Cumuli di vita

Dove eravamo rimasti?

Nel prossimo capitolo: un suono (40%)

Non guardarmi male

Quaggiù troverò sicuramente altra carta da buttare insieme alle guide tv. Cominciamo dalle scatole delle pizze: guarda che pila! Che sozzona, Clelia!

E poi? Le settimane enigmistiche no, che non ce n’è una finita e magari uno di questi giorni troverò la voglia di ricominciare. Sono vecchiotte, certo, ma le parole crociate mica scadono. Ogni volta che ne prendo in mano una mi fa pensare a papà. Lui sì che era un enigmista provetto, dall’alto della sua licenza di terza media, era imbattibile. Una cultura incredibile, costruita da sé su libri, giornali, radio, documentari e una memoria impressionante. Ha sofferto così tanto, quando la malattia si è messa a sgretolargliela un pezzetto alla volta. Mi sono ancora messa a divagare… sembro Luca quando da bambino doveva fare un compito che non gli piaceva: era capace di perdere ore a fare altro, sempre la scusa pronta.

Allora: le settimane enigmistiche no, quelle le tengo, vediamo cos’altro posso… tutti questi volantini pubblicitari, depliant e compagnia bella. Possibile che nell’epoca dell’onnipresenza telematica debbano ancora riempirci le buche delle lettere con tutta questa carta? L’idraulico, l’uomo tutto fare, il menù del nuovo ristorante cinese. Devo averlo in sei copie almeno. Via, tutti dentro il sacco, che magari vi riciclano utilmente: quaderni, carta da pacchi, carta igienica, chissà?

A proposito di ristorante cinese, mi sa che in frigo non resta niente di pronto. Quando avrò finito di tirare su tutte queste cartacce, dovrò ordinare qualcosa. Non guardarmi così, Grigio, lo so da me che ultimamente ho esagerato con la robaccia, ma posso anche ordinare cibo sano, no? Ormai tutti i ristoranti fanno consegna a domicilio, a sentire la pubblicità in tv. Fissami, fissami, grillo parlante in forma di gatto, so che vuoi obbligarmi ad ammettere che dovrei rimettermi a cucinare. Ma farlo, solo per me non mi è mai piaciuto, e poi con la cucina in quello stato… Ho capito, ho capito “Sei riuscita ad andare fino su in camera, vuoi non riuscire a lavare la pila di piatti sporchi nel lavello?”. Fosse solo quello, ci sono i fornelli, i pensili, non vengono puliti da… da quando ancora veniva la Luciana a farlo!

E cosa potrei cucinare? Dimmelo tu, felino che sa tutto.

Anche perché di ingredienti in casa non deve restarmi granché, dato che mi nutro di roba pronta o da asporto. Forse dei vecchi pacchi di pasta… Un’altra scusa, eh? Posso ordinare la spesa in anticipo e prendere il necessario, invece delle solite scatolette e piatti pronti. In questo caso, posso sbizzarrirmi: con che ricetta dovrei ricominciare la mia attività di cuoca? Ci vorrebbe qualcosa di speciale, per festeggiare l’inizio di una nuova vita… o quantomeno di una vita. Per un vero segnale di cambiamento mica posso farmi un toast. Vediamo: cos’è che non mangio da tanto e mi manca?

L’erbazzone della nonna. Che cibo degli dei! Non te lo so descrivere, Grigio, però sono sicura che sarebbe riuscito a far piacere le biete anche a te. Ma non sono mai stata capace di farlo come lei. Ha portato il suo segreto nella tomba, quel diavolo di vecchietta! Non ha mai voluto dirmelo, e sa il cielo quante volte ci ho provato. “La ricetta è quella nel quadernino” diceva, eppure, per quanto la seguissi alla lettera, mancava sempre un non so che. Un qualcosa racchiuso nelle mani e nella testa di nonna Adele.

Ti sarebbe piaciuta, Grigio. Testona come poche, non c’era verso di farle cambiare idea, quando aveva deciso qualcosa. Eppure, di segreti culinari me ne ha trasmessi tanti, come quello per preparare le frappe più friabili e croccanti del mondo. Devi tirare la pastella con la sfogliatrice, ripiegarla tante e tante volte e tirarla sempre più sottile, più la fai sottile e più la ripieghi, migliore sarà l’effetto in frittura. Delle frappe finissime che scrocchiano sotto i denti. Il rumore inconfondibile che fanno quando le addenti e si sbriciolano e fondono in bocca: “Le più buone del mondo, mamma, nessuno sa farle migliori”, diceva Luca da piccolo. Ne andava pazzo. Erano quello che preferiva del carnevale, molto più delle maschere e dei coriandoli. Il sorriso che gli si stampava in faccia quando tornava da scuola e scopriva che avevo fatto le frappe: il ritratto della felicità.

