Irene

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Dopo aver finito di parlare, Irene si sedette. Era furiosa con Ferrari della 5°A.
Visto quello che era successo a Giada, aveva proposto di organizzare una giornata di sensibilizzazione contro la violenza sulle donne, coinvolgendo un’associazione. E lui l’aveva attaccata, accusandola di odiare tutti gli uomini e di voler fare propaganda.
Irene avrebbe voluto mandarlo al diavolo e andare via, ma non voleva dargli la soddisfazione di vederla abbandonare il campo.
Ora toccava proprio a lui parlare. Appena prese la parola, cominciò ad attaccare il femminismo, come se fosse la causa di tutti i mali del mondo.
«A me pare che quello che fa propaganda sia tu!», lo accusò Irene.
Mentre lui continuava a sbraitare, Irene decise di ascoltare della musica per non doverlo più sentire.
Mentre cercava il cellulare nella borsa, si imbattè nel rossetto che suo padre Stefano le aveva regalato due giorni prima. Glielo aveva fatto trovare sul letto, con un bigliettino che diceva: «TVB, papà».
Irene sapeva benissimo che suo padre amava fare gesti così, ma non poteva fare a meno di commuoversi ogni volta.
«Papà, grazie! Ma il mio compleanno è appena passato!», gli aveva detto quando era tornato dal lavoro.
«Lo so. Ma stamattina ho dato 40 € a Dafne per una cena con amici, allora ho deciso di fare un regalo anche a te. Siccome ieri hai detto che il tuo rossetto è quasi finito, gli ho fatto una foto e, durante la pausa pranzo, te l’ho ricomprato. E poi ti sta benissimo, sei bellissima quando lo metti».
«Quindi l’hai comprato per farmi piangere?».
«No, l’ho comprato per farti sorridere».
Ancora commossa, Irene indossò gli auricolari e fece partire la musica.
Era talmente assorta nei suoi pensieri che non si accorse nemmeno che un ragazzo le si era seduto accanto. A un certo punto lui le passò una mano davanti agli occhi e lei, dopo un attimo di sorpresa, si voltò. Quando vide che si trattava di Diego, quasi svenne.
Lui si accorse dei suoi occhi lucidi: «Ciao, ma stai così per quello che ha detto Ferrari?».
Irene si trovò in difficoltà, perché si vergognava di parlare con lui come se nulla fosse, dopo averlo bloccato su Instagram per timore che lui si facesse avanti. «Ma no, figurati. Ma chi ci pensa a quello!».
«Meno male! Posso dirti una cosa? Secondo me hai ragione tu. Parlare di violenza sulle donne è molto importante, e forse a quello sbruffone farebbe proprio bene una giornata di sensibilizzazione. Ma perché non fai una raccolta firme? Se vuoi ti aiuto!».
«Grazie, sei molto gentile».
«Figurati. Che canzone stai ascoltando?».
Irene gli passò un auricolare.
«I Nirvana! Non credevo che ascoltassi questa musica!».
«Perché?».
«Be’, non è proprio il genere più ascoltato dalle ragazze della nostra età».
Irene sorrise: «Piacciono ai miei genitori, e loro li hanno fatti scoprire anche a me e a mia sorella».
Diego le restituì l’auricolare: «Tieni».
«Tranquillo, se vuoi ascoltare pure tu, tienilo pure. Me lo rendi più tardi».
«Ok, grazie», disse lui, mentre Irene si maledisse perché avrebbe dovuto evitare frasi simili, per non dargli false speranze.
Perciò non osò più proferire parola, e i due continuarono ascoltare i Nirvana fino al termine dell’assemblea.
«Da che parte vai?», le chiese lui dopo essere usciti da scuola.
Irene glielo spiegò, poi accettò di fare un pezzo di strada insieme a lui. Mentre camminavano, lui le raccontò di quanto sua madre fosse arrabbiata per il suo perenne 4 in latino, che nemmeno anni di ripetizioni erano riusciti a risollevare.
Irene, al termine dell’anno precedente, era stata l’unica persona in tutta la scuola a riportare 10 in latino, ma non glielo disse per due motivi: per restare umile, dal momento che le sembrava molto cafone vantarsi di cose come questa, ma soprattutto per evitare che a lui venisse in mente di chiederle aiuto.
Ben presto arrivarono all’incrocio in cui si sarebbero dovuti separare: «Dicevo sul serio per la raccolta firme: se vuoi ti aiuto».
«Grazie. Ne parlo con l’altra rappresentante, così decidiamo cosa fare».
«Bene. Magari potresti sbloccarmi su Instagram, così mi fai sapere».
Irene arrossì, vergognandosi per averlo bloccato. Sorrise e lui ricambiò. Irene sperò con tutte le sue forze che a lui non saltasse in mente di salutarla con un bacio sulla guancia. Ma, per fortuna, lui si limitò ad accompagnare il suo saluto solo con un gesto della mano.
Al pomeriggio, Irene raccontò tutto alle sue amiche.
«Prima lo blocchi su Instagram perché ti piace e poi fate i piccioncini ascoltando musica durante l’assemblea d’istituto? Allora sbloccalo, no? Si è pure offerto di aiutarti con la raccolta firme, vuol dire che gli piaci. E, anche se non lo ammetti, per te è lo stesso», osservò Giada.
«Ne abbiamo già parlato. Non posso e lo sai. Comunque non abbiamo fatto i piccioncini».
Giada decise di non replicare perché, l’ultima volta che avevano affrontato l’argomento, Irene era andata in panico e aveva pianto. Perciò si limitò a lanciare uno sguardo a Bianca, la quale capì subito che la sua amica aveva appena deciso di entrare in azione.

Giada farà in modo che Irene e Diego si incontrino nuovamente. Dove?

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