La formula

Vietato fumare

Una sera qualunque, un uomo maturo e una ragazza sedevano vicini, nel lato discreto del bancone di un bar.
Stavano appollaiati su alti sgabelli, tra luce e ombra, immersi in un’atmosfera raccolta, intima. Tutto, anche il silenzio di quell’ora di scarsa affluenza, contribuiva a comporre la scena di una confessione.
L’uomo continuava a fissare il pacchetto vuoto di Marlboro che teneva fra le mani, evidentemente rapito da un pensiero incalzante.
La donna si tormentava un ricciolo; era annoiata, eppure anche se debolmente sorrideva, perché coltivava un’idea.
— Sei sposato? — provò a dire.
— Ha importanza? — sospirò l’uomo.
— No, però…— disse lei, aggrappandosi a quel tenue spiraglio di conversazione.
— …Sembra un secolo — riprese lui con la voce impastata dai troppi bicchieri.
— Beh, se ti sei sposato nel ‘900… ora siamo nel 2000.
L’uomo non rise alla battuta, dominato com’era dal profondo sentimento di rammarico che quel ricordo e la vita venuta dopo gli suscitavano.
— Preferirei poter dire “sembra ieri” — ammise solamente.
Lei annuì; colse il sorrisetto scafato del barista; sentì di aver sbagliato nel voler ironizzare su una infelicità, perché era una cosa cinica, che la faceva sembrare quel che non voleva.
— Vuoi cambiare discorso? — provò a rimediare — Andiamo fuori?
Lui si tastò le tasche in cerca di una sigaretta che non c’era, poi accettò quella accesa sporca di rossetto che lei gli porgeva. La prima boccata, acida, penetrò nel profondo, scavando una ferita nel suo stomaco già provato dall’alcol.
— …Ti chiami? — chiese.
— Bee. Mi chiamano così; e ho una famiglia anch’io.
— Ah, dunque è di te che parliamo adesso.
— No se non vuoi. Mi paghi, e dunque parliamo di te. Di che segno sei, ti piacciono i gatti?…
— Sss!, ho la nausea. Vattene!
— Uff!, vattene tu. Sei tu che mi hai cercata. Chi ti trattiene?
L’uomo scosse debolmente la testa che teneva china. Quella era la prima persona che gli parlava dopo il fatto. Era una puttana, certo, ma aveva una famiglia, e forse era più inguaiata di lui. La nausea montava. Il whisky gli stava rovinando la serata? Si girò verso l’ombra incerta del profilo di lei, provò a dire una cosa, voleva scusarsi, ma mancò l’appoggio del gomito sul bancone, il mondo girò, e cadde dallo sgabello.

Quando si risvegliò, una infermiera, un criceto occhialuto, gli intimava di stare buono e voltarsi perché aveva tutta l’intenzione di bucare il suo delicato culo con l’ago di una siringa.
— Dai chiappe mosce stai buono, non ricominciare. Dai che ti metto a nanna. Hai fatto un casino in quel bar, lo sai? E lo sai che sei fortunato, e che io sto trascurando dei pazienti veri per trastullarmi con le tue soffici chiappe?
“Chiappe, chiappe. Parla di chiappe con un moribondo. Ma dove sono? Dov’è la mia fottuta puttana?”
…poi arrivò il sonno.

