Dove eravamo rimasti?
Serengeti
– Vedrai che sorpresa – aveva detto Luana imboccando il corridoio.
Ivan, perplesso, prima di seguirla s’era voltato a guardare l’ufficio vuoto. Poi aveva spento la luce e chiuso la porta; con cura, senza fretta, come mai aveva fatto prima; cedendo a un’emozione, un intimo bisogno.
Usciti che furono dall’ascensore al primo piano interrato, la donna aprì un’altra porta, quella dietro cui li attendeva una scala di servizio e un mondo diverso.
– È freddo qui, e anche umido – disse – ma a loro piace, e la notte vanno a spasso perché hanno caldo.
– Carine – disse Ivan – però non mi hai detto come le prenderemo.
– C’è un solo modo – sentenziò lei quando furono davanti a un’altra porta ancora, piccola, di metallo, in fondo alla scala – qui dentro c’è il chiusino da cui escono; noi dobbiamo solo scoparle nel secchio. Apro?
– Come apro, aspetta un attimo! Premesso che non ho mai pensato che un giorno avrei scopato una blatta – disse Ivan, sarcastico – prima di entrare volevo solo dirti, nel caso dovessi morire, che è stato bello conoscerti. Sei una donna davvero speciale.
– Uh, grazie, ma perché mai dovrei morire?
– Morire tu? No, io, se io dovessi morire.
– Ah, allora ok. Sappi però che non penso la stessa cosa di te – disse lei girando la chiave.
– Come? Come sarebbe a dire?
– Sarebbe a dire… ecco finalmente si apre… Ci siamo… Che tu, come donna, non sei affatto speciale. …Ta-tàa! Guarda là! Sorpresa!
Ivan guardò. Vide un pavimento di gelatina nera mossa da un fremito. Era una cosa orribile, pazzesca, eppure affascinante. (Chi ha visto una cosa del genere una volta nella vita sa di cosa parlo).
– Sembra il Serengeti visto da un aereo, con tutti quei bufaletti che corrono – disse.
– Quelli sono gnu – spiegò Luana – non bufaletti; e queste invece sono le creature che sopravviveranno alla prossima guerra atomica.
– Ah, meno male, che bella notizia.
– Allora che si fa? Andiamo? Scopa o secchio?
– …ok, scegli tu, maledetti pipistrelli!
– Metti questi prima – disse Luana porgendo due elastici – chiudi i pantaloni alla caviglia…, non si sa mai.
– Come? Cazzo! merda!, perché lo hai detto? Io neanche ci pensavo a una cosa così.
– Come vuoi, ridammeli, e prendi il secchio.
Luana, messi gli elastici, non parlò più, e si buttò nella mischia. Ivan la guardava e pensava: “Di cosa sarebbe capace con un uomo questa qui?”.
Soppesava il secchio che intanto andava rapidamente popolandosi, e pensava pure, sollevato, che probabilmente sarebbe finita presto.
Poi notò una cosa che la sua musa assassina non aveva visto.
– Ehi, guarda là – disse.
– …là cosa?
– Quelle due…
Due blatte, più grandi delle altre, e certamente più stupide, non fuggivano.
Stavano ferme lì, e comunicavano tra loro coi corpicini pervasi da uno lieve tremore.
– Guardale – disse Ivan – una ha una macchia gialla sulla testa. E l’altra lunghe antenne che le altre non hanno, sembrano corna.
Luana la guerriera non parlava più; non aveva più niente da dire?
Ivan si girò a guardarla. Una lacrima le rigava il viso.
– Siamo noi – disse.
– Come? Che vuoi dire…
– Siamo noi!… Non lo vedi? La mia parrucca gialla, le tue corna…
– Le mie cosa? Sei impazzita? Mi prendi per il culo? Mi hai portato in mezzo alla tua… alla tua merda, qui, per dirmi che sono un cornuto?
– Ehi vacci piano, l’idea delle blatte, ti ricordo, è stata tua. Guardale: si stanno organizzando, ci parlano!, cazzo Ivan, ci stanno parlando! Siamo noi ti dico: ad ognuno i suoi mostri.
Le due blatte in effetti si stavano comportando in maniera davvero poco blattesca. Non solo restavano, ma sembravano davvero aver voglia di comunicare.
