Mantova, inverno 1438: Una proposta ingenua
Basso, tarchiato, calvizie importante, naso aquilino e occhi cerulei; Fosco Sabadino aveva aspetto e nome da mercante. Unico tra i suoi fratelli a mantenere un discreto successo nell’esercitare il mestiere paterno, aveva provato a tramandare ai figli i segreti del traffico di merci ma, giunto ormai all’età della saggezza, si arrese all’evidenza e dovette accettare la loro inettitudine al seguire le sue orme.
Fosco era ammesso alla corte di Mantova per trafficare spezie, tessuti e quante altre meraviglie recasse dall’Oriente; durante le visite aveva avuto modo di ammirare la vita agiata dei cortigiani, che sembravano passare i giorni in città tra sontuose residenze e il palazzo del marchese Gianfrancesco Gonzaga.
In un lampo di genio o di pazzia, pensò alla vita di corte come soluzione per dare ai propri figli un’eredità che potessero mantenere con poca fatica. Il vecchio Fosco si fece dunque audace e un giorno, tra un tessuto damascato e uno persiano, chiese grazia al signore di Mantova: «Signor marchese,» disse, «concedete a un vecchio mercante, in virtù dei servigi che da tempo porta alla vostra persona, di vivere gli ultimi anni della propria vita alla corte di vostra grazia e Signoria.»
Gianfrancesco Gonzaga, che provava simpatia per il vecchio mercante, rimase in silenzio di fronte all’inaspettata richiesta, più per lo stupore che per il desiderio o la possibilità di dargli una risposta.
Alcuni dei cortigiani presenti alla scena presero, però, a canzonarlo: «Certamente, potrebbe diventare Signore delle spezie,» disse qualcuno.
«Oppure Cavaliere dei tessuti,» disse qualcun altro.
E ci fu chi lo chiamava “Duca d’Angora” e chi “Principe di Damasco”; i più sfacciati arrivarono addirittura a proporlo come “Imperatore di Persia”.
In mezzo a tutta quella ilarità il Marchese di Mantova prese finalmente la parola: «Miei nobili amici,» disse rivolgendosi ai cortigiani, «siate benevoli nei confronti di quest’uomo d’umili origini che ha saputo destinare alle nostre persone e ai nostri palazzi le ricchezze che mostrano e simboleggiano la nostra nobiltà. Quanti di questi abiti sono stati cuciti dai tessuti che ci ha portato dall’Oriente? Costui non ha forse procurato i drappi che adornano le stanze in cui viviamo? Che sapore avrebbero le pietanze senza le sue preziose spezie?» Ci fu una pausa di silenzio, poi proseguì. «E poi, nobiluomini, quanti di noi qui presenti possono vantare un’ascendenza di sangue che giunga fino a Federico Barbarossa? In verità nessuno, e lo sappiamo bene; siamo stati tutti cavalieri d’armi, o figli di cavalieri d’armi, o figli dei figli di cavalieri d’armi. Eppure questo non ci ha resi nobili di diritto. Pur avendo dimostrato sui campi di battaglia la nobiltà del nostro animo, la cappa o la spada del nostro titolo non ci fu donata se non in cambio dei tesori conquistati sul campo.»
Il vecchio Fosco era un abile mercante, ma era sprovveduto nella dialettica di corte; aveva ascoltato le parole dei cortigiani e non ne aveva compreso l’intento canzonatorio, si era sentito anzi incoraggiato e lusingato da tutti quei titoli nobiliari. Poi fraintese anche le parole del Marchese; mise insieme ciò che pensava d’aver capito e si sentì amareggiato, piccolo piccolo, ancora più piccolo di quanto non fosse già fisicamente nei confronti di Gianfrancesco Gonzaga.
Tra i presenti vi era un nobile di cappa, abile paroliere di corte, che sosteneva addirittura d’essere imparentato con il Papa; compresa la reazione del mercante, fece in modo di prenderlo in disparte insieme agli altri cortigiani suoi complici mentre uscivano da palazzo. E, fingendo di parlare con loro, disse: «Convenite con me, miei pari, che il Marchese ha detto parole molto precise? Dunque noi siamo qui a Mantova, eppure i nostri titoli portano il nome delle terre di Desenzano, d’Asola e d’Ostiano; ma voi, nobiluomini, siete mai stati a Ostiano?»
