Degli amori e dei morti

Dove eravamo rimasti?

Che finale vuoi Nero (45%)

Epilogo

Saverio riattaccando il telefono disse:

– Mi ha chiesto di andare da solo. “Voglio incontrare l’uomo, non il poliziotto” ha detto.

– E ti credo – sentenziò Attila – chi vorrebbe il contrario?

– Uhm, ma perché? Forse il figlio gli ha detto del nostro tête-à-tête da Rosati?

– Forse è invidioso dell’invito di Fellini e si vuole accodare.

Quando arrivò dai Corsi, Saverio seguì il padrone di casa fino al suo ufficio, dove sull’austera scrivania di mogano troneggiava un servizio da thè in argento massiccio.

L’uomo, serio, concentrato, esordì dicendo:

– Vede quella finestra? Da lì si vede tutta Roma. Sembra di possederla, eppure…

– Essa ci possiede.

– Bravo!, è vero. Anche lei lo crede?

– È così. Non mi chieda perché però, ché non saprei risponderle. Mi dica piuttosto: mi ha invitato per un thè?

– No, quello è per me. Birra? Brandy?

L’uomo era sui settanta, magro, aveva bianchi capelli a spazzola, occhi grigi, profondi, illegibili.

Alle sue spalle una vasta parete vuota andava ingrigendo nonostante la luce che c’era. Saverio cominciò a preoccuparsi perché quel grigio lo conosceva, sapeva che preludeva al nero. Ben presto infatti cominciò a palesarsi l’Ombra. Sulla parete apparvero due volti, cerei, spenti; quelli di Giulia e Lorena, appena deformati dai lievi palpiti di un velo d’acqua sporca.

Intanto l’uomo esauriti i convenevoli aveva iniziato a parlare, e subito venne al punto.

– Quando ho saputo che il cuore di Giulio non aveva chance – disse – ho capito che dovevo tornare indietro sulla decisione di lasciargli il mio posto; ma come potevo togliere a mio figlio perché malato quel timone che gli avevo appena affidato? E allora ho fatto in modo che fosse Umberto a indurlo a fare un passo indietro, per il bene di tutti.

– Umberto, ha detto!? – disse Saverio.

– Certo! Ah, credevo sapesse che Leo è un soprannome, l’ha inventato Giulia. Diceva che suo fratello era un leone… da lì… lei è cresciuta alla sua ombra, ne era soggiogata. E dunque dicevo: a questo punto forse Giulio non ha voluto cedere, e Umberto, Leo, si è fatto aiutare. Ha esagerato, i suoi amici sono gentaglia purtroppo, ed è finita come è finita. Io quando è morto ho perso la testa, perché era anche colpa mia. Può immaginare… e allora mi sono chiuso in casa con Giulia e Lorena, le mie stelle, i miei affetti più grandi. Ieri sera però, dopo il vostro incontro da Rosati, Leo mi ha riportato alla realtà: mi ha aggredito. Voleva tutto; ha detto perfino che voleva liberare da me Lorena e sua sorella, che “erano roba sua”; e poi anche che chi uccide una volta uccide per sempre.

– E adesso dov’è?

– Uh, non si preoccupi, lo vedrà tra poco. Intanto però le chiedo di fare una cosa per me. Prenda queste chiavi, lei oggi è qui per questo, so che di lei mi posso fidare.

– Queste chiavi? E che dovrei farne?

– Di là c’è una cassaforte; custodisce tutto quello che possiedo: preziosi, azioni, titoli, denaro e tutto il resto; queste sono le chiavi per aprirla. Le prenda, e le consegni a Giulia, io non posso farlo, da me non le vuole. Capirà da sé quando sarà il momento. La prego, apra quella porta dietro di lei; c’è un quadro, un Canaletto, sulla parete gialla, dietro troverà la cassaforte. Vada, per favore.

Saverio, perplesso, non fece obiezioni, l’uomo era molto collaborativo e non voleva guastare l’intesa. Prese le chiavi e aprì la porta.

Intanto Cesare Corsi, assorto, beveva il suo thè.

