i momenti di rilassamento della protagonista e la strana sensazione che Silla non corra pericolo.
    Mi lascio cullare dal tuo ritmo, che ormai mi è familiare, e dico l’ostello, quello vero. L’assassino lo tengo alla fine.
    Aspetto la prossima sapendo che la leggerò con più solerzia, e ti saluto. Stammi benissimo ciao!

    • Ciao, Minollo.
      Tu leggerai con più solerzia e io, mi auguro, troverò il modo di scrivere con più solerzia. 😉
      Kauffman è uno dei miei preferiti, sa fare il suo lavoro e, certamente, aiuterà a scoprire la verità. Silla non corre pericoli, infatti. Felice che tu abbia colto la sfumatura.
      Davvero spero di pubblicare presto il nuovo episodio, mi impegnerò per combattere questo momento di vuoto creativo e cercherò di pubblicare presto.
      Grazie per le belle parole, non le merito, ma ti sono grata.
      Stammi benissimo anche tu, buon fine settimana in arrivo e alla prossima!

  • Conoscere una delle vittime.
    Chissà, potrebbe raccontarci molto sull’assassino seriale.
    Se intendi continuale la storia oltre il decimo capitolo, penso non sapremo adesso chi sia il mostro.
    Mi piacerebbe comunque un seguito, la storia lo merita..
    Buona domenica Keziarica e alla prossima.

  • Capitolo 8)

    Ci sono volute un paio di righe per riportare a galla tutto, ho scelto di farlo di proposito, proprio per vederne l’effetto, e credo sia stato un bel viaggio. Ho ripercorso, così come la protagonista, il suo orrore all’interno dell’hotel. Quanto accaduto non è bellissimo, così come hai già descritto in altre opere, e questo potrebbe aprire un ulteriore parentesi per il nostro dottore.
    Suppongo ci sarà per forza una parte 2 delle vicende, considerato quanto ancora credo tu abbia da dire in merito alla questione.
    Io voto per una delle vittime, anche se temo avrà la meglio la curiosità sull’assassino.

    Aspetto il prossimo!
    Bentornata! 🙂

    • Ciao, GG.
      Eh sì, credo che una seconda parte sia necessaria o il racconto perderebbe il senso che intendevo dargli. Mi sono persa, in tutti i sensi: con i tempi, con la procrastinazione, con la mancanza di ispirazione, il caldo, i vicini… e questo racconto ha preso la strada della deriva, però mi piace l’idea che c’è alla base e vorrei portarla a termine. Ti ringrazio per il sostegno, sei sempre molto gentile.
      Sto leggendo, con i miei tempi, Il Tirano d’ Oriente, poi ti dirò.
      Grazie ancora, spero anche in Sardegna il caldo vi dia un po’ di tregua.

      Alla prossima!

  • Vado un po’ controcorrente e voto per conoscere l’assassino. Spiego: due capitoli sono pochi per chiudere una storia così. Forse anticipando la rivelazione dell’assassino potrebbe venirti un po’ più facile concludere col decimo. In ogni caso questa è una storia che meriterebbe un respiro più ampio. Ho la sensazione che tu te ne stia seduta su una valigia un po’ troppo piena. Nonostante questo per ora il mio consiglio è di cercare di tenerla entro i dieci episodi. Con calma poi potresti cercare di sviluppare le varie sottotrame (anche quelle potenziali) magari dedicando loro una o più nuove storie su TheIncipit (spin-off, prequel roba così insomma, che potresti poi integrare in una seconda fase nella storia principale).

    • Ciao, Lou.
      In realtà, l’idea era quella di riprendere con un altro racconto – seguito, ma non so… chiudere così mi dà l’impressione di correre e sacrificare qualcosa della storia. So che può risultare fastidioso leggere un seguito ma, negli ultimi tempi, come forse ti ho già detto, mi è già capitato e, forse, significa che sto trovando la strada per tentare qualcosa di più corposo di un racconto.
      Ti ringrazio per il consiglio, vedrò cosa riesco a fare, avrei bisogno di un’illuminazione che, in realtà è arrivata nel dormiveglia ed è svanita… 🙂

      Alla prossima!

  • Ciao, bello il riassunto sotto forma di seduta d’ipnosi, è come se la scena fosse rivissuta da un’altra persona, da un’altra angolazione!!! Il mio cervello si sta facendo in quattro su chi possa essere il colpevole e perché lo faccia, ma non riesco ancora a immaginarlo. Complimenti!!! Attenta, ci sono due refusetti malandrini.
    Ho votato per conoscere una delle vittime, forse si riuscirebbe a capire qualcosa sull’assassino!!! Alla prossima.

    • Ciao, Isabella.
      In realtà, i refusetti sono tre ? e io sono una pasticciona che ha anche riletto e fatto rileggere a Siri.
      Cambia un po’ tutto, Silla rivive il suo arrivo perché viene ipnotizzata una seconda volta (ma temo siano molte di più) proprio per scoprire chi è l’assassino e dove possono trovarlo. Mi auguro di sbrogliare al meglio la matassa e di portarvi a conoscere l’assassino poco a poco, ma in maniera chiara. Ovviamente, essendo un horror e non un giallo, l’assassino non è uno dei protagonisti fuori dalla mente della ragazza. 😉
      Grazie infinite per la segnalazione e per le belle parole di incoraggiamento.

      Alla prossima!

  • L’assassino lo lasciamo per l’ultimo capitolo: voto l’Ostelllo quello Vero!

    Molto interessante il nuovo sviluppo che prende: obbligata a ripetere gli stessi passi ma allo stesso tempo si rende conto che tutto è già successo! Mi sto chiedendo se riuscirai a chiudere in due capitoli, perché ho l’impressione che te ne servirebbe un terzo 🙂

    Ciao 🙂

    • Ciao, Red.
      Ho l’impressione che me ne servano molti di più, di capitoli. 😉
      Silla rivive tutto, ma in modo confuso, le persone sono le stesse ma hanno ruoli diversi: Sophie è diventata Laila e nel primo approccio all’ostello era la receptionist. La receptionist è la ricciolina è la ragazza morta al piano interdetto…
      Scoprirai il perché più avanti e spero di riuscire a rendere il tutto chiaro.
      Grazie e alla prossima!

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