Una domenica misteriosa

Una domenica

Quattro verticale (dieci lettere):
La parte della giacca che circonda l’ascella

La domenica mattina stava lentamente scivolando verso l’ora di pranzo.
Mollò la rivista di enigmistica e corse in camera dove cercò disperatamente una giacca: non la trovò. Le giacche non facevano parte del suo guardaroba e questo lo fece rimuginare per qualche minuto.
Indugiò sul contenuto dei tre cassetti che contevano il suo vestierio. La povertà di quell’insieme lo costrinse ad appuntarsi mentalmente che avrebbe dovuto fare una visita notturna al vicino contenitore di abiti usati destinati alla beneficenza.

Ritornò di sotto, alla sua rivista, quella che aveva trovato la mattina stessa nel cestino accanto all’ingresso della chiesa.
Era un peccato buttare una rivista del genere: era quasi nuova. Il proprietario si era limitato ad unire i puntini de LA PISTA CIFRATA e a disegnare un paio di baffi sulla faccia dell’attore che compariva sulla copertina: «Dieci lettere… uhm…»

L’enigmistica era la sua passione.
Curiosare nei cestini e nei cassonetti anche.
I cestini di giorno e i cassonetti di notte.
Gironzolare di notte era la sua passione.

Lasciò perdere le sue passioni e cercò di concentrarsi sulla misteriosa definizione, ma fu distratto dall’odore di arrosto che filtrava dalle imposte antidiluviane della canonica. Erano secoli che non mangiava dell’arrosto. Si alzò dalla sgangherata poltrona rossa e si avviò nel cucinino.
Tre mele, una banana, un vasetto di acciughe sott’olio. Aprì il frigo: due mezzi limoni e una confezione di mozzarella già aperta. Tolse l’elastico e annusò il pacchetto.

«Niente mozzarella, per pranzo», disse con cordoglio.

Con un gancio cielo si liberò del formaggio, che centrò il bidone accanto la porta.
Il peso del pacchetto fece fuoriuscire una lattina accartocciata di birra BRAU.
La birra BRAU era la sua passione.
Ogni settimana ne ordinava una confezione da ventiquattro lattine e, puntualmente, rischiava di restare a secco. Doveva incominciare a limitarsi, questo lo sapeva, ma la noia di quella vita così poco avventurosa lo portava, immancabilmente, a far fuori la sua scorta settimanale in cinque-sei giorni. Certo poteva ordinarne due confezioni, ma i soldi che prelevava dalle offerte dei parrocchiani non sarebbero bastati.

«I soldi per l’arrosto però ce li hanno, maledetti ipocriti», disse ficcandosi le mani nei jeans che odoravano di incenso e di muffa.

Aprì la finestra e gridò il suo pensiero. Mentalmente.
Gli rispose la voce del giornalista del TG Regionale. Qualcuno, lì vicino, doveva avere problemi di udito.

«..inuano i disagi per gli abitanti dell’isola di Sant’Alessandra. Il forte vento di questi giorni non renderà possibile la tratta del traghetto settimanale che rifornisce gli abitanti di generi alimentari provenienti dalla terra ferma. E ora la pagina sportiva…»

Padre Braulicchio chiuse le imposte, maledisse il traghetto, il traghettatore, il giornalista e incominciò ad avvertire i primi segni di astinenza. Si costrinse a respirare a fondo.

Ce la poteva fare.
Doveva resistere.
Poteva sopportare quella situazione
No, non poteva sopportare quella situazione.

«È giunto il momento di approfittare della mia scorta personale», mormorò rigirandosi la chiave tra le mani.

Uscì dalla porta della canonica e si trovò in strada. Una folata di vento lo fece rabbrividire.
Si strinse del maglione di lana e si avviò verso la porta della cantina. Si accorse subito che qualcosa non andava: il lucchetto giaceva aperto per terra, il catenaccio non era tirato e la porta di legno sbatteva, agitata dal vento.
Era il momento perfetto per perdere le staffe e per fare una scenata, poi si ricordò degli sguardi nascosti dietro le tendine bianche e si limitò a inveire sottovoce contro la mamma dello scassinatore.
Nel paese le finestre avevano gli occhi e doveva stare attento a come si comportava: sarebbero bastate altre due o tre recensioni negative su Pret-Advisor e il Vescovo avrebbe messo fine al suo tenore di vita. La sua reputazione era ormai alla frutta e la sua credibilità era ai limiti storici. Doveva inventarsi qualcosa, tipo una lotteria di benificenza o una gara di briscola a premi.