— Ehi, — chiese riaprendo gli occhi il giorno dopo — che mi hanno fatto? E tu chi sei? — Davanti a lui c’era Bee che lo guardava. Appariva molto diversa alla spietata luce del neon. Era pallida, tesa, e sembrava più giovane, una ragazzina.
— Ti sei svegliato? Meno male, — sospirò — siamo in ospedale; stai qui da ieri. Devi dire a questi qua che non ti ho adescato. Se mi arrestano buttano la chiave.
— Cosa-cosa? Che chiave? — chiese l’uomo mentre cercava di raccapezzarsi — Dio che mal di testa. Puoi ripetere?… Sei qui per i soldi? Troppo tardi, qui mi avranno già fregato tutto; lo so come funziona qua dentro. Lasciami in pace… e dammi una sigaretta.
— Sss, zitto, che dici? Che soldi e soldi! Tu sei mio zio, un… amico di mio zio.
L’uomo voleva ridere ma non gli riuscì. Tossì fin quasi  a strozzarsi mentre tentava di dire:
— Tu…, ho capito. Adesso sei tu che mi dovrai pagare per tirarti fuori. Signore e signori, madame et monsieur sono lo zietto, lo zietto di Bee.
La ragazza tacque un momento, delusa; poi disse di chiamarsi Lucetta e di essere minorenne.
L’uomo deglutì. “Ha calato l’asso” pensò. Decise di non crederle, e disse:
— Ma va… non mi freghi, dammi una cicca. Avrai almeno venticinque anni, e chissà che curriculum.
— Dici? Io so come si fa a dimostrare la maggiore età, è la base del mestiere — sparò lei. Poi aggiunse supplichevole: — Ti prego, ho pochi minuti, se mi trovano qui siamo fottuti entrambi.
— Beh? Non credo che per te sia un problema. Io, invece, non ho fatto niente.
— Sicuro-sicuro? Ti interrogheranno zietto; io so come fanno. Ti prego: siamo sulla stessa barca, fingi di conoscermi, ti conviene; dì che ero lì per riportarti a casa… A proposito dove abiti?
L’uomo, già stanco della conversazione, si arrese, e indicò la giacca sull’appendiabiti. La ragazza si girò, prese un documento dalla tasca, lo studiò, e lo rimise a posto.
— Grazie zio — disse — mi raccomando! — e uscì.
— Ehi, stronza, la mia Marlboro!

Poco dopo entrarono nella stanza due agenti; una sigaretta finalmente, poche domande su Lucetta, e poi, quasi en passant, uno che chiese:
— Ehi, collega, sai il vero motivo per cui siamo qui?
— Eh? No.
— Che hai combinato ieri, e che fine ha fatto tua moglie?

Proseguiamo con

  • Lei, lui, e tutto il resto intorno. (90%)
    90
  • Lei (10%)
    10
  • Lui (0%)
    0
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104 Commenti

  • Ciao Ottaviano, ti scrivo perchè mi è piaciuta tantissimo la storia e ti volevo fare i miei complimenti.
    Ti volevo chiedere il permesso di poterne fare una versione audio e di caricarla sul mio canale youtube “L’anima dei libri”
    Aspetto una tua risposta ^_^

  • Capitolo 10)

    Ciao Ottaviano!

    Capitolo costruito in virtù del finale, un finale di estremo effetto!
    Certe frasi che hai voluto inserire offrono alla lettura un tocco più profondo e personale, perché sono pillole di vita in cui il lettore trova facilmente appiglio, oltre che riscontro. Davvero ben fatto.
    Trovo che la formula sia perfetta, non solo per il capitolo ma per tutta la trama della sua epica serie. Complimenti vivissimi per la passione che trasmettono le tue storie, oltre alla costanza che mi permette di definirti l’autore più prolifico della piattaforma.
    Una capacità che riesci a mantenere con una certa eleganza e creatività da invidiare!
    Bel finale. E ora?
    Tornerai ai nostri classici personaggi, oppure affronterai una nuova avventura?
    Sono certo che avremo da scoprirlo molto presto!

    Continua così!
    Sei fortissimo. 🙂

  • Eh già, recitiamo un copione che, qualche volta, sembra scritto da uno squilibrato, ma poi tutto torna, in qualche modo.
    Finale visivo, conclusione che conclude senza lasciare domande in sospeso. I tuoi racconti, con tutti i personaggi che, ormai, abbiamo imparato a conoscere, sono come ritorni a luoghi familiari, amichevoli, dove vien voglia di scambiare chiacchiere, magari di fermarne uno, dei tuoi protagonisti, per chiedergli: ma a te, davvero piace averci uno addosso come una camicia? ? a parte gli scherzi, hai fatto un ottimo lavoro, come sempre, mi ripeto ma non c’è altro da dire se non: bravo, per l’ennesima volta.
    Ci si rilegge, sto pensando a una nuova storia, vediamo se riesco a metterla fuori in questi giorni-

    Alla prossima!

  • Capitolo 9)
    Ehi Ottaviano!
    Il commento arriva tardi, ma viene dal passato!

    Mi hai proprio trascinato all’interno di quella cantina!
    Il senso di angoscia si respira tutto, e anche il viscidume e il pericolo. Ben fatto!
    Allo stesso tempo, però, si evince sempre quel tono spensierato che ti contraddistingue. La parte finale mi ha proprio divertito.
    Non mi sento di avere particolari consigli da darti.
    Voto per la formula finale!

    Trovi la lettura sempre su Youtube:
    https://youtu.be/XR6kfMlebRY
    Alla prossima!

