La Cavità (ovvero, Il Cratere)
La notte non mi avrebbe riserbato più nulla da quando mi sono imbattuto per la prima volta nel “timor dei” incarnato in un’ innocente raffigurazione di un usignolo Patrizio firmato Zeusi.
Il cuore mio sobbalzava e io cominciavo a non credere più in lui: in compenso credevo in me. Sulla mappa avevo finalmente intercettato la casa di Osiride, forse solo un suo alveolo, ma molti dubbi stavano incominciando a violarmi. Agguantava la ragione John Dee, quando nelle sue carte intitolava col nome di “Tenebroso Colon” un radura di foreste atrofizzate nel bel mezzo della GroenLandia (GreenLand). Ma all’improvviso ho esclamato, o dio L’eterno, devo scoprire di più su questo usignolo: la biblioteca farà al caso mio. Ma nel frattempo mi sovvenivano l’eterno e le vive stagioni dell’Isola di Tufo. Ecco, ora vedo da dove proviene quella babele di interpretazioni oniriche e occulte, è proprio questa l’Interpretazione che il Saladino colse nelle secche. Genius loci! La parola d’ordine sulla soglia dell’erotica Iside: “you’re welcome!”.
Il dépliant di Zeusi, una manna per me. D’altronde Io e Aristotele credevamo d’intenderci, ma in realtà non ci intendevamo affatto, quel brutto porco. Ogniqualvolta supero il vano del portale che conduce alla mia personale biblioteca domestica, avverto la simonia dell’estasi, una sensazione di atroce mancanza. Il motivo? Come tutti sanno, il peccato è la via vigente della vita degli ignominiosi. Ma dov’era quell’uccello? Una tendina di velluto color porpora, mi separava dal dépliant. Forse mi sto dilungando un po’ troppo: vaniamo al dunque. Uno scaffale, uno solo perdio, mi separava da quel blasfemo cratere, fonte inimmaginabile di tutte le mie lussuriose nemesi, di tutte le mie sconfitte. Dunque mi avvicino al Cratere come se stessi perdendo i sensi. Un lampo. Un ricordo mi si avvampa negli occhi, immemore nella giovinezza. Meglio non parlarne. Proietto l’ombra dell’avambraccio verso il dépliant di quell’autore che infiniti addusse lutti a me. Ma ora basta, facciamola finita: squaderno la mia testa e scaglio i miei infervoranti occhi verso l’usignolo a figure nere. Eterna, mutevole cinta muraria della corona degli Ophanim! Che io sia perduto, dopo quello che ho visto: i contorni della figura dell’ormai rapace, estinto passeriforme della malfamata Città Di Dite, mi deflagravano la coscienza: la mia destinazione, scritta lungo i bordi della figura, la mia Ultima Thule, si trovava nelle oscure segrete di Palazzo Airone. Nei suoi sconfinati sfinteri. Era in quel momento che il campanello di casa suonò scorticando l’etere.
Era arrivato Cacciadiavoli, il mio consulente di Storia dell’Arte. “Buonasera, dottor Mancuso. Le mie ricerche su questa arcana figura palindromica”, indicando l’usignolo con parsimoniosa paura, “dicevo, questo enigma mi ha rastrellato le convoluzioni dei lobuli cerebrali”, rise, risero. “Emanuele, che piacere rivederti in questa tarda ora… ma credo che siamo arrivati a un bivio, a una resolutiòn”. “Per cosa?”, chiese Cacciadiavoli, apparentemente distratto. Il dépliant. “Il dépliant mi ha condotto sulle tracce della Casa di Osiride… insomma! Mi ha condotto nelle viscere della HohlenErde, della Terra Cava!”. Percepivo il sangue del dottor Cacciadiavoli gelarsi nelle vene mentre io intanto mi apprestavo a dire: “Il Cratere Antico, la Cloaca Maxima!”. Il Ricettacolo di infiniti doveri. Rise. Cacciadiavoli emetteva un riso di compiacenza, quasi a volermi invitare alla pacatezza della ragione. “Insomma, mi perdoni e, ma credo che questa storia della Olenerd, o come la chiama lei”, HohlenErde precisavo,” eh si quello… dicevo, questa storia mi sembra abbastanza esaltante sì, ma, non, non, bhe ecco…irragionevole”. Io andrò o con lei o senza di Lei,sempre. D’altronde la Storia non è per i Ramarri; non si combatte una Batracomiomachia con me, con il dottor Mancuso, marchese di Carolei! Cacciadiavoli era stato colto di sorpresa, non ne capiva il motivo. Adesso si sentiva lui un Bafometto. “Suvvia, marchese, non prendiamola su questa rovescia, come si suole dire dalle mie parti: pensi piuttosto dormire sogni sereni”. Si stava riferendo di certo alla mia Niobe, era lui che dormiva i miei sogni. “Ti stai certamente riferendo alla Mia Niobe, porco!”. Il cannone aveva sputato fuoco. I pionieri del massacro avevano finalmente scontato la loro pena nelle buie Galere delle divinità Ctonie e si apprestavano ad uscire allo scoperto. Intravvedendo il mio oracolo, il mio dépliant, la mia scorciatoia verso Thule, mi decidevo a muovere i primi passi. Senta, Cacciadiavoli, lei faccia quello che le pare… io lo devo alla mia Niobe! .”Lei lo deve al passato, al suo ricordo: lei non esiste più! Su quel Golgota, come lei mi ha riferito in passato, la vostra congiunta ha seminato fertile cenere. Non rinfanghi le antique rimembranze!”. Avevo scritto a quattro mani il mio Spaccio della Bestia Trionfante. Adesso era arrivato il momento di prendere la penna in mano e riscrivere la Storia della mia Vita.
