Corn dog a colazione

Dove eravamo rimasti?

Libretto d’istruzioni per La Buona domestica, l’oggetto che distingue La Buona domestica da un dozzinale servitore: Il grembiule, il suo candore equivale al candore della domestica stessa (46%)

Scriva “X” se accetta le condizioni

   Gli occhi scuri e tracciati da scure occhiaie dell’umano individuarono Urhu con la stessa precisione di un appassionato di sushi che identifica la salsa di soia.
   Allora, nel silenzio del konbini, posò la valigia sul bancone ed estrasse un cellulare di ultima generazione, e per tanto il vecchio registratore di cassa del negozio, da quel giorno continuò a svolgere il suo lavoro ma con palpabile indignazione.

– Signor Urhu, se le faccio vedere questo bicchiere, mi sa dire come lo vede?

   Chiese e mostrò dallo schermo perfettamente integro e immacolato la foto di un bicchiere riempito d’acqua fino a metà. Per curiosità o manforte, anche gli altri clienti si avvicinarono a guardare.

– Con i miei occhi.

   Rispose il commesso Ermenegildo.

Adorabile!

   Fu la risposta della vecchia tengu.

– Al cinquanta percento di capacità.

   Rispose il cyborg vagabondo, il quale non aveva dovuto nemmeno avvicinarsi per riconoscere l’immagine.

– Em… mezzo pieno?

   Osò Urhu. L’umano annuì e fece scorrere l’immagine fino a raggiungere un’altra schermata con un testo tanto fine da essere illeggibile.

– Lei dunque si ritiene una persona positiva, perciò non avrà problemi a firmare questo contratto senza leggerlo. Basterà inserire la 24° lettera dell’alfabeto esattamente qui.

   Quell’uomo non aveva l’aria di essere un demone, e come tutti anche Urhu sapeva che nulla era pericoloso finché non si usava i propri fluidi corporei per sugellare un accordo. Dunque tracciò una serena y senza ascoltare i rimproveri da parte di Yu Dao che già echeggiavano nella mente.

   L’uomo guardò lo schermo corrucciando la fronte con disappunto.

– Oh, intendi il tuo alfabeto? – intervenne l’orco notando quell’espressione – Nel nostro ci sono anche i caratteri tengwar, isiaco, e runici. E quindi tutto si sposta perciò… dovevo scrivere altro?

   Chiese dubbioso. Ma l’umano, che evidentemente alle olimpiadi non gareggiava nella sfida di Pazienza, mise via il cellulare con un semplice sospiro della voce.

– Non importa, – tagliò corto – venticinque anni fa suo padre ha salvato la vita a un mio parente. La vicenda non la so con precisione, ma c’entra un eclisse e un tombino aperto. Ma questo poco importa. Quello che conta è che sono l’ultimo parente rimasto in vita e da questo zio ho sia ereditato un pesce imbalsamato che questo debito di vita. Anche lei come me, eredita da suo padre questa responsabilità, soprattutto perché ha dato il suo consenso con quella… y.

   Spiegò e fece scattare la chiusura della ventiquattrore.

– Perciò, secondo un codice d’onore risalente ad Amenhotep IV, la mia vita ora è sua, signor Urhu, discendente di Jömungandr, del clan Quattro polli fritti e una coca.

   Dichiarò, la valigia s’aperse e il contenuto si rivelò a tutto il konbini: un grembiule di un bianco immacolato.
   In un silenzio reverenziale, l’umano s’accinse a recuperare l’indumento e rivestirsene, e mentre armeggiava coi vari fiocchi da legare, sia le guance che le orecchie si tingevano di un rosso vivo. Urhu se ne chiese il motivo. Non era male con quel grembiule addosso, ed Urhu lo usava sempre nel giorno della la vaiselle. Uno rosa con le paperelle gialle che era l’invidia di tutto il condominio per morbidezza ed efficienza.

   L’umano, ancora rosso in viso ma con lo sguardo tenacemente orgoglioso, guardò il cassiere Ermenegildo e ciò che era ancora posato sul bancone: il pacchetto di sigarette che Urhu aveva appena pagato.

– Niente veleni per il padrone.

   Dichiarò e al tocco delle sue dita, ora diventate magiche grazie alla titanica forza eterea concessa dal grembiule, il pacchetto si trasformò in una ciambella con glassa e zuccherini. Urhu gemette. Non aveva nulla contro le ciambelle. Le ciambelle erano sue ottime amiche. Le migliori dopo una focosa discussione con Yu Dao su chi tra Saitama e Clark Kent fosse più forte. Ma all’idea di andar ad elemosinare dal suo coinquilino-lucertola un po’ di fumo gli faceva salire l’acido. Si portò una mano allo stomaco e poco dopo una mano umana gli coprì il gesto. Il dolore svanì e venne sostituito dalla sensazione di aver appena mangiato mezza dozzina di alfajores. Fu come un pugno improvviso, ma almeno l’acidità era svanita.

