Capitolo primo
A tutta prima non lo riconobbi. Era uno dei tanti, anzi, dei pochi che venivano su da Savona o dai paesi. O forse ero io che non prestavo particolare attenzione a quelli che arrivavano in montagna: erano tutti uguali ed ero troppo occupato nel cercare di che sfamarmi o non avevo intenzione né di pensare né di studiare le facce nuove. In quel novembre non c’era ancora né prevedevo che avrebbe dovuto esserci una particolare attenzione per le facce nuove. Arrivò, salutò? disse il suo nome, non ascoltai.
Poi ci ripensai; non ricordo quando ma ci ripensai e lo ricordai. Sì doveva per forza essere proprio lui quel bambino che vedevo spesso passare per via Aonzo quando accompagnavo mio fratello alle scuole medie. Passava svelto, timoroso, forse diffidente, lo sguardo basso, le ciglia nere e spesse un po’ aggrottate, rapidi movimenti degli occhi a capire se lo stavano guardando o valutando. Qualche ragazzino effettivamente lo valutava e lo giudicava: si scambiavano occhiate ironiche, commenti sottovoce compassionevoli per le sue misere scarpe di tela indossate senza calze in ogni stagione sotto pantaloni lunghi troppo corti, laceri e sporchi. Una maglia a vu sempre la stessa sotto un collo lunghissimo sovrastato da una capigliatura intensamente nera e riccia delimitante una fronte piccola. Sul braccio due libri e un quaderno stracciati e logori. Eppure quella figura magra che vestiva panni ereditati e destinati alla crescita, che passava veloce diretto a chissà quale scuola mi rimase impressa. Qualcuno tra i compagni di mio fratello disse che si chiamava Lauria. Presto cominciarono a schernirlo, mai direttamente, soltanto tra di loro: sei un Lauria, sei un pidocchio come Lauria, sei scemo come un Lauria. Chissà se lui se li sentiva addosso tali scherni, di sicuro qualcosa percepiva. Ma i ragazzi erano figli di benestanti, frequentavano una scuola statale normale, erano ben coperti in inverno e in primavera mettevano una maglietta nuova.
Allora non badavo a ciò che dicevano i ragazini riuniti davanti al portone della scuola, mi limitavo ad accompagnare mio fratello ma già pensavo se prendere il treno per Genova per seguire le lezioni alla facoltà di Lettere e Filosofia o tornare a casa a studiare. Nell’indecisione tra lezioni e studio rimasi indietro con gli esami e mi toccò di fare la scuola allievi ufficiali che già stava per scoppiare la guerra e quando scoppiò mi ritrovai in Libia e poi in Tunisia… in una ritirata non più strategica. Facemmo appena in tempo ad impadronirci di una vecchia barca da pesca con un’unica vela rattoppata e due remi malandati, eravamo in quattro.
“Quali sono gli ordini, signor tenente?”
“Mi avete promosso? Gli ordini sono di allontanarci dalla riva al più presto, a remi, prima che arrivino gli americani. Poi penseremo ad alzare la vela. Forza con i remi, forza che tra un po’ i nemici saranno sul bagnasciuga, forza, andiamo via.”
“A sottotené” fece il romano “che ce prenneranno pe’ disertori?”
“Ma quali disertori, rema, rema. Stiamo scappando dal nemico, ci rifugiamo. Non hai visto quanti prigionieri? Non conosco gli ordini superiori. Troppa confusione.” Nella mia testa c’era finalmente un po’di chiarezza dopo tanti mesi in cui confusione e disorientamento si facevano giorno dopo giorno soverchianti. Quanti ordini sbagliati, quante tattiche inefficaci, quanta fame, quante mosche, quanto sole, quanta disistima per me stesso da non riuscire nemmeno a criticare i superiori. L’Africa era perduta, forse. Ma ora sapevo benissimo che dovevamo cogliere l’occasione fortunata e scappare.
“Disertori, semo disertori, aho c’è la fucilazione!”
“E rema! Dirai che te l’ho ordinato, che t’ho detto che avevo un piano per tornare a Tunisi. E guarda quell’altra barca laggiù. La vedi? Fanno come noi, non perdiamoli di vista. Forza! Chi sa alzare la vela che non siamo più in vista?” Gaetano, il napoletano, alzò la mano e, silenzioso, in equilibrio instabile, iniziò a maneggiare cordami e tele mentre Adelvino, marchigiano, prese il suo posto al remo. Finalmente un po’ di fortuna: si era ai primi di maggio, il tempo era buono, il mare calmo, la costa non si vedeva quasi più. Intravedevo in lontananza altre imbarcazioni che forse avevano le nostre stesse intenzioni, chissà.
“Marco, l’hai vista quella colonna mentre scappavamo? Prima di trovare la barca. Pensa che i tuoi concittadini hanno dimenticato di tirarla giù più di duemila anni fa. Se non l’avessi vista da lontano non avrei saputo dov’era il mare.” Marco mugugnò qualcosa, finalmente remava.
La prima notte perdemmo di vista le altre imbarcazioni.
Non ricordo per quanto tempo navigammo, forse quattro o cinque giorni. Nord-Nord-Est. A volte in favore di vento, a volte con il favore della forza delle braccia, con tanta acqua, poco cibo, pochissime munizioni e nessuna esperienza ma approdammo su una spiaggia sovrastata da alte scogliere bianche.
Trascorsero ore prima di incontrare un contadino che ci rivelò che eravamo nuovamente in Italia.
Che faranno i quattro?
- Si nasconderanno. (67%)
- Si presenteranno ai distretti militari. (33%)
- Saranno arrestati come disertori. (0%)

23/08/2023 at 08:51
Ciao Riccardo.
Ho trovato la tua storia in po’ per caso mentre spulciavo nella sezione delle storie esordienti. E mi dispiace molto che un incipit così scritto abbia così pochi lettori. Cerca di leggere e commentare altre storie come ti ha consigliato fenderman, perché la storia secondo me è molto valida e sono sicuro possa piacere.
Tornando alla storia è interessante come hai gestito il genere, è uno storico ma con una leggere vena d’avventura. L’unica cosa che non mi è molto chiara è la prima parte in cui hai descritto il personaggio, ma la seconda parte sull’imbarcazione è molto realistica e molto ben scritta.
Come dice il sottotenente si prenderà la responsabilità dell’accaduto e dunque, da bravi soldati, si presenteranno ai distretti militari.
Spero di leggerti presto!
06/08/2023 at 14:57
Ciao, bentrovato. Un racconto che promette bene arrivato sul sito in un momento di stanca, peccato.
Pochi lettori, pochissimi commenti. Qui si va avanti per passione, e basta.
Nel tuo primo capitolo avrei speso qualche virgola in più per sottolineare certi passaggi senza costringere a riletture. Per il resto è tutto, a mio avviso, molto buono.
Se vorrai continuare ti seguirò con piacere.
Un consiglio: se vuoi che ti seguano leggi e commenta gli altri, vedrai che funziona!🙋 ciao.
25/07/2023 at 22:19
Vada per nascondersi.
Non ho tanto capito la parte dove descrivi Lauria. Ma penso servi per capire meglio il contesto storico. Comunque spero che il mio voto ti aiuti.