Vita Da Commissario

Dove eravamo rimasti?

Saverio sceglie la sua strada Obbedire al suo istinto (67%)

Torino Hotel

 Per Saverio la giornata era stata lunga, anche troppo. Era iniziata con l’immaginare una fuga al lago ed era finita davanti a una vasca da bagno. Ora che conosceva bene i termini delle tre denunce, arrivate chissà perché una dopo l’altra nel giro di un’ora, si sentiva preso in trappola. Non poteva più dire non c’ero, non sapevo, dormivo.
Sapeva e come!, e già di una si era abbondantemente caricato con quella visita a sorpresa finita quasi con un infarto per lui e anche per la ragazza un poco pazza ma di bell’aspetto, che poteva essere sua figlia ma, per fortuna, non lo era.
Le aveva promesso una visita al Torino Hotel, e la fece.
Davanti all’ingresso c’era agitazione, un movimento di auto e tassì come nei film americani. “Cominciamo a somigliare anche troppo a quelli là” pensò. “Peccato, temo che fra qualche anno mangeremo solo hamburger e schiferemo pizza, spaghetti e tortellini. Spero di morire prima.”
Una volta nella hall, mescolato alla gente che chiacchierando chiacchierando spendeva la serata, mutò i suoi pensieri. Era chiaro che c’era in ballo un evento, e allora pensò che prima di andare a cercare un “capo” con cui parlare fosse meglio aguzzare la vista e drizzare le orecchie come fanno i veri cacciatori.

“Le Olimpiadi: presente e futuro.” lesse su un programma della serata che veniva distribuito da giovanissime, impacciate e sorridenti vallette.
Le Olimpiadi erano in arrivo, Roma era sventrata dai cantieri, e molti si chiedevano se ne valesse la pena. Qualcuno qui, evidentemente avrebbe sostenuto la tesi dell’investimento per il futuro.
“Roma sarà il centro del mondo. su tutti i giornali…”
“E cinegiornali!”
“Sì però…”
” …E mannaggia!”
Alla reception trovò la lista completa degli eventi di tutto l’anno in corso. L’occhio gli cadde sull’elenco dei vari relatori, e una volta, due, tre riconobbe un nome, sempre lo stesso: Matteo Maffai, notaio, presidente di qua, segretario di là, introduce, presenta, conclude…
“Uhm,” pensò “coincidenze…” Era l’uomo che aveva denunciato il furto di auto e pelliccia! Vide una signora infagottata in un visone già a Novembre e si morse il labbro. “Bene, pelliccia-pelliccia, a ‘sto punto mi serve il direttore.”

– …E come fate col personale? – chiese a un compunto stempiato lacchè con la stampella ancora nella giacca, qualificatosi come tale – Quello abituale non credo che in occasioni come questa sia sufficiente.
– Ovvio!, ha ragione. Rielaboriamo i turni e prendiamo dei rinforzi. Per il rinfresco cuochi e camerieri, e poi addetti all’accoglienza, pulizie…
– Uhm, certo. E immagino che farete anche il pieno di ospiti paganti.
– Sì, tutto esaurito.
– Gente da fuori!?
– Certo, ma in qualche caso anche romani. Sa, dopo il rinfresco capita che qualche partecipante preferisca rimanere a dormire. Capita, non è scontato, ma capita.
– Capisco. È vero. L’ultimo a cui partecipai a Venezia mi costò mezzo stipendio per colpa di una, due, tre sambuchine di troppo… ah, ah, ah. Cosa da giovani. Oramai…
– Ah, non creda, sa?! Tra quei bei signori di mezza età che vede in sala c’è n’è sicuramente più di uno a cui certe sambuchine fatto lo stesso effetto.
– Direttore, ma lei è una linguaccia, lei allude.
– Commissario, lei è simpatico, ci capiamo; e poi… non si può mentire alla polizia.
– Ecco, bravo, stavo per dirlo io! E allora le farò un nome: Matteo Maffai.
– Cosa? Perché proprio lui? – il direttore non rideva più.
– È uno di quelli vero? E la sua sambuchina è sempre la stessa? Su, me lo dica, siamo amici no? E poi so che ha da fare, e non voglio trattenerla.
– Uhm, che io sappia sì.
– Uh, lo vede come ci intendiamo perfettamente io e lei? Siamo una squadra! Guardi, non le chiedo chi è, mi dica solo se è un’ospite o una del personale.
– Commissario questo non è un bordello.
– È un’ospite dunque… Allora?
– No, che ospite!, quello sì è fissato per una cameriera ai piani, sempre la stessa. Pensi che una sera, era ubriaco, ha detto che voleva sposarla.
– E questa sera la ragazza c’è, è qui?
– Non mi prenda in giro, lei sapeva già tutto, anche che da qualche giorno è sparita.
Saverio aveva fatto centro. Credendo alla forza delle coincidenze, fidando nell’intuito che tante vole lo aveva salvato, aveva azzeccato la prima mossa. La cosa lo eccitò al punto che volle spingersi un pochino oltre, e allora buttò là anche una domanda a proposito del cameriere.
– Che mi dice di Oreste Zaza?
– Caspita commissario, ma li conosce proprio tutti?! Lui è uno dei nostri rinforzi occasionali. Uno un pò sbragato, ma puntuale, e poi ha bisogno di soldi.
– E lui con le sambuchine c’entra, magari poco-poco?
– Lei dice? Uhm, non direi, perchè non chiede a lui?
– Ah, lo farò, la lascio al suo lavoro…
Saverio diresse verso l’uscita, con la sensazione, non nuova per lui, di essere osservato; forse perché un poliziotto in ogni contesto finisce quasi sempre per essere dannatamente fuori posto.
Uscì, aveva fame. Guardò a sinistra, guardò a destra. In fondo c’era un’insegna: “HOSTARIA da Ottavio cucina romana”.
Il problema era risolto.