Nella stanza accanto Saverio vide subito la parete gialla e il Canaletto, ma soprattutto vide il corpo di un uomo, buttato come un fantoccio su un divano.

Non poteva crederlo: era Leo. Rattrappito in un supremo spasimo, aveva i lineamenti distorti; e i suoi occhi erano fuori dalle orbite, spalancati su una angosciosa eternità.

Poi udì un rumore alle sue spalle; e anche se troppo tardi, capì cosa stava succedendo. Il vecchio era agonizzante; moriva della stessa cosa che aveva somministrato al figlio.

Un minuto e fu tutto finito.

La morte, sparso il suo veleno, ora contagiava l’ombra sulla parete; e l’ombra impazziva, cambiava d’aspetto, si corrompeva in una danza macabra sempre più convulsa. Poi, finalmente collassava ingoiata da un lacerante urlo liberatorio. Sparì, lasciando di sé solo un brivido freddo.

Giulia, Lorena, perché non c’erano? Saverio cominciò a cercarle chiamandole a gran voce. Le sue grida si involavano nei corridoi, nelle stanze della grande casa; andavano a morire tra le pieghe dei tendaggi, tra i segreti degli armadi chiusi.

Allora tacque. Provò a recuperare il giudizio; si interrogò: il suo giallo, il “caso che non c’è” e la sua conclusione erano solo il macabro scherzo della sua mente malata, o il giusto compimento di una trama intessuta tanti, tanti anni prima? Ripassò a mente le ultime parole lette nel misterioso libricino anonimo. Erano, quelle, parole scritte col sangue da una giovane che invocava giustizia perché in balìa di un padre e di fratelli carnefici. E dunque, forse era giunto il momento che donne come lei, come Giulia, Lorena e tante altre, fossero finalmente risarcite.

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122 Commenti

  • Mentre ero in ferie hai completato la tua opera… che posso dire? Davvero molto bella , scritta e organizzata meravigliosamente con un finale che non mi aspettavo …il che è quel quid in più che me la fa piacere ancora di più !!!
    Bravissimo Fenderman…per te solo tanti applausi!!!

  • Capitolo 10)

    Ciao Fenderman!

    Arrivi alla conclusione, e ammetto che sulle prime mi aspettavo un suicidio, ma non in combinazione con la fine di Leo. Ho trovato la storia scorrevole e piacevole, e mi accodo un po’ al commento di Red: noi, come il nostro protagonista, abbiamo perlopiù indagato lo svolgersi degli eventi per permettere alla trama di sbrogliarsi, consentendole di rivelarci una verità umana. Ben fatto! 😉

    Aspetto la tua prossima storia! Se non ne hai già iniziata una!
    Ultimamente mi sta riuscendo difficile seguire con costanza il sito, ma torno sempre volentieri a leggerti! 🙂

  • Ciao, cosa dire? Un finale acquietante e non inquietante, come se tutte le tessere del puzzle fossero andate al loro posto!!! Lo so che la cosa è davvero assurda, perché pensandoci degli omicidi non sono mai positivi, ma è come se i protagonisti più deboli (le vere vittime) fossero state liberati!!!
    Buona domenica e alla prossima storia, sperando che il caldo ci lasci presto.

  • Complimenti per il finale! Nero al punto giusto. Non mi ha soddisfatto completamente, come immaginavo, ma almeno il “caso che non c’era” si è concluso invece che rimanere aperto. In questo caso Saverio mi ha ricordato un po’ Dylan Dog: al centro delle vicende, con la sua presenza indispensabile per muovere le cose, ma il suo intervento è pressoché inutile.

    Ciò detto, che fine hanno fatto le due ragazze che in casa non si trovano? 😛

    Noi ci leggiamo alla prossima storia 🙂

    Ciao 🙂

  • Finale nero nero, complimenti.
    Ciao, Fenderman.
    E anche questo racconto lo hai portato a casa e lo hai fatto come al solito al meglio.
    Avevo intuito che Leo potesse essere morto, ma è quell’intuizione che necessita della conferma dell’autore, proprio poco prima della conclusione.
    Bene, immagino che ti ritroveremo presto con un’altra storia, perciò, aspetto e ti saluto.

    Alla prossima!

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