Cumuli di vita

Carta, tricicli e croccantini

Che c’è, Grigio, cosa vuoi? Hai fame? Aspetta, devo prendere un sacco di croccantini nuovo che l’altro lo abbiamo finito stamattina. Ho capito, ho capito, non hai bisogno di lamentarti così, vado.

Hai fame anche tu, Ross? Va bene, mi spiccio, i sacchi di scorta stanno in dispensa… ah no, lì non c’è più spazio: dove li ho appoggiati quando li ha portati il corriere il mese scorso? Ah sì, nella camera piccola. Andiamo.

E miao e miao… ho capito, ma non posso correre, con la mia gamba, lo sapete. Faccio quel che posso, se non siete contenti… no, figurati se vi metto alla porta, come faccio poi senza di voi?

Non si passa quasi più nemmeno in corridoio, sto davvero esagerando. È ora che inizi a buttare qualcosa, a fare spazio. Già, facile a dirsi: e cosa butto?

Il triciclo, Clelia, cosa lo tieni a fare il triciclo arrugginito di quando Luca era piccolo? Ha anche il manubrio storto. Mi sembra di sentirlo Sergio, forse perché effettivamente l’ho ascoltato ripetere le stesse cose un’infinità di volte. Ma sono sentimentale, che ci devo fare, il triciclo mi ricorda momenti che non torneranno mai, Luca ci ha giocato un’infinità di ore. Si sognava già centauro? Chissà. Pensare che adesso nemmeno ce li mettono più i bambini su tricicli e bici con le rotelle, l’ho visto in televisione: tutti su quelle cose senza pedali. Balance bike, le chiamano. Suona meglio di biciclette bilanciate, in effetti. Sembravano tutti entusiasti, nella trasmissione: i bambini acquisiscono perfettamente il senso dell’equilibrio, il passaggio alla bicicletta con i pedali, al momento giusto, si farà naturalmente. Mi fido.

Del resto, se penso al tempo che impiegò Luca per riuscire a smettere le rotelle. Quante cadute! Però non mollava, ne ha sempre avuta di perseveranza, fin da piccino. Cadeva e si rimetteva in sella, sanguinante e con le lacrime agli occhi, ma ritto sul sellino, mi tieni solo fino all’albero, mamma, poi mi lasci.

Grigio, smettila, va a finire che mi fai cadere, smetti di strusciarti dietro le mie gambe. Hai ragione, mi sono persa a rimestare nel passato e ho dimenticato che dovevo darvi da mangiare. Vi siete scelti proprio un’umana difettosa, amici miei. Andiamo, su, andiamo a cercare questi benedetti croccantini.

Ecco qui. Chissà come mi è venuto in mente di metterli lassù, i sacchi, e come cavolo ci sono riuscita, soprattutto. Adesso l’importante è che trovi il modo di arrivare a tirarne giù uno. Di sicuro non posso andare a prendere la scaletta… non saprei nemmeno dire dove sta.

Se salgo su quello scatolone forse ce la faccio. Uff, che fatica! In ciabatte e con questa cavolo di gamba, poi. Un’impresa! Ecco, ecco, ci sono… no, Grigio, se sali su anche tu e mi ti sfreghi in mezzo alle gambe finisce che facciamo un capitombolo. E adesso dove ti arrampichi? Vai a prendere i croccantini da solo perché sono tropo lenta? Ma è troppo pesante, sciocchino. Ecco, un ultimo sforzo… preso! Adesso devo farlo scendere senza tirarmelo in testa. Eccoci!

Via, adesso rimetto i piedi a terra e lo trascino in cucina per riempirvi le ciotole.

Sono così stanca che nemmeno quando correvo  le campestri. Non mi guardare così, Ross, lo so che sembra incredibile, ma ero una fanatica della corsa. Pensare che adesso non vado più nemmeno fino alla cassetta delle lettere. Per fortuna il postino è un tipo simpatico e viene a mettermela sotto la porta. Vabbè che ormai, a parte i dépliant con le superofferteimperdibili dell’iper, non mi deve consegnare più granché. Come si arrabbiava Sergio per la mia mania di non conservare tutte le lettere, le cartoline e i biglietti d’auguri. Finiremo sepolti vivi sotto una montagna di carta!