  • Ciao, non so perché, ma ho la sensazione che qualcosa mi sfugga… Mi sento lì, sul bordo della verità (o del burrone?) ma non riesco a sporgermi per vedere!!! Bella la descrizione della paura e della frustrazione di una fuga rimasta a metà!!!
    Ho votato per la formula. Se c’è, perché ignorarla?!? Buona domenica e al gran finale (di già).

  • Ero indeciso tra svelare i retroscena od indovinare la formula. Ho tirato a caso ed è venuto fuori di indovinare la formula.

    Dopo aver letto questo capitolo, mi viene da dire: Forza Lucetta! 😀

    Mi riservo il resto del commento per il finale di questa storia appassionante!

    Ciao 🙂

  • Mazinga e…

    ‘azzo però ‘sto Salvi! Ci credo che Mazinga abbia fatto di tutto per avere sua moglie in suo potere! Anche se ancora mi chiedo quali siano davvero i loro piani e soprattutto chi c’è invischiato, visto che nessuno doveva sapere di quei documenti. Chi è la talpa?

    Ciao 🙂

  • Capitolo 8)

    Ciao Ottaviano!

    Altro capitolo in cui la leggerezza riesce a dominare l’inquietudine che in verità il capitolo lascia trasparire. Sul finale sei riuscito a rinnovare l’interesse del lettore, aggiungendo anche la componente spia. Ottima mossa, specie per tenere incollato il lettore anche al seguito delle vicende! 😉
    Niente da segnalare!

    Ben fatto, come sempre.
    Aspetto il prossimo!

    Trovi la lettura su Youtube:
    https://youtu.be/wY67sovN2KE
    Ciao!

    • Ciao GGP
      Il lettore ed io egualmente spettatori di una storiella incasinata, senza apparente agevole approdo. Chissà che non ci lasci con l’amaro in bocca; in fondo la realtà, diversamente dai gialli non richiede un finale chiuso con tutti i tasselli al loro posto. Ci vorrebbe una giusta formula: ce l’hai? Io mi affido ai fatti, e infatti…
      Grazie della lettura, a presto.

  • Ciao, all’occorrenza mi diventi anche poeta, wow!!! Povero Salvi, mi fa quasi tenerezza con “il nemico in casa”, speriamo nella super poliziotta Giusy!!! Ah, per la frase un po’ contorta non disperare, prima o poi te la dirò, purtroppo in questo momento sono super incasinata e non ho tempo di rileggere la puntata!!!
    Ho votato per passare all’azione, ci hai lasciato rosolare abbastanza sulla graticola dei dubbi e delle supposizioni!!! Alla prossima.

    • Rosolate gente, rosolate… questo giallo avrà una soluzione ma non è detto che…
      La vita a volte è diversa dai gialli, e la soluzione è spesso rimandata, si perde in un mondo complesso senza forma, del quale non si conosce la formula…eh, eh eh. ?,
      Ciao grazieee??

  • Ciao, Ottaviano.
    Anche poeta!
    Questo capitolo mi è piaciuto particolarmente, placido e scorrevole come un torrente estivo. Ho compreso quel che c’era da comprendere, senza intoppi. L’unica cosa sono i nomi, eh sì, anche io faccio un po’ fatica: Salvi ha due nomi? Umberto Ruggero? Perché quando poi hai aggiunto Salvi, pensavo si trattasse di un’altra persona. Hai ragione, i racconti sono correlati e i personaggi ricorrono, ma è anche vero che i racconti sono molti e i nomi ancor di più. Non è facile tenere a mente tutti 🙂
    Resta, comunque, un bel capitolo, intenso e con questo nuovo gancio del grano radioattivo si spiana la strada per nuove avventure, bene.

    Alla prossima!

    • Ciao Keziarica, sempre grazie.
      I nomi! Lo so, sto leggendo un Poirot d’annata e in dieci pagine ci sono trenta nomi inglesi, tutti probabili assassini che ogni volta che riprendi il libro te li devi, ma è impossibile, ricordare.
      Comunque Umberto Ruggero Salvi ha due nomi perché come ebbi a suo tempo modo di spiegare, non ricordo più a chi, i genitori non andavano d’accordo su niente, nemmeno sul nome da dare ai figli, (tanto che la sorella si chiama Sara Viola).
      Sto pensando a come migliorare questa cosa, perché credo che un escamotage si possa trovare… Vedremo.
      Buonissima giornata!??

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