Anche una volta cresciuto hanno continuato a fargli lo stesso effetto. Ritornava bambino ogni volta che addentava la prima frappa dell’anno. “Cric, cric… inconfondibili: solo le tue scrocchiano così!” Quanto mi faceva ridere, vedere quel lungagnone con il naso e la barba coperti di zucchero e raggiante di gioia. Ero convinta che l’avrei visto ingozzarsi di frappe anche con i capelli grigi e le rughe. E invece…

Devo riposarmi un attimo, Grigio, sono un po’ stanca, la gamba comincia a lamentarsi. Meglio non esagerare, vedremo più in là, per la cucina. Non è il caso di voler fare tutto ora.

Non guardarmi male, gattone, so farmela da me la morale, ma adesso non posso, davvero, sono troppo stanca. Ho bisogno di rimettermi in poltrona, almeno per un po’.

Ho, faticosamente, superato il guado della metà racconto, adesso:

  • uno sguardo al futuro (50%)
    50
  • uno sguardo al presente (50%)
    50
  • uno sguardo al passato (0%)
    0
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40 Commenti

  • Capitolo 5)

    Ciao Befana!

    Non preoccuparti, non essendo un lavoro, sul sito si scrive quando si trova il tempo e con il piacere di farlo. Si legge per lo stesso motivo. Anche io ultimamente ho avuto qualche problemuccio con le pubblicazioni, avendo avuto anche la brillante idea di iniziare a scrivere due storie contemporaneamente – come sfida – mi sono ritrovato poi, al massimo della potenza creativa, ad allargarle entrambe. Cosa poteva andare storto? Non è facile tenere il ritmo, soprattutto se ci si allarga. 😀
    Il vantaggio è poter tenere conto delle storie pubblicate, e la tua è abbastanza semplice e chiara da tenere a mente. Quindi non farti demoralizzare! 😀
    Direi di passare alla riflessione sul presente, per iniziare un processo evolutivo – non per forza – o comunque di svolta del racconto! Continua così. 😉

  • Ciao BP
    era da un po’ che aspettavo il proseguo e sono felice sia arrivato il nuovo capitolo 🙂
    Non c’e’ avventura piu’ bella che quella che facciamo noi tra le nostre cose 🙂 lo so la storia di Clelia sembra molto triste, ma sono sicuro che abbia avuto molte cose positive che purtroppo al momento non riesce a vedere piu’ di tanto perche’ e’ molto giu’ di morale (magari le frappe della nonna sono proprio una di queste note positive per lei) 🙂 adoro il modo in cui scrivi perche’ ti ci devi immedesimare nel racconto per poterlo carpire al meglio. Sentire proprio suoni, odori e tutto che Clelia sta rievoccando con i suoi racconti 🙂 immaggino che Grigio che intanto se la guarda stia diventatndo un po’ una scusa per Clelia per auto farsi la morale e spingersi a proseguire e non rimanere incollata al passato 🙂
    Raggion per cui ho votato per presente 🙂 voglio vedere se riesce, guardandosi intorno, a staccare il naso dal passato e concentrarsi sul riprendersi la sua autonomia e liberta’ 🙂 una volta che esce dal circolo vizioso o confort zone che essa stessa si e’ creata solo allora secondo me potra’ guardare al futuro 🙂
    A presto 🙂

  • Ciao, B.
    Rieccoti, non aggiungo finalmente perché, ultimamente, anche io ne faccio passare di tempo tra un episodio e l’altro. 😅
    Clelia sta conquistando la mia simpatia e la mia comprensione, so che dietro ogni mania c’è un disagio, ma non è mai semplice mettersi nei panni altrui e spesso si finisce per criticare e basta. Leggendoti rifletto su cosa questa persona (che incarna le tante vere Clelie là fuori) stia passando, sul dolore che pian piano l’ha condotta a questo punto e mi domando io cosa farei? Non che io non abbia le mie manie, ne ho molte e anche pesanti a volte, ma non sono nei suoi panni e non so cosa sta vivendo. La scrittura serve a molti scopi, far ragionare è uno di questi, e le tue storie spesso ci riescono.
    Voto il futuro, perché da egoista spero che Clelia trovi un modo per migliorare, per non dovermi più preoccupare per lei.