Almeno conservo un ricordo, i giovani d’oggi non hanno idea di quanto fosse importante, la corrispondenza, una volta. Quando ho conosciuto Sergio era alla naia, quante lettere ci siamo scritti! Non ce li avevamo mica, noi, il cellulare e whatsapp, pensa se avessimo dovuto comunicare solo tramite il telefono fisso. Con mio padre che lo gestiva come se fossimo la centralina dell’ospedale: sono già cinque minuti che sei al telefono, e se chiama qualcuno? La linea deve restare libera… Povero papà, chissà quale telefonata straordinaria aspettava. Insomma, io non ce l’ho mai avuto il cuore di buttare tutte quelle parole d’amore. Nemmeno quando di amore tra me e Sergio non ne è rimasto più. Me ne resta almeno un riflesso concreto. Inchiostro su carta.

Ve lo immaginate? È con una lettera che mi ha chiesto di sposarlo. Con una dichiarazione con tutti i crismi. Le lacrime che piansi, leggendola. E mica solo la prima volta, per mesi, ogni tanto la rileggevo e via che si aprivano le cateratte. Mi chiedo come non si sia disintegrata, la lettera, con tutta quell’umidità. Solo a parlarne, mi è venuta voglia di rileggerla. Alla mia età, che sciocca romanticona, sono! Ma cosa ci posso fare: quando uno nasce tondo non diventerà mai quadrato.

Via, ho deciso: vado a tirarla fuori dallo scatolone. Già, ma dov’è finito? Non so nemmeno da dove cominciare a cercare.

Cercando lo scatolone delle lettere, m'imbatto in?

  • Un casco da moto (50%)
    50
  • Una cyclette abbandonata (25%)
    25
  • Una vecchia macchina da cucire (25%)
    25
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41 Commenti

  • Capitolo 5)

    Ciao Befana!

    Non preoccuparti, non essendo un lavoro, sul sito si scrive quando si trova il tempo e con il piacere di farlo. Si legge per lo stesso motivo. Anche io ultimamente ho avuto qualche problemuccio con le pubblicazioni, avendo avuto anche la brillante idea di iniziare a scrivere due storie contemporaneamente – come sfida – mi sono ritrovato poi, al massimo della potenza creativa, ad allargarle entrambe. Cosa poteva andare storto? Non è facile tenere il ritmo, soprattutto se ci si allarga. 😀
    Il vantaggio è poter tenere conto delle storie pubblicate, e la tua è abbastanza semplice e chiara da tenere a mente. Quindi non farti demoralizzare! 😀
    Direi di passare alla riflessione sul presente, per iniziare un processo evolutivo – non per forza – o comunque di svolta del racconto! Continua così. 😉

  • Ciao BP
    era da un po’ che aspettavo il proseguo e sono felice sia arrivato il nuovo capitolo 🙂
    Non c’e’ avventura piu’ bella che quella che facciamo noi tra le nostre cose 🙂 lo so la storia di Clelia sembra molto triste, ma sono sicuro che abbia avuto molte cose positive che purtroppo al momento non riesce a vedere piu’ di tanto perche’ e’ molto giu’ di morale (magari le frappe della nonna sono proprio una di queste note positive per lei) 🙂 adoro il modo in cui scrivi perche’ ti ci devi immedesimare nel racconto per poterlo carpire al meglio. Sentire proprio suoni, odori e tutto che Clelia sta rievoccando con i suoi racconti 🙂 immaggino che Grigio che intanto se la guarda stia diventatndo un po’ una scusa per Clelia per auto farsi la morale e spingersi a proseguire e non rimanere incollata al passato 🙂
    Raggion per cui ho votato per presente 🙂 voglio vedere se riesce, guardandosi intorno, a staccare il naso dal passato e concentrarsi sul riprendersi la sua autonomia e liberta’ 🙂 una volta che esce dal circolo vizioso o confort zone che essa stessa si e’ creata solo allora secondo me potra’ guardare al futuro 🙂
    A presto 🙂

  • Ciao, B.
    Rieccoti, non aggiungo finalmente perché, ultimamente, anche io ne faccio passare di tempo tra un episodio e l’altro. ?
    Clelia sta conquistando la mia simpatia e la mia comprensione, so che dietro ogni mania c’è un disagio, ma non è mai semplice mettersi nei panni altrui e spesso si finisce per criticare e basta. Leggendoti rifletto su cosa questa persona (che incarna le tante vere Clelie là fuori) stia passando, sul dolore che pian piano l’ha condotta a questo punto e mi domando io cosa farei? Non che io non abbia le mie manie, ne ho molte e anche pesanti a volte, ma non sono nei suoi panni e non so cosa sta vivendo. La scrittura serve a molti scopi, far ragionare è uno di questi, e le tue storie spesso ci riescono.
    Voto il futuro, perché da egoista spero che Clelia trovi un modo per migliorare, per non dovermi più preoccupare per lei.

