Vita Da Commissario

Dove eravamo rimasti?

Che intenzioni ha Saverio? Vorrebbe ritrovare il gatto, sparare alla porta del notaio, e regalare una pelliccia al cameriere. (57%)

Tris

– Sai che penso? – disse Saverio al maresciallo Leoni, in confidenza, assorto, come afflitto da una sorta di risentimento – che mi piacerebbe ritrovare il gatto, sparare alla porta del notaio, e regalare una pelliccia al cameriere. Non per nulla…, ma perché sarebbe giusto.
– Che, come? Che ha detto dotto’?
Leoni, rosso di capelli e pallido il giusto per dare risalto alle efelidi inglesi ereditate da un nonno sbarcato ad Anzio nel ’44 solo per inguaiare la sua predestinata nonna Alfonsina, spesso stentava a capire il senso di certe espressioni del commissario. E stavolta era una di quelle. “Tiremm innanz” si disse, e poi:
– Vuole vedere le denunce?
– Sei pazzo, Maramaldo!? Fammi un riassunto; e senza nomi.
– Ok, vado. – Il sottufficiale aprì una cartella, e mentre il capo si alzava per dargli le spalle guardando alla finestra, studiò per un momento il contenuto, e lesse:
– Il primo, il notaio, è un cinquantenne di panza, che denuncia il furto di una Lancia e di un visone.  “Di chi è, di voi?” chiedo io. “Di voi cosa?, di me, di me, ovvio!” dice lui.
Il secondo, il cameriere, è un segaligno sui quaranta, fa il duro ma ha paura, e riferisce di un colpo di pistola alla porta di casa. “Chi è stato?” chiedo io. “Se lo sapevo non stavo qua, ovvio!” dice lui.
La terza, l’ultima, è la bellissima da prendere con le molle. Lamenta la scomparsa da tre giorni di una cara amica, e del gatto di casa. “Sono andati via insieme?” chiedo io, “Ma chi, quelli? Ma se si odiavano!” dice lei.
“Allora scrivo no?” dico io. “Certo, ovvio” dice lei.
Saverio guardava fuori; lo preferiva quando qualcuno gli doveva riferire qualcosa, lo aiutava a concentrarsi, come da bimbo quando chiudeva gli occhi se mamma raccontava una fiaba. Leoni, poi, aveva l’amabile abitudine di mediare la crudezza dei fatti con colorite note personali, e la cosa gli piaceva.
Tacque. La finestra dava su via dei Serpenti: stretta, trafficata, era una virgola in discesa piena di vita che si allungava veloce verso Madonna de’ Monti, e sembrava appartenere a un mondo a parte, estraneo a quello che c’era di qua dal vetro.
– Vai con Attila a casa del cameriere – disse finalmente, grave, senza voltarsi – scatta delle foto, e trovami il proiettile. Zaccaria lo metti sul notaio: dati della macchina, circostanze, sospetti eccetera. Invece alla ehm, ragazza… a proposito, ha un telefono?
– La ragazza? No, però c’è l’ha la padrona di casa. Sta dalle parti di Campo de’ fiori. Si chiama Nora, Nora Luciani. Ho il numero…
– Bene. Vai.
Leoni s’era alzato, ma non si muoveva.
– Che c’è? Alla ragazza ci penso io t’ho detto – si stranì Saverio voltandosi. – Non te l’ho detto? Beh, è lo stesso. Lascia ‘sto numero e vai; il cameriere non aspetta.
Fuori, intanto, un camioncino in servizio di piazza s’era piantato in mezzo alla strada, e aveva accesa una gazzarra.
“Roma non è fatta per le macchine, il progresso la uccide!”
pensò Saverio, mentre telefonava.
La padrona di casa, voce roca e accento marcato, fu gentile, e lo invitò a richiamare dopo dieci minuti.
– Faccio scendere la signorina – disse.
Poi dopo, però, rispose ancora lei per dire che la ragazza era in casa ma non rispondeva alla chiamata.
Saverio fiutò un pericolo, e in pochi minuti di macchina, fu lì.
Il palazzo era un alveare umido e buio in via Monserrato. La padrona stava al piano terra, e i suoi inquilini in cima alle scale strette che lo animavano in rami contorti, come fossero arti di uno scheletro vuoto fatto di granito e ferrose ringhiere incrostate di un’antica vernice nera.
Il commissario si inerpicava, e la padrona dal basso gli tossiva, con la nazionale accesa in bocca, le necessarie indicazioni.
Finalmente venne alla porta giusta. Bussò, ma nessuno rispose. Provò più volte, poi finalmente arrivò anche la signora; aveva una chiave in mano; aprì, e lui entrò.