    Alla prossima!

  • Cioa Befana Profana 🙂
    ti trovo solo ora ma grazie a Dio non e’ ancora tardi per poter contribuire a questa bellissima storia
    La signora Clelia e’ un po’ tutti noi quando rovistiamo tra le cose del nostro passato e ritorniamo indietro chi piu’ chi meno ai bei vecchi tempi ormai passati 🙂
    Voglio saperne di piu’ di questa signora che tanto pare abbia sofferto nella sua vita , chissa’ che la lettera di Sergio non ci riporti a un periodo piu’ felice per lei ( come le vacanze in Irlanda) e che le dia la forza di disfarsi del peso accumulato (sia nella casa che nella sua vita)
    Comunque da mezzo musicista da quattro soldi come sono ho scelto il suono 🙂
    buon proseguimento e a presto 😀

    • Ciao BlackCat, grazie mille.
      Sì, sei decisamente più in tempo di me, che ho iniziato questa cosa senza troppo riflettere allo spazio e tempo che avevo e ora arranco spaventosamente nel dare un ritmo accettabile alla pubblicazione dei capitoli!
      Spero di riuscire a portarla avanti a breve, devo riuscirci, per la povera Clelia e per voi lettori che siete così gentili 🙂

  • Capitolo 4)

    Ciao Profana!

    Continuiamo a scavare nella vita della nostra protagonista, rievocando parti di vissuto che fanno giustamente male. Mi pare che tutto fili liscio sulla linea della riscoperta di sé, nel tentativo di riprendere in mano la propria vita. Voto quindi per un sapore, perché spesso possiamo avvertirlo in bocca pur senza aver assaggiato niente. La mente fa strani collegamenti, e sono curioso di scoprire in che modo collegherai le cose.
    Aspetto il prossimo!
    Continua così!

  • Ciao, B.
    Voto un odore, perché a me gli odori riportano a tante cose e, magari, funziona anche con Clelia. Seppure, mi pare, che già di suo di ricordi ne abbia già parecchi, ci si è sepolta tra i ricordi.
    Con calma, è arrivata fino in cima, ha rivisto come può essere la vita senza i cumuli di cose vecchie e, chissà, magari in lei è scattato qualcosa che potrà restituirla a una vita normale.
    Mi hai fatto venire in mente che ho due pile di Ciak e Focus da mettere in vendita, la casa dove andrò è piccola e molte cose che ho andranno eliminate.
    Non perdi il tocco, tutto scritto da te pare semplice, anche se so che ci lavori parecchio.

    Buona giornata, B. e alla prossima!

    • Ciao K,
      in realtà, uno degli stimoli a scrivere questa “storia” era proprio di buttar giù d’istinto, senza lavorarci troppo, giusto il minimo per “pulire” e rendere presentabile. Poi mi sono resa conto di non riuscire a dedicargli tempo e spazi necessari e ci lavoro ancora meno di quanto avessi preventivato. Bontà vostra, che continuate a leggere 🙂
      Cerco di continuare a breve, dita incrcoiate.

  • Storia decisamente coinvolgente. Difficile, tosta, ma decisamente coinvolgente. Trovo molto interessante leggere di Clelia che ripercorre la sua vita grazie alle tracce del passato che non ha voluto buttare via: hai messo in moto un ingranaggio davvero niente male. È triste, ma la vita lo è spesso; è tanto genuino da sembrare vero. Complimenti, voto per il suono e attendo il prossimo 🙋🏼‍♀️

    • Ciao e grazie mille.
      Cerco sempre di infilare in quello che scrivo briciole di cose vissute o sentite o a cui ho assistito. Scrivi di quel che conosci è una delle poche certezze che ho, quando prendo la penna. Usare l’esperienza per dipingerne altre, totalmente inventate, mi sembra sempre un gioco meraviglioso.
      Spero di non farvi aspettare ancora troppo per il prosieguo.

