APOCALYPSE ZOMBIE RESTAURANT

Fracca

«Io ti conosco!», aveva detto Bruno Barbieri. I suoi occhi a lametta, fessure nella notte dietro l’occhiale da vista firmato, lampeggiarono perspicaci nella notte. Gli era bastato un attimo, per ritornare alle auditions della prima stagione di Masterchef Italia: era stato in quell’occasione che aveva incontrato l’uomo che ora gli stava davanti, il suo salvatore. Se lo ricordava mingherlino, piacevolmente trendy, forse leggermente effeminato nelle movenze. Aveva portato con sé il suo mattarello, raccontando che apparteneva alla sua famiglia da generazioni. Un mattarello dalle tipiche sfumature elicoidali del legno di baubaso, reso perfettamente liscio da migliaia di chilometri quadrati di sfoglia all’uovo tirati con maestria nel corso dei secoli. Della sua ammissione alla cucina più importante della televisione italiana, ne aveva discusso a lungo con Carlo Cracco e Joe Bastianich. I colleghi, quegli infami, quegli incapaci, si erano rivelati inamovibili: il piatto presentato da quel concorrente era una cagata anni Ottanta. Bruno Barbieri, invece, era riuscito a scorgere altro: dietro al piatto, pieno di difetti e con un impiattamento che avrebbe fatto gridare di spavento Csaba della Zorza, si nascondeva un Caso Umano da leccarsi i baffi. Uno di quei casi umani capaci di attirare l’attenzione di milioni di spettatori.
Pier Maria Fraccatordorelli detto Fracca, si chiamava così: un disoccupato all’epoca quarantenne, vittima della società, divorziato e coi vecchi genitori a carico che avevano entrambi il vizio dei gratta & vinci. Bruno Barbieri voleva dargli il grembiule bianco a tutti i costi, ma era stato bullizzato da Cracco e Bastianich. Di brutto. A telecamere spente, era stato convinto, a suon di scappellotti e di indici alzati, a dire di no a Pier Maria Fraccatordorelli detto Fracca. E si era ritrovato a piangere nel camerino, solo e disperato.
L’uomo che ora gli stava davanti era decisamente cambiato: era enorme, e il suo aspetto era decisamente truce – forse per via della lunga e spessa cicatrice che gli attraversava la faccia per il traverso: dall’occhio destro all’angolo sinistro della bocca. Bruno era stato scosso da un brivido di paura, e si era guardato in giro in cerca di aiuto. Zombie di qua e zombie di là, come richiamati dal Pifferaio di Hamelin, stavano convergendo al ralenti verso di loro. I loro ruggiti, le loro mascelle che scattavano come tagliole, le loro braccia tese, le mani dalle dita luride di sangue e di umori intestinali che cercavano di acchiappare l’aria, non promettevano niente di buono.

«Tu sei Fracca, aspirante chef della prima stagione di Masterchef Italia», aveva detto cercando di controllare la voce tremolante.

«Buonasera Chef», aveva detto Fracca. A causa della cicatrice aveva mosso solo un angolo della bocca, e la sua voce cavernosa era stata accompagnata da un’alitata che sapeva di scalogno francese, burro rancido, farina zero zero con le farfalle e latte cagliato, che aveva investito Barbieri con la stessa violenza di un tir che investe un moscerino sulla A14. «Che ci fa in giro a quest’ora, Chef?»

«Mi occorre del mazinato», aveva detto. «Stavo andando da Zino, il titolare del negozio di alimentari del quartiere.»

«Il quartiere è invaso dagli zombie, Chef», aveva detto Fracca mentre ripuliva il mattarello strofinandoselo sulla gamba dei pantaloni orribilmente non stirati. «Dovrebbe tornarsene a casa… »

«Ho detto a Bastianich che gli avrei fatto le polpette e, porco Zuda, quando io dico una cosa la mantengo!»

Fracca era scoppiato in una risata, o almeno quella doveva essere la sua intenzione. Il suono assomigliava a quello della noce moscata che viene grattugiata nel puré alla Robuchon: una noce moscata maledettamente coriacea, di centoventi chili. Aveva spalancato le braccia enormi e si era girato di trecentosessanta gradi.

«Ma non la vede, l’apocalisse?», aveva detto con un sorriso sghembo dipinto sulla faccia sfigurata. «Questa è la fine del Mondo!»

«Ma che apocalisse e apocalisse! Sono solo quattro morti viventi: si capisce che non hai mai fatto la stagione a Rizzone… »

Fracca aveva riso di gusto, e l’aria si era riempita del tipico odore della besciamella guasta.

«Come crede di cavarsela? Non vede che sono ovunque? Eppure le previsioni erano state chiare: lo avevano detto che il traffico degli zombie sarebbe aumentato dopo il tramonto… Ma non le segue, le previsioni alla tele?»

«Guardo solo Quattro Hotel e Masterchef», aveva detto Barbieri. «Comunque, visto come si stanno accumulando sotto casa mia, e visto che ho finito i proiettili, non credo di riuscire a rientrare. Le regole dell’Hotellerie Zombie parlano chiaro: bisogna ospitare nella propria magione i viandanti senza munizioni.»

«Da quando l’esercito ha bombardato la mia città sono senza dimora anche io», aveva detto Fracca alzando il sopracciglio. «Ieri sera ho dormito in una scatola di cartone nei pressi della stazione della metropolitana… »

«Porco Zuda», aveva detto il Grande Chef ficcando piccato le mani in tasca.

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