Dove eravamo rimasti?
Invito - parte 1
La sua casa si trova in fondo alla piana che si affaccia sulla costa. Poca erba secca dà colore al suolo in un paesaggio simile a quello del tavoliere che fu casa per gli Apuli: sterile e spietato, disseminato di rocce bianche e ruvide che come ossa acuminate sporgono dalla carne di quei campi e la bucano con dolore.
Il cielo è denso di nuvole e l’aria pesante del vicino mare aggiunge alla vista già impietosa un senso di minaccia, più che un invito a rinchiudersi in quelle quattro mura domestiche.
Una volta attraversato con fatica quell’ossario ostile e raggiunto il portico, l’uomo, stanco per la camminata, spinge ed apre la secca porta di legno incrostato di salsedine e, con distrazione, fa per entrare appoggiando il bastone di canna alla parete.
Ed è così, guardando la parete chiara, che si rende conto di una stranezza allarmante: la lucerna vicino alle fauces, da lui lasciata spenta prima di uscire, è accesa. I muri, il mosaico in terra, il vestibolo tutto sono ben illuminati anche se non dovrebbero. Nota inoltre che l’atrio, visibile oltre la soglia interna davanti a lui, è anch’esso illuminato dai candelabri.
Com’è possibile? Le lampade le aveva spente ne è sicuro, non può essersi sbagliato.
Purtroppo la cosa è certa, c’è qualcuno in casa.
Soffocando il panico e sporgendosi il più possibile per non dover entrare completamente, l’uomo scruta fisso davanti a sé per qualche istante e poi a destra e a sinistra con la vista periferica ma non vede nessuno.
Allora, raccolto il coraggio, decide di avanzare addentrandosi in casa varcando la soglia senza chiuderla. Arrivato alla fine del corridoio, con timore tutt’altro che placato, si protrae attraverso la porta interna per scrutare l’atrio ingiallito dalla luce oleosa dei candelabri di bronzo.
Guarda oltre la soglia, rivolge gli occhi verso sinistra ed il cuore si ferma.
Ecco l’intruso.
Sta seduto sul triclinio davanti al candelabro. La penombra ne nasconde completamente tutti i tratti del viso rendendo vano ogni tentativo di scorgere una qualunque espressione facciale. Solo i contorni della sagoma, di un nero soprannaturale, sono visibili per il contrasto che generano con la parete illuminata.
L’ombra, girata nella sua direzione, come se lo stesse attendendo già da molto, ha l’aspetto di un giovane nel fiore dei suoi anni nel quale la potenza dei muscoli e la gentilezza delle forme coincidono in un ossimoro incredibilmente armonioso. Si riesce chiaramente a distinguere la larghezza delle sue spalle e la dolcezza della curva del collo, la tonicità dei fianchi e la grazia dei suoi respiri, la forza dei bicipiti ampi e la regalità con cui solleva un grappolo d’uva dalla ricca coppa che ha affianco a sé sul triclinio.
Nota anche i suoi capelli che, ricci e vispi, filtrano la luce del candelabro assumendo un colore di vino primitivo mescolato al tenue verde giallastro delle larghe e rigogliose foglie di vite che gli invadono il capo.
Cosa dovrebbe fare l'uomo nella seconda parte?
- Intimare all'intruso di andarsene (0%)
- Restare in silenzio e lasciar parlare la figura (100%)
- Domandare alla figura il perché della sua visita (0%)

05/09/2023 at 10:48
Ciao Riothamus.
Da amante della mitologia mi piace molto la tua storia. Partendo dalla scrittura e dai continui richiami credo che anche tu ne sia appassionato (di quella greca almeno).
Il Dio è Zagreo/Dioniso e quindi deduco che il nostro protagonista sia proprio il fratello Alessandro Magno (se ci si basa su alcune interpretazioni dell’origine di Zagreo, ma non siamo qui per questo 😂).
Per ora credo che ad Alessandro faccia bene una bella camminata riflessiva sulla spiaggia.
Fatti vedere più spesso sul sito per commentare le altre storie e farti i tuoi lettori. Io sto scrivendo una storia horror ormai alle ultime battute, se ti va facci un salto e fammi sapere che ne pensi.
23/08/2023 at 08:26
Ciao Riothamus.
Ho recuperato i due capitoli. Molto interessante la tua scrittura, ricercata ma allo stesso tempo molto godibile e scorrevole. Mi piace il paragone tra le rocce sul terreno e le ossa nella carne.
Dall’ambientazione, soprattutto nel primo capitolo, siamo nell’antica Grecia. Il protagonista dopo aver incontrato un Dio, ritorna nella sua umile dimora per trovare un altra uomo, che dalla descrizione credo sia anch’egli un Dio.
Il protagonista non mi sembra poi questo cuor di leone. Quindi credo che rimanga in silenzio e aspetti che lo sconosciuto avvii la conversazione.
Ti consiglio di leggere e commentare le storie su questa piattaforma per farti la tua cerchia di lettori e ricevere feedback. Altrimenti devi aspettare che qualcuno spulci le storie (tipo me ora) per avere un nuovo lettore. Ed è un peccato vista la storia con un grande potenziale.
29/08/2023 at 13:18
Grazie per il commento, mi fa davvero molto piacere che i primi due capitoli ti abbiano interessato 😊
Cercherò di seguire il consiglio, grazie ancora e alla prossima!