  • Arriva in camera e ci resta, almeno, questo è quello che vorrei.
    Ciao, B.
    Stavo riflettendo sulle cose che ho conservato e su quelle di cui mi sono liberata e anche io, spesso, penso che potrebbero tornarmi comode, poi le butto o le regalo; non lo avessi fatto, non avrei dovuto comprare materassi e armadio nuovi 😅, ma Clelia ha un problema diverso e con i cumuli nasconde una vita che non le è stata lieve. Bello, fa riflettere ed è, come sempre, ben scritto.

    Alla prossima!

  • Capitolo 3)

    Questo è un proprio un tuffo all’interno dei problemi della protagonista, dell’autocritica e della sofferenza. Trovo che si riuscita a trascinarci a fondo con lei, permettendoci di sperimentare quel dolore profondo che deve essere perdere un figlio e perdere sé stessi. Ben fatto.
    Immagino che sarà nostro compito guidarla verso la luce, a poco a poco, senza strafare, onde evitare di dare al tutto l’impressione di qualcosa di troppo affrettato. Iniziamo col salire queste scale, e vediamo un po’ che succede!

    Aspetto il prossimo. Continua così!

  • Mi viene solo da dire: auguri, sono con te. Non ci sono parole per una tragedia seppur mascherata di disagio e senso di incompletezza. Puoi farcela, prendi quelle scale. Bello il racconto, bella la scrittura, lo considero un regalo.
    Grazie, scelgo che va e resta 🌻🙋‍♂️ciao.

  • Ciao BP, il tuo racconto rende davvero bene la malinconia che si nasconde dietro tante esistenze. La protagonista vive nel passato, non riesce a liberarsene, resta in casa a leccarsi le ferite e non ce la fa ad andare avanti. Voto l’autocritica perché forse ci farà capire qualcosa in più di quanto le è successo.
    Alla prossima! 😀

  • Ciao, B.
    Ti ho mandato in parità le opzioni, ho votato “fantasticherie” e vediamo dove vola la mente di Clelia.
    Semini piccoli indizi che creano aspettative e io sto lì ad aspettare che germoglino e ci raccontino cosa è successo nella vita di questa donna.
    Brava, B. ma non c’è bisogno che te li dica. 🙂

    Alla prossima e Buon Natale!!💫

  • Capitolo 2)

    Ciao Profana!

    In questo capitolo hai voluto insistere un po’ di più si determinati concetti, rendendo evidenti alcuni passaggi, già intuibili, ma trovo che tu sia riuscita a delineare con una certa delicatezza la situazione. Quella che stiamo per affrontare è una bella sfida impegnativa, e metti su noi lettori l’aspettativa e l’onere di decidere verso quale risvolto far propendere la vita di questa persona. Trovo che tu sia riuscita a renderla reale, credibile. Punto sull’autocritica, mi pare un percorso che necessiti di questo passaggio.
    Continua così! 🙂

    Alla prossima!

  • Congratulazioni!
    La tua storia è stata scelta per il primo piano di THe_iNCIPIT ed ha guadagnato una nuova copertina, creata in collaborazione con le intelligenze artificiali
    Questo significa più visibilità, più lettori e più spunti per rendere la scrittura e il gioco ancora più divertenti.
    Condividi il tuo racconto; hai un motivo in più per esserne fiero.

  • Ciao, benvenuta.
    Tocchi un tema piuttosto comune oggi che lasciarsi è facile e ricostruire no. I gatti, i milioni di cani che ci teniamo accanto sono un surrogato di quel che c’era? Lo so, non lo ammetteremmo mai, ma gli indizi, a cominciare dalla incapacità di guardare avanti anziché indietro, ci sono tutti.
    Vediamo, forse il casco da moto potrebbe fare il miracolo…
    La lettura è facile, scorrevole, piacevole.
    Aspetto i prossimi capitoli, auguri, a presto.
    🙋🌻

    • Ciao Ottaviano,
      scusa per il ritardo nella risposta, ho tempi quasi biblici, in questo periodo. Non sono ancora nemmeno riuscita a dare un’occhiata agli altri racconti in corso.
      Sì, come dici tu, lasciarsi andare è facile, riprendersi in mano molto più difficile, soprattutto se non si è sicuri che ne valga la pena. Vedremo cosa farà Clelia.
      Un saluto.

  • Capitolo 1)

    Ciao Profana!

