Dove eravamo rimasti?
L’indizio.
In quel borgo sembrava di tornare indietro nel tempo; ci si spostava con cavalli e carrozze, anche se intravidi qualche bicicletta.
Erano passati degli anni dall’ultima visita, ma niente era cambiato: la miseria regnava sovrana, eppure sui volti delle persone lessi una felicità che si smarriva nei miei ricordi più lontani, quando ero solo un bambino, ai primi del 2000. Quel pensiero mi riportò alla mente lo sguardo vuoto di Sandro. Avvertii gli occhi bruciare di un dolore profondo che attirò l’attenzione dei passanti.
Entrai nella prima bottega e barattai un completo meno appariscente, con una parrucca per nascondere la mia calvizie e un vecchio cappello nero a tesa stretta, giusto per confermare il cliché del detective privato. Ottenni in cambio una serie di attrezzi e oggetti provenienti dal mondo esterno: ottima moneta di scambio. Poi, il gestore m’indicò con riluttanza un luogo dove avrei trovato una connessione internet e una televisione, l’unico modo per ottenere informazioni sul mondo esterno. Avrei potuto sfruttare la mia notorietà, certo: in quel posto ero diventato una leggenda, già troppo vecchia per essere ricordata vividamente, ma sarebbe stata un’arma a doppio taglio.
Raggiunsi una vecchia cabina elettrica, convertita in energia pulita da pale eoliche di nuova generazione. Era attrezzata per alimentare la sola struttura, e ne faceva pagare a caro prezzo l’impiego. La proprietaria non fece domande: accettò la mia radio portatile e m’indicò una postazione, l’unico disponibile. L’omicidio di Sandro aveva già fatto il giro dei notiziari, e notai la donna assorta nell’argomento. La gogna pubblica aveva avuto inizio, e c’era chi si diceva favorevole alla pena di morte.
“Avrebbe del the?” chiesi, frattanto che cercavo di ricordami come funzionava un vecchio Acer Nitro 5, un po’ più lento di quello che avevo durante il periodo di specializzazione, vent’anni prima. Internet era una lumaca.
“Il bastardo ha sparato una cagna dell’EFIA, dopo aver ammazzato il bambino. È stato lui: la Strage di Via Faletti. Lo hanno inchiodato! Un delitto passionale, dicono? Ecco come funziona là fuori: fidati della Polizia Federale, e ti consegnano nelle mani dell’assassino! E dire che è stato da queste parti qualche anno fa.” disse versandomi una tazza di the. Sapeva di acqua sporca.
“I notiziari dicono tante cose.”
Convenne con la mia affermazione, e attesi che si allontanasse prima di tornare alla ricerca. Attivai la navigazione in incognito e impiegai un po’ a scaricare la mia VPN, onde evitare di essere tracciato subito. Riuscii ad accedere al mio Cloud e a recuperare buona parte delle informazioni sul caso.
Ripassai alla svelta i dettagli sull’omicidio.
I Plinskin erano stati massacrati in modo analogo al piccolo Sandro: un macchinario artigianale simile a una ghigliottina. La scorta del Procuratore era stata freddata con una Beretta Fulgor con proiettili da 6,35 millimetri, un’arma dal forte impatto d’arresto, ma poco letale. Adatta a un Detective privato, il cui obiettivo è all’occorrenza fermare i criminali, non ucciderli; infatti, la mia riposava nella fondina, separata dal caricatore da dodici colpi. L’arma era stata trovata sul Procuratore, con sopra le sue impronte, ma era chiaro che non poteva trattarsi di un omicidio-suicidio. Non avrebbe avuto alcun senso.
La cronaca aveva abbandonato il reato di mafia dopo aver scoperto che, nel condurre le indagini, avevo replicato nel garage lo strumento impiegato per l’omicidio dei Plinskin, per comprenderne le tempistiche di composizione e il corretto impiego, lo stesso che aveva posto fine alla vita di Sandro. Tuttavia, al mio progetto mancava qualcosa. Avevo saputo fin dall’inizio che doveva esserci un dettaglio che mi sfuggiva, una piccolezza che avrebbe potuto condurmi sulle tracce del vero assassino, anche se non potevo escludere si trattasse di più individui. Lo strumento di morte era azionato da un innesco a opera di scarica elettrica – come l’attivazione di un interruttore della luce. Marito e moglie, difatti, disposti su muri opposti, erano stati costretti a uccidersi a vicenda, illusi che almeno uno potesse salvarsi. Così non era stato. Un’invenzione crudele, che non avrei compreso senza vederla in azione con i miei occhi.
Il pezzo mancante era una miccia a presa rapida, sufficiente a far saltare il fermo della lama. Era impiegata in passato per esplosivi e petardi; se abbastanza sottile, una volta accesa, si scomponeva senza lasciare alcuna traccia. Era fuori commercio da oltre dieci anni, da quando le fabbriche di fuochi d’artificio erano state chiuse. Avevo ottenuto dei prototipi di quel filamento due giorni prima della morte di Sandro, in Campania, nella vecchia fabbrica di fuochi d’artificio di mio padre, il giorno del suo funerale.
Nel rapporto sulla strage, però, non era stato rinvenuto alcun innesco, cosa che invece avrebbero trovato all’interno del garage.
Fui costretto ad ammetterlo: ero stato incastrato per bene.
(Non tutte le scelte conducono alla risoluzione del caso) Abbiamo ulteriori accuse a carico del nostro protagonista, come proseguiamo:
- Sirio aspetterà nascosto per far calmare un po' la situazione. Potrebbero esserci nuovi sviluppi, dovuti alla sua fuga. (33%)
- Fuggire non ha senso, prima o poi lo troveranno. Ci sono abbastanza elementi per formulare un difesa con un buon avvocato. (11%)
- Questo è il momento di chiedere un favore: la sua posizione potrebbe essere compromessa! (56%)

24/08/2023 at 21:49
Ciao ciao ciao Pintore!
Come va? Passata una buona estate?
Urgh! Il primo capitolo della storia è indigeribile (nel senso buono del termine ovviamente) Ottimo lavoro con quel DNA! M’ha fatto accapponare la pelle.
Mi piace questo Sirio. In oltre porta il nome della stella più luminosa del cielo notturno, nonché della costellazione del Cane Maggiore. Insomma, praticamente nel suo nome c’è sia Luce che Fedeltà… io gli crederei ciecamente 😉
In questo ultimo capitolo devo dire il cuore ha battuto piacevolmente, bello questo approccio con Vanni ed è per questo che ho votato che Vanni lo aiuterà. In fondo ogni eroe ha bisogno di un pizzico di fortuna e aiuto da parte di un amico…. ma forse me ne intendo così poco di Gialli che sto andando fuori strada.
Cooooomunque, ottimo lavoro! 🙂
24/08/2023 at 14:57
Ma questa storia? PAZZESCA! Bravo bravo, un incipit fenomenale, si vede che non sei agli esordi. Aspetto il seguito!