*

Intanto Leoni e Attila approdavano a casa del cameriere, Oreste Ruggiero, che li accolse in mutande mentre si preparava di fretta per andare al lavoro.
Aveva trovato il proiettile, piantato in una sedia, e consegnandolo mentre si asciugava i piedi disse;
– Sentite: io vivo solo e non ho sospesi con nessuno. Io lavoro di sera e dormo la mattina. La mia vita è questa.
– Vedremo – disse Leoni – …donne?
– No. Niente donne; e ora se permettete…
– Ah, bene, ce ne andiamo. Le ricordo però che è stato lei che è venuto a cercare noi, non il contrario.
Poco dopo, per strada Attila disse:
– Andiamo a trovarlo al lavoro. Magari serve la minestra salata, o con la mosca…
– O con il dito! – chiosò il maresciallo. – Se lo sparo è stato un errore forse ce lo dirà quella minestra.

*

Zaccaria col notaio fu più fortunato. Quello non voleva la Polizia in studio e allora lo invitò a un evento in villa, ai Parioli.
– Venga alle nove, se vuole. Abito scuro, e chieda di me – disse solamente.
Fu così che lui si mise comodo, e attese il ritorno di Leoni, solo per sfottere.
– Insomma il maresciallo va in trattoria, e il misero brigadiere in villa! – buttò lì; e Leoni rispose con un ghigno avvelenato.

Scegli una espressioni seguenti:

  • Saverio che ti succede?, che ti passa per la testa? (0%)
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  • Certe coincidenze fanno pensare che le cose non accadano per caso (100%)
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  • Il caso è l'unica legge universale, ma le coincidenze sono pur sempre generate dal caso (0%)
    0
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56 Commenti

  • Ciao, Fenderman.
    Ti è mai capitato di pensare a posti in cui non sei mai stato, in tempi in cui non puoi essere mai stato e sentirli come ricordi? A me capita con le atmosfere degli anni ’60: nei miei “ricordi impossibili” rivedo ambienti arredati proprio come li descrivi tu. Mi pare di esserci pure, di sentire l’aria che doveva esserci allora, che non era la nostra, ne sono sicura. Questo per dirti che hai il dono di evocare ricordi, pensieri e immagini vive, che non sono solo parole, sono storie che paiono vissute.
    Il notaio sa, resterei con Leoni per capire cosa sa.
    Interessante la similitudine con la Cadillac e il fatto che, grazie alla moglie moderna, il notaio volpone si sia subito dotato di una bella segretaria algida che di nome fa Carmela.
    Ottimo, sempre.

    Alla prossima!

    • Ciao Keziarica, grazie.
      …era proprio quello che volevo fare; ho scelto il crepuscolo degli anni ’50 quelli difficili in cui si era seminato il verde luminoso e forse irripetibile degli anni ’60. La figura romantica un poco consumata del commissario e dei suoi sbirri sono lì a rappresentare il sottile smarrimento di fronte a un mondo che cambia.
      Continuiamo dunque questa linea, il giallo è in fondo un pò un pretesto, e non a caso la storia si intitola “Vita da Commissario”.
      Continuiamo con un altro episodio il nostro piccolo viaggio in un mondo ahimè un pò perso.
      Ciaooo🙋‍♂️🌻

  • Ciao, la figura del notaio mi è molto famigliare, ce n’è sempre almeno uno in città/quartiere!!! La cosa più interessante del tipo, però, è solitamente la moglie!!! È una donna tutta casa e famiglia che sopporta le corna con stoicità (se si è la premier dame è tutto compreso nel prezzo), o è capace di reagire con violenza anche se in realtà non ce n’è motivo? Chi vivrà vedrà…
    Ah, ho apprezzato molto l’immagine dell’alpenstock scout che punzecchia la vipera!!!
    Ho votato per Saverio e Norma, magari qualcosina cominciamo a capirla!!! Alla prossima e buona domenica.

    • Ciao Isabella, il solito quadretto famigliare con lui arrivato e assente che tiene buona la moglie curiosa di novità, attiva ed esigente, pur di essere lasciato in pace…
      Vedremo come andare a concludere anche con il nostro bravo commissario che ha qualche idea in testa…
      Ciao, grazie!🌻🙋‍♂️

  • Questa volta non lo so: mi interessano tutte quindi faccio scegliere al caso… roll… roll… Saverio e Norma!

    Ciao! Il nostro giallo continua! Mancano tre capitoli alla fine e qualcosa si vede spuntare. Credo di essermi perso qualche indizio per strada ma la cosa continua ad appassionarmi.
    Bella l’idea della “copia siciliana” che sembra svedse: in “tinta” con i mobili 😛

    Ciao 🙂

  • Ciao, Fenderman.
    Uhm, non so se fidarmi di questo benefattore silenzioso che ammira la bellezza e la lascia ad altri così, senza batter ciglio. Qualcosa non torna o forse sono io a essere troppo sospettosa; l’animo umano ha tante sfaccettature e spesso virano al nero.
    Voto gli eventi che corrono, siamo al sesto episodio e ad arrivare in fondo è un niente.
    Buona giornata e alla prossima!