    Ti leggo per la prima volta su The Incipit. Una bella scoperta!
    Lo stile mi piace, anche se alla lunga potrebbe risultare un po’ macchinoso per determinate situazioni. Lo trovo comunque particolare e intrigante. Complimenti!

    Ti segnalo giusto due passaggi: “per la mia mania di non conservare tutte le lettere” credo quel “non” sia di troppo per il senso della storia.

    E questo:
    “Quando ho conosciuto Sergio era alla naia” forse la frase guadagnerebbe più chiarezza con “Quando lo conobbi, Sergio era alla naia” oppure, semplicemente aggiungendo una virgola dopo il nome.

    Spero di essere tornato utile, almeno per la correzione sul file privato 🙂
    Aspetto il prossimo!

    • Ciao.
      Sì, decisamente quel “non” è un rimasuglio da “non buttare”, poi cambiato per eliminare una ripetizione. Ho detto che in questo esperimento andavo un po’ alla spericolata, invece di rileggere millemila volte come mio solito: si vedono subito i risultati.
      La frase sulla naia, invece, non so se la cambierei. Mi piace che il parlato assomigli al parlato “vero”, senza esagerare. Il difficile è sempre riconoscere quando si esagera 🙂

      Per quanto riguarda lo stile della voce narrante, sono perfettamente d’accordo con te: sarà brigoso tenerlo per tutto il racconto, spero di riuscire a spezzarlo con le storie nella storia.
      Avevo bisogno di un break nelle mie routine di scrittura e l’ho fatto fino in fondo: in genere non amo l’io narrante, ancora meno uno in soliloquio come qui, ma mi sono detta “se decidi di giocare, fallo a fondo”. Vedremo come andrà.
      Spero che resterà leggibile.
      Ciao e grazie mille.

  • Ciao, B.
    Bentornata!!!!!!! Sono contenta che tu abbia deciso di cominciare una nuova storia!
    Si comincia con la vita di una donna affranta dagli anni, sepolta dai ricordi, una di quelle persone che oggi chiamerebbero “accumulatrice seriale” una che non butta niente. Anche io vorrei non buttare niente, ma lo faccio di tanto in tanto. Un collega una volta mi disse una cosa molto saggia: “non legarti alle cose perché le cose ti legano” non ha torto. Molti finiscono per affezionarsi troppo agli oggetti, anche quelli inutili e poi ammonticchiano, stipano, incastrano fino a ritrovarsi vittime della loro mania. Le case piene di cose finiscono per essere difficili da tenere in ordine e diventano trappole maleodoranti e malsane.
    So che troverai il modo di raccontarci tante storie con questa storia, ricordi, avventure passate e magari qualche avventura nell’oggi della protagonista. Non ho capito se è tutto dialogo interiore o se parla anche tra sé e con i gatti. Il rimuginìo è tipico delle persone problematiche e credo che questa di persona di problemi ne abbia diversi, anche se ne è consciamente allo scuro.
    Quando dice: “Ve lo immaginate? ” a chi si rivolge la protagonista? Ai lettori, perché se parla tra sé forse io avrei usato “t’immagini”… ma magari parla coi gatti… non so sono le mie riflessioni strampalate, non ci fare caso.
    Aspetto il nuovo episodio, voto la macchina da cucire perché vorrei sentirle raccontare di sua madre o di sua nonna e di qualcosa che riguardi l’infanzia, almeno così immagino io. 😊

    Alla prossima e ancora bentornata!!

    • Ciao K!
      “Ve lo immaginate” era rivolto ai gatti. Ho cercato di darle un interlocutore, anche se asimmetrico, come i gatti, per non farla proprio sproloquiare da sola.
      E direi che hai centrato in pieno la mia intenzione: avendo accantonato l’ambizione del romanzo, continuo a coltivare quella della storia di storie. Mi è venuta questa idea e ho pensato, dai facciamo una prova su TI.
      Facciamo.
      un bacio.

  • Un casco da moto!

    Ciao! Bentornata! Non ho idea di dove vuoi andare a parare con questa storia, ma ti seguo sulla fiducia!
    Abbiamo una che non butta niente come me. Non esce di casa. Chissà se ha un balcone. In compenso ha dei mici abbastanza pazienti: le mie mi tirano la ciotola in faccia, se non gli davo da mangiare all’ora stabilita 😀

    Ciao 🙂

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