Una domenica misteriosa

Dove eravamo rimasti?

Dove si recherà, padre Braulicchio? Al bar (67%)

Al bar

Si ritrovò a fissare il mare, una massa grigia che si agitava senza posa, che continuava notte e giorno a frustare lo scoglio di Sant’Alessandra. Gli ritornarono alla mente le parole di Dino Campana:

Fabbricare, fabbricare, fabbricare
Preferisco il rumore del mare
Che dice fabbricare fare disfare
Fare e disfare è tutto un lavorare
Ecco quello che so fare.

Dino Campana era la sua passione. Gli aveva voluto sempre bene, a quel poeta pazzo, ed era stato proprio grazie a lui – grazie a quei versi indimenticabili – che aveva lasciato la città per rifugiarsi a Sant’Alessandra.

Strinse i pugni dentro le tasche, digrignò i denti, e sputò al mare sotto di lui. Era un’abitudine che lo accompagnava fin dai primi giorni da isolano, e le abitudini erano la sua passione. Sputava sempre al mare, quel mare che l’aveva ingannato. Mare menzognero, ruffiano, bastardo.
Se solo qualcuno gli avesse detto convengo con te: il fascino del mare che trasuda dai versi del Campana è roba che scalda il cuore. Ma quello che troverai a Sant’Alessandra, carissimo, non è mare: è un mostro che urla dalla mattina alla sera, è la rappresentazione dello Spavento e dell’Orrore. È un mare che mette a disagio, ché ti entra sottopelle, ché dove tocca guasta. Non ci andare, carissimo: non ci andare, a Sant’Alessandra.

Ecco, se qualcuno gli avesse detto così, sicuramente padre Braulicchio non avrebbe accettato il posto vacante di parroco. Se qualcuno gli avesse detto così l’avrebbe ringraziato e abbracciato e baciato tutto. Ma nessuno gli aveva detto niente, a padre Braulicchio, perché padre Braulicchio e la gente non adavano affatto d’accordo. Lui amava la solitudine, la solitudine era la sua passione, e amici era un pezzo che non aveva.

Se ne restò lì, a sputare al mare, con i pugni stretti nelle tasche del giubbotto che non lo scaldava, a pensare ai casi della vita e alle conseguenze delle scelte. A riempirsi il cervello con le convinzioni che si era auto costruito. A farsi schiaffeggiare dal vento gelido, a riempirsi le orecchie con le urla del mare mostro. Poi, quando i piedi incominciarono a protestare, fece dietrofront e si avviò verso il bar.

Il bar non era altro che un locale ricavato da una stalla: un grande portone a doppia anta che si apriva sul vicoletto che portava al porticciolo, una stanza con quattro sedie davanti al camino. Non c’era nemmeno il bancone: al suo posto c’era un tavolo con alcune bottiglie di liquore poggiate sopra. Due file di bicchieri impilati, qualche tazzina di ceramica, e un fornello elettrico sul quale Sanzio preparava il caffè con la moka.

Quando padre Braulicchio svoltò l’angolo ebbe un mancamento: le ante tarlate del portone di legno erano chiuse. I pugni si serrarono subitamente, nuovamente, nelle tasche del giubbotto del prete, una folata di vento lo colpì alla nuca facendogli perdere l’equilibrio: ci mancava pure il vento che dava gli scappellotti all’improvviso. Se ne restò acquattato dietro la superficie scrostata della cassetta della posta, piantata con cattiveria nel selciato del vicolo, a fissare il portone chiuso. C’era un biglietto, sul portone, assicurato da un miliardo di puntine da disegno. Padre Brau si alzò, leggere i biglietti appesi sulle proprietà altrui era la sua passione:

Sono alla partita di mio figlio.
Si riapre domenica
. Ciao.

