Un giorno libero
Ehi!, sveglia, sono le otto, più o meno, e tu anche oggi sei in ritardo…
– Oddio!, in ritardo, e per cosa?
Ecco, adesso Saverio era sveglio davvero. L’aria nella stanza era fredda, e aveva le fauci secche, per via dell’abitudine ereditata da sua moglie, di dormire con la finestra aperta. Ogni volta, la sera, aprendola gli tornavano in mente certe fisse che aveva. Cercò un sorso d’acqua sul comodino, ma era finita.
Deluso, si accovacciò in posizione fetale, senza una reale possibilità di riprendere sonno; eppure gli giovò: voltare le spalle al giorno inesorabile e nascondersi, al buio, sotto la coperta, ha sempre un suo perché.
Il mondo di fuori lo raggiunse comunque, sotto forma di un sottile senso di colpa, e rovinò definitivamente quei minuti contesi alla irremovibile, impietosa sveglia.
Doveva arrendersi, gli sarebbe costato pochissimo, solo un piccolo sforzo per sbloccare l’enpasse, e precipitarsi nel quotidiano vivere fatto di azioni e situazioni verticali, e non solo di contorcimenti orizzontali. Ma lui non voleva, esitava; affondava, e non aveva nessuna voglia di nuotare.
Quella mattina, tuttavia, gli andava di lusso: non era di servizio. Aveva preso un giorno libero, tutto da vivere. L’ultimo caso, una storiaccia di corna e di coltelli, gli era costato intere notti di appostamenti con caffè ormai freddi, sedimentati; panini gommosi, e birre calde più potenti della scialappa. Era andato avanti così per due mesi, ma ora finalmente poteva, e doveva distrarsi un po’, prima che qualcuno si facesse ammazzare o rubare il cane, solo per fare dispetto a lui.
Il programma della giornata era una fuga: via da Roma, si va ai castelli. “Voglio vedere il lago. Vado a castel Gandolfo, mi piazzo lì, mangio la porchetta e mi scolo un fiasco, mentre continuo a guardare lo specchio argentato del lago là in basso, nel ventre del vulcano; mi faccio ipnotizzare dalle fatue scie dei canottieri, mi fumo un mezzo toscano finché mi cacciano dalla trattoria; e poi esco, cammino… cammino; e poi ci ripenso, riprendo la mia topolino amaranto e arrivo a Marino, mi compro il vino nuovo e le coppiette di somaro, mi prendo una ciambella con l’anice, e penso a me, soltanto a me!”
Il telefono prese a squillare. Sapeva già chi era, non si sorprese, e non rispose: ora che il suo “nemico” s’era palesato non lo temeva più.
Pensò che stava per cominciare uno dei soliti giorni, e la sua gita entrava dritta dritta, inamidata, nel cassetto dei propositi sempre rimandati, abortiti, annegati nel caffè del mattino…. “Magari domani… facciamo prima un salto in ufficio.”
Fece la strada più lunga, voleva ancora sentirsi in ferie, o perlomeno libero di scegliere a che ora arrivare.
In mezzo al bianco sporco novembrino si sentì improvvisamente invecchiato, come la sua topolino, che davvero sembrava un piccolo sorcio scuro inseguito da tanti gatti grigi coi baffi, le seicento.
Giunto nei pressi del commissariato, in via Milano, contrariamente al solito si fermò a far colazione in un bar. Ora che era lì, all’idea di non essere atteso guadagnò un po’ di buonumore. Accese il mezzo toscano, fece qualche tiro studiando la gente che incrociava sul marciapiede, poi, prima di entrare, lo spense schiacciandolo sotto la suola di una scarpa.
– Commissario, ma lei non era…? – sì meravigliò il brigadiere Zaccaria vedendolo arrivare.
– Certo che ero – disse – per questo sono qui. Novità?
– Novità? Nessuna, a parte una serie di denunce. Se ne sta occupando Leoni.