    Alla prossima!

  • Cioa Befana Profana 🙂
    ti trovo solo ora ma grazie a Dio non e’ ancora tardi per poter contribuire a questa bellissima storia
    La signora Clelia e’ un po’ tutti noi quando rovistiamo tra le cose del nostro passato e ritorniamo indietro chi piu’ chi meno ai bei vecchi tempi ormai passati 🙂
    Voglio saperne di piu’ di questa signora che tanto pare abbia sofferto nella sua vita , chissa’ che la lettera di Sergio non ci riporti a un periodo piu’ felice per lei ( come le vacanze in Irlanda) e che le dia la forza di disfarsi del peso accumulato (sia nella casa che nella sua vita)
    Comunque da mezzo musicista da quattro soldi come sono ho scelto il suono 🙂
    buon proseguimento e a presto 😀

    • Ciao BlackCat, grazie mille.
      Sì, sei decisamente più in tempo di me, che ho iniziato questa cosa senza troppo riflettere allo spazio e tempo che avevo e ora arranco spaventosamente nel dare un ritmo accettabile alla pubblicazione dei capitoli!
      Spero di riuscire a portarla avanti a breve, devo riuscirci, per la povera Clelia e per voi lettori che siete così gentili 🙂

  • Capitolo 4)

    Ciao Profana!

    Continuiamo a scavare nella vita della nostra protagonista, rievocando parti di vissuto che fanno giustamente male. Mi pare che tutto fili liscio sulla linea della riscoperta di sé, nel tentativo di riprendere in mano la propria vita. Voto quindi per un sapore, perché spesso possiamo avvertirlo in bocca pur senza aver assaggiato niente. La mente fa strani collegamenti, e sono curioso di scoprire in che modo collegherai le cose.
    Aspetto il prossimo!
    Continua così!

  • Ciao, B.
    Voto un odore, perché a me gli odori riportano a tante cose e, magari, funziona anche con Clelia. Seppure, mi pare, che già di suo di ricordi ne abbia già parecchi, ci si è sepolta tra i ricordi.
    Con calma, è arrivata fino in cima, ha rivisto come può essere la vita senza i cumuli di cose vecchie e, chissà, magari in lei è scattato qualcosa che potrà restituirla a una vita normale.
    Mi hai fatto venire in mente che ho due pile di Ciak e Focus da mettere in vendita, la casa dove andrò è piccola e molte cose che ho andranno eliminate.
    Non perdi il tocco, tutto scritto da te pare semplice, anche se so che ci lavori parecchio.

    Buona giornata, B. e alla prossima!

    • Ciao K,
      in realtà, uno degli stimoli a scrivere questa “storia” era proprio di buttar giù d’istinto, senza lavorarci troppo, giusto il minimo per “pulire” e rendere presentabile. Poi mi sono resa conto di non riuscire a dedicargli tempo e spazi necessari e ci lavoro ancora meno di quanto avessi preventivato. Bontà vostra, che continuate a leggere 🙂
      Cerco di continuare a breve, dita incrcoiate.

  • Storia decisamente coinvolgente. Difficile, tosta, ma decisamente coinvolgente. Trovo molto interessante leggere di Clelia che ripercorre la sua vita grazie alle tracce del passato che non ha voluto buttare via: hai messo in moto un ingranaggio davvero niente male. È triste, ma la vita lo è spesso; è tanto genuino da sembrare vero. Complimenti, voto per il suono e attendo il prossimo ??‍♀️

    • Ciao e grazie mille.
      Cerco sempre di infilare in quello che scrivo briciole di cose vissute o sentite o a cui ho assistito. Scrivi di quel che conosci è una delle poche certezze che ho, quando prendo la penna. Usare l’esperienza per dipingerne altre, totalmente inventate, mi sembra sempre un gioco meraviglioso.
      Spero di non farvi aspettare ancora troppo per il prosieguo.