  • Ciao, leggendo mi è venuto in mente il ritornello “Ho visto lei che bacia lui, che bacia lei che bacia me”, come ripetono gli psicologi in questi giorni, è inutile fare la crocerossina, sono solo guai!!! Comunque, vediamo cosa sta combinando questo notaio, e speriamo che il mix uomo-professionista riesca a vederci bene in unla situazione così complicata!!!
    Ho votato per il notaio, anche se ero stuzzicata anche dalle spiegazioni di Nora!!! Alla prossima.

  • E ora? E ora tocca al Notaio 🙂

    Ciao! Dialogo infruttuoso eppure c’è un che di vero. Ho l’impressione che questo cameriere sia sia vittima che carnefice, se mi passi i termini. E Nora, probabilmente, ne sa più di tutti, anche se le manca il quadro completo.
    Il Commissario in lotta tra umano e poliziotto ha sempre il suo fascino e di solito vince quando “le due parti” vanno d’accordo. Od almeno così la penso io 🙂

    Ciao 🙂

  • Ciao, Fenderman.
    Devo ammettere che leggendo con ritardo (per colpa mia assolutamente), faccio fatica a tenere traccia degli indizi e, pertanto, mi baso sul capitolo che leggo di volta in volta. Qui trovo quello che spesso sento dire a proposito dell’investigazione e di come sia cambiata nel tempo: oggi si dà molto peso alla tecnologia, alla scienza e, ahimé, ai processi così detti mediatici. Un tempo l’investigazione si basava molto sulle capacità deduttive di chi investigava, sulle “risorse umane” che ruotavano intorno all’indagine (parenti delle vittime, conoscenti, informatori e testimoni). Non starò qui a dire cosa è meglio e cosa no, ma questo capitolo ritrae con accuratezza il metodo investigativo di un tempo. La moglie Anna mi fa pensare (ancora) a Schiavone con Marina, anche se in questo caso si tratta di un ritratto nostalgico di una quotidianità senza clamori, senza fantasmi, solo semplice convivenza con un dolore che si è fatto ricordo dolce e abitudinario. Bravo, cos’altro ti posso dire?
    Voto la visione dall’armadio, perché siamo a metà e non si può sapere tutto, ma forse a guardar meglio…

    Alla prossima!

    • Ciao, grazie. E sì, meglio non farla tanto complicata coi gialli a puntate, ormai ho imparato. Un giallo di settanta o quasi anni fa è una sfida, è una gioia! Se pensi a come il mondo sia cambiato, stravolto in questi anni… il mio modello è ancora più in là e di molto rispetto a Schiavone. Penso a Maigret, e alla sua dolce compagna, penso a Pietro Germi e il suo “pasticciaccio brutto”, e la cosa mi riconcilia col racconto. Peccato che il sito stia veramente ai minimi termini, non ci sono più gli autori che c’erano, nessuno legge, e molte storie sono, purtroppo, (almeno secondo me) illegibili.
      Comunque grazie per esserci ancora nonostante tutto. Ciaooo
      🙋‍♂️🌻

  • Ciao, Fenderman.
    Devo ammettere che leggendo con ritardo (per colpa mia assolutamente), faccio fatica a tenere traccia degli indizi e, pertanto, mi baso sul capitolo che leggo di volta in volta. Qui trovo quello che spesso sento dire a proposito dell’investigazione e di come sia cambiata nel tempo: oggi si dà molto peso alla tecnologia, alla scienza e, ahimé, ai processi così detti mediatici. Un tempo l’investigazione si basava molto sulle capacità deduttive di chi investigava, sulle “risorse umane” che ruotavano intorno all’indagine (parenti delle vittime, conoscenti, informatori e testimoni). Non starò qui a dire cosa è meglio e cosa no, ma questo capitolo ritrae con accuratezza il metodo investigativo di un tempo. La moglie Anna mi fa pensare (ancora) a Schiavone con Marina, anche se in questo caso si tratta di un ritratto nostalgico di una quotidianità senza clamori, senza fantasmi, solo semplice convivenza con un dolore che si è fatto ricordo dolce e abitudinario. Bravo, cos’altro ti posso dire?
    Voto la visione dall’armadio, perché siamo a metà e non si può sapere tutto, ma forse a guardar meglio…

    Alla prossima!

  • Ciao, la domanda che mi frulla per la testa? I dépliant sono stati portati in commissariato per sviare le indagini o perché veramente Alina se ne è andata visto l’aria pesante? Chi vivrà vedrà!!! E speriamo nel metodo “gatto”!!!
    Ho votato per l’armadio, dall’alto si vede sempre meglio!!! Alla prossima e buon fine settimana.

  • È salito sull’armadio, vede qualcosa, ma non capisce niente. Voto questa perché mi ha fatto ridere 🙂

    Ls vicenda si infittisce ma il bandolo della matassa è ancora lontano. Vediamo dove ci portano le indagini 🙂

    Ciao 🙂
    PS: la “comparsa” di Anna è stata molto carina 🙂

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