– Meglio?

   Chiese l’umano con voce dura, lo sguardo irremovibilmente rigido, ma la mano ancora sul petto.

– Si?

   Rispose Urhu, non ne era certo.

– Come ti chiami?

   Chiese faticando nel nascondere un rutto dal sapore di dulce de leche. L’umano osservò il proprio padrone, e con un’intuizione grembiulesca riuscì a carpire dai pensieri dell’orco un ricordo piacevole, sereno e genuino.

– Mi potete chiamare Ramen. E voi? Come vi devo chiamare d’ora in avanti?      

Il Buon Domestico come dovrà rivolgersi al suo nuovo padrone?

  • Oh santa pace! Ho dei c***o di poteri magici ora! Ti chiamerò come e quando voglio io! (60%)
    60
  • Con la suscettibilità di chi si trova catapultato in un mondo che non gli appartiene (30%)
    30
  • Con la consapevolezza che in ufficio ci sono mille scartoffie in attesa, e che probabilmente attenderanno per sempre. (10%)
    10
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69 Commenti

  • Dal barbecue! 😀

    Mi aspettavo reazioni diverse: sei stata brava a sorprendermi 🙂
    Quindi a questo Naga non piacciono gli umani. E questo grambiule non è così invicibile come sembrava all’inizio. Ma la “magia” finale mi ha fatto sganasciare dalle risate 😀

    Ciao 🙂

  • Ciao Artemis,
    Bello questo capitolo! Davvero spassoso!
    Alcuni riferimenti li ho dovuti cercare ma perché ho poca Lore dei videogames 🤣
    I biker mice… Che ricordi!
    Unico appunto: il “nervoso” che sale è un po’ italiano parlato, probabilmente sarebbe da sostituire con “nervosismo” che però non sale, o “collera” che sale bene invece. 😄
    Ho scelto spinoso, ma anche crudo mi piaceva.
    😌 buona scrittura!

  • Ciao Artemis 🙂
    Adoro il tuo modo di scrivere, ricco di riferimenti fantasy/cartooneschi e metafore che ti fanno sbellicare e riflettere allo stesso tempo 🙂
    Io i biker mice da marte li guardavo all’ uscita dall’ asilo, perciò direi che un salto nel passato me lo hai fatto fare 🙂
    La metafora del ” da evitare come un mobile con il mignolo del piede” le ha vinte tutte, e a proposito di piedi, la battuta sul mestolo l ho capita anche se sono cresciuto minacciato da lanci di ciabatte a ruota libera hahah 🙂
    Voto lo spinoso 🙂
    A presto 🙂

  • Ciao, Artemis.

    Vedo dai commenti sotto che ci sono diverse citazioni e purtroppo non le ho colte tutte, mi dispiace. L’unica che ho colto è quella con D&D, tutte le alte metafore me le sono perse.
    Vediamo come i nostri eroi se la caveranno con un drago spinoso.

    Grazie e alla prossima.

  • Ciao Artemis Terracielo. Questo episodio offre un’interessante combinazione di humor e fantasy, creando un’atmosfera divertente e coinvolgente. La dinamica tra i personaggi, Urhu e Ramen, è affascinante e aggiunge un tocco di leggerezza alla storia. La scrittura è fluida e ben bilanciata tra descrizioni e dialoghi. L’uso dell’umorismo e dei riferimenti pop culturali, come la musica di Corneria e i Biker Mice, rende l’episodio piacevole da leggere. Inoltre, la conclusione con la citazione di Aziraphale, Crowley, Neil e Terry aggiunge un tocco di mistero e magia alla storia. Complimenti per questo episodio divertente e intrigante!

  • Bello bello anche questo episodio. Molto carina tra l’altro la scelta di inserire il discorso sul bicchiere mezzo pieno per passare alla firma del contratto. E anche la digressione sui vari caratteri che spostano la 24° lettera (tengwar e runici). Sono dettagli ma molto interessanti e aggiungono molto contesto alla storia.
    Per la prossima direi “Ti chiamo come e quando voglio”!

  • Ciao Artemis 🙂
    Arrivo, un po’ in ritardo ma arrivo 🙂
    Sono molto curioso di vedere la nuova vita dell’ umano e del suo padrone urhu ma con molta molta presunzione 🙂
    Voto per il “ti chiamo quando voglio”
    Capitolo spassoso, provo pena per il povero registratore digitale cassa alla vista del telefono 🙂 voglio vedere dove ci vuoi portare con questa storia 🙂
    A presto 😉

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