  • Arriva in camera e ci resta, almeno, questo è quello che vorrei.
    Ciao, B.
    Stavo riflettendo sulle cose che ho conservato e su quelle di cui mi sono liberata e anche io, spesso, penso che potrebbero tornarmi comode, poi le butto o le regalo; non lo avessi fatto, non avrei dovuto comprare materassi e armadio nuovi ?, ma Clelia ha un problema diverso e con i cumuli nasconde una vita che non le è stata lieve. Bello, fa riflettere ed è, come sempre, ben scritto.

    Alla prossima!

  • Capitolo 3)

    Questo è un proprio un tuffo all’interno dei problemi della protagonista, dell’autocritica e della sofferenza. Trovo che si riuscita a trascinarci a fondo con lei, permettendoci di sperimentare quel dolore profondo che deve essere perdere un figlio e perdere sé stessi. Ben fatto.
    Immagino che sarà nostro compito guidarla verso la luce, a poco a poco, senza strafare, onde evitare di dare al tutto l’impressione di qualcosa di troppo affrettato. Iniziamo col salire queste scale, e vediamo un po’ che succede!

    Aspetto il prossimo. Continua così!

  • Mi viene solo da dire: auguri, sono con te. Non ci sono parole per una tragedia seppur mascherata di disagio e senso di incompletezza. Puoi farcela, prendi quelle scale. Bello il racconto, bella la scrittura, lo considero un regalo.
    Grazie, scelgo che va e resta ??‍♂️ciao.

  • Ciao BP, il tuo racconto rende davvero bene la malinconia che si nasconde dietro tante esistenze. La protagonista vive nel passato, non riesce a liberarsene, resta in casa a leccarsi le ferite e non ce la fa ad andare avanti. Voto l’autocritica perché forse ci farà capire qualcosa in più di quanto le è successo.
    Alla prossima! ?

  • Ciao, B.
    Ti ho mandato in parità le opzioni, ho votato “fantasticherie” e vediamo dove vola la mente di Clelia.
    Semini piccoli indizi che creano aspettative e io sto lì ad aspettare che germoglino e ci raccontino cosa è successo nella vita di questa donna.
    Brava, B. ma non c’è bisogno che te li dica. ?

    Alla prossima e Buon Natale!!?

  • Capitolo 2)

    Ciao Profana!

    In questo capitolo hai voluto insistere un po’ di più si determinati concetti, rendendo evidenti alcuni passaggi, già intuibili, ma trovo che tu sia riuscita a delineare con una certa delicatezza la situazione. Quella che stiamo per affrontare è una bella sfida impegnativa, e metti su noi lettori l’aspettativa e l’onere di decidere verso quale risvolto far propendere la vita di questa persona. Trovo che tu sia riuscita a renderla reale, credibile. Punto sull’autocritica, mi pare un percorso che necessiti di questo passaggio.
    Continua così! 🙂

    Alla prossima!

  • Congratulazioni!
    La tua storia è stata scelta per il primo piano di THe_iNCIPIT ed ha guadagnato una nuova copertina, creata in collaborazione con le intelligenze artificiali
    Questo significa più visibilità, più lettori e più spunti per rendere la scrittura e il gioco ancora più divertenti.
    Condividi il tuo racconto; hai un motivo in più per esserne fiero.

  • Ciao, benvenuta.
    Tocchi un tema piuttosto comune oggi che lasciarsi è facile e ricostruire no. I gatti, i milioni di cani che ci teniamo accanto sono un surrogato di quel che c’era? Lo so, non lo ammetteremmo mai, ma gli indizi, a cominciare dalla incapacità di guardare avanti anziché indietro, ci sono tutti.
    Vediamo, forse il casco da moto potrebbe fare il miracolo…
    La lettura è facile, scorrevole, piacevole.
    Aspetto i prossimi capitoli, auguri, a presto.
    ??

    • Ciao Ottaviano,
      scusa per il ritardo nella risposta, ho tempi quasi biblici, in questo periodo. Non sono ancora nemmeno riuscita a dare un’occhiata agli altri racconti in corso.
      Sì, come dici tu, lasciarsi andare è facile, riprendersi in mano molto più difficile, soprattutto se non si è sicuri che ne valga la pena. Vedremo cosa farà Clelia.
      Un saluto.

  • Capitolo 1)

    Ciao Profana!