28/05/2023 at 17:16
ciao Riothamus,
già il nome, che hai scelto come scrittore sulla piattaforma, dice molto di te.
La fine descrizione del misterioso personaggio fa pensare a una divinità greca, forse Mercurio?
Comunque l’incipit funziona. Ho votato la strada di casa, ma mi aspetto altri incontri.
29/08/2023 at 13:30
Esatto Anna, in tutti i capitoli che pubblicherò ci saranno diversi rimandi ed interventi di divinità classiche ed ognuna con un proprio significato allegorico.
Grazie davvero per il commento, al prossimo capitolo!
06/05/2023 at 07:41
Ciao benvenuto! Un incipit di sicuro impatto, senza sbavature e con gran proprietà di linguaggio ci hai trasportato su una luminosa spiaggia della Grecia antica (se ho colto gli indizi sul vestiario…). Aspetto il prossimo episodio per capirci qualcosa in più, e voto anche io per la strada verso casa.
06/05/2023 at 15:32
Grazie mille per il commento ?
Esatto, ľambientazione è proprio di quel tipo anche se volutamente ho voluto lasciarla sottintesa.
Al prossimo capitolo e grazie ancora! ?
05/05/2023 at 10:46
Ciao, benvenuto a un nuovo autore.
Questo incipit mi porta in una dimensione incerta, permettimi. Siamo in un horror in embrione, o in uno storico? La storia è come dici già scritta? Se sì, quale può essere il contributo di un lettore in un ambito interattivo?
Quello che dici, e che mi piace, è che vuoi trasmettere una emozione, ottimo proposito, segui questa strada. Tuttavia se vuoi essere apprezzato concedi anche al lettore/autore almeno l’illusione di incidere sulla trama. Altra cosa: l’inserimento di termini appropriati ma inusuali all’attacco di un incipith, (tra le prime venti parole ce ne sono almeno due) fa lo strano effetto ( parlo sempre da quell’ignorante che sono) di sembrare “scolastico”, mette un diaframma tra me e la storia, mi affatica, mi respinge. Certi termini possono essere un arricchimento della scrittura ma andrebbero dosati con cura e solo dopo che il lettore è “entrato” nella storia ed è disponibile ad assorbirli e ad apprezzarli pienamente.
Voto la strada verso casa, per capire dove siamo.
Ciao, di nuovo benvenuto, a presto.?
05/05/2023 at 23:42
Buonasera, grazie davvero per il commento.
Prima di tutto devo convenire che scegliere “horror” come genere è stata una scelta effettivamente poco felice e di cui mi pento. Purtroppo la tarda ora non mi ha aiutato ad ordinare il tutto nel modo più lucido ?.
Per quanto riguarda invece l’aspetto interattivo, devo dire che la storia non è proprio del tutto già scritta. Anzi ora come ora non ho assolutamente un’idea chiara su dove andrà a parare la trama complessiva, né sono sicuro che ce ne sarà mai una fatta e finita.
C’è da dire in realtà che questo e gli altri racconti che sto stilando, non erano stati originariamente pensati per la pubblicazione su questo sito, quindi trovare cosa scrivere nella sezione del sondaggio è stato, devo ammettere, un po’ complicato.
Comunque sia, oltre a questo, altri due racconti sono ormai quasi completi ed al momento sto pensando di scriverne un altro in modo da coprire tutte e tre le opzioni.
Inoltre credo che la limitatezza dei caratteri disponibili nella descrizione dell’opera non mi abbia per niente permesso di comunicare al meglio il senso di ciò che sto provando a produrre.
So che potrà suonare egoista o addirittura del tutto paradossale nel contesto di una piattaforma per la condivisione con un pubblico di lettori, ma l’intento e, si potrebbe dire, anche il significato stesso di questi miei racconti è principalmente riferito ad una dimensione del tutto personale. La sensazione di incertezza, che tu hai giustamente sottolineato, è dovuta proprio a questa natura privata e quasi autobiografica del racconto, natura che purtroppo intendo mantenere così com’è. Questa intenzione deriva essenzialmente dal fatto che scrivere in questo periodo è stata per me come una sorta di autoanalisi che, inevitabilmente, solo il sottoscritto può cogliere al cento per cento in ogni suo riferimento.
Nonostante questo, un significato è comunque decodificabile anche da un lettore estraneo ai fatti privati a cui faccio riferimento. In questo caso, come avrai notato, il senso dell’opera è quello dell’incontro simbolico con la morte, rappresentata dalla figura di Ermes. Come analisi diretta ad un ideale lettore esterno, ciò può bastare.
Per concludere questo papiro ormai lunghissimo, voglio risponderti anche sulla questione dei termini storici. Avendo io molto a cuore lo studio della storia (da solo appassionato), l’inserire certi elementi ed oggetti senza preavviso o descrizione preliminare rientra anch’esso nel contesto di un’opera diretta quasi principalmente al sottoscritto oltre che a lettori esterni. Se poi tutto ciò dovesse finire per trasmettere al lettore un senso di spaesamento e incertezza, questo può rappresentare per me un ulteriore motivo per mantenere anche questo aspetto invariato. Infatti, anche da un punto di vista personale, il racconto rappresenta e riecheggia per il sottoscritto un luogo ed un accadimento appunto ricchi di spaesamento ed incertezza.
Ti ringrazio di nuovo moltissimo per il commento e chiedo scusa per la risposta davvero davvero troppo prolissa .?♂️
Alla prossima!