Ivan immaginò uno zoom pazzesco su di loro, fino a scoprire una impossibile somiglianza; cedette al loro fascino, e restò a guardarle rapito.
– Che si fa? – recitò Luana mentre i loro occhi tornavano a incontrarsi, le bocche a sfiorarsi.
– Intanto questo: – disse lui vuotando il secchio – ci arrendiamo. E sai che ti dico?
– Vediamo se indovino – disse Luana.
– No, Lu, stavolta parlo io. Ti dico che i due deficienti, i pipistrelloni di questa rispettabile minchia, non esistono, non ci sono; e, ora che ci penso, forse neanche tu esisti veramente. Ti dico che adesso mi sveglierò, solleverò la mia fottuta testa dalla mia fottutissima scrivania, e me-ne-andrò-a-casa.
– Finalmente! – disse Luana – Bravo! Io però, guardami, esisto; tu esisti, e siamo fortissimi. Maman e il cucciolo non ci servono più. Abbiamo imparato che la guerra contro le nostre paure, contro certi mostri veri o immaginari, si può vincere.
Quarantott’ore dopo…
Ivan aprì gli occhi. Accanto a lui nel letto disfatto Luana non c’era. Comparve un momento dopo, con la colazione, e un sorriso grande così.
– Dormito bene?
– Fai dello spirito? Da quando non facevi l’amore, ragazzina indiavolata?
– E tu, Ivan delle nevi, quant’era che non agguantavi una pelosetta?
– Lasciamo perdere; e a proposito di pelo: non mi hai ancora detto perché ti sei rasata.
– Uh, vero, che stupida. Beh, ti dirò: dalle mie parti, da qualche parte là fuori, è di gran moda.
10/03/2023 at 11:23
Ciao, uff, allora Maman e Vincent-Nando non esistono… peccato, mi erano in qualche modo simpatici!!! Alla fine, però, tutto è bene quel che finisce bene, se serviva una spintarella l’hanno avuta e bella grossa!!!
Ora andrò a leggermi la prossima storia, spero di riuscire a commentare in un tempo decente.
07/03/2023 at 16:39
Confermo che il finale a sorpresa mi ha sorpreso! Ben fatto, Ottaviano, come dice la Martha sono sicuro che questi personaggi rimarranno ben impressi nella memoria di noi lettori: è o non è una cosa fantastica? Complimenti per averli creati, salutami la tua fantasia e i tuoi pippistrellozzi, e a presto!
07/03/2023 at 22:49
Grazie Massimo.
La tua osservazione sui personaggi mi gratifica molto, amo sempre moltissimo la creature a cui cerco di dare una seppur timida forma, e pensare che qualcuno si ricorderà di loro mi fa un enorme piacere.
Grazie dunque se sarai uno di quelli, e sempre viva i pipistrellidi cattivi e un poco scemi!?
07/03/2023 at 09:52
Ciao, Ottaviano.
Fino alla fine ho pensato che ci avresti mostrato i pipistrelli (fantastici personaggi) che banchettavano le blatte… immagine raccapricciante? e lo scontro finale oppure, più probabile, la risoluzione della storia con l’arrivo del giorno e il ritorno alla normalità. Eppure, ti conosco, so che non scrivi tanto per fare, avrei dovuto capirlo che in mente avevi altro…
Ho anche pensato, quasi alla fine, che Luana non fosse altro che la coscienza di Ivan, che tutta la storia fosse servita a metterlo davanti alle sue paure per fronteggiarle, con una spalla, un po’ pelata, ad aiutarlo. Hai fatto anche questo, ma Luana è vera e l’amore ha trionfato, chissà se Maman e Vincent-Nando le hanno mangiate le blatte alla fine.
Bravo, sempre.
Alla prossima!
p.s. so che non passerà molto ?
07/03/2023 at 11:55
Ciao Keziarica, in effetti avevo ipotizzato diversi finali ma siccome ero partito con l’idea di raccontare la “cronaca, ” di un innamoramento prima che i vostri voti mi portassero altrove, sono tornato ai due veri, vivi, e ovviamente innamorati!?? Grazie, a presto