– …il maresciallo Leoni… Zaccaria mi raccomando, sai quanto ci tiene. E, dov’è?
– Di là.
– Di là? Vado.
“Maresciallo di terzo grado… capirai!” Sentenziò Zaccaria invidioso di una promozione recente che a lui non era toccata.
Leoni era alle prese con una vecchia Remington nera, pesante, ostile, che gli impediva di fare il figo con la meraviglia di donna che aveva davanti. Quella, elegante, addolorata, pareva il prototipo della perfetta parte lesa, e denunciava chissà cosa. Saverio la vide dalla porta del corridoio, e decise di affacciarsi nell’ufficio.
– Commissario… – articolò Leoni.
– Sì, sono qui. Mi raccomando scriva tutto per bene, e poi mi riferisca.
La donna alla parola “commissario” s’era voltata a guardarlo. Aveva gli occhi troppo grandi, troppo azzurri, e uno sguardo da madonna orante… e lui non abboccò, era scafato, e si rimangiò la sua prima benevola impressione. Raggiunse il suo ufficio, e sedette alla scrivania solo per chiedersi: “Che sono venuto a fare?” E poi più tardi: “Che cazzo fa Leoni… perché non viene?”
Leone invece venne, e riferì:
– Dunque, abbiamo tre casi; primo: furto d’auto con pelliccia. Denunciante un “sedicente” notaio; secondo: colpo d’arma da fuoco alla porta di casa di un “sedicente” cameriere; terzo: ragazza scomparsa con gatto.
– Uhm – disse lui – e il gatto è della ragazza, quella di prima?
– Certamente sì! Infatti lei è anche la “sedicente” amica della scomparsa.
– Hum… impressioni?
– Beh, io…
– Ok, ho capito; ci penso io: chiama Zaccaria, poi torna, e porta Attila con te.
Che intenzioni ha Saverio?
- Vorrebbe ritrovare il gatto, sparare alla porta del notaio, e regalare una pelliccia al cameriere. (57%)
- Seguire un caso personalmente e delegare gli altri (43%)
- Seguire i tre casi (0%)

06/12/2023 at 23:51
Il prossimo è il capitolo 9: facciamo una sorpresa 😀
La questione è ancora ingarbugliata, si notano dei spiragli ma ancora la trama è molto fitta: vediamo se una sorpresa aiuta 🙂
Ciao 🙂
06/12/2023 at 10:59
Ciao, Fenderman.
Ti è mai capitato di pensare a posti in cui non sei mai stato, in tempi in cui non puoi essere mai stato e sentirli come ricordi? A me capita con le atmosfere degli anni ’60: nei miei “ricordi impossibili” rivedo ambienti arredati proprio come li descrivi tu. Mi pare di esserci pure, di sentire l’aria che doveva esserci allora, che non era la nostra, ne sono sicura. Questo per dirti che hai il dono di evocare ricordi, pensieri e immagini vive, che non sono solo parole, sono storie che paiono vissute.
Il notaio sa, resterei con Leoni per capire cosa sa.
Interessante la similitudine con la Cadillac e il fatto che, grazie alla moglie moderna, il notaio volpone si sia subito dotato di una bella segretaria algida che di nome fa Carmela.
Ottimo, sempre.
Alla prossima!
06/12/2023 at 22:19
Ciao Keziarica, grazie.
…era proprio quello che volevo fare; ho scelto il crepuscolo degli anni ’50 quelli difficili in cui si era seminato il verde luminoso e forse irripetibile degli anni ’60. La figura romantica un poco consumata del commissario e dei suoi sbirri sono lì a rappresentare il sottile smarrimento di fronte a un mondo che cambia.
Continuiamo dunque questa linea, il giallo è in fondo un pò un pretesto, e non a caso la storia si intitola “Vita da Commissario”.
Continuiamo con un altro episodio il nostro piccolo viaggio in un mondo ahimè un pò perso.
