Sulle Ali Del Piccolo Robin

L’incontro

Non molto tempo fa, in una terra poi non così tanto lontana dalla nostra, in una casa fin troppo grande, viveva una bambina.

La piccina adorava giocare nella sua grande casa, si divertiva a mettere i pattini e scivolare da un corridoio all’altro. Guardava i grandi e coloratissimi dipinti che decoravano i muri delle stanze, disegnava nascosta sotto il divano del salotto e nascondeva i dolcetti nelle ante degli armadi, là dove sapeva che tenevano cose raramente utilizzate.

Ogni giorno la bambina si svegliava e con i suoi grandi occhioni s’impegnava per inventarsi un nuovo modo di passare il tempo.

Subito, dopo aver fatto colazione ed aver riposto la tazza nel lavandino, andava a lavarsi la faccia e, specchiandosi in bagno, si sorrideva chiedendo al suo riflesso:
<<Come passerò il tempo oggi?>>

Un giorno decise di andare in giardino.

Era pieno inverno e, durante la notte, aveva iniziato a nevicare. I cespugli erano diventati bianchi e l’erba a camminarci sopra scrocchiava facendola ridacchiare ad ogni passo.

Si distese per terra, poco lontano da un gazebo che i genitori avevano fatto costruire apposta per lei. Allargò le braccia e le gambe ed iniziò a muoverle così da disegnare un angelo nella neve bianca e soffice.

Attirata dai suoi risolini e dall’aria allegra che la circondava, un piccolo uccellino le si avvicinò svolazzando e si posò sulla ringhiera del gazebo. Il capino un po’ inclinato di lato, la guardava con aria incuriosita.

<<Non fa un po’ freddo per una bambina come te?>> Le chiese con la vocetta musicale.

<<Ma a me piace proprio perché fa freddo!>>

Contenta la bambina continuò ad agitare le braccia ancora per un po’, a creare quel suo disegno prima di tornare a sedersi e volgere lo sguardo verso l’uccellino che, ancora fermo in quel punto, la osservava canticchiando un motivetto.

<<Hai una bella voce lo sai?>>

<<Lo so, in tanti la lodano. Ovunque io vada sono apprezzato per il mio canto.>>

<<Tu viaggi molto?>>

La bambina era incuriosita da quella creaturina dalle piume grigiastre ed il petto rosso. Si alzò in piedi e, lentamente, iniziò ad avvicinarsi all’uccellino per poterlo studiare meglio.

<<Viaggio ogni anno.>> Le spiegò con aria fiera, il capo mosso appena per sfuggire ad un fiocco di neve che, pestifero, si era inoltrato un po’ di più nel suo manto piumato. <<Inseguo il freddo e mi sposto assieme ai miei amici, alle mie sorelle ed ai miei fratelli.>>

<<Dev’essere bello. Una nuova avventura ogni giorno!>>

La bambina sembrava esaltata da quella prospettiva, le mani batterono delicatamente tra di loro creando una prima forma di applauso.

Si sedette su una delle poltroncine imbottite sistemate al riparo dalla neve, al centro del gazebo e continuò a guardare l’uccellino che, con grande attenzione, si sistemava e lisciava le piume.

<<Se hai viaggiato tanto, allora dovresti avere tante storie da raccontare.>>

La creaturina alzò appena lo sguardo scuro, i suoi piccoli occhi si fissarono sulla bambina e, per qualche lungo istante, rimase semplicemente intento a guardarla.

<<Certo. Sono un grande narratore oltre che un cantante.>>

La piccola annuì con forza, il cappuccio tirato sulla testa le scivolò all’indietro ricadendole sulla schiena.

<<Me ne racconteresti una?>>

<<Una storia?>>

<<Sì!>>

Nuovamente le mani batterono tra di loro, applaudirono con quella risata che le usciva dalle labbra incontrandosi e mescolandosi al canto del pettirosso.

<<Certo, lo posso fare.>>

Il pettirosso si chiuse quindi nuovamente in un silenzio attento, le ali che venivano aperte e richiuse tornando a sfuggire a un fiocco di neve intento a cadere dal cielo.

<<Tuttavia,>> riprese dopo un po’ con quella voce melodiosa, <<sai che per ogni cosa c’è sempre un prezzo vero?>>

<<In che senso?>> Domandò la bambina con aria ora confusa.

Di tanti giorni passati a giocare ed a correre nei corridoi di casa, mai si era imbattuta in un discorso del genere. Mai si era ritrovata a scoprire che le cose hanno un prezzo.

<<Che se vuoi che io ti racconti una storia, allora tu prima dovrai fare qualcosa per me.>>

La piccola ci pensò qualche istante. Valutò attentamente quelle parole ma, spostando lo sguardo verso i contorni della casa, pensò che non aveva più molta voglia di parlare con i quadri.

<<Va bene, cosa devo fare per te?>>

Cosa deve fare la bambina per il pettirosso?

  • Portargli una casetta in legno dove potersi riparare dal freddo (67%)
    67
  • Tornare ad incontrarlo portandogli dei semi di girasole (33%)
    33
  • Portarlo in casa per passarci una giornata (0%)
    0
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5 Commenti

  • Come accennato già da altri, la tua fiaba è davvero graziosa. Sono riuscita a immaginarmi molto bene le scene e anche la scelta del pettirosso come animale parlante mi intriga. Complimenti, ammiro chi sa scrivere fiabe io qualche volta ho provato a cimentarmi ma con risultati un po’ grotteschi…
    Sono curiosa di vedere come procederà!
    Ho votato i semi di girasole, mi piacerebbe sapere come la bambina se li procurerà e la reazione del pettirosso.
    A presto!

  • Nonostante mi piacerebbero i semi di girasole per via della tua didascalia, voto la casetta di legno che come prima cosa ci sta bene 🙂

    La fiaba è assolutamente carina ed i dialoghi graziosi. L’unica cosa di cui ti avverto è che i simboli di maggiore e minore mangiano quattro caratteri l’uno! Quindi è meglio usare altri segni come ha detto Federman.

    Ti seguo ^_^

    Ciao 🙂

  • Capitolo 1)

    Ehi!

    Come inizio non c’è male!
    C’è forse bisogno di una revisione più curata in alcuni punti, ma niente di grave. Come ti ha già consigliato fenderman, puoi curare maggiormente la cura del capitolo 🙂
    Mi hai incuriosito. Voto per la casetta.

    Se la cosa può farti piacere, ho letto la tua storia su youtube, insieme a quelle degli altri autori.
    Puoi trovarla qui:
    https://youtu.be/oTV5-5ZJ1xc

    Se la cosa ti piace, continuerò anche con i prossimi capitoli 😉

    Alla prossima!

  • Ciao, benvento/a.
    Scrivere fiabe è difficile, perciò auguri!
    Erano anni che non mi capitava di leggere la parola “capino” e mi ha fatto piacere
    Per ora direi bravo/a, hai cominciato bene.
    Unico consiglio (d’ufficio e obbligatorio) è l’abbandono dei segni <> a favore di quelli giusti per il dialogo che sono: ( ” ; « »; —; ) virgolette, caporali o trattini. Ciaooo?

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