Palazzo di Gemme

Palazzo di Gemme

Il giorno in cui la mia famiglia e io arrivammo nella nostra nuova casa era un mercoledì di metà Aprile. 

La rinascita pervadeva il palazzo di gemme come un aere divino, ma noi allora non potevamo che attribuire l’atmosfera briosa alla vista dell’acacia in fiore, al profumo della lavanda e dell’erba del giardino, appena recisa di fresco. 

“Qualcuno ha pensato a noi”, disse così mio padre, mi pare di rammentare, un’espressione del genere. Un giardiniere, intendeva con questo, è stato chiamato per rendere gli esterni presentabili. Un gesto cortese. 

Accettai quell’informazione di buon grado, con la frivolezza di un adolescente a cui importava poco quanti centimetri gli steli d’erba solessero misurare. 

Cosa potevamo saperne, allora? Che la casa non attendesse noi, che non dipendesse da giardiniere alcuno. Quell’insieme di mattoni riarrangiati nell’idea di ricreare un presunto stile liberty si teneva in piedi da solo. Poteva definirsi un palazzo più o meno alla stessa maniera in cui io mi vanto di essere un uomo ormai realizzato: mentendo; e le gemme, poi… le cose più somiglianti che mai scorsi nei dintorni furono probabilmente i cocci di vetro della finestra che io e mia sorella rompemmo maldestramente il primo giorno che arrivammo, e non era neanche la nostra, ma quella del vicino. Eppure, quel giorno stesso, iniziammo a chiamarla col suo nome: dal momento stesso in cui Maximilian ci diede il suo benvenuto ufficiale. 

«Ben arrivati al palazzo di gemme».

Avremmo potuto chiedergli tante cose quella mattina, – e, forse, avremmo dovuto-, ma l’unica domanda comprensibile che mio padre riuscì a plasmare dalla confusa moltitudine di mormorii increduli che si lasciò sfuggire fu: 

«Ma lei chi è?»

E a ben ragione, s’intende. Mi parve buffo ai tempi, apostrofare in quel modo burbero un vecchietto dall’espressione tanto bonaria, dai baffi curati, lui col sul berretto da chauffeur calcato in testa e la giacca blu stirata di tutto punto… ma era pur sempre un vecchio sconosciuto apparso dal nulla in casa nostra e, bonario o meno, lui, baffi impomatati e giacca lucida compresi, sedeva, comodamente stravaccato, sulla nostra poltrona del nostro soggiorno. 

«Sala da ballo» si sentì in dovere di precisare quando mio padre osò farglielo notare. «Questa fu pensata per essere una sala da ballo».

Col senno di poi, la reazione di mio padre fu più che composta. Si rassegnò ad accettare quell’informazione come fosse stata in qualche modo rilevante. Poi quello continuò, senza aspettare ulteriori inviti:

«Sono Maximilian, il guardiano del palazzo».

A quel punto mia madre tentò di intromettersi nella conversazione. Di temperamento notoriamente più indomito rispetto al marito, sarebbe stata sul punto di cacciarlo via a calci se le parole non fossero bastate, ma quello che Max aggiunse dopo fu tanto strano -strano persino in relazione al contesto già stravagante- da metterla a tacere.  

In verità, fu così singolare che mise a tacere tutti. 

Forse, persino i corvi che avevamo sentito gracchiare insistentemente nel varcare la soglia di casa e che adesso, all’improvviso, non sentivamo più. 

“Questa casa” ci informò infatti, perentorio “è gremita di spettri”. 

Cosa succederà dopo?