«No, mai!» disse qualcuno.
«Né mai ad Asola,» puntualizzò un altro.
«E Desenzano si trova pure in terra straniera, non è forse vero?» incalzò il nobile di cappa, mentre i complici facevano vistosamente sì con il capo. «E quanto ci è costato d’acquisirne il titolo per entrare a corte?»
Tutti gli diedero ragione.
«Ebbene, sono venuto a sapere che nei territori vassalli del Papa, là nella vicina Contea di Rovigo, in prossimità del fiume Adige, vi è un lago pescosissimo; e sulla striscia di terra tra il fiume e il lago sorge un villaggio, una piccola baronia che chiamano la Costa, perché si trova sulla costa del fiume e del lago allo stesso tempo. Mi dicono alcuni nobili miei vicini e conoscenti del Conte di Rovigo, che la baronia ha titolo vacante già da lungo tempo e che non si trovi, tra i cavalieri di tutta la Contea, qualcuno degno,» e qui fece un gesto che significava “pagamento in denaro” «d’acquistare… perdonatemi, volevo dire d’acquisire il titolo di quella nobile terra!»
Fosco, che comprendeva bene il gesto, si destò dalla sua tristezza: gli parve proprio d’aver inteso che fosse possibile acquisire un titolo.
Come reagisce Fosco?
- Ignora il discorso e non prenderà iniziative (0%)
- Torna a casa e chiederà un appuntamento al nobile di cappa (33%)
- Si permette di intervenire subito nel discorso dei nobili (67%)

10/10/2023 at 13:01
Ciao Achillu,
ho trovato questo secondo capitolo veramente ottimo, e anche divertente. Secondo me è anche probabile che Fosco, preso dall’entusiasmo, sia incappato in una sorta di truffa; per questo, anche se l’opzione “fantasmi” è molto interessante, voto anche io per lo scherzo di qualche burlone.
A presto!
06/10/2023 at 17:50
L’evoluzione di questa storia continua a intrigarmi. L’acquisto del titolo nobiliare da parte di Fosco e le conseguenti ristrutturazioni del palazzo stanno introducendo nuovi elementi nella trama, tra cui l’atmosfera inquietante e i fenomeni misteriosi che iniziano a manifestarsi. Questa tensione aggiunge una profondità affascinante alla narrazione. Mi piacerebbe che la causa di questi inquietanti fenomeni fossero i fantasmi di antichi abitanti del palazzo. Questo elemento aggiungerebbe un tocco di mistero e un collegamento con la storia passata del palazzo, rendendo la narrazione ancora più avvincente.
05/10/2023 at 13:45
Buon pomeriggio.
Concordo con fenderman e voto per i burloni, magari gli stessi nobiluomini che l’hanno esortato ad acquistare il titolo. Gli assestamenti dovuti ai lavori dovrebbero essere naturali, anche a quei tempi. E andare sui fantasmi non lo credo verosimile. Sempre una buona lettura, a presto.
OW.
05/10/2023 at 12:08
I burloni: sono loro.
Giusto notare a parte che anche a quei tempi la nobiltà era una diretta estensione del denaro (oggi è forse diverso?).
Un nobile senza soldi è un “nobile decaduto” titolo che suona peggio che “poveraccio” perché aggiunge il disprezzo o la compassione per chi non ha saputo amministrarlo.
Storia davvero interessante, una piacevolissima lettura.
Grazie, alla prossima🙋♂️
05/10/2023 at 11:22
Piccola nota di colore: Gianfrancesco Gonzaga acquisì il titolo nobiliare di Marchese dal Sacro Romano Imperatore in cambio di centoventimila monete d’argento.
01/10/2023 at 15:25
Cominciamo col botto interviene subito! Sarà un idea rischiosa, ma è così che va la storia.
05/10/2023 at 11:19
Ciao, Dimensione Nuova.
Speriamo che la storia sia andata in una direzione che ti piace.