    Ti leggo per la prima volta su The Incipit. Una bella scoperta!
    Lo stile mi piace, anche se alla lunga potrebbe risultare un po’ macchinoso per determinate situazioni. Lo trovo comunque particolare e intrigante. Complimenti!

    Ti segnalo giusto due passaggi: “per la mia mania di non conservare tutte le lettere” credo quel “non” sia di troppo per il senso della storia.

    E questo:
    “Quando ho conosciuto Sergio era alla naia” forse la frase guadagnerebbe più chiarezza con “Quando lo conobbi, Sergio era alla naia” oppure, semplicemente aggiungendo una virgola dopo il nome.

    Spero di essere tornato utile, almeno per la correzione sul file privato 🙂
    Aspetto il prossimo!

    • Ciao.
      Sì, decisamente quel “non” è un rimasuglio da “non buttare”, poi cambiato per eliminare una ripetizione. Ho detto che in questo esperimento andavo un po’ alla spericolata, invece di rileggere millemila volte come mio solito: si vedono subito i risultati.
      La frase sulla naia, invece, non so se la cambierei. Mi piace che il parlato assomigli al parlato “vero”, senza esagerare. Il difficile è sempre riconoscere quando si esagera 🙂

      Per quanto riguarda lo stile della voce narrante, sono perfettamente d’accordo con te: sarà brigoso tenerlo per tutto il racconto, spero di riuscire a spezzarlo con le storie nella storia.
      Avevo bisogno di un break nelle mie routine di scrittura e l’ho fatto fino in fondo: in genere non amo l’io narrante, ancora meno uno in soliloquio come qui, ma mi sono detta “se decidi di giocare, fallo a fondo”. Vedremo come andrà.
      Spero che resterà leggibile.
      Ciao e grazie mille.

  • Ciao, B.
    Bentornata!!!!!!! Sono contenta che tu abbia deciso di cominciare una nuova storia!
    Si comincia con la vita di una donna affranta dagli anni, sepolta dai ricordi, una di quelle persone che oggi chiamerebbero “accumulatrice seriale” una che non butta niente. Anche io vorrei non buttare niente, ma lo faccio di tanto in tanto. Un collega una volta mi disse una cosa molto saggia: “non legarti alle cose perché le cose ti legano” non ha torto. Molti finiscono per affezionarsi troppo agli oggetti, anche quelli inutili e poi ammonticchiano, stipano, incastrano fino a ritrovarsi vittime della loro mania. Le case piene di cose finiscono per essere difficili da tenere in ordine e diventano trappole maleodoranti e malsane.
    So che troverai il modo di raccontarci tante storie con questa storia, ricordi, avventure passate e magari qualche avventura nell’oggi della protagonista. Non ho capito se è tutto dialogo interiore o se parla anche tra sé e con i gatti. Il rimuginìo è tipico delle persone problematiche e credo che questa di persona di problemi ne abbia diversi, anche se ne è consciamente allo scuro.
    Quando dice: “Ve lo immaginate? ” a chi si rivolge la protagonista? Ai lettori, perché se parla tra sé forse io avrei usato “t’immagini”… ma magari parla coi gatti… non so sono le mie riflessioni strampalate, non ci fare caso.
    Aspetto il nuovo episodio, voto la macchina da cucire perché vorrei sentirle raccontare di sua madre o di sua nonna e di qualcosa che riguardi l’infanzia, almeno così immagino io. ?

    Alla prossima e ancora bentornata!!

    • Ciao K!
      “Ve lo immaginate” era rivolto ai gatti. Ho cercato di darle un interlocutore, anche se asimmetrico, come i gatti, per non farla proprio sproloquiare da sola.
      E direi che hai centrato in pieno la mia intenzione: avendo accantonato l’ambizione del romanzo, continuo a coltivare quella della storia di storie. Mi è venuta questa idea e ho pensato, dai facciamo una prova su TI.
      Facciamo.
      un bacio.

  • Un casco da moto!

    Ciao! Bentornata! Non ho idea di dove vuoi andare a parare con questa storia, ma ti seguo sulla fiducia!
    Abbiamo una che non butta niente come me. Non esce di casa. Chissà se ha un balcone. In compenso ha dei mici abbastanza pazienti: le mie mi tirano la ciotola in faccia, se non gli davo da mangiare all’ora stabilita 😀

    Ciao 🙂

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