Il cervello di padre Braulicchio si mise comodo e ragionò con calma: Sanzio doveva aver preso il traghetto del venerdì sera, ché le partite di suo figlio si giocavano sempre di sabato mattina, e dopo la partita – e dopo aver pranzato col figlio e la ex moglie da cui aveva divorziato anni e anni prima – si era recato al porto dove gli avevano comunicato che il traghetto non sarebbe partito a causa del maltempo.
Un ragionamento corretto, un ragionamento pacato degno di Sherlock Holmes. Gli mancava solo la pipa, a padre Barulicchio, ma avrebbe stonato.
Non ci stava bene, la pipa, in bocca a un prete in ginocchio davanti al portone chiuso del bar.
Non ci satava bene, la pipa, in bocca a un prete che s’era messo a tempestare di pugni il portone chiuso del bar.
Non ci stava bene, la pipa, in bocca a un prete in preda alla lacrime della disperazione.

«Nooo!», urlò padre Brau. «Questo non me lo dovevi fare, Sanzio!»

Le urla isteriche del prete furono sentite da tutti i ventisette abitanti dell’isola, e questo innescò uno dei gossip più celebri della storia di Sant’Alessandra. Ma nessuno osò aprire le finestre per chiedere che succede? , nessuno si sentì di aprire la porta di casa per preoccuparsi di quello strano individuo che da qualche anno – e a fatica – avevano preso a chiamare padre.

Padre Brau si tirò in piedi, le mani gelide presero a strusciare via la polvere dai jeans. Sputò al portone e si avviò verso la chiesa. Aveva fatto dieci metri, quando la vide.

Era piegata su se stessa, addossata alla porta di una casa, e aveva freddo.
Padre Braulicchio si inginocchiò e la prese dolcemente tra le mani.

«Chi ti può aver fatto questo, cara?», mormorò scrutando la lattina vuota di birra Brau.

Padre Braulicchio ha trovato un indizio, e ora?

  • Chiediamo consiglio a un esperto (11%)
    11
  • Analizziamo il reperto (56%)
    56
  • Facciamolo bussare alla porta (33%)
    33
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30 Commenti

  • Dico di analizzare il reperto ??‍♀️ Ti dirò che, errori di narrazione a parte, la tua storia mi incuriosisce: è come se la storia del furto sia un pretesto per raccontarci ben altro. E questo mi incuriosisce, quindi attendo… prima di sparare XD XD ??‍♀️??‍♀️??‍♀️

  • Ciao, Brau.
    Il capitolo riflessivo mi è piaciuto, ma ho trovato che non sia molto coerente con il personaggio descritto: esce dalla canonica in cerca di alcol, perché le sue birre sono sparite, ha probabilmente una crisi d’astinenza o sta per averne una, ma si piazza sulla scogliera e passa del tempo a sputare sul mare; solo dopo va a cercare il bar, che bar non è.
    Forse, almeno io avrei fatto così (ma la storia è tua e ci fai quel che vuoi tu, ovviamente ?), avresti potuto riassumere tutto il ragionamento sul mare facendolo camminare lungo la costa e magari, farlo sputare alla fine, quando si allontana per deviare verso il bar. Anche la descrizione del bar, giusto che tu l’abbia fatta, ma scritta in questi termini esce dal punto di vista del personaggio, perché lui non vede l’interno in quel momento, perché il bar è chiuso, ma lo ricorda. Si poteva ovviare con una frase tipo: ” fece dietrofront e si avviò verso il bar, che a quanto ricordava, del bar aveva il solo nome dato che si trattava di un locale semivuoto, con quattro sedie davanti al camino e un tavolaccio a fare da bancone…” una cosa del genere, non so. Magari è solo una mia fisima, ma, dopo letture, minicorsi, video su canali specializzati sulla scrittura creativa, mi viene da pensare a tutte queste cose.
    Comunque, in questo episodio hai fatto un po’ di luce su Padre Brau e sul suo rapporto con gli altri, bravo.

    Alla prossima!

    p.s. non prendermi troppo sul serio: nonostante l’età, sono una dilettante.

    • Buongiorno Keziarica ti ringrazio per i consigli ma perdonami non ci avevo proprio fatto caso. A me scrivere piace ma non mi soffermo mai sulle cose che mi hai scritto quindi consigli come il tuo mi aiutano. Proverò a farne tesoro. Buon proseguimento di scrittura da Brau.