  • Inizierà la ricerca ai fantasmi (33%)
    33
  • Max verrà cacciato dalla casa (17%)
    17
  • Nessuno crederà alle parole di Max in principio, eppure verrà assunto come guardiano (50%)
    50
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16 Commenti

  • Ciao Sigma Klimt 🙂
    Ti ho visto qualche giorno fa e volevo leggerti e ti trovo gia’ al capitolo due 🙂
    Comunque bella storia 🙂 mi hai messo curiosita’ e mi hai fatto pensare cosa sia vivere in una casa dove puoi vedere gli spettri e farne amicizia ( come nel caso di Luna) a un che di magico tutto cio’ 🙂
    Per quanto riguarda l’analisi del capitolo , hai una scrittura molto pulita dovresti solo cercare di evitare le ripetizioni molto vicine tra di loro , si possono sempre trovare dei sinonimi per rendere la lettura piu’ semplice a noi lettori poltroni 🙂
    Comunque voto di conoscere meglio Luna 🙂 voglio capire chi sono questi fantasmi e come mai loro li possono vedere 🙂 capisco che e’ fantasy ma magari una spiegazione logica ci sara’ 🙂
    Inoltre lascio i miei soliti due consigli utili per crearsi un seguito di lettori qua sul sito 🙂
    1) leggi e interaggisci con le storie degli altri (in fin dei conti e’ un sito interattivo percio’ a te piace essere letto come a tutti) inoltre cosi’ ci si puo’ scambiare consigli utili per crescere come scrittori
    2) non pubblicare troppo rapidamente, gli scrittori piu’ indaffarati si perderanno tutti i tuoi capitoli e la cosa piu’ bella del gioco, cioe’ contribuire a come proseguira’ la storia 🙂 datti un po’ di tempo tra un capitoo e l’altro , minimo una settimana e vedrai che avrai piu’ lettori e piu’ voti 🙂
    A presto 🙂

    • Grazie per i tuoi consigli preziosi! Quello delle ripetizioni è un vizio di forma che fatico a lasciar dietro, è difficile per me marcare un confine tra ciò che caratterizza il mio stile e un errore di stesura che influenza la leggibilità del testo, sono ben consapevole di rischiare di scrivere dei mattoni talvolta. Cercherò di rendere tutto più scorrevole! 🙂

  • Mi piacciono tutte e tre ma voto Luna perché si chiama come un mio personaggio 😛

    La narrazione del ragazzino è giustamente caotica e salta avanti ed indietro nel tempo. Il problema nascerà quando la collocazione temporale sarà importante e voglio vedere come te la cavi ^_^

    Per il resto, siamo ancora agli inizi e quindi andiamo avanti 🙂

    Ciao 🙂

  • Ben fatto, premessa di un racconto coinvolgente. Assodato che nove storie di fantasmi su dieci iniziano con una nuova-vecchia casa, non mi sento nemmeno di dire che sia un cliché, sembra quasi d ‘obbligo. E allora vai a stupirci, ci vediamo al seguito, ciao🙋‍♂️

  • Ottimo ci sono fantasmi. Il clichè delle opere di fantasia imporrebbe che nessuno creda al “pazzo” che narra di vedere/sentire cose paranormali.
    Ma sta volta abbattiamo i clichè! Vada per la ricerca!
    Scusa se rompo ma non nascondo che ho trovato che ci sono dei punti deboli in questo primo capitolo.
    Tipo -“Qualcuno ha pensato a noi”, disse così mio padre, mi pare di rammentare, un’espressione del genere. Un giardiniere, intendeva con questo, è stato chiamato per rendere gli esterni presentabili. Un gesto cortese.- La parte “Un giardiniere, intendeva questo” non si capisce cosa volevi intendere.
    Consiglio di far molta attenzione a certe frasi.
    Per il resto continua così.

  • In realtà dovrebbe essere cacciato via come fanfarone, ma, dato che il racconto è di un ex ragazzino, direi che partono alla ricerca di spettri!

    Ciao e benvenuto su The Incipit! Il capitolo scorre bene, giusto da segnalare che hai cambiato il modo di esprimere il discorso diretto proprio nel momento in cui vengono annunciati i fantasmi.

    Per il resto, ti seguo curioso 🙂

    Ciao 🙂

  • Ciao Sigma Klimt,
    è la prima volta che ti vedo, perciò ti do il benvenuto su The iNcipit.
    Hai uno stile davvero curato, e ci sono tutte le premesse per un racconto coinvolgente.
    Mettendomi nei panni dei protagonisti, manderei via Max – anche se, chissà, questo non lo allontanerà del tutto.
    Ti seguo e aspetto il prossimo capitolo. 🙂

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