Ciaooo🙋♂️🌻
03/12/2023 at 11:49
Ciao, la figura del notaio mi è molto famigliare, ce n’è sempre almeno uno in città/quartiere!!! La cosa più interessante del tipo, però, è solitamente la moglie!!! È una donna tutta casa e famiglia che sopporta le corna con stoicità (se si è la premier dame è tutto compreso nel prezzo), o è capace di reagire con violenza anche se in realtà non ce n’è motivo? Chi vivrà vedrà…
Ah, ho apprezzato molto l’immagine dell’alpenstock scout che punzecchia la vipera!!!
Ho votato per Saverio e Norma, magari qualcosina cominciamo a capirla!!! Alla prossima e buona domenica.
06/12/2023 at 22:22
Ciao Isabella, il solito quadretto famigliare con lui arrivato e assente che tiene buona la moglie curiosa di novità, attiva ed esigente, pur di essere lasciato in pace…
Vedremo come andare a concludere anche con il nostro bravo commissario che ha qualche idea in testa…
Ciao, grazie!🌻🙋♂️
02/12/2023 at 19:35
Questa volta non lo so: mi interessano tutte quindi faccio scegliere al caso… roll… roll… Saverio e Norma!
Ciao! Il nostro giallo continua! Mancano tre capitoli alla fine e qualcosa si vede spuntare. Credo di essermi perso qualche indizio per strada ma la cosa continua ad appassionarmi.
Bella l’idea della “copia siciliana” che sembra svedse: in “tinta” con i mobili 😛
Ciao 🙂
06/12/2023 at 22:26
Ciao Red spero di riannodare tutti i gfili, anche quelli persi. L’importante è raccontare un pezzetto di vita di gente più o meno normale che ruba, tradisce, sparisce, inganna e vendica… insomma: quelli lì.
Grazie, come sempre. Ciao
🙋♂️
01/12/2023 at 10:07
Ciao, Fenderman.
Uhm, non so se fidarmi di questo benefattore silenzioso che ammira la bellezza e la lascia ad altri così, senza batter ciglio. Qualcosa non torna o forse sono io a essere troppo sospettosa; l’animo umano ha tante sfaccettature e spesso virano al nero.
Voto gli eventi che corrono, siamo al sesto episodio e ad arrivare in fondo è un niente.
Buona giornata e alla prossima!
27/11/2023 at 09:42
Ciao, leggendo mi è venuto in mente il ritornello “Ho visto lei che bacia lui, che bacia lei che bacia me”, come ripetono gli psicologi in questi giorni, è inutile fare la crocerossina, sono solo guai!!! Comunque, vediamo cosa sta combinando questo notaio, e speriamo che il mix uomo-professionista riesca a vederci bene in unla situazione così complicata!!!
Ho votato per il notaio, anche se ero stuzzicata anche dalle spiegazioni di Nora!!! Alla prossima.
26/11/2023 at 02:37
E ora? E ora tocca al Notaio 🙂
Ciao! Dialogo infruttuoso eppure c’è un che di vero. Ho l’impressione che questo cameriere sia sia vittima che carnefice, se mi passi i termini. E Nora, probabilmente, ne sa più di tutti, anche se le manca il quadro completo.
Il Commissario in lotta tra umano e poliziotto ha sempre il suo fascino e di solito vince quando “le due parti” vanno d’accordo. Od almeno così la penso io 🙂
Ciao 🙂
24/11/2023 at 10:06
Ciao, Fenderman.
Devo ammettere che leggendo con ritardo (per colpa mia assolutamente), faccio fatica a tenere traccia degli indizi e, pertanto, mi baso sul capitolo che leggo di volta in volta. Qui trovo quello che spesso sento dire a proposito dell’investigazione e di come sia cambiata nel tempo: oggi si dà molto peso alla tecnologia, alla scienza e, ahimé, ai processi così detti mediatici. Un tempo l’investigazione si basava molto sulle capacità deduttive di chi investigava, sulle “risorse umane” che ruotavano intorno all’indagine (parenti delle vittime, conoscenti, informatori e testimoni). Non starò qui a dire cosa è meglio e cosa no, ma questo capitolo ritrae con accuratezza il metodo investigativo di un tempo. La moglie Anna mi fa pensare (ancora) a Schiavone con Marina, anche se in questo caso si tratta di un ritratto nostalgico di una quotidianità senza clamori, senza fantasmi, solo semplice convivenza con un dolore che si è fatto ricordo dolce e abitudinario. Bravo, cos’altro ti posso dire?
