Vespera

La telefonata

27/10/1991

Sono ormai giorni che questa città sembra avvolta da un velo di oscurità più fitto del solito. Le ombre si muovono con una sinistra anima propria, danzando lungo i vicoli bui. Il mio stupido lavoro presso quell’azienda, che una volta sembrava solida e monotona, ora è solo una coltre grigia che avvolge la mia esistenza.

Mi chiamo… no, non posso permettermi di rivelare il mio nome. Mi limito a essere un numero in più in quell’edificio senza volto. La mia giornata inizia sempre allo stesso modo: rispondo alle chiamate incessanti dei clienti con voce monotona e priva di emozioni. Le lamentele si confondono in un unico grigiore, diventando un’eco senza fine che riempie l’aria viziata dell’ufficio. Scrivo i rapporti giornalieri, parole prive di significato che si susseguono su fogli bianchi come una marea infinita. Le stesse frasi vuote, riempite con termini tecnici senza vita, si ripetono in una danza senza fine. Il caffè amaro è l’unico compagno fedele, anche se il suo gusto si è confuso con l’amaro che permea ogni angolo di questo luogo. La bevanda scivola giù nella mia gola senza lasciare traccia, come se fosse solo un ricordo sbiadito di un piacere dimenticato. 

Un sibilo di interruzione squarcia la mia monotonia: il telefono squilla, annunciando un’ennesima richiesta d’aiuto o una lamentele prevedibile. Ma questa volta, una voce emerge dal ricevitore, soave ma avvolgente, come il richiamo di una sirena nel buio dell’oceano. “Buonasera, sono Vespera”, dice la voce, cullando ogni parola con un tono seducente. Il mio cuore batteva più velocemente, mentre cercavo di trovare le parole giuste. Non avevo mai sentito nulla di simile in anni di chiamate insulse e grigie. Il suo nome, Vespera, risuona nella mia mente come una melodia sconosciuta ma familiare. Chi è questa donna? Cosa vuole? Non riesco a liberarmi dal suo incantesimo, dalle note avvolgenti della sua voce. “Come posso esserle d’aiuto?” Le mie parole si sbriciolano quasi sotto l’incantesimo della sua voce, ma Vespera rimane in silenzio. Poi, un sospiro appena percettibile attraversa l’etere, portando con sé parole sconnesse e prive di senso.

“Ombre… sussurri… l’eternità…” La sua voce si spezza, come se cercasse di comunicare da un mondo distante e oscuro. Poi, improvvisamente, la linea cade silenziosa. Rimango li, sospeso nell’incertezza, con il cuore che batte come un tamburo frenetico. Come può una voce aver così profondo impatto su di me? Mi sento come un naufrago in balia di onde sconosciute, trascinato in un vortice di emozioni che non riesco a comprendere. Mi sono innamorato di una voce, di un’essenza che mi ha rapito senza neanche mostrarsi.

Sono finalmente a casa, sotto il tetto di questa vecchia villa vittoriana che mi è stata ereditata dallo zio di mio padre. Qui, tra le pareti cariche di storia, sono completamente solo. Ma questa sera, la solitudine sembra diversa, più palpabile. La presenza di Vespera continua a danzare nei miei pensieri, avvolgendomi come una nebbia misteriosa. Mentre fuori le nuvole scure si aprono in una pioggia battente, mi immergo in una vasca d’acqua calda, sperando che il calore possa scacciare l’ombra della sua voce che ancora mi aleggia attorno. Ma quando chiudo gli occhi, sento di crollare in un sonno profondo e insondabile.

Nel sonno profondo, una voce sussurra parole sconnesse, una lingua antica e misteriosa che non riesco a comprendere. Quella Vespera è con me anche qui, tra i confini indefiniti del sogno. All’improvviso, apro gli occhi. La villa è avvolta in un’oscurità impenetrabile. Tutte le luci che ero certo di aver lasciato accese sono spente, come se un manto di tenebre avesse inghiottito ogni traccia di luce. Esco dalla vasca d’acqua calda, indosso l’accappatoio, e corro verso l’interruttore. Ma non importa quante volte lo prema, nessuna luce si accende. “Un blackout dovuto al maltempo,” penso, cercando di razionalizzare la situazione. Tuttavia, in questo buio completo, presto mi rendo conto di non essere solo in questa casa. 

I passi echeggiano nel corridoio, seguiti da una risata femminile che riecheggia nella mia mente, carica di malvagità. La confusione si fonde con la paura mentre cerco di capire cosa stia succedendo. Ladri? La mia mente corre a questa conclusione, attratti forse dall’apparente opulenza di questa villa, ma io non sono ricco. Lo zio mi ha lasciato solo questa casa, e nient’altro. Nascosto nell’ombra, sono intrappolato tra l’opzione di rimanere in silenzio, in attesa che questa presenza svanisca, o di chiamare la polizia e sperare che arrivino in tempo. Ma c’è anche un’altra possibilità: affrontare questa minaccia di persona. Il cuore batte freneticamente nel mio petto mentre valuto le opzioni, cercando di trovare la risposta giusta.

Cosa dovrebbe fare il protagonista?

  • Affrontare la presenza (100%)
    100
  • Chiamare la polizia (0%)
    0
  • Restare nascosto in bagno (0%)
    0
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6 Commenti

  • Affrontiamo la presenza, siamo solo al secondo capitolo e sarebbe meglio capire più cose riguardo essa.
    Per quanto riguarda l’elevato pathos suscitato è presente all’interno della storia, invece, personalmente è stato di mio gradimento, ma sono comunque gusti.
    Mi piace lo stile che ha la storia, ti seguo.
    A presto!
    -Ross-

  • Ciao, benvenuto.
    Hai esordito servendo subito il piatto forte: ombre, angoscia, mistero e soprattutto paura, e poi noia, malinconia, grigiore, e chi più ne ha più ne metta!
    Troppo, forse. Il pathos si costruisce con parsimonia, dosando gli effetti. Troppe cose annoiano, fanno solo pensare che il protagonista ha qualcosa che non va nella testa.
    Fossi in te tirerei un po’ il freno…
    Un’altra cosetta: (… vecchia villa vittoriana “che mi è stata” ereditata dallo zio di mio padre.) “Che mi è stata” io lo toglierei.
    Voto per affrontare la presenza e vediamo che succede.
    Ciao, alla prossima.🙋‍♂️

    • Era il mio intento, volevo proprio far capire lo stato mentale del protagonista, anche perché è scritto sottoforma di diario! Ma capisco assolutamente i consigli, e ne farò sicuramente tesoro :))
      Grazie mille e spero che la storia possa piacerti<3

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