Saverio non è tranquillo.

  • Perché gli manca qualcosa, o qualcuno! (75%)
    75
  • Perché ora gli serve un poco di fortuna, ma quella è cieca! (25%)
    25
  • Perché l'affare si ingrossa (0%)
    0
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48 Commenti

  • Ciao, leggendo mi è venuto in mente il ritornello “Ho visto lei che bacia lui, che bacia lei che bacia me”, come ripetono gli psicologi in questi giorni, è inutile fare la crocerossina, sono solo guai!!! Comunque, vediamo cosa sta combinando questo notaio, e speriamo che il mix uomo-professionista riesca a vederci bene in unla situazione così complicata!!!
    Ho votato per il notaio, anche se ero stuzzicata anche dalle spiegazioni di Nora!!! Alla prossima.

  • E ora? E ora tocca al Notaio 🙂

    Ciao! Dialogo infruttuoso eppure c’è un che di vero. Ho l’impressione che questo cameriere sia sia vittima che carnefice, se mi passi i termini. E Nora, probabilmente, ne sa più di tutti, anche se le manca il quadro completo.
    Il Commissario in lotta tra umano e poliziotto ha sempre il suo fascino e di solito vince quando “le due parti” vanno d’accordo. Od almeno così la penso io 🙂

    Ciao 🙂

  • Ciao, Fenderman.
    Devo ammettere che leggendo con ritardo (per colpa mia assolutamente), faccio fatica a tenere traccia degli indizi e, pertanto, mi baso sul capitolo che leggo di volta in volta. Qui trovo quello che spesso sento dire a proposito dell’investigazione e di come sia cambiata nel tempo: oggi si dà molto peso alla tecnologia, alla scienza e, ahimé, ai processi così detti mediatici. Un tempo l’investigazione si basava molto sulle capacità deduttive di chi investigava, sulle “risorse umane” che ruotavano intorno all’indagine (parenti delle vittime, conoscenti, informatori e testimoni). Non starò qui a dire cosa è meglio e cosa no, ma questo capitolo ritrae con accuratezza il metodo investigativo di un tempo. La moglie Anna mi fa pensare (ancora) a Schiavone con Marina, anche se in questo caso si tratta di un ritratto nostalgico di una quotidianità senza clamori, senza fantasmi, solo semplice convivenza con un dolore che si è fatto ricordo dolce e abitudinario. Bravo, cos’altro ti posso dire?
    Voto la visione dall’armadio, perché siamo a metà e non si può sapere tutto, ma forse a guardar meglio…

    Alla prossima!

    • Ciao, grazie. E sì, meglio non farla tanto complicata coi gialli a puntate, ormai ho imparato. Un giallo di settanta o quasi anni fa è una sfida, è una gioia! Se pensi a come il mondo sia cambiato, stravolto in questi anni… il mio modello è ancora più in là e di molto rispetto a Schiavone. Penso a Maigret, e alla sua dolce compagna, penso a Pietro Germi e il suo “pasticciaccio brutto”, e la cosa mi riconcilia col racconto. Peccato che il sito stia veramente ai minimi termini, non ci sono più gli autori che c’erano, nessuno legge, e molte storie sono, purtroppo, (almeno secondo me) illegibili.
      Comunque grazie per esserci ancora nonostante tutto. Ciaooo
      🙋‍♂️🌻

  • Ciao, Fenderman.
    Devo ammettere che leggendo con ritardo (per colpa mia assolutamente), faccio fatica a tenere traccia degli indizi e, pertanto, mi baso sul capitolo che leggo di volta in volta. Qui trovo quello che spesso sento dire a proposito dell’investigazione e di come sia cambiata nel tempo: oggi si dà molto peso alla tecnologia, alla scienza e, ahimé, ai processi così detti mediatici. Un tempo l’investigazione si basava molto sulle capacità deduttive di chi investigava, sulle “risorse umane” che ruotavano intorno all’indagine (parenti delle vittime, conoscenti, informatori e testimoni). Non starò qui a dire cosa è meglio e cosa no, ma questo capitolo ritrae con accuratezza il metodo investigativo di un tempo. La moglie Anna mi fa pensare (ancora) a Schiavone con Marina, anche se in questo caso si tratta di un ritratto nostalgico di una quotidianità senza clamori, senza fantasmi, solo semplice convivenza con un dolore che si è fatto ricordo dolce e abitudinario. Bravo, cos’altro ti posso dire?
    Voto la visione dall’armadio, perché siamo a metà e non si può sapere tutto, ma forse a guardar meglio…

    Alla prossima!

  • Ciao, la domanda che mi frulla per la testa? I dépliant sono stati portati in commissariato per sviare le indagini o perché veramente Alina se ne è andata visto l’aria pesante? Chi vivrà vedrà!!! E speriamo nel metodo “gatto”!!!
    Ho votato per l’armadio, dall’alto si vede sempre meglio!!! Alla prossima e buon fine settimana.

  • È salito sull’armadio, vede qualcosa, ma non capisce niente. Voto questa perché mi ha fatto ridere 🙂

    Ls vicenda si infittisce ma il bandolo della matassa è ancora lontano. Vediamo dove ci portano le indagini 🙂

    Ciao 🙂
    PS: la “comparsa” di Anna è stata molto carina 🙂

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