Voto la visione dall’armadio, perché siamo a metà e non si può sapere tutto, ma forse a guardar meglio…
Alla prossima!
24/11/2023 at 16:52
Ciao, grazie. E sì, meglio non farla tanto complicata coi gialli a puntate, ormai ho imparato. Un giallo di settanta o quasi anni fa è una sfida, è una gioia! Se pensi a come il mondo sia cambiato, stravolto in questi anni… il mio modello è ancora più in là e di molto rispetto a Schiavone. Penso a Maigret, e alla sua dolce compagna, penso a Pietro Germi e il suo “pasticciaccio brutto”, e la cosa mi riconcilia col racconto. Peccato che il sito stia veramente ai minimi termini, non ci sono più gli autori che c’erano, nessuno legge, e molte storie sono, purtroppo, (almeno secondo me) illegibili.
Comunque grazie per esserci ancora nonostante tutto. Ciaooo
🙋♂️🌻
24/11/2023 at 23:48
In effetti mi sto chiedendo anch’io perché improvvisamente gli autori siano scomparsi tutti insieme…
Scusa l’intrusione; attendo il prossimo capitolo 🙂
Ciao 🙂
25/11/2023 at 10:17
Ben vengano certe “intrusioni” fanno piacere!
A presto🙋♂️
24/11/2023 at 10:06
Ciao, Fenderman.
Devo ammettere che leggendo con ritardo (per colpa mia assolutamente), faccio fatica a tenere traccia degli indizi e, pertanto, mi baso sul capitolo che leggo di volta in volta. Qui trovo quello che spesso sento dire a proposito dell’investigazione e di come sia cambiata nel tempo: oggi si dà molto peso alla tecnologia, alla scienza e, ahimé, ai processi così detti mediatici. Un tempo l’investigazione si basava molto sulle capacità deduttive di chi investigava, sulle “risorse umane” che ruotavano intorno all’indagine (parenti delle vittime, conoscenti, informatori e testimoni). Non starò qui a dire cosa è meglio e cosa no, ma questo capitolo ritrae con accuratezza il metodo investigativo di un tempo. La moglie Anna mi fa pensare (ancora) a Schiavone con Marina, anche se in questo caso si tratta di un ritratto nostalgico di una quotidianità senza clamori, senza fantasmi, solo semplice convivenza con un dolore che si è fatto ricordo dolce e abitudinario. Bravo, cos’altro ti posso dire?
Voto la visione dall’armadio, perché siamo a metà e non si può sapere tutto, ma forse a guardar meglio…
Alla prossima!
17/11/2023 at 13:26
Ciao, la domanda che mi frulla per la testa? I dépliant sono stati portati in commissariato per sviare le indagini o perché veramente Alina se ne è andata visto l’aria pesante? Chi vivrà vedrà!!! E speriamo nel metodo “gatto”!!!
Ho votato per l’armadio, dall’alto si vede sempre meglio!!! Alla prossima e buon fine settimana.
16/11/2023 at 23:38
È salito sull’armadio, vede qualcosa, ma non capisce niente. Voto questa perché mi ha fatto ridere 🙂
Ls vicenda si infittisce ma il bandolo della matassa è ancora lontano. Vediamo dove ci portano le indagini 🙂
Ciao 🙂
PS: la “comparsa” di Anna è stata molto carina 🙂
25/11/2023 at 23:40
Ciao Red, grazie.
Saverio vede qualcosa ma… il nuovo cap è servito, spero ti piaccia. Ciaooo🙋♂️