  • Ciao Brau!
    Non siamo neanche al terzo capitolo e già abbiamo un quadro delle tante passioni di questo disgraziato padre Braulicchio. Chissà quante altre ne scopriremo.
    Nonostante la pipa assente, direi di fare la prima mossa del detective: analizziamo questo reperto.
    C’è qualche refuso qua e là – una sua passione, immagino – ma la lettura è piacevole e le ripetizioni sono ottime per accentuare l’esasperazione tragicomica del protagonista (mo’ vedi come ci scappa il morto).
    Al prossimo capitolo, buona scrittura!

    P.s. (Brau, birra Brau, padre Braulicchio… sei un parroco che produce birra?)

    • Buongiorno Carmin purtroppo (o per fortuna) non sono un produttore di birra ah ah Mi fa piacere che la lettura ti sia risultata gradevole e che ti abbia fatto un po’ di compagnia. Hai ragione a dire che i refusi sono la mia passione ma un po’ come per la birra mi piacerebbe smettere ah ah. Grazie molte e buon proseguimento di scrittura da Brau.

  • Il prete alcolista mi mancava e se non fosse per il grande Camilleri non ne avrei mai sentito parlare, (anche in un Montalbano certi tappi di birra erano la chiave del mistero) qui, però la birra Brau dalla sontuosa schiuma è protagonista assoluta, e il poveraccio è uno sfigato che ne vedrà delle belle.
    Nel primo episodio ho notato qualche piccolo inciampo, meglio il secondo, la descrizione della disperazione del poverino è molto efficace.
    Ti seguo, bravo! A presto. ?

    • Buongiorno ti ringrazio per ciò che hai scritto e sono d’accordo con te sul primo capitolo che scrissi tempo fa e lasciai nel cassetto. Il tempo ci fa maturare e le letture di questi anni mi hanno aiutato e stimolato a ricominciare a raccontare di me. Mi hai fatto venire in mente il telefilm di Montalbano quello delle bottiglie di birra e credo che lo cercherò: il Maestro era davvero bravo con i misteri da risolvere. Buon proseguimento di scrittura da Brau

  • Ciao Brau 🙂
    complimenti sempre sul pezzo 😉 mi piace il tuo modo di scrivere e rendi la storia veramente interessante e comica al tempo stesso:)
    ti diro’ che quando inizialmente hai descritto il mare d’Alessandra ho pensato che il racconto stesse prendendo una svolta piu’ seria e drammatica di quello che era apparso nel primo capitolo ma poi non ho potuto far altro che scompisciarmi tra le varie passioni del nostro amato padre Brau 🙂
    Accidenti a Sanzio e a chi abbia fatto del male alla nostra povera lattina !!
    Io opto per bussare alla porta 🙂 chissa’ che magari bussare alle porte altrui non sia un’altra delle passioni di padre Brau 😀
    ho notato qualche refuso, ma niente di grave 🙂
    mentre le ripetizioni ci stanno in quanto si vede che sono messe di proposito per accentuare il lato comico della vicenda 🙂
    ancora complimenti e a presto 😀

  • Ciao, Brau. (come la birra, la produci tu??)
    Bene, il principio mi pare invitante, i gialli mi piacciono, non li so scrivere, anche se ci provo sempre.
    Il nostro parroco ha un problemino con l’alcool a quanto pare e in un paesino non è semplice tenere il segreto né prendere buone recensioni su Pret-Advisor ?
    Direi che va al Bar, d’altronde si è frugato le tasche alla ricerca di monete, magari un bicchierino ci esce, giusto per mettere a tacere il demone, almeno per qualche ora.
    Bene, aspetto il seguito e ti saluto.

    Alla prossima!

    p.s. prete sfortunato, il tuo: è praticamente un mendicante.

  • Ciao Brau 🙂
    gia’ per il nome ti stimo 🙂
    giallo in chiave comica con padre Braulicchiu alla ricerca del nettare divino 😀

    ovviamente ho optato per il bar 🙂
    se non si reca la gli faccio una recenzione da una stella su pret advisor 😀
    buon proseguimento
    a presto 😀

  • Ciao Brau (o dovrei dire “padre”?XD) un giallo con una scomparsa misteriosa, inusuale e inaspettata. Stavo pensando che se mi rubassero la mia scatola degli infusi andrei su tutte le furie, quindi capisco benissimo lo sconforto del protagonista. Andiamo al bar a farci una birretta? ??‍♀️

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