Grazie e alla prossima.
30/09/2023 at 11:19
Ciao Achillu,
mi piacciono i racconti storici, soprattutto quelli ambientati nell’epoca rinascimentale, che considero la più affascinante insieme a quella romana.
Vista l’ingenuità del povero Fosco, che tra l’altro non aveva nemmeno ben compreso l’ironia degli altri nobili nei suoi confronti, io direi che si permette di intervenire subito nel discorso.
A presto!
05/10/2023 at 11:18
Ciao, Flavia.
Spero di non deludere le tue aspettative. Grazie mille e alla prossima.
29/09/2023 at 21:01
Buonasera. Ho letto con interesse il tuo racconto e, pur non essendo particolarmente amante del genere, ho apprezzato lo stile narrativo. Visto che Fosco brama di essere ammesso a corte, direi che si permette di intervenire subito, perché aspettare?
Al prossimo.
05/10/2023 at 11:18
Ciao, OW.
Grazie per aver letto il racconto nonostante il genere non sia nelle tue corde. È un mio vecchio racconto e ho lavorato sodo con delle editor molto brave per tenere il più possibile la parte storica come sottofondo e incentrare la narrazione sulla trama, quindi il tuo commento mi riempie di gioia.
Grazie e alla prossima.
29/09/2023 at 11:54
Ciao Achillu. Mi sono goduto molto la lettura di questo episodio. È affascinante vedere come il vecchio mercante sia stato così influenzato dall’ambiente di corte e dalle parole dei cortigiani, portando a una commedia di fraintendimenti. La tua abilità nel creare personaggi vividi e scene intriganti è davvero notevole. Sono curioso di scoprire come si svilupperà la trama e se Fosco riuscirà a realizzare il suo desiderio di acquisire un titolo nobiliare. La mia scelta è che torni a casa e cerchi un appuntamento con il nobile di cappa per discutere la possibilità di acquisire il titolo nobiliare per la baronia della Costa. Questa potrebbe essere un’opportunità per sviluppare ulteriormente il personaggio di Fosco e vedere come affronterà questa sfida inaspettata. Attendo con impazienza il prossimo episodio!
05/10/2023 at 11:16
Ciao Gimbo.
Grazie per il commento e le belle parole. La maggioranza ha deciso che Fosco interviene subito quindi spero che lo sviluppo ti possa piacere lo stesso.
Alla prossima.
28/09/2023 at 14:39
…è curioso e quindi interviene…
Età rinascimentale estremamente affascinante, degna di essere raccontata nei suoi mille aspetti. Plaudo dunque, nobile amico, all’iniziativa, e parto con te per questo viaggio in quel di Rovigo, sicuro di tornarne “arricchito”.
Ciao🙋♂️
05/10/2023 at 11:14
Ciao, Fenderman.
Grazie mille per accompagnarmi in questo viaggio 🙂 Spero che il mio Polesine ti piacerà.
Alla prossima.
28/09/2023 at 14:11
Ciao Achillu sei tornato con un romanzo storico! Già questo mercante mi sembra un personaggio che potrebbe darci un sacco di spunti, non conosco bene le vicende di quel periodo e sono molto curiosa di scoprire cosa ci racconterai 😊
A presto
05/10/2023 at 11:14
Ciao, Driade.
Si tratta di un mio vecchio racconto, il secondo che io sia mai riuscito a concludere. Spero che sia adatto a The Incipit e spero che ti piacerà.
Grazie e alla prossima.
28/09/2023 at 12:44
Per comprendere meglio questo racconto, tenete presente che nel 1438 era chiamato Adige il ramo principale del fiume; oggi di quel ramo storico resta solo un canale chiamato Adigetto, che si stacca dall’Adige attuale a Badia Polesine, lambisce diversi paesi e attraversa i centri abitati in particolare di Costa di Rovigo (la Costa) e Rovigo. Il lago pescosissimo di cui si parla nel primo episodio era il Grande Lago del Gaibo, oggi estinto; il limite occidentale del lago è l’odierno canale Scortico mentre il limite orientale è rimasto nella toponomastica come via Lago a Costa di Rovigo.