L'usignolo, araldo delle mille brutture della HohlenErde, riuscirà a disvelare la sua temibile rivelazione?
- Sì, ma con una punta di amaro in canna (67%)
- No (33%)
- Sì (0%)

24/01/2023 at 17:50
Capitolo 2)
Ciao Cacciadiavoli!
Credo di averti mandato in pari le opzioni.
La seconda parte del capitolo, dove hai lasciato respirare la narrazione, è di certo più fruibile, anche per i lettori meno attenti ai dettagli e in cerca di una lettura più accomodante. Hai posto le basi per iniziare questo viaggio nella follia.
L’idea, come già detto per il precedente episodio, mi piace.
Continuo a starti dietro, incuriosito da quel che sarà. 😉
Al prossimo!
16/01/2023 at 23:47
Capitolo 1)
Ciao Cacciadiavoli!
Ti leggo per la prima volta sul sito, e come tuo primo lettore ci tengo a darti il benvenuto.
La storia che ci presenti ha un tono divertente, ricco di citazioni, di riferimenti e si vede che hai già giocato con la scrittura.
Salta però all’occhio una certa complessità narrativa, per scelta voluta, che comporta al lettore parecchia attenzione a ogni singola battuta, rendendo la lettura decisamente impegnative, un po’ come se si cercasse di decifrare una poesia. Il mio è un complimento, poiché ho apprezzato l’impregno, ma altresì un critica. Lo stile potrebbe scoraggiare parecchi lettori, ma sono certo che tu l’abbia messo in conto, iniziando una storia simile.
Altro punto che voglio segnalarti, l’impaginazione. Forse hai trasportato il file di scrittura senza prestare attenzione all’impaginazione sul sito, e purtroppo al storia non può che uscirne danneggiate. I dialoghi si mischiano con le azioni, e si ha l’impressione che tutto sia un unico grande blocco.
Con le storie che richiedono la massima attenzione, come questa, gli spazi sono fondamentali per consentire al lettore di tornare velocemente a un punto prestabilito, dove potrebbe ritenere di essersi perso qualcosa. Come hai presentato il primo capitolo, però, rende complicato e confuso il tutto. Prestaci più attenzione nel prossimo capitolo! 😉
Sono curioso di scoprire come porterai avanti la storia, e quale impatto avrà il nostro intervento di lettori nelle vicende.
Aspetto il prossimo.
A presto!
22/01/2023 at 04:12
Buonasera,
Accolgo con piacere i suoi consigli. Per quanto riguarda lo stile narrativo, quello adottato nel racconto è, come ha già fatto intendere lei, volutamente impegnativo. Sebbene sia nato e continui a svilupparsi come scherzo, questo progetto è sottoposto a un continuo e costante “labor limae” che mi riempie di una genuina gioia ogniqualvolta mi ci avvicino per un’eventuale sua correzione o estensione. Finora sono stati scritti tre capitoli e su “TheIncipit” è stata pubblicata solo una vecchia versione del primo. A breve verranno pubblicati gli altri sotto-capitoli, adattati alle capacità del sito.
Resti in ascolto per ulteriori pubblicazioni.
A presto