Entrò nel piccolo locale.
La bicicletta era lì.
Il badile era lì.
La cassa delle patate era lì.
La confezione da ventiquattro lattine di birra BRAU non era lì.

D’improvviso sentì le forze che lo abbandonavano e si accucciò sulla soglia della cantina con le mani tra i capelli.
Pensò al traghetto settimanale e al maltempo. L’inverno aveva sempre messo a dura prova le comunicazioni con la terra ferma. Se non era il traghetto era il segnale internet, se non era il segnale internet era la ricezione dei canali televisivi. Un problema ci doveva essere, d’inverno.
Ci mancavano solo i ladri di birra.

Frugò nelle tasche dei pantaloni slavati e trovò qualche moneta.
Chiuse la porta della cantina, afferrò il giubbotto e s’incamminò.
Mentre camminava tirò fuori il telefono e si mise a curiosare tra le reti wi-fi aperte… macchè!

Ormai erano tutte protette da password.

Dove si recherà, padre Braulicchio?

  • In giro senza meta (0%)
    0
  • Al bar (67%)
    67
  • Da un amico (33%)
    33
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30 Commenti

  • Dico di analizzare il reperto ??‍♀️ Ti dirò che, errori di narrazione a parte, la tua storia mi incuriosisce: è come se la storia del furto sia un pretesto per raccontarci ben altro. E questo mi incuriosisce, quindi attendo… prima di sparare XD XD ??‍♀️??‍♀️??‍♀️

  • Ciao, Brau.
    Il capitolo riflessivo mi è piaciuto, ma ho trovato che non sia molto coerente con il personaggio descritto: esce dalla canonica in cerca di alcol, perché le sue birre sono sparite, ha probabilmente una crisi d’astinenza o sta per averne una, ma si piazza sulla scogliera e passa del tempo a sputare sul mare; solo dopo va a cercare il bar, che bar non è.
    Forse, almeno io avrei fatto così (ma la storia è tua e ci fai quel che vuoi tu, ovviamente ?), avresti potuto riassumere tutto il ragionamento sul mare facendolo camminare lungo la costa e magari, farlo sputare alla fine, quando si allontana per deviare verso il bar. Anche la descrizione del bar, giusto che tu l’abbia fatta, ma scritta in questi termini esce dal punto di vista del personaggio, perché lui non vede l’interno in quel momento, perché il bar è chiuso, ma lo ricorda. Si poteva ovviare con una frase tipo: ” fece dietrofront e si avviò verso il bar, che a quanto ricordava, del bar aveva il solo nome dato che si trattava di un locale semivuoto, con quattro sedie davanti al camino e un tavolaccio a fare da bancone…” una cosa del genere, non so. Magari è solo una mia fisima, ma, dopo letture, minicorsi, video su canali specializzati sulla scrittura creativa, mi viene da pensare a tutte queste cose.
    Comunque, in questo episodio hai fatto un po’ di luce su Padre Brau e sul suo rapporto con gli altri, bravo.

    Alla prossima!

    p.s. non prendermi troppo sul serio: nonostante l’età, sono una dilettante.

    • Buongiorno Keziarica ti ringrazio per i consigli ma perdonami non ci avevo proprio fatto caso. A me scrivere piace ma non mi soffermo mai sulle cose che mi hai scritto quindi consigli come il tuo mi aiutano. Proverò a farne tesoro. Buon proseguimento di scrittura da Brau.

  • Ciao Brau!
    Non siamo neanche al terzo capitolo e già abbiamo un quadro delle tante passioni di questo disgraziato padre Braulicchio. Chissà quante altre ne scopriremo.
    Nonostante la pipa assente, direi di fare la prima mossa del detective: analizziamo questo reperto.
    C’è qualche refuso qua e là – una sua passione, immagino – ma la lettura è piacevole e le ripetizioni sono ottime per accentuare l’esasperazione tragicomica del protagonista (mo’ vedi come ci scappa il morto).
    Al prossimo capitolo, buona scrittura!

    P.s. (Brau, birra Brau, padre Braulicchio… sei un parroco che produce birra?)

    • Buongiorno Carmin purtroppo (o per fortuna) non sono un produttore di birra ah ah Mi fa piacere che la lettura ti sia risultata gradevole e che ti abbia fatto un po’ di compagnia. Hai ragione a dire che i refusi sono la mia passione ma un po’ come per la birra mi piacerebbe smettere ah ah. Grazie molte e buon proseguimento di scrittura da Brau.

  • Il prete alcolista mi mancava e se non fosse per il grande Camilleri non ne avrei mai sentito parlare, (anche in un Montalbano certi tappi di birra erano la chiave del mistero) qui, però la birra Brau dalla sontuosa schiuma è protagonista assoluta, e il poveraccio è uno sfigato che ne vedrà delle belle.
    Nel primo episodio ho notato qualche piccolo inciampo, meglio il secondo, la descrizione della disperazione del poverino è molto efficace.
    Ti seguo, bravo! A presto. ?

    • Buongiorno ti ringrazio per ciò che hai scritto e sono d’accordo con te sul primo capitolo che scrissi tempo fa e lasciai nel cassetto. Il tempo ci fa maturare e le letture di questi anni mi hanno aiutato e stimolato a ricominciare a raccontare di me. Mi hai fatto venire in mente il telefilm di Montalbano quello delle bottiglie di birra e credo che lo cercherò: il Maestro era davvero bravo con i misteri da risolvere. Buon proseguimento di scrittura da Brau

  • Ciao Brau 🙂
    complimenti sempre sul pezzo 😉 mi piace il tuo modo di scrivere e rendi la storia veramente interessante e comica al tempo stesso:)
    ti diro’ che quando inizialmente hai descritto il mare d’Alessandra ho pensato che il racconto stesse prendendo una svolta piu’ seria e drammatica di quello che era apparso nel primo capitolo ma poi non ho potuto far altro che scompisciarmi tra le varie passioni del nostro amato padre Brau 🙂
    Accidenti a Sanzio e a chi abbia fatto del male alla nostra povera lattina !!
    Io opto per bussare alla porta 🙂 chissa’ che magari bussare alle porte altrui non sia un’altra delle passioni di padre Brau 😀
    ho notato qualche refuso, ma niente di grave 🙂
    mentre le ripetizioni ci stanno in quanto si vede che sono messe di proposito per accentuare il lato comico della vicenda 🙂
    ancora complimenti e a presto 😀

  • Ciao, Brau. (come la birra, la produci tu??)
    Bene, il principio mi pare invitante, i gialli mi piacciono, non li so scrivere, anche se ci provo sempre.
    Il nostro parroco ha un problemino con l’alcool a quanto pare e in un paesino non è semplice tenere il segreto né prendere buone recensioni su Pret-Advisor ?
    Direi che va al Bar, d’altronde si è frugato le tasche alla ricerca di monete, magari un bicchierino ci esce, giusto per mettere a tacere il demone, almeno per qualche ora.
    Bene, aspetto il seguito e ti saluto.

    Alla prossima!

    p.s. prete sfortunato, il tuo: è praticamente un mendicante.

  • Ciao Brau 🙂
    gia’ per il nome ti stimo 🙂
    giallo in chiave comica con padre Braulicchiu alla ricerca del nettare divino 😀

    ovviamente ho optato per il bar 🙂
    se non si reca la gli faccio una recenzione da una stella su pret advisor 😀
    buon proseguimento
    a presto 😀

  • Ciao Brau (o dovrei dire “padre”?XD) un giallo con una scomparsa misteriosa, inusuale e inaspettata. Stavo pensando che se mi rubassero la mia scatola degli infusi andrei su tutte le furie, quindi capisco benissimo lo sconforto del protagonista. Andiamo al bar a farci